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[h=1]Estate di san Martino: cos’è e perché si chiama così[/h]
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<img class="size-full wp-image-38185" src="http://blog.graphe.it/wp-content/uploads/2015/11/autunno-italiano.jpg" alt="Estate di San Martino" width="600" height="350" />Estate di san Martino: un autunno italiano secondo il pittore Thomas Cole (1801-1848)

Con Estate di San Martino si intendono quel pugno di giorni intorno alla data dell’11 novembre, giornata in cui si ricorda la figura di san Martino di Tours, che sono caratterizzati da bel tempo e da un tepore che sembra di non essere più in autunno ma in estate.L’estate di san Martino – che dura tre giorni e un pochinino, come dice un proverbio – è di origine popolare, eppure ha qualche riscontro nella realtà: analizzando le mappe meteorologiche di diversi anni risulta che in questo periodo dell’anno c’è solitamente un lieve miglioramento del clima. C’è da notare che l’estate di san Martino si celebra a novembre nel nostro emisfero, ma nell’emisfero australe è tra fine aprile e i primi di maggio. Quella che da noi è chiama estate di san Martino, nei paesi anglofoni si chiama estate indiana mentre in russo e in altre lingue slave il nome è estate delle comari.[h=2]Le origini leggendarie dell’estate di san Martino[/h]Come dice il nome, l’estate di san Martino è strettamente collegata a Martino, vescovo di Tours in Francia. Martino era originario della Pannonia, l’odierna Ungheria, ed era un soldato romano (ricordiamo che secondo le fonti, Martino nacque nel 316 circa e morì l’8 novembre 397; la festa dell’11 novembre perché in quel giorno si celebrarono i suoi funerali): durante un inverno particolarmente rigido incontrò un mendicante intirizzito dal freddo e gli fece dono di metà del suo mantello da soldato per riscaldarlo. A questo punto ci sono diverse versioni della leggenda: Martino avrebbe dato l’altra metà del mantello a un altro povero e, rimasto al freddo, sarebbe stato riscaldato dal sole miracolosamente comparso; un’altra versione non ha il secondo povero, ma solo il sole; una terza versione riporta che nel corso della notte Gesù stesso apparve in sogno a Martino, lo ringraziò per il gesto di generosità e gli sistemò il mantello come fosse nuovo.La leggenda ha colpito molto l’immaginario popolare, tanto da dare vita non solo all’estate di san Martino ma anche a composizioni poetiche, modi di dire ed eventi economici: viene chiamata, infatti, estate di san Martino anche un improvviso (e illusorio) miglioramento economico che interessò l’Italia tra il 1550 e il 1660; fare san Martino, inoltre, è un modo dire usato nella pianura padana e significa cambiare lavoro e luogo di lavoro perché durante l’estate di san Martino venivano rinnovagli gli annuali contratti agricoli e le persone si spostavano per lavorare le terre.[h=2]San Martino è la festa dei cornuti[/h]A San Martino ogni mosto diventa vino, dice la tradizione popolare, e il ribollir dei tini è celebrato nella celeberrima poesia di Giosuè Carducci dal titolo San Martino e, sempre per quel che riguarda il vino, un altro proverbio dice: “Chi vuol far buon vino zappi e poti a San Martino”. Probabilmente per questo legame con il vino novello e con le libagioni che si facevano per assaggiarlo è legato il fatto che san Martino sia il patrono dei cornuti: obnubilati dal vino, infatti, contadini e contadine si lasciavano andare a festeggiare in tutti i sensi.Ma le versioni per l’origine di questo patronato sono diverse: alcuni sostengono che derivi dalle molte fiere del bestiame con corna che si tenevano in questi giorni, altri che Martino avesse una sorella particolarmente disponibile e lui se la portava in spalla per evitare le sue scappatelle, ma lei si divincolava lo stesso, altri ancora vedono l’origine della festa dei cornuti in una questione grafica, visto che l’11 novembre è 11 11 e quindi potrebbe ricordare le corna. Fatto sta che, tra le altre cose, san Martino è patrono anche dei cornuti![h=2]San Martino, l’estate in poesia[/h]Per l’estate di san Martino in passato vi abbiamo proposto tre poesie a cui vi rimandiamo:



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[h=1]11 novembre, estate di San Martino da record: le origini della leggenda nel “taglio del mantello”[/h][h=2]L’estate di San Martino è un periodo molto mite con prevalenza di schiarite e assenza di precipitazioni. Le sue origini, secondo la tradizione, sono legate all’episodio del “taglio del mantello” da parte di San Martino[/h]11 novembre 2015
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[h=2]L’estate di San Martino è un periodo molto mite con prevalenza di schiarite e assenza di precipitazioni. Le sue origini, secondo la tradizione, sono legate all’episodio del “taglio del mantello” da parte di San Martino[/h]L’11 novembre si celebra San Martino. Proprio in concomitanza con questa data, l’Italia e parte d’Europa vivranno la cosiddetta “estate di San Martino” . A ben vedere, le carte della pressione media, ricavate da decenni di osservazioni, vedono un aumento pressorio sull’Europa Sud-Occidentale. In particolare, è il famoso Anticiclone delle Azzorre a spingersi dalla Spagna verso Francia, Svizzera e Italia. Mai come quest’anno il clima regala un periodo mite e piacevole in pieno autunno.L’arrivo dell’anticiclone, accompagnato da un aumento della temperatura, soprattutto in quota sta determinando un periodo molto mite, con prevalenza di schiarite e assenza quasi totale di precipitazioni… un motivo in più per trascorrere del tempo all’aria aperta e beneficiare della luce naturale. Il fenomeno dell’ “estate di San Martino” si osserva nell’emisfero australe in tardo aprile-inizio maggio; mentre in quello boreale a novembre. Il nome “estate di San Martino”, con cui viene indicato il periodo autunnale in cui, dopo le prime gelate, si verificano condizioni climatiche di bel tempo e relativo tepore, deriva, secondo la tradizione, dall’episodio del taglio del mantello.Come noto, San Martino, figlio di veterano, una volta entrato in esercito, venne subito promosso al grado di circitor e inviato in Gallia, presso la città di Amiens. Il compito del circitor era l’effettuazione della ronda notturna e l’ispezione dei posti di guardia, nonché la sorveglianza notturna delle guarnigioni. Proprio durante una di queste ronde, avvenne l’episodio che cambiò la vita del futuro Santo; il più ricordato e impiegato episodio nell’iconografia di San Martino. Il Santo, infatti, incontrò un vecchio mendicante, coperto di stracci, bagnato, in evidente difficoltà e, non avendo altro da offrirgli, condivise col mendicante una parte del suo mantello. Subito dopo il cielo si schiarì e la temperatura si fece più mite.
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La notte, Martino vide in sogno Gesù, rivestito della metà del suo mantello militare, che diceva ai suoi angeli: “Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato. Egli mi ha vestito”. Martino, allora, risvegliatosi, trovò il suo mantello integro. Il sogno ebbe un tale impatto su di lui che, già catecumeno, venne poi battezzato la Pasqua seguente, divenendo cristiano. Il nome “estate di San Martino” è condiviso con le culture iberofone e francofone. I paesi anglosassoni utilizzano il termine “Indian summer” (estate indiana), mentre in alcune lingue slave, tra cui il russo, l’estate di San Martino è chiamata “Bab’e leto”.

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