A caccia la correttezza al frullo è controproducente, il cane deve essere al punto dove cade il selvatico nel minor tempo possibile, se per caso ferisco un fagiano il cane se il terreno gli permette di seguirlo a vista deve essere dove il fagiano tocca terra il prima possibile, e se non posso sparare a un animale perché in traiettoria con il cane vorrà dire che andrò a ribatterlo, non sto morendo di fame.
Ma preferisco lasciare in giro meno feriti e più animali illesi se per caso rischio di ferire il cane
Per come la vedo io le prove di lavoro dovrebbero servire a migliorare i cani da caccia e portarli ad un livello sempre più alto,quindi dovrebbero rispecchiare il più possibile l'attività venatoria.

Ci sono i pro e i contro. Bisognerebbe capire se è più preciso nel marcare il punto esatto di caduta il cane che è fermo o quello che corre. Comunque il cane va addestrato al riporto in previsione della correttezza al frullo o della non correttezza. Se si vuole il cane corretto al frullo, quando si lancia il cane deve stare seduto e segnare il punto preciso, altrimenti è controproducente far marcare da fermo il punto di caduta quando in futuro il cane inseguirà la selvaggina.
 
Ciao, ho un setter inglese di 6 mesi, da quando l’ho preso, circa 4 mesi fa, siamo usciti oltre che tutte le domeniche, anche altri giorni, l’ho sempre portato in zone conosciute da cacciatori, ma non abbiamo mai incontrato niente e non é assolutamente un problema.
Poi nelle ultime 2 uscite, ci siamo uniti ad un cacciatore con il suo cane di 4 anni che lavora molto bene sul terreno di caccia, ma il mio piccolo Thor mi è sembrato poco interessato alla cerca e non si é nenmeno messo a rimorchio del cane più maturo.
Può essere un problema o é solo che il cane é ancora troppo piccolo?
 
Re: Addestramento del cane da caccia: metodi ed esperienze

Giovanni, hai risposto a questa domanda "che problema c'è se il cane dovesse usare olfatto, vista e pure udito ?" con un "nessun problema anzi!" si parlava di riporto, sul riporto il cane deve usare gli occhi, con gli occhi deve marcare il punto preciso di caduta. L'udito lo deve usare ma non per un riporto a vista. Quando si incomincia con i lanci si incomincia per gradi su terreni puliti dove il cane deve vedere il riportello, non deve usare il naso. Un cane che sul riporto a vista usa il naso e non gli occhi arriverà sul selvatico sempre dopo di un cane che sul selvatico arriva con gli occhi, al massimo il naso lo adopera a pochi centimetri dal selvatico. Quindi i problemi ci sono se il cane invece degli occhi incomincia a tirare e a tastare l'aria con il naso lontano dal punto di caduta. Come ho detto io non insegno al cane a cacciare e neanche a come deve usare i sensi per cacciare la selvaggina, però gli posso insegnare ad andare sul punto di caduta usando gli occhi, per quello che riguarda il riporto a vista, per altri tipi di riporto ci sono altri metodi per mandare il più velocemente possibile il cane sul punto di caduta. Il riporto al cane può essere insegnato proprio perché non fa parte della predazione non è una dote naturale geneticamente trasmessa.


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Sono d'accordo con quello che dici, fino ad un certo punto e in determinate situazioni e mi spiego con esempi: Siamo a tordi in appostamento col nostro ausiliare a fianco, il quale guarda per aria perchè sa che i tordi arrivano da lì. Spariamo e abbattiamo un tordo che cadrà a circa 30/40 metri. Lì il cane fissa il punto di caduta (c'è chi gli da il via per il recupero c'è chi no come me) e parte a vista, ma quando arriva lì, vuoi per la vegetazione, vuoi per la formazione del terreno e tante altre cose, userà il naso ed è giusto così. Userà anche l'udito, se il tordo è ferito e si muove ed è giusto anche questo. Cosa diversa è in un campo in pianura senza vegetazione, li hai ragione, deve usare gli occhi.
Altra situazione si verifica nel bosco a beccacce o fagiani. Il cane in ferma, magari in un ginepraio o comunque dove sente il selvatico solo a naso. Il selvatico frulla e viene abbattuto, il cane esce dal punto e non sa dove è caduto il selvatico, naturalmente viene inviato dal cacciatore che gli indica il posto di caduta, ma il cane non sa il punto preciso....cosa usa?
Quindi secondo me i sensi vanno usati tutti assieme, anche perchè il cane è basso e da quella altezza dal terreno non può vedere il punto di caduta come lo vediamo noi, quindi deve usare tutti i mezzi a sua disposizione per trovare la selvaggina.
Poi come ho detto prima, si deve considerare il terreno, se ci sono avvallamenti, collinette, alberi.

