come in italia preciso preciso

papararo

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[h=1]tutto per una multa[/h]



E’ cominciato tutto da una multa per eccesso di velocità. Dieci anni fa Chris Huhne, all’epoca deputato europeo britannico, tornava a casa in auto e fu beccato da un AutoVelox. Siccome aveva già troppi punti di penalità sulla patente chiese alla moglie, Vicky Price, di metterli lei sulla propria: l’AutoVelox non sa chi è al volante. E così fecero. Passano gli anni, lui diventa deputato alla camera dei Comuni per il partito liberaldemocratico, poi ministro dell’Energia nel governo del primo ministro conservatore David Cameron (di cui i lib-dem sono alleati in parlamento). Nel frattempo però Huhne si innamora di una propria giovane collaboratrice, divorzia dalla moglie e si mette con la nuova compagna. La cosa suscita qualche attenzione da parte dei media solo perchè la donna è bisessuale, aveva una relazione con un’altra donna prima di fare coppia con il ministro. Ma in un paese evoluto come la Gran Bretagna la cosa sembra finire lì. Senonché l’ex-moglie di Huhne a quel punto si ricorda della multa. Racconta l’imbroglio a una giornalista, la notizia circola, la magistratura apre un’inchiesta e incrimina entrambi per ostruzione della giustizia e falsa testimonianza. Lui si dimette da ministro per potersi difendere meglio e non avere conflitti d’interesse (funziona così, qui), ma proclama di essere innocente. Lei invece lo accusa, e così facendo auto-accusa anche se stessa come sua complice. Al primo giorno del processo, Huhne sorprende tutti, ammette di essere colpevole e si dimette anche da deputato. Il giudice gli concede la libertà provvisoria fino alla sentenza ma lo avverte: “Non si illuda, lei finirà in prigione”. L’ex-moglie continua a dirsi innocente, per cui a lei il processo si fa. Una giuria viene dissolta e rimandata a casa perché non riesce a raggiungere un verdetto. Se ne forma un’altra, davanti alla quale si ripete il processo. E ieri sera il verdetto è arrivato: colpevole. Anche lei. E’ interessante vedere come si era difesa: sostenendo che il marito l’aveva “costretta” a essere sua complice. Ma i giurati (e il giudice ha dato loro ragione) non hanno creduto che una donna come lei, economista di successo continuamente intervistata dalla tivù, in un paese come la Gran Bretagna odierna, potesse essere così succube del marito da obbedire all’ordine di violare la legge. Il giudice ha dato anche alla Price la libertà provvisoria e ha avvisato anche lei che finirà in prigione. La pena massima per il reato di ostruzione di giustizia è l’ergastolo. Nel loro caso gli esperti ritengano che verranno condannati a 10 mesi di carcere (per ciascuno, in celle separate, si suppone). Senza la condizionale: finiranno almeno per un po’ dietro le sbarre (magari in una prigione di minima sicurezza senza sbarre). La stampa inglese racconta ora l’epilogo di questa curiosa vicenda cercando di trarne qualche lezione. Una è che Vicky Price è la dimostrazione di come il femminismo abbia vinto almeno in certa misura la sua battaglia: è stata condannata perchè i giurati pensano che fosse una donna libera e sufficentemente autonoma da rifiutare la richiesta del marito. La coercizione coniugale non è più credibile. Un’altra lezione, scrivono i giornali, è che le vendette e ripicche familiari in caso di divorzio finiscono male per tutti: non solo perchè sono stati entrambi condannati, ma per tutto il veleno che hanno tirato fuori l’uno sull’altra e per come hanno coinvolto nel processo anche i figli (per tacere delle spese legali che dovranno pagare, più di mezzo milione di sterline, circa 600 mila euro). Una terza lezione potremmo ricavarla noi italiani: quanto è severa la legge britannica! In prigione, tutti e due, per una multa per eccesso di velocità! Ma non è quello il vero reato per cui sono stati puniti. Diciamo la verità: tanti mariti e mogli avrebbero fatto la stessa cosa, nelle loro condizioni. Il “delitto” che viene loro attribuito è un altro: avere mentito per lungo tempo allo stato. Questo, in Inghilterra, è considerato inaccettabile. Per tutti, e ancora di più per un ministro e deputato.
 
proprio uguale all'italia ....... infatti qui ci si ricandida per continuare a godere dell'immunità........neanche il coraggio di affrontare un tribunale come un normale cittadino ( innocente o colpevole ) avrebbe fatto....... ma per il normale cittadino innocente avrebbero buttato via la chiave della cella........
 
