BOLOGNA “La Regione non eroga finanziamenti pubblici per gli impianti di cattura

Alberto 69

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Giovedì 16/01/2014

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“La Regione non eroga finanziamenti pubblici ai gestori degli impianti di cattura né ai centri di raccolta dei richiami, ma si limita ad adottare annualmente l’atto deliberativo di individuazione del numero degli impianti di cattura autorizzati e del numero di uccelli catturabili per ciascuna specie, per ciascuna Provincia che ne faccia richiesta”. E’ la rispostadell’assessore regionale Tiberio Rabboni alla consigliera Gabriella Meo (Sel-Verdi) che, in una interrogazione a risposta immediata in Aula, aveva censurato questa pratica “fuori dal tempo e dalla storia”, concentrata nelle province di Bologna, Forlì-Cesena e Ravenna, e chiesto di conoscere i finanziamenti erogati.
“Le tre Province interessate – ha detto ancora Rabboni – hanno stabilito le quote che il cacciatore è tenuto a corrispondere per ogni richiamo ricevuto e inoltre che gli introiti derivanti dalle cessioni costituiranno il corrispettivo che la Provincia riconosce annualmente agli operatori per il regolare svolgimento dell’attività di gestione degli impianti di cattura e dei centri di raccolta”. L’assessore ha poi illustrato alcuni dati aggiornati al 2012: 5.844 i capi autorizzati e 4.265 quelli catturati nelle tre Province. Sei le specie utilizzate per questa attività: allodola, colombaccio, cesena, merlo, pavoncella, tordo bottaccio e tordo sassello. Le quote stabilite da ciascuna Provincia, che il cacciatore è tenuto a corrispondere per ogni richiamo ricevuto, vanno dai 13 euro per il merlo ai 30 euro per la cesena nella Provincia di Bologna; 16,50 euro per il merlo e 35 per il tordo sassello nella Provincia di Forlì-Cesena; 11 euro per il merlo e 30 per il tordo sassello nella Provincia di Ravenna. Caccia, richiami vivi. Meo (Verdi): “E’ ora di fermare questa pratica barbara”
“Nella mia replica all’assessore Rabboni – ha poi detto l’assessore Meo – ho voluto ricordare l’inumanità di questa pratica vergognosa, che consiste nella cattura di questi animali con reti, nella loro tortura legalizzata in barba alle norme, rinchiusi per sempre in minuscole gabbiette, mantenendoli in cantine buie per mesi o dopandoli con massicce dosi di ormoni, affinché al momento giusto cantino più forte per attrarre loro simili verso la morte in quanto utilizzati dai cacciatori negli appostamenti di caccia. E tutto ciò viene addirittura attuato con finanziamenti pubblici ai gestori degli impianti”.

fonte:sabatosera.it
 
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