Zaratin: L'indegna morte di un orso
Zaratin: L'indegna morte di un orso
Venerdì 12 Settembre 2014
Nemmeno una degna morte sono riusciti a riservare all’orsa del Trentino che il mese scorso aveva ferito un cercatore di funghi. L’onda del perbenismo animal-ambientalista che ha travolto le cronache nazionali dell’ultimo periodo, influenzando un po’ tutti, quindi anche le decisioni, ha avuto la meglio sul rispetto che si dovrebbe portare ad un animale. E’ l’ennesima dimostrazione che i danni all’ambiente, agli animali e uomini che lo abitano sono indotti da persone estranee alla cultura dei luoghi rurali, lontane mille miglia dalla natura degli animali stessi e dai loro ambienti, che nulla capiscono di salvaguardia e conservazione e neanche si rendono conto dei gravissimi danni che stanno arrecando con il loro distorto, paradossale, assurdo pensiero ecologista. Sono gli stessi che chiedono di sterilizzare le nutrie anziché abbatterle, quelli che non si curano degli enormi danni prodotti alla biodiversità dagli scoiattoli grigi, che liberano i visoni dagli allevamenti condannandoli a morire di stenti. Hanno colpito anche con l’orsa del Trentino, morta dopo una dose di narcotico nel tentativo di catturarla e trasferirla in chissà quale luogo felice della terra (con i cuccioli?...senza i cuccioli? Mah!).
Gli animalisti più estremisti, quelli che scesi dai loro appartamenti di città si sono trasferiti per un giorno nel paese trentino a manifestare, urlavano di non toccarla nemmeno, noncuranti degli ulteriori danni che avrebbe potuto provocare l’orsa agli uomini…tanto, mica può arrivare al quinto piano di un condominio in centro a Milano o a Roma a far del male a loro!
Si è optato per la cattura, ben sapendo che la dose impiegata per anestetizzarla ha grosse possibilità di risultare letale, stessa sorte toccata poco tempo fa ad una giraffa scappata da un circo.
Sarebbe stato possibile lasciarla scorrazzare indisturbata per le montagne del Trentino? Per gli animal-ambientalisti evidentemente si, visto che a loro poco importa della vita degli uomini ed addirittura esultano per la morte di un cacciatore, di un pescatore o di un allevatore; per qualsiasi altra persona dotata di un minimo di buon senso, no! Come ha ben spiegato Franco Zunino dell’associazione ambientalista Wilderness Italia, uno dei maggiori esperti di orsi che abbiamo in Italia, “se un orso aggredisce una persona, per colpevole che la persona possa essere stata (eccessivo volontario avvicinamento?), è certo che lo rifarà, perché con quel comportamento l’orso ha superato quella barriera psicologica che gli faceva vedere nell’uomo un pericolo, quindi una paura che lo spingeva a rifiutare il contatto ravvicinato: aggredendo l’uomo l’animale ha avuto la prova di essere lui il più forte. E’ lo stesso fenomeno che spinge tigri, leoni, leopardi, elefanti, orsi bianchi ed orsi bruni, ed anche lupi e pescecani, a divenire aggressivi e, qualche volta, anche “antropofagi”.
In queste settimana abbiamo quindi assistito ad un dispiegamento di forze enorme, con spese elevatissime per la comunità, per catturare un animale che non è neanche in via d’estinzione, anzi, aumenta numericamente di anno in anno, creando non pochi problemi ai pascoli e alla gente che deve convivere con questi e altri animali. Ora l’orso è morto ugualmente, le sue carni non più utilizzabili per l’uomo in quanto “avvelenate” dall’anestetico.
Mi viene da ridere se penso che proprio alcuni animal-ambientalisti ergono a paladini della conservazione della natura gli indiani nativi d’America, elogiandone il rapporto che avevano con gli animali e lo spirito che ne contraddistingueva lo stile di vita. Ha forse fatto una degna fine questo orso? Era degna forse la sua cattura ed il successivo trasferimento in qualche recinto? Oppure dovevamo aspettare sbranasse qualcuno? Perché quando si tratta di usare gli stessi metodi che avrebbero usato quegli indiani che molti ambientalista elogiano nel loro immaginario, nel rispetto dell’animale, servendosi delle sue prelibate carni e rendendogli onore, nessuno sarebbe stato più d’accordo?
Nella vicina Slovenia, dove gli orsi sono numerosissimi anche grazie alla caccia che li sostiene, ogni anno ne viene prelevata, pagando profumatamente, una percentuale dell’intera popolazione.
Era difficile pensare ad una cosa del genere anche per l’orso del Trentino? Era così scandaloso avvicinarsi ai metodi, nel rispetto appunto della morte di quel povero animale, che avrebbero usato gli indiani d’America tanto osannati dai “benpensanti” ambientalisti cittadini?
Una battuta di caccia per quel solo orso, come avviene in Slovenia, avrebbe fruttato migliaia di euro che potevano poi essere impiegati per studi e ricerche su questa specie.
Ciò che però risulta ancora più assurdo e contro-natura è il fatto che sia morto un animale dalla carne prelibata, senza poi potersene cibare. Questo è il vero stupro alla natura! Quintali di carne magari da dare nelle mense dei poveri, buttati via!
Spero solo che ora la carcassa dell’orso venga riportata nel bosco e serva almeno da cibo per altri animali. Non mi stupirei infatti che qualche altro benpensante di città protestasse per una sua sepoltura, magari con tanto di funerale.
Autore: Massimo Zaratin, Consigliere Nazionale FederFauna
fonte:federfauna.org