Meno burocrazia (aggiunta) sull’export di armi

Molto bene, sappiamo chi non votare, PD e 5 Stelle, complimenti per il consigliere PD che ragiona con la sua testa e si dissocia dalle panzane dei suoi colleghi.
 
M5S si scaglia contro la "lobby delle armi"

M5S si scaglia contro la "lobby delle armi"

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I consiglieri pentastellati hanno contestato in Regione Lombardia la mozione, presentata dalla Lega e sostenuta da tutto il centrodestra e anche da un esponente del Pd, a tutela delle imprese che esportano armi: i consiglieri del Movimento cinque stelle di Beppe Grillo hanno esposto manifesti con la scritta “Fuori le lobby delle armi dal Consiglio regionale” e indossato magliette con la stessa scritta. I cartelli sono stati subito rimossi. «Noi difendiamo i lavori socialmente utili, non quelli che uccidono», ha detto nel suo intervento il consigliere bresciano del M5S Giampietro Maccabiani: «Il commercio delle armi cosiddette «civili» è in crescita, i fatturati aumentano, chiediamoci perché. Perché i conflitti sono in continuo aumento. Più armi da fuoco produciamo, più conflitti e repressione dei governi ci saranno. Un circolo vizioso che dobbiamo spezzare. Invece questa mozione chiede che la regione intervenga presso il Governo per sburocratizzare e quindi favorire il commercio di armi. Ci piacerebbe sapere che cosa direbbe il Cardinal Scola, invitato da questo consiglio, di questo atto ignobile».
Sarebbe molto bello, permetteteci di aggiungerlo, che i consiglieri M5S sapessero almeno di cosa parlano, prima di lanciarsi in crociate pacifiste d’accatto. Il commercio delle armi sportive e da caccia non ha ruolo alcuno nei cosiddetti “conflitti e repressione dei governi”, inoltre fino a oggi l’Italia ha dimostrato di avere una legislazione molto attenta in materia di export, sia civile sia militare. È davvero un peccato che uno dei tanti poli di eccellenza italiana debba essere svilita in omaggio di una ideologia qualunquista da urlare “senza se e senza ma”. Speriamo che prevalga la ragione…

fonte:armietiro.it

 
Export armi, ok del consiglio lombardo

Export armi, ok del consiglio lombardo

La mozione avanzata dalla Lega Nord per snellisce le procedure. Contrario il M5s. E il Pd si spacca.

È stata approvata dal consiglio regionale della Lombardia, con 45 sì e 27 no, la mozione sulla sburocratizzazione dell'export di armi presentata dalla Lega Nord e firmata da tutto il centrodestra regionale oltre che dal consigliere Pd Corrado Tomasi.
Il documento chiede alla giunta Maroni di sollecitare il governo nazionale a modificare le norme che hanno recepito il regolamento europeo in materia, al fine di ridurre i vincoli burocratici alle aziende lombarde del settore armiero.
Vincoli che «rischiano di compromettere la produzione e il bacino occupazionale», come si legge nel testo della mozione.
SPACCATO IL PD LOMBARDO. «Gli artigiani sono penalizzati da queste norme», ha detto il consigliere lombardo del Pd Corrado Tomasi, l'unico delle opposizioni ad aver sottoscritto il testo del centrodestra. Tomasi ha spiegato le ragioni del suo sì ad e ha definito le contestazioni del M5S una «sceneggiata» e «demagogia pura».
«La maggioranza, invece che populismo di basso profilo metta in campo azioni vere», hanno detto invecegli altri esponenti del Pd, Gianantonio Girelli e Fabio Pizzul. Contrario alla mozione anche Patto civico di Umberto Ambrosoli.
M5S, «REGALO A LOBBY DELLE ARMI». Nella dichiarazione di voto contrario, il consigliere M5S Silvana Carcano ha ribadito la posizione negativa del gruppo verso un testo che «è un inchino alle lobby delle armi» e ha poi commentato l'intervento di Tomasi affermando che «sulla cultura della pace» il Pd ha mostrato «pericolosissimi cedimenti».
LA LEGA, «LA MOZIONE NON RIGUARDA ARMI DA GUERRA». Si ritiene invece soddisfatto il primo firmatario Fabio Rolfi (Lega Nord), che ha precisato che la mozione «mette in evidenza un problema di carattere economico importante, che riguarda oltre 100 aziende nella sola Val Trompia e i relativi 3000 dipendenti».
Rolfi ha chiarito come il testo faccia riferimento esclusivamente ad «armi da caccia, ad uso sportivo e per difesa personale, che nulla hanno a che fare con le armi da guerra».

fonte:lettera43.it
 
Sappiamo bene tutti di che "pasta" sono fatti Grillo e 5 stelle, ma li stiamo ancora a sentire? Oltre che essere volutamente male informati sono anche una massa di ignoranti.
 

Alberto 69

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Mercoledì 08/01/2014

In Regione la proposta firmata dal centrodestra per ridurre il peso burocratico sulle imprese armiere lombarde, che sta ostacolando l’export.


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La vicenda è nota. Il ministero dell'Interno si è inventato una circolare, che per definire l'ambito di applicazione del regolamento dell'Unione europea n° 258 del 2012 sull'esportazione di armi, ha gettato i produttori nella disperazione. L’ennesimo “regalo” della burocrazia a un Paese in ginocchio. Almeno due mesi di passione con le armi pronte da spedire in magazzino, per colpa di questa “Autorità nazionale per il controllo delle esportazioni delle armi da fuoco a uso civile, loro parti e componenti essenziali e munizioni” (Ance), che dovrà occuparsi dei rapporti con i Paesi comunitari e gli altri Paesi esteri, le istituzioni comunitarie e le rappresentanze diplomatiche italiane all'estero. Solo che l’agenzia non c’è, non è mai stata nominata, non si è mai insediata.

I politici lombardi hanno raccolto il grido di allarme e dolore della aziende del Bresciano e hanno preparato una mozione per chiedere alle istituzioni locali di fare opera di pressing sul governo per non recepire il regolamento comunitario che disciplina (in modo inutilmente restrittivo) il commercio di pistole e fucili sportivi e per caccia.
Il testo sarà discusso (e probabilmente approvato) martedì prossimo alla ripresa dei lavori d’aula dopo la pausa invernale. Porta la firma di tutti i gruppi della maggioranza di centrodestra (il primo proponente è il leghista bresciano Fabio Rolfi, nella foto) e ha trovato l’isolata adesione anche di un consigliere del Pd.
La mozione del Pirellone chiede di modificare proprio la normativa che recepirebbe in automatico il regolamento dettato da Bruxelles per ridurre “il gravame burocratico sulle imprese armiere lombarde che sta ostacolando l’attività di export con gravi danni economici che rischiano di compromettere la produzione eil bacino occupazionale”. La richiesta muove da una serie di premesse. Il 90 per cento della produzione di armi italiane - scrivono i consiglieri - è destinato all’esportazione; il settore può contare su un fatturato di 250 milioni, 108 imprese, e più di tremila addetti concentrati in Val Trompia. Il problema allora arriva dagli euroburocrati. La già complessa istruttoria aziendale delle pratiche è passata dalle 16 pagine alle attuali 86, caricando di ulteriore lavoro gli uffici delle questure e del ministero. Non solo: "In altri Stati europei l’applicazione del regolamento Ue pare non sia stata così immediata e restrittiva, aumentando di fatto il grado di disparità del trattamento delle imprese armiere all’interno dell’Ue"

fonte:armietiro.it
 
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