SINTESI DAL CACCIATORE.COM:
Per le nostre cose ci sembra che il titolo dell’Editoriale sia eloquente e non vogliamo ripetere, per l’ennesima volta il solito Pater Noster. La politica è contro la caccia, le Federazioni camminano in ordine sparso, gli agricoltori si sono allontanati da noi, gli ambientalisti inconcludenti e rancorosi ci sono contro. Nei “media” non entriamo, e nell’opinione pubblica si perde sempre di più “ l’appeal” che un tempo avevamo. Si profilano calendari venatori intrisi in abbondanza di “Amaro Medicinale Giuliani” marca “art.42”. E “Arlecchino”, una volta servo di “ due padroni” lo sarà adesso per 21 , tante sono le Regioni Italiane. “C’eravamo tanto amati… per un anno e forse più” , è il titolo di una famosa canzone cantata alcuni anni orsono da Alberto Rabagliati. Ed infatti è vero: “c’eravamo tanto amati” quando eravamo quasi due milioni di cacciatori. Oggi di amori ne sono restati pochi, e se ci sono, si tratta più di convivenze che di matrimoni. La caccia è “sfibrata”, è “percossa”, e chi è restato si considera quasi un “reduce”. Si guarda intorno e per trovare un giovane le occorre la lampada di “Aladino”. Da quasi due milioni nel 1980 a poco più di 700.000 anime (in pena). C’era una volta una proposta di riforma della legge 157/92 che ha l’encefalogramma piatto per due motivi. Primo perché giace inanimata in Commissione Ambiente e Territorio del Senato, secondo perché avendo perso per strada uno dei punti fondamentali, e cioè la possibilità di avere la patente a 16 anni, come succede in tutti i paesi d’Europa, non serve più quasi a niente. Soprattutto poi se si rapporta il giudizio negativo ai problemi dell’art.18, che è intoccabile fino a che il MiPAAF e Minambiente non rinegoziano in sede U.E. i Key Concpts.
Non vogliamo apparire dei “catastrofisti” o dei “disfattisti” a buon mercato. Vogliamo essere al tempo stesso “realisti” ma anche “costruttivi”. D’altra parte il medico pietoso fece la piaga…… In ogni caso saremmo disposti a scommettere un dollaro contro mille, se qualcuno ci dimostrasse il contrario di quello che affermiamo. Ci sembra veramente una cosa fuori da ogni logica e da ogni buon senso, che qualcuno dei dirigenti venatori non riesca a comprendere l’emergenza in cui siamo,ed assuma con uno scatto d’orgoglio le decisioni necessarie per attuare gli auspici di cui abbiamo parlato in premessa.
Anche Ippocrate, considerato il padre della medicina occidentale avrebbe delle difficoltà ad individuare la cura adatta.
Noi contiamo poco, ma appellandoci ad una certa esperienza, che ci deriva da circa cinquanta anni di lotte a favore della caccia Italiana tentiamo di dare qualche consiglio, che non sia ripetitivo di cose dette, ridette e frullate. Quando la “casa brucia” c’è bisogno di unità e non delle divisioni, non servono i protagonismi. Se la politica non fa niente, facciamo noi qualche cosa. La prima cosa da fare è l’unità venatoria. E non tiriamo fuori gli ennesimi distinguo, le lamentazioni di Geremia, il fatto che i cacciatori non sono informati, la questione che sul sito l’appello è caduto nel vuoto, o le parole di chi “frena” perché ha l’interesse di “frenare”.
E’ proprio una gran fatica aggregare in un unico soggetto un blocco sociale di sole 700.000 persone? Come mai in politica (alle volte questa c’insegna qualcosa di buono) negli ultimi tempi quattro partiti (due per volta) hanno aggregato rispettivamente 13.628.865 elettori (Forza Italia più AN) ad altri 12.092.998 elettori (DS più Margherita), fondando il PDL ed il PD? Mica lo hanno fatto per divertimento, ma per essere più forti.
Il neo Presidente dell’ANUU ha aperto la porta. Faccia qualche cosa di più. Dia al più presto un senso concreto alle sue aperture Ufficiali. Elabori una piattaforma programmatica per la costituzione di una unica Associazione venatoria Italiana e la presenti ai suoi colleghi Presidenti. “Carta canta e villan dorme”, si dice dalle nostre parti. Ci state o non ci state ? Volete caricare ancora sulle vostre spalle l’esito di una tenzone che ci sta vedendo perdenti, o avete l’orgoglio, l’amor proprio, che al momento in cui si è giunti, solo con l’unità venatoria, si può riscattare la caccia Italiana? Tutto deve avvenire alla luce del sole, in modo che la base venatoria sappia chi dice no e chi dice si.
Secondo noi l’invito deve essere rivolto a tutti i Presidenti, a quelli “riconosciuti” di cui all’art.34 della legge 157/92 ed a quelli che sono considerati a torto dei “clandestini”. C’è bisogno di tutti, e per conseguire la vera unione, le “carte bollate” devono essere dimenticate. C’è per così dire “una Ragion di Stato”, nel senso più generale del termine, riferito in questo caso alle questioni della caccia Italiana. Ci battiamo per una sola associazione venatoria, nel presupposto che raccolga tutti i cacciatori Italiani, nessuno escluso. Non ci sono cacciatori di serie A o di serie B. Tutti devono avere pari dignità. Non abbiamo mai applaudito, e mai applaudiremo, chi ha cercato di ostacolare la nascita di una nuova aggregazione venatoria. Di solito in tutti gli aspetti della vita sociale e politica, una cosa nasce, perché le cose già nate, probabilmente, non adempiono in pieno al mandato ricevuto dai propri iscritti. Quale programma suggeriamo? E’ forse inutile ripeterci. Però con poche righe ci riproviamo. Totale discontinuità con il passato. “La caccia fuori dalla caccia”, cioè operare nella società civile, con iniziative concrete : parlare e promuovere iniziative sui temi dell’ambiente, del territorio e delle tradizioni. Entrare nelle scuole, attraverso un accordo di programma con il Ministero della Pubblica Istruzione. Organizzare, gestita dalla Federazione Unica e con il concorso delle Regioni, come avviene in Spagna, una Scuola della Caccia e della Flora. La messa in campo a livello regionale del volontariato dei cacciatori attraverso la costituzione della “sentinella ambientale” del territorio. Riaprire un dialogo concreto con gli addetti al comparto agricolo nel presupposto che la Caccia e l’ agricoltura devono camminare insieme. E su questo ci pare del tutto provvido l’avvio del lavoro del Coordinamento della Cultura Rurale, che deve acquisire, in ogni caso, una maggiore adesione delle rappresentanze agricole. Porre la ricerca scientifica alla base dell’attività faunistica venatoria, chiedendo al Governo l’ Istituzione di un’Agenzia “terza” ed “indipendente” per la Tutela ed il Prelievo Sostenibile della Fauna Selvatica. Si dirà ma con quali soldi ? Utilizzando meglio ed in maniera più utile i soldi che pervengono allo Stato ed alle Regioni da parte dei cacciatori. E’ prioritario su tutto preparare un “Dossier Nazionale” che riguarda la predazione, che contenga, oltre alla fotografia della situazione, indicazioni operative per debellare o attutire questo fenomeno pernicioso. Ci si riempie la bocca trattando il concetto della difesa della “Biodiversità”. Si organizza una Conferenza Nazionale da parte di Minambiente e si simulano con le carte e le parole solo situazioni virtuali. La realtà è un’altra. Basta uscire dalle sale ovattate delle Conferenze, ed andare a vedere. Più occhi e meno libri. E’ in corso, infatti, su scala nazionale, lo sterminio, da parte di Cornacchie e Gazze, della quasi totalità degli implumi nati da varie specie di uccelli, di piccola, media e grande taglia. Occorre, poi dare vita, all’interno della Federazione Unica, di un Ufficio Studi, degno di questo nome, raccogliendo le tante esperienze che ci sono nel settore. Si realizzino, infine, delle nuove condizioni operative utili a conseguire un nuovo approccio per la Comunicazione, creando un Ufficio stampa degno di questo nome. Le notizie ne passano poche o nulla oggi sui “Media” e suoi “Giornali”? Certo se fai poco o niente che dovrebbe passare? Ma se tu annunci che in cento scuole Italiane, si parlerà di caccia, o che in una Regione prende l’avvio il servizio di volontariato della “sentinella ambientale”, o che metti sotto gli occhi anche dei non cacciatori un “dossier” operativo per contrastare il fenomeno della predazione, vedrai se ti pubblicano.
Il vertice non si muove, non fa nulla? Alla proposta di ANUU che noi sollecitiamo, sarà risposto picche ? La parola deve passare alla base venatoria, che è parte integrante di questo discorso. Che tutti si gingillino con le parole, le ricette, può andar bene, ma poi anche chi è causa del suo male pianga se stesso. Che dovrebbe fare la base venatoria, pubblicare un altro appello che lascia il tempo che trova? Per carità di Dio !
Adesso il discorso dal plurale passa al singolare, in quanto i comportamenti, a questo punto, sono di natura individuale. Chi scrive è iscritto ad una Associazione venatoria, e crede in modo molto forte all’unità del mondo della caccia Italiana. Anzi, dico di più, sarei felice se accertassi che la mia Associazione si facesse carico in primis di questo problema. Ormai però è il tempo delle scelte e non dei cioccolatini. Infatti per parte mia, se continuerò ad accertare l’inerzia su questo terreno, dall’anno nuovo ( Il termine risponde solo a dei motivi burocratici legati alla licenza di caccia ) lascerò l’Associazione d’appartenenza e fino a quando non ci sarà un’ unica Federazione, me ne resterò fuori da tutte le altre Federazioni. Io ho un unico “pregio”( e lo dico in modo estremamente umile) , che per questo paese alle volte è un “difetto”, quello di mantenere “la parola data”. Servirà a poco, c’è chi dirà che vuoi che c’importa, uno di meno e qualcuno sarà anche contento. Auguri. Nessuno si curerà della cosa ed io per questo però non mi metterò assolutamente a piangere. Perché ? Perché la coscienza mi dice che al punto in cui siamo arrivati è l’unica cosa giusta da fare. Certo al momento opportuno sarò pronto a rientrare senza esitazioni in una più grande famiglia venatoria, (la massima possibile che si potrà realizzare) a condizione che sia sarà in grado di dotarsi di un serio programma capace di riscattare la caccia Italiana. Questo che ho fin quì detto vale solo per me s’intende ! Ci mancherebbe altro!
ANTONIO PINOTTI