Sicilia – Gli ultimi voli delle Aquile, prima dell’estinzione

Alberto 69

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Conferenza Stampa a Palazzo delle Aquile: dito puntato contro la falconeria

Un problema conosciuto almeno fin dal 1984, quando l’ornitologo Andrea Ciaccio individuò in una parete rocciosa siciliana un falconiere tedesco. Uno strettissimo parente di quest’ultimo gli venne* indicato (appena poche settimane addietro) da una nota associazione di cultori del settore, quale consulente in supporto delle attività protezionistiche.L’attività pluridecennale dei bracconieri ed il sottile confine tra legalità ed illegalità, sono forse gli aspetti che meglio di altri si sono evinti oggi nel corso della conferenza stampa tenutasi* presso l’Aula Consiliare del Comune di Palermo. Oggetto della conferenza proprio le attività di conservazione e tutela delle specie di rapaci minacciate dai ladri di nidi. Una iniziativa che fa seguito ai campi di protezione dei siti di nidificazione e che purtroppo, anche per quest’anno, hanno fatto registrare il furto di alcuni pulcini.All’iniziativa, tenutasi nella presigiosa sede di Palazzo delle Aquile, hanno preso parte, oltre all’ornitologo Ciaccio, anche l’Eurodeputato Andrea Zanoni, il coordinatore del progetto di Tutela Rapaci* Giovanni La Grua e l’ornitologo Massimiliano di Vittorio.Un dito puntato, quasi unanimante, contro la falconeria. Sarebbe proprio quest’ultima attività, prima circoscritta ad un fenomeno di elite, la principale responsabile della depredazione dei nidi. Un uso improprio, forse, quello che potrebbe avere alimentato i commerci illeciti. La falconeria, infatti, è prevista dalla legge come mezzo di caccia. Messi *da parte, per un attimo, *gli aspetti etici sulla detenzione degli animali (un aspetto, questo, dove i relatori si sono più volte soffermati) rimane il fatto che la falconeria viene ormai grandemente utilizzata come attività spettacolistica. Un fenomeno, quest’ultimo,* molto in voga, ancorché pagato dalle amministrazioni locali in cerca di rivisitazioni medioevali per attirare turisti.Un’attività di stampo circense, ha sottolineato Giovanni La Grua.Secondo i dati diffusi da Massimiliano Di Vittorio, due specie di rapaci in particolare sono ormai avviati verso la probabile estinzione, almeno nelle regioni italiane e in Sicilia in particolare. Tra questi il Falco Lanario (depredato in gran numero, secondo l’ornitologo Di Vittorio) e l’Aquila del Bonelli. Quest’ultima penalizzata anche dall’uccisione diretta degli adulti.Da tali scoperte sono scaturite le indagini che hanno visto impegnata in Sicilia la Sezione Investigativa Cites del Corpo Forestale dello Stato, su mandato della Procura della Repubblica di Caltanissetta. Una indagine che ha rilevato le trame che fanno capo ad alcuni nodi nevralgici in Germania ed in Olanda, con validi appoggi in Spagna. Il tutto per fornire la documentazione fallace con la quale si coprirebbe la provenienza illecita dei rapaci. Documentazione che, a detta dell’ornitologo Di Vittorio, diverrebbe oggetto di superficiali controlli (almeno nei casi siciliani) consistenti nella semplice verifica* del numero punzonato nell’anello di riconoscimento posto* nel tarso dell’animale.“In molti casi*– ha dichiarato Massimiliano Di Vittorio –*c’è invece la palese non corrispondenza tra i dati documentali e l’età reale del Falco come dell’Aquila“. Un po’ come il ben più famoso traffico di cuccioli di cani importati dall’est Europa. I passaporti, a volte, attestano una età non corrispondente a quella derivante da una accurata visita veterinaria. E dire che per i rapaci, basterebbe stare attenti alle variazioni, a volte macroscopiche, del piumaggio.Disattenzioni che però, a detta dell’On.le Zanoni, non dovrebbero esistere. “Basta l’esame del DNA*– ha spiegato Zanoni – e*la discendenza a questo punto è certa. Nessuno si potrà più permettere di attestare il possesso di Falchi depredati nei nidi, come nati da* genitori già in cattività. Mi consta*– ha aggiunto l’On.le Zanoni –*che l’ISPRA*[ndr: l'ente al quale lo Stato ha affidato taluni aspetti gestionali della fauna selvatica]*ha già lavorato in tal senso. Ad esempio con l’esame del DNA di tanti piccoli passeriformi. Un impegno gravoso*– ha aggiunto Zanoni –*rispetto a quella che potrebbe essere la*completa mappatura di tutti i rapaci detenuti dai falconieri“.Il rilievo più importante, però, è quello sollevato dallo stesso Zanoni al Commissario* all’Ambiente dell’Unione Europea* Janez Potočnik. Quest’ultimo ha già assicurato come le violazioni in tema alla Direttiva “Uccelli”, e tra queste proprio i nidi dei rapaci depredati in Sicilia, saranno alla base delle ipotesi di apertura del processo di infrazione nei confronti dell’Italia.Zanoni ha poi voluto sottolienare* l’impegno assunto dall’Assessore Agricoltura e Foreste della Regione siciliana Caltabellotta: “ci impegnano a tutelare i rapaci siciliani”. Un impegno importate e sul quale lavorare, secondo l’On.le Zanoni. Poi, però, interviene** una* volontaria del WWF. La Forestale siciliana avrebbe messo da parte alcuni dei suoi uomini migliori.
 
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