Il bracconaggio non c'entra nulla con la crisi, e le condotte lo dimostrano.
Il bracconaggio e' frutto di un proibizionismo assurdo, da una parte, mentre dall'altra c'è il malaffare. E così come succede per altre questione, anche il mondo venatorio viene infettato da un male comune: il business.
Se la selvaggina gira tranquillamente nei ristoranti, non è il cacciatore il responsabile. Probabilmente in una piccola percentuale, ma i grossi rifornimenti arrivano dai professionisti del bracconaggio.
 
neanche per me non c'entra nulla.... chi lo faceva prima lo fa anche adesso e chi non lo praticava se ne và tranquillo senza fare c******e
 
secondo me tutto è riconducibile alla grande presenza di cinghiali e dalla smania di abbatterli:perche' nessuno dice che la maggior parte dei beccati in puglia insidiavano (o ci provavano)i setoloni??
io personalmente sono stato fermato due volte sul posto di caccia-Spinazzola-al buio col fucile in macchina,e la prima domanda che mi hanno fatto riguardavano il tipo di caccia che mi accingevo a fare.
Ne ho avuti due sparabili con la benda e il fucile al contrario!!!!...........ma non rischio la mia passione per tirare un colpo e poi esibire il trofeo.
se capita quando sarà consentito........vedremo come andrà a finire!!
 
Bè devo dire che certi punti sono più facili a dirsi che a farsi. Parlando della provincia di Reggio Calabria, soprattutto la fascia jonica e alcune zone aspromontane ogni volta sono colpite dagli incendi e ti ritrovi di andare a caccia sul bruciato che manco te ne accorgi o se prima il posto era buono ora non ci puoi andare più. Per quanto riguarda la regolarità delle tasse venatorie è vero che non ce l'ha ordinato il medico di andare a caccia, ma c'è anche da dire che in tempi di crisi pagare più di 300 € l'anno non sono roba da poco, soprattutto se la regola è aumentare le tasse e non diminuirle (sempre parlando della Calabria, aumento di 100,80 € sulla regionale contro i 66,66 € max mi sembra precedenti). Altro casino il discorso zone protette, che io personalmente ringrazio l'esistenza di Google Maps e del sito Parks.it per regolarmi al meglio sui confini e le distanze da rispettare, che sulle cartine non si capisce un *****! Per il resto sono d'accordo con i consigli della Forestale, ma c'è da dire che il bracconaggio viene anche incentivato da tutto questo casino di regole, giuste e non giuste che siano, che ahimé vanno rispettate ma sicuramente complicano la vita del cacciatore non di poco. Poi onestamente non capisco l'affermazione dell'articolo in cui si fa l'esempio del cacciatore che si introduce in un area naturale protetta sparando specie protette in via d'estinzione. Direi che questa affermazione sia un po' confusa: un conto è introdursi per sbaglio in un'area protetta che comprende non certo soltanto specie protette e particolarmente protette ma anche specie cacciabili e sulla quale non vige l'obbligo di affissione di tabelle per delimitare il perimetro dell'area e a meno che non sei un'indovino o non ti sei informato prima e hai buona memoria sui confini, un conto è introdursi nella zona protetta consapevolmente e con l'intento di fare bracconaggio. Quindi torno a ripetere, la Forestale ha ragione su certi punti, ma su altri il discorso è più complesso e spesso dovrebbe richiedere anche una certa elasticità da parte loro in sede di controllo, almeno ciò che farei io se fossi un forestale e in base al caso concreto capirei se è il caso o no di sanzionare il cacciatore o meno.
 

Alberto 69

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22/09/2013

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[h=2]BRACCONAGGIO IN AUMENTO IN TEMPO DI CRISI, ATTENZIONE AL RISPETTO DELLE BASILARI REGOLE PER LA SICUREZZA.[/h]Il bracconaggio, soprattutto in alcune regione italiane, come la Puglia, la Lombardia e la Campania, sta aumentando anche a causa della crisi economica. Rimane ancora un fenomeno diffuso e tra le varie cause si aggiunge un fattore di crisi che porta talvolta al mancato pagamento delle tasse o concessioni previste dalla legge. Si riscontrano a volte, persino casi di persone che cacciano per necessità, per integrare il proprio sostentamento alimentare. In certi casi è un po' come tornare alle origini di questa pratica illecita svolta in passato per "fame". Lo afferma Claudio Marrucci, responsabile del Nucleo Operativo Antibracconaggio del Corpo forestale dello Stato, impegnato in questi giorni su tutto il territorio nazionale insieme agli altri reparti territoriali della Forestale in un'intensa attività di prevenzione e repressione del bracconaggio, soprattutto quello perpetrato ai danni delle specie protette. Comunemente - prosegue - si sostiene che il bracconiere sia colui che non ha licenza di caccia, ma questo è vero solo in parte. Si pensi anche a colui che, all'interno di un'area naturale protetta, munito di regolare licenza di caccia finisce per uccidere specie che sono oggetto di protezione perché in via di estinzione. La complessa normativa in materia venatoria, deve dunque essere conosciuta anche da chi non è cacciatore, ma vive ed opera in campagna ed ha lo scopo di garantire non solo la compatibilità fra la caccia e l'ambiente naturale, ma anche quello di tutelare l'incolumità degli uomini. Una costante e capillare attività, quella svolta dal Corpo forestale dello Stato che ha portato dal gennaio 2011 a settembre 2013 ad accertare 2.076 reati, concentrati soprattutto in Puglia, Lombardia e Campania, dove rispettivamente sono stati 326, 290 e 317 i reati contestati. Le persone denunciate sono state 1.431, gli arresti sono stati 12, le perquisizioni effettuate 538. Sono stati accertati, inoltre oltre 5 mila illeciti amministrativi per un importo totale delle sanzioni notificate pari a circa 900 mila euro.

Ecco alcuni consigli della Forestale per una caccia sicura.

1) Non cacciare, per un periodo non inferiore a 10 anni, sulle superfici boschive percorse da incendi; le informazioni relative a tali aree sono reperibili presso i catasti comunali;

2) Controllare meticolosamente lo stato delle armi, del munizionamento e dell'equipaggiamento personale e rispettare sempre le disposizioni sull'uso e/o sul trasporto dei mezzi di caccia;

3) Verificare la regolarità dei documenti necessari per l'esercizio venatorio (porto d'armi, licenza di caccia, assicurazione, tesserino venatorio regionale, etc);

4) Provvedere al pagamento delle tasse governative e regionali nonché a tutti gli adempimenti richiesti dagli ambiti territoriali di caccia (ATC) e dai comprensori alpini (CA), previsti dalle rispettive normative regionali;

5) Accertarsi correttamente di quali siano i confini di eventuali Parchi, o altre aree protette, all'interno dei quali è assolutamente vietata la caccia, e se siano presenti ulteriori zone di protezione "a cuscinetto" sul perimetro;

6) Documentarsi correttamente su quali siano i limiti dei propri ambiti territoriali di caccia e prestare la massima attenzione alle aree denominate Zona a Protezione Speciale (ZPS), all'interno delle quali l'attività venatoria è disciplinata in modo particolare, così come specificato nei vari calendari venatori provinciali, e alle zone umide, dove si ha l'obbligo di utilizzare munizioni con pallini d'acciaio;

7) Conoscere bene le disposizioni del calendario venatorio provinciale ed eventualmente dei regolamenti relativi alla raccolta funghi o di altri prodotti delle zone boscate;

8) Essere sempre certi delle specie selvatiche per le quali è consentito il prelievo venatorio; la selvaggina che non si riconosca, o che non si veda distintamente, non deve essere abbattuta;

9) Rispettare rigorosamente le distanze di sicurezza previste dalla legge per edifici, qualunque via di comunicazione, mezzi agricoli al lavoro nonché appostamenti di caccia fissi o temporanei; anche in caso di un minimo dubbio evitare ogni esplosione potenzialmente pericolosa;

10) Rispettare sempre l'ambiente circostante ed evitare di abbandonare rifiuti di ogni genere, ma soprattutto i bossoli delle cartucce, ormai tutti di materiale plastico;

11) Ricordarsi di detenere, trasportare e gestire i cani, da sempre i migliori "ausiliari" della stagione di caccia, in maniera rispettosa delle norme e delle loro esigenze comportamentali;

12) Si raccomanda, infine, il massimo rispetto delle colture agricole in atto.
Per informazioni più dettagliate i cacciatori potranno rivolgersi ai Comandi Provinciali e ai Comandi Stazione della Forestale dislocati su tutto il territorio nazionale o chiamare il numero gratuito di Emergenza Ambientale 1515 a disposizione di tutti i cittadini 24 ore su 24.

fonte:corpoforestale.it
 
Non sono certo dati confortanti quelli riportati, non pensavo che la Puglia fosse al primo posto, comunque bisogna prenderne atto. Per le regole, è una buona sintesi da tener sempre presente quando si và a caccia.
Saluti
 
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