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[h=1][/h][h=1]Semi di cachi, lettura delle cipolle e Calende: antiche usanze e tradizioni per prevedere che tempo farà[/h][h=2][/h]









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Tra le tradizioni contadine che si propongono come obiettivo quello di prevedere o meglio, intuire, che tempo farà, quella che prevede l’uso dei semi di cachi è davvero curiosa. I contadini di una volta, per conoscere come sarebbe stato l’inverno, assicuravano che fosse sufficiente dividere in due, orizzontalmente, un caco, guardando la forma del germoglio contenuto nel seme: se essa era a cucchiaio, sarebbe caduta un sacco di neve mista a pioggia, se a forma di forchetta, la neve sarebbe stata leggera e l’inverno mite, mentre se a forma di coltello, l’inverno sarebbe stato pungente, con venti forti e gelidi.
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Questa non è l’unica tradizione contadina che si ripropone di prevedere come sarà l’inverno. Si sa, le tradizioni sono da sempre oggetto di interesse, specie quando risultano utili e curiose. La professoressa Emanuela Forlini, per esempio, custodisce una tradizione la cui origine sembra perdersi nella notte dei tempi, risalente forse ai secoli del basso Medioevo. Essa consiste nel prevedere le condizioni metereologiche per tutto l’anno, partendo dalla “lettura delle cipolle”. Più esattamente, ogni anno la professoressa prepara 12 spicchi di cipolla, uno per ogni mese, con del sale, esponendoli, nella notte tra il 24 e il 25 gennaio, sul davanzale di una finestra esposta a est. La notte del 24 è l’ultima ma cruciale giornata di osservazione (gli altri due fondamentali sono il primo giorno dell’anno e il 12 gennaio, rigorosamente di notte). La lettura dell’ortaggio o “conta” viene ripetuta tre volte e a seconda di come si scioglie il sale, si potranno prevedere le condizioni del tempo di ogni mese.
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Secondo una lettura generale e molto grossolana, sale completamente sciolto significa pioggia o neve; sale completamente intatto significa, invece, tempo bello e sole; sale sciolto parzialmente ci indica tempo variabile, bello e brutto. Quindi, i segni lasciati da una manciata di sale sulle cipolle sarebbero capaci di indicare le condizioni meteo che dovremmo aspettarci, ma non agli occhi di tutti. Pratica molto nota è quella delle Calende, col cui termine, in Campania, si intende l’osservazione metereologica realizzata soprattutto dai contadini nei giorni tra Santa Lucia e l’Epifania (13 dicembre-6 gennaio). Il loro nome ha origine dal fatto che si usa annotate su calendari le condizioni meteo del suddetto periodo. I giorni dal 13 al 24 dicembre rappresentano le “dritte”, ossia i mesi da gennaio a dicembre; i giorni dal 26 dicembre al 6 gennaio rappresentano le “rovesce” (da dicembre a gennaio). Le dritte servono per capire cosa succede nella prima parte del mese, le rovesce riguardano la seconda; talvolta si fa una specie di media tra le previsioni. Esempio: se il 17 dicembre è una giornata soleggiata e il 02 gennaio è nuvolosa, il mese di maggio dell’anno successivo sarà variabile ma con assenza di piogge.
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Oggi sembra solo superstizione popolare ma non ci costa nulla provare e, se dovessimo dar ragione ai nostri avi, potremmo addirittura recuperare questi antichi metodi empirici, onorando la tradizione popolare. Cercare di prevedere il tempo che farà è una delle occupazioni umane più diffuse e tanti sono i proverbi sorti dall’osservazione dei fenomeni atmosferici. Ad esempio, i lombardi, vedendo la nebbia al mattino, si rallegrano dicendo: “Nebia basa bel temp la lasa”, mentre i siciliani se la vedono non esultano e ribattono “Doppu ‘a neglia veni la figlia” (dopo la nebbia viene sua figlia, ossia la pioggia, figlia delle nuvole). Quando i veneti si sentono la pelle delle mani secca, annunciano “Man arse, vol piover”, e se i calabresi vedono lampi in cielo dicono “Quanno lampa scampa: quannu trona chiove”, ossia “i soli lampi annunciano il sereno, mentre il sentir tuonare assicura la pioggia”. I marinai marchigiani, guardando il cielo di notte, dicono “Stelle fute pioe sopra; stelle rade pioe londane”, ossia “stelle fitte pioverà vicino, stelle rade pioverà lontano; mentre gli istriani sono certi che “Quando spuzza la sentina l’acqua, amighi, s’avizina”, cioè “Quando le acque di scolo raccolte nella sentina delle barche cominciano a puzzare, significa che ben presto pioverà”. I contadini piemontesi, invece, dicono:“Cita pieuva a fa chité gran vent”, “La piccola pioggia fa cessare un forte vento”.

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