A tal proposito volevo segnalare una prerogativa nell'uso del naso: la mia cockerina, quando un tordo rimane su un ulivo, dopo averlo cercato per terra e non trovato, alza la testa e gira fino a quando la vedo con le zampe anteriori appoggiate al tronco dell'ulivo, guarda per aria e abbaia...secondo me lo sente a naso, ma non lo vede, però lo ha trovato, poi sarò io a farlo cadere e così una volta a terra lo abbocca e me lo riporta.

A dimenticavo; dall'anno scorso me lo posa tra i piedi!:eek:
 
Il poco interessamento alla cerca l'ha manifestato solo in presenza dell'altro cane? Per il resto ognuno di noi ha il proprio modo di iniziare alla caccia il cucciolo. Per esempio: io trovo controproducente portare sul terreno di caccia un cane troppo piccolo.
 
Sapere è meglio di non sapere, leggi tutto quello che parla del cane. Qualsiasi libro che tratta dell'addestramento del cane da ferma va bene, più o meno dicono tutte le stesse cose. Però non farti troppe illusioni, i libri non possono tenere in considerazione tutte le varianti che ci possono essere in ogni singolo cane. La cosa migliore è leggere, ma prima di applicare sarebbe utile chiedere a qualcuno più esperto. Chiedere anche quando si applica il metodo e i risultati non arrivano, prima di abbandonare l'addestramento è sempre meglio chiedere. Con una piccola variante a quello che si è letto si potrebbe riuscire a raggiungere l'obiettivo desiderato. Fare variati per una persona non esperta non è facile. C'è un proverbio che dice: "fra il dire e il fare ce di mezzo il mare"
 
Si, quando siamo soli, sembra un po’ più scaltro, sarà che l’ho portato quasi sempre negli stessi posti, invece con l’altro cacciatore siamo andati in un posto nuovo!?
 
Re: Addestramento del cane da caccia: metodi ed esperienze

Caro Germano ,la ringrazio dei consigli e come le ho detto non è il primo che ho e che addestro .il cane Non ha problemi di socializzazione né tantomeno di sapere chi è il suo capo branco quelle cosìne fondamentali che lei ha rammentato sono alla base di ogni uscita ma gli altri che ho avuto sempre di buona genealogia sono stati più veloci nell'apprendere forse perché erano linee di sangue solo italiane ma comunque soggetti che mi hanno dato grandi soddisfazioni, questo esemplare è figlio di un cane inglese con altre tipologie di sangue e sinceramente noto la differenza nell'obbedienza che è' migliore secondo me ,mi faceva piacere sapere il parere di qualcuno che magari oltre la caccia avesse esperienze enci e conosce l'addestramento degli Springer in maniera più approfondita.Grazie e saluti

Che linea di sangue a?


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Re: Addestramento del cane da caccia: metodi ed esperienze

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Sono d'accordo con quello che dici, fino ad un certo punto e in determinate situazioni e mi spiego con esempi: Siamo a tordi in appostamento col nostro ausiliare a fianco, il quale guarda per aria perchè sa che i tordi arrivano da lì. Spariamo e abbattiamo un tordo che cadrà a circa 30/40 metri. Lì il cane fissa il punto di caduta (c'è chi gli da il via per il recupero c'è chi no come me) e parte a vista, ma quando arriva lì, vuoi per la vegetazione, vuoi per la formazione del terreno e tante altre cose, userà il naso ed è giusto così. Userà anche l'udito, se il tordo è ferito e si muove ed è giusto anche questo. Cosa diversa è in un campo in pianura senza vegetazione, li hai ragione, deve usare gli occhi.
Altra situazione si verifica nel bosco a beccacce o fagiani. Il cane in ferma, magari in un ginepraio o comunque dove sente il selvatico solo a naso. Il selvatico frulla e viene abbattuto, il cane esce dal punto e non sa dove è caduto il selvatico, naturalmente viene inviato dal cacciatore che gli indica il posto di caduta, ma il cane non sa il punto preciso....cosa usa?
Quindi secondo me i sensi vanno usati tutti assieme, anche perchè il cane è basso e da quella altezza dal terreno non può vedere il punto di caduta come lo vediamo noi, quindi deve usare tutti i mezzi a sua disposizione per trovare la selvaggina.
Poi come ho detto prima, si deve considerare il terreno, se ci sono avvallamenti, collinette, alberi.

A tal proposito volevo segnalare una prerogativa nell'uso del naso: la mia cockerina, quando un tordo rimane su un ulivo, dopo averlo cercato per terra e non trovato, alza la testa e gira fino a quando la vedo con le zampe anteriori appoggiate al tronco dell'ulivo, guarda per aria e abbaia...secondo me lo sente a naso, ma non lo vede, però lo ha trovato, poi sarò io a farlo cadere e così una volta a terra lo abbocca e me lo riporta.

A dimenticavo; dall'anno scorso me lo posa tra i piedi!:eek:

Credo tu abbia descritto il "cane da caccia".
Deve usare tutti i sensi e le astuzie per risolvere le varie situazioni.
 
Re: Addestramento del cane da caccia: metodi ed esperienze

"Il terra di Felice Delfino" (Lo spunto per scrivere su questo argomento l'ho avuto dalle domande fatte da migratorista) Già dai primi anni del 1.900 Delfino diceva che i cultori del terra aumentavano di numero in tutte le regioni italiane. Sicuramente si sbagliava, visto che quel tipo di terra in Italia non è mai "decollato". Nelle prove di lavoro si è preferito la correttezza al frullo e allo sparo che è diverso dal terra di Delfino. Secondo me la correttezza al frullo è molto più naturale se fatta su selvaggina degna di questo nome, meno naturale è il riporto a comando. Delfino utilizzava questo metodo per "domare" i temperamenti più focosi, più avidi, questo lo scrive Delfino. Domare non è una bella parola, dopo si corregge dicendo che il terra si ottiene con intelligenza e affetto. Delfino rifiutava categoricamente tutti gli altri sistemi coercitivi dove per "domare" si usavano attrezzi come frustini, fucili, collari a strozzo con punte e torture di vario genere, è torture anche fischiare nelle orecchie del cane a una distanza di pochi centimetri. Asserendo questo denigrava l'operato di molti suoi colleghi, per questo non era ben visto, e veniva accusato di "predicare bene e razzolare male" Per esperienza personale posso dire che il terra di cui parla Delfino si può ottenere senza mezzi coercitivi, però bisogna partire fin da subito con il piede giusto. Questo vuol dire che bisogna condizionare il cucciolo prima con la voce e dopo con il fischietto ad eseguire il terra, (io preferisco il seduto) Prima da vicino e man mano che esegue bene si allunga di qualche metro, questo in assenza di distrazioni, quando il cane sarà alla presenza di forti istinti predatori, la musica cambia, ma comunque il cane ha già una buona base. Tutto il resto è una questione di tempo e di soldi, la selvaggina bisogna comprarla, a caccia non tutti hanno territori pieni di selvaggina. Sul terra di Delfino ci sarebbe ancora molto da scrivere, però è meglio non mettere troppa carne al fuoco. A proposito, io caccio con una cagna che è prossima ai 12 anni, è diventata completamente sorda, per questo non la posso più fermare a comando, cacciare mi è possibile grazie all'ottimo collegamento della cagna, comunque a caccia non ho mai fermato la cagna su nessuna emanazione, a caccia il fischietto lo tengo in tasca. Il terra di Delfino, nei mio caso il seduto lo utilizzavo per le gare, sicuramente avere un cane da cerca che spazia anche facendo puntate fuori dalla portata del fucile, mi era comodo far sedere il cane appena entrava in emanazione, mettermi a tiro e mandarlo ad alzare la selvaggina a comando, pero sto parlando di selvaggina di allevamento, che è ben diversa da quella selvatica, usare lo stesso procedimento su quella selvatica vorrebbe dire darsi la zappa sui piedi. Per ovvi motivi è molto meglio far cacciare il cane a tiro di fucile.
 
È vero che il buongiorno si vede dal mattino però credo che ancora sia un po' giovane il tuo cane e in più non ha ancora sentito un selvatico..... deve ancora crescere ed "appassionarsi".

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Re: Addestramento del cane da caccia: metodi ed esperienze

Esatto, nessun problema.

Nessun altro vuole partecipare alla discussione con la propria esperienza? avanti, non vi fate intimidire da Nicola![up.gif][up.gif]

Vedo che a volte ci sono perplessità a iniziare presto l' addestramento, appena il cucciolo ha compiuto i due mesi Vi posso dire che di solito e' quello il momento in cui in Germania iniziano ad addestrarli. E non e' stato scelto a caso, ma osservando il comportamento del lupo che fino a due mesi fa fare ai cuccioli quello che vogliono, tollerando ogni loro esuberanza, dopo tale data però iniziano ad insegnarli la disciplina della scala gerarchica. Allo stesso modo gli addestratori, un passo alla volta, iniziando dall'ubbidienza, arrivano dopo un lungo periodo ad ottenere un addestramento soddisfacente per le molteplice esigenze venatorie che per loro non si limitano ad un semplice riporto di un fagiano caduto in un campo e portato al padrone alla meno peggio.
 