Noi non siamo cosi' bigotti dai........pensa che abbiam avuto un ministro (dei tanti) cui pagavano il mutuo per quasi un milione d'euro d'uno stabile vista colosseo e lui non se n'era neppure accorto!Ovviamente il procedimento a suo carico e' finito a tarallucci e vino!E poi basta far paragoni con gli altri paesi.......questo e' il piu' bello del mondo,oltre ai tarallucci ed al vino....abbiamo il sole, il mare e i cinghiali al cesio 137!l'altri se lo sognano sto paese :cry:
 
continua:
i è dimesso Jerome Cahuzac. Il ministro delle Finanze francese è accusato di avere aperto un conto in una banca svizzera per occultare una frode fiscale. Al suo posto l’attuale ministro degli Affari Ue Bernard Cazeneuve.Le dimissioni arrivano dopo l’apertura di un fascicolo da parte della procura di Parigi sul caso del suo presunto conto corrente segreto in Svizzera detenuto fino al 2010. Secondo quanto annunciato da una nota sul sito del quotidiano Le Figaro, le ipotesi di reato formulate, per ora a carico di ignoti, sono occultamento di frode fiscale e riciclaggio, entrambi reiterati. L’elemento chiave è una registrazione, fornita agli inquirenti da un ex rivale politico di Cahuzac, in cui si sente una persona, secondo l’accusa il ministro, parlare di un conto che possiede in Svizzera e delle difficoltà logistiche per chiuderlo.
In base ai primi esami, spiega la procura in una nota, la registrazione è risultata non contraffatta e di buona qualità. Inoltre, tre testimoni avrebbero riconosciuto la voce come quella del ministro, e un quarto ne avrebbe riconosciuto “il tono”. Ulteriori analisi effettuate da un laboratorio specializzato, con tecniche audiometriche, “rinforzano l’ipotesi” che il misterioso parlante sia proprio Cahuzac.
La procura di Parigi proseguirà dunque nell’iter per verificare se davvero, come aveva rivelato l’anno scorso il sito d’informazione Mediapart, Cahuzac ha avuto fino al 2010 un conto segreto alla filiale Ubs di Ginevra, e lo ha poi chiuso per trasferire i fondi, “con un complesso movimento offshore”, in un altro conto nascosto all’erario, stavolta a Singapore.
La ricostruzione della testata online, nota per i suoi scoop di cronaca giudiziaria, era basata su due fonti. La prima era l’indagine svolta da un ex agente del fisco, Remy Garnier, da lui condotta autonomamente e raccolta in un memoriale inviato ai suoi superiori nel 2008, che gli costò un richiamo disciplinare per aver consultato dossier senza apposita autorizzazione. La seconda, e più importante, era appunto la registrazione, ora accolta come prova dagli inquirenti. Cahuzac ha sempre negato le accuse, minacciando anche di fare causa a Mediapart per diffamazione.
 
PESCARA - La senatrice del Pdl Paola Pelino ha comprato 11 mila euro di abiti firmati in una boutique, ma non li ha mai pagati. Ed ora è stata condannata a saldare il dovuto, con tanto di spese legali. "Se li fece consegnare in albergo, assicurando che poi sarebbe passata per il saldo", raccontano i titolari del negozio by Gabrielli di Pescara che da tre anni rincorrono la Pelino per farsi pagare.

Prima i solleciti telefonici, poi le lettere dell'avvocato. Infine la causa in tribunale. Ora c'è una sentenza di primo grado che condanna la senatrice eletta in Abruzzo nelle fila del partito di Berlusconi a saldare il conto. Una sentenza provvisoriamente esecutiva, con tanto d'ingiunzione in Parlamento che le ha creato non pochi imbarazzi nel suo primo giorno a palazzo Madama.

Non solo, la vicenda imbarazza anche il gruppo imprenditoriale di famiglia dell'onorevole, l'azienda di confetti Pelino di Sulmona (nota in tutto il mondo).

Senatrice, come mai non ha saldato quel conto?
Guardi, è tutta una montatura dei giornali di sinistra e dei miei avversari politici in Abruzzo.

Ma c'è una sentenza...
Mi risulta che il mio avvocato abbia presentato ricorso in appello in quanto quel negozio non mi ha mai rilasciato lo scontrino.

Il negozio replica sostenendo che "le vendite alla senatrice sono avvenute in ossequio alla disciplina tributaria" e che lei solo oggi parla di mancata emissione degli scontrini fiscali, mentre nulla aveva mai eccepito a riguardo, nonostante i diversi solleciti che le erano stati avanzati "tutti ampiamente documentabili" sostengono.
Saprò replicare nella sede dovuta.

Quei vestiti però lei li ha presi. Perché non li ha pagati?
Ma questo cos'è, un interrogatorio? Che domande sono...

L'Espresso racconta che nella vicenda è rimasto coinvolto anche il senatore Gaetano Quagliariello.
Lasciate fuori da questa storia Quagliariello, non c'entra proprio nulla. E' stato tirato in ballo solo perché il giorno dell'inaugurazione del suo comitato elettorale a Pescara, la titolare del negozio mi è venuta incontro inveendo. Non l'aveva nemmeno riconosciuta.

Eppure i legali della boutique hanno dichiarato in un comunicato che il senatore Quagliariello si è recato nel negozio nel periodo pre-elettorale auspicando una composizione bonaria della vicenda.
Io sono una persona trasparente... Adesso però basta, dovete parlare con il mio avvocato. (21 marzo 2013) © Riproduzione riservata


 
Drovemmo girarlo ai nostri politici attuali e futuri, cosi' sicuramente potranno trarne indicazioni per migliorare la legge sulla giustizia...........
 
PESCARA - La senatrice del Pdl Paola Pelino ha comprato 11 mila euro di abiti firmati in una boutique, ma non li ha mai pagati. Ed ora è stata condannata a saldare il dovuto, con tanto di spese legali. "Se li fece consegnare in albergo, assicurando che poi sarebbe passata per il saldo", raccontano i titolari del negozio by Gabrielli di Pescara che da tre anni rincorrono la Pelino per farsi pagare.

Prima i solleciti telefonici, poi le lettere dell'avvocato. Infine la causa in tribunale. Ora c'è una sentenza di primo grado che condanna la senatrice eletta in Abruzzo nelle fila del partito di Berlusconi a saldare il conto. Una sentenza provvisoriamente esecutiva, con tanto d'ingiunzione in Parlamento che le ha creato non pochi imbarazzi nel suo primo giorno a palazzo Madama.

Non solo, la vicenda imbarazza anche il gruppo imprenditoriale di famiglia dell'onorevole, l'azienda di confetti Pelino di Sulmona (nota in tutto il mondo).

Senatrice, come mai non ha saldato quel conto?
Guardi, è tutta una montatura dei giornali di sinistra e dei miei avversari politici in Abruzzo.

Ma c'è una sentenza...
Mi risulta che il mio avvocato abbia presentato ricorso in appello in quanto quel negozio non mi ha mai rilasciato lo scontrino.

Il negozio replica sostenendo che "le vendite alla senatrice sono avvenute in ossequio alla disciplina tributaria" e che lei solo oggi parla di mancata emissione degli scontrini fiscali, mentre nulla aveva mai eccepito a riguardo, nonostante i diversi solleciti che le erano stati avanzati "tutti ampiamente documentabili" sostengono.
Saprò replicare nella sede dovuta.

Quei vestiti però lei li ha presi. Perché non li ha pagati?
Ma questo cos'è, un interrogatorio? Che domande sono...

L'Espresso racconta che nella vicenda è rimasto coinvolto anche il senatore Gaetano Quagliariello.
Lasciate fuori da questa storia Quagliariello, non c'entra proprio nulla. E' stato tirato in ballo solo perché il giorno dell'inaugurazione del suo comitato elettorale a Pescara, la titolare del negozio mi è venuta incontro inveendo. Non l'aveva nemmeno riconosciuta.

Eppure i legali della boutique hanno dichiarato in un comunicato che il senatore Quagliariello si è recato nel negozio nel periodo pre-elettorale auspicando una composizione bonaria della vicenda.
Io sono una persona trasparente... Adesso però basta, dovete parlare con il mio avvocato. (21 marzo 2013) © Riproduzione riservata



Sono vittime del sistema!
Pare che il giudice che ha condannato la Pelino, abbia delle quote in una azienda a conduzione famigliare la "Falce&Martello Confetti".
Poi "qualcuno" si lamenta se li chiamano ....IMPRESENTABILI!!
 
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