[h=1]I “Giorni della Merla”, tra leggende e storie intramontabili[/h][h=2]Pare che la leggenda dei “Giorni della Merla” nacque proprio nel nostro territorio[/h]Di Caterina Lenti -
29 gennaio 2016 - 12:16


La neve ad Arar, in Arabia Saudita









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Il triduo 29/30/31 corrisponde agli ultimi tre giorni del mese di gennaio, quelli notoriamente più freddi di tutto l’anno, chiamati “Giorni della Merla” e ha da sempre alimentato innumerevoli leggende e storielle dalle spettacolari varianti, tutte accomunate da queste tre date, una sorta di cartina tornasole dato che, in base a come si presenta il tempo, gli esperti traggono indicazioni su come sarà il clima dell’anno.Si dice, infatti, che se questi giorni sono freddi, la primavera sarà mite e bella mentre, se sono caldi, essa arriverà in ritardo. Pare che la leggenda dei “Giorni della Merla” nacque proprio nel nostro territorio e viene tutt’oggi raccontata dagli anziani nostalgici che vivono nelle lande più sperdute dell’Oltrepò Pavese. Nel 1226, ma soprattutto nel 1233, il Po, i corsi d’acqua e gli stagni rimasero gelati per quasi tutti i mesi invernali, tanto che era possibile attraversarli tranquillamente, percorrendo la crosta gelida del Po sia a piedi che con i calessi. Due novelli sposi, tentarono l’ardua impresa di spostarsi dall’Oltrepò a Pavia, a bordo di un calesse trainato da un cavallo ma, purtroppo, il ghiaccio si ruppe e la fanciulla, una certa Merlini, conosciuta come “la bella Merla”, venne inghiottita dalle gelide acque del fiume. Da quella tragica vicenda, che stroncò brutalmente e bruscamente l’amore dei due giovani, nacque la leggenda. Quella più antica, invece, ha per protagonista un merlo che, quando ancora Gennaio durava 28 giorni, sopravvisse al pungente freddo invernale e, giunto incolume alla fine del mese, pensando di aver superato ormai tutte le asperità di Gennaio, uscì dal suo nido cantando: ”Più non ti curo Domine, che uscito son dal verno!”.Gennaio, risentitosi, permaloso com’era, prese in prestito 3 giorni da Febbraio, scatenando bufere di neve, al punto che il merlo fu costretto a ripararsi in un camino, ma quando uscì era nero … e così vi rimase per sempre. Questa versione, la più datata, viene riportata anche da Dante nel Purgatorio : “e veggendo la caccia, letizia presi a tutte altre dispari, tanto ch’io volsi in sù l’ardita faccia, gridando a Dio ”Ormai più non ti temo!” come fé il merlo per poca bonaccia”(Purgatorio XIII, 119-123). Nel Calendario romano, il mese di Gennaio aveva veramente solo 28-29 giorni sin dai tempi di Numa Pompilio e della sua riforma del 713 a.C. , quando il Calendario a Roma divenne da lunare a luni-solare e furono inseriti i mesi di Gennaio e Febbraio. Il nome “Febrarius”,in latino significa “purificare” e Macrobio ricorda che Numa lo aveva dedicato al dio Februus, stabilendo che durante questo mese si celebrassero i riti funebri agli dei Mani.Nelle feste che cadevano nella seconda quindicina di Gennaio, era ricordata anche Iunio Februata (Giunone), celebrata nelle Calende di Febbraio come Iuno Sospita (Giunone Salvatrice). Giunone era detta anche Lucina, dea della luce, protettrice delle partorienti. Oggi Febbraio ha perso la valenza di mese dedicato alla purificazione dei morti, dato che il mese a esso consacrato è novembre. Dalla storia si passa alla morale, dato che nel linguaggio popolare “dare del merlo a qualcuno” significa considerarlo uno sprovveduto, talmente ingenuo da cantar vittoria prima del tempo. Certo, il darwinismo, l’archeologia, l’antropologia culturale, la fisica nell’atmosfera e la diffusione degli uccellini da appartamento ci insegnano che la storia, forse, è andata diversamente, ma un pizzico di leggenda non guasta!

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[h=1]GIORNI DELLA MERLA: perchè si chiamano così. La tradizione METEO quest'anno però non sarà rispettata[/h]






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I Giorni della Merla

La tradizione vuole che il 29-30-31 di Gennaio, gli ultimi tre giorni di questo primo mese dell'anno, vengano ricordati come i "giorni o dì della Merla", ad indicare uno tra i periodi più freddi dell'inverno. Ma da dove trae origine questa credenza, entrata oramai a far parte della vita di tutti noi?

Molte sono le versioni che spiegano l'origine di questa leggenda, alcuni simili altre assi diverse, ma che vedono in tutte un unico protagonista: una Merla.

La prima nasce in tempi assai lontani, quando Gennaio non aveva ancora 31 giorni ma solo 28. Si narra che Gennaio fosse particolarmente scherzoso e un po' invidioso, in particolar modo con una Merla, molto ammirata per il suo grande becco giallo e per le penne bianchissime.
Per questo Gennaio si divertiva a tormentarla; ogni volta infatti che ella usciva in cerca di cibo egli scatenava bufera di neve e vento. Stufa di tutto questo un giorno la Merla andò da Gennaio e gli chiese:" Amico mio potresti durare un po' di meno?". Ma Gennaio, orgoglioso come era rispose: " E no, carissima proprio non posso. Il calendario è quello che è, e a me sono toccati 28 giorni."A questa risposta la Merla decise di farsi furba e l'anno seguente fece una bella scorta di cibo che infilò nel suo nido così che rimase per tutti i 28 giorni al riparo senza bisogno di uscire. Trascorsi i 28 giorni, la Merla uscì e cominciò a prendere in giro Gennaio: "Eh caro mio, quest'anno sono stata proprio bene, sempre al calduccio, e tu non hai potuto farmi congelare il becco nemmeno un giorno." Detto ciò Gennaio se la prese così tanto che andò dal fratello Febbraio, che vantava ben 31 giorni, e gli chiese in prestito 3 giorni.Il fratello dubbioso domando: " Cosa vuoi farne? " e Gennaio rispose: "Ho da vendicarmi di una Merla impertinente. Stai a vedere".
E così Gennaio tornò sulla terra e scatenò una tremenda bufera di neve che durò per tutti i 3 giorni. La povera Merla, che era andata in giro a far provviste, per il forte vento non riuscì nemmeno a tornare al suo nido. Trovato il comignolo di un camino, vi si rifugiò in cerca di un po' di tepore. Trascorsi quei freddissimi 3 giorni uscì dal comignolo sana e salva ma le sue candide penne erano diventate tutte nere a causa del fumo e della fuliggine. Da allora Gennaio ha sempre 31 giorni e i merli hanno sempre le piume nere.

La seconda versione, ambientata nel capoluogo lombardo, ha come protagonisti un merlo, una merla e i loro tre figlioletti. Erano venuti in città sul finire dell'estate e avevano sistemato il loro rifugio su un alto albero nel cortile di un palazzo situato in Porta Nuova e poi per l'inverno sotto una gronda, al riparo dalla neve che in quell'anno era particolarmente abbondante. Il gelo rendeva difficile trovare le provvigioni così che il merlo volava da mattina a sera in cerca di cibo, che tuttavia scarseggiava sempre di più. Un giorno il merlo decise di volare ai confini di quella nevicata, per trovare un rifugio più mite per la sua famiglia. Intanto continuava a nevicare. La merla, per proteggere i figlioletti intirizziti dal freddo, spostò il nido su un tetto vicino, dove fumava un comignolo da cui proveniva un po' di tepore. La tormenta tenne così lontano il merlo da casa per ben tre giorni (appunto gli ultimi tre di Gennaio). Quando tornò indietro, quasi non riconosceva più la consorte e i figlioletti erano diventati tutti neri per il fumo che emanava il camino. Nel primo dì di febbraio comparve finalmente un pallido sole e uscirono tutti dal nido invernale; anche il capofamiglia si era scurito a contatto con la fuliggine. Da allora i merli nacquero tutti neri; i merli bianchi diventarono un'eccezione di favola.

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