Re: Addestramento del cane da caccia: metodi ed esperienze

Caro Germano ti scrissi in privato ora ti raggiungo qui ho fatto con Ccleo quello che mi dicesti, andare in campagna e utilizzare il riportello , ti garantisco che non ha sbagliato nulla se fosse per i riporti fatti con "l'artificiale" dormirei sonni tranquilli.
Ieri ad esempio prende la sua crosta di pane e va a mangiarsela chiamo e lei senza tentennamenti arriva si siede e aspetta che io prenda l'omaggio.
Il problema si verifica quando sono passato alle ali del fagiano, in casa riporto perfetto dopo 4/5 giorni passati a fare i due esercizi senza sbavature "provo" all'aperto con le ali.........................................nulla prende si siede e comincia a leccare le ali stesso copione di quello già detto in privato.
Cosa pensare cosa fare???????????????????????????????????????
 
Re: Addestramento del cane da caccia: metodi ed esperienze

Giovanni, parlo per me, quindi non ho detto che quello che dico è il Vangelo. Il mio compito quando addestro un cane al riporto è quello di mandarlo con più precisione possibile sul punto di caduta del selvatico, al resto ci deve pensare il cane, logicamente il naso lo deve usare un poco in un raggio molto ristretto. Per il recupero che fa parte della predazione il cane userà tutto quello che ha a disposizione per catturare l'animale ferito. Il cane quando il selvatico vola via dovrebbe seguirlo a vista, in alcuni ambienti molto sporchi anche il cane non corretto al frullo si ferma e segue con lo sguardo il volo, dopo la fucilata parte e se da giovane gli hanno fatto il mazzo sul riporto marcato non avrà problemi ad individuare la zona di caduta a quel punto inizierà ad usare il naso. Se non ha visto, e al posto suo ha visto il padrone, il cane si recherà sulla direzione indicata dal padrone, ma per fare questo il cane deve essere addestrato a farsi guidare, altrimenti ognuno deve arrangiarsi come meglio può. Chi può accompagnare il cane lo deve fare il più velocemente possibile, chi non può accompagnarlo gli lancerà qualche pietra nella direzione giusta. Per questo quando si lancia il riportello o altro, il cane deve vedere il braccio che lo lancia e deve seguire la direzione del braccio, tutto il lavoro deve essere svolto per mandare il cane il più velocemente possibile sul punto di caduta di qualsiasi cosa. Ci sono cani che vanno sul punto preciso anche se non vedono il selvatico toccare terra, e altri che marcano la zona, e quando sono in zona accendono il naso. Inutile dire che quelli che vanno con più precisione sono da preferire. Una buona azione di recupero si gioca sul tempo, più tempo impiega il cane per raggiungere il punto dove è atterrato il selvatico più difficoltoso sarà il recupero, un fagiano selvatico ferito all'ala gli basteranno una quindicina di secondi più o meno per seminare il cane. Non tutti i cani sono forti recuperatori per questo motivo si addestra e si allena il cane ad andare con precisione sul selvatico caduto, per il resto non si riesce a fare molto, difficilmente si riesce ad addestrare il cane a recuperare, qui contano doti naturali ed esperienza. Complimenti per la Cockerina, se non lo trova per terra e lo ha visto cadere mi sembra giusto che usa anche il naso. Come è giusto usare le orecchie per marcare il punto di caduta di un anatra tirata un'ora dopo il tramonto.
 
Re: Addestramento del cane da caccia: metodi ed esperienze

La ringrazio ,questo modo di parlare mi sembra già piu consono all'argomento anche perche non sono un neofita. Credo che ogni cane ed ogni padrone abbiano ognuno la propria storia e di conseguenza i consigli del web vanno piu che bene ma tante volte non bastano ,occorre trovarsi con chi conosce la razza al di sopra della norma ,sa fare il punto della situazione ed agire ,non si puo usare lo stesso metro per tutte le razze . Io ho trovato negli anni differenze di apprendimento e di maturazione nelle varie razze da ferma e da cerca . La ringrazio delle risposte e della disponibilità
 
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Re: Addestramento del cane da caccia: metodi ed esperienze

Stai facendo X caso una differenza fra cane da caccia e da prove?


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No faccio una differenza tra i terreni della maggior parte delle prove e i terreni di caccia.
Ho sempre sostenuto che un buon cane da prove, dopo un periodo di adattamento, può eccellere anche a caccia.
Allo stesso tempo ritengo che nelle prove ( biliardo di erbetta)sia oggettivamente più facile ritrovare un selvatico abbattuto.
 
Si, quando siamo soli, sembra un po’ più scaltro, sarà che l’ho portato quasi sempre negli stessi posti, invece con l’altro cacciatore siamo andati in un posto nuovo!?

Il poco interessamento alla cerca l'ha manifestato solo in presenza dell'altro cane? Per il resto ognuno di noi ha il proprio modo di iniziare alla caccia il cucciolo. Per esempio: io trovo controproducente portare sul terreno di caccia un cane troppo piccolo. Se il cucciolone è timido e non ha avuto modo di socializzare con il cane del tuo amico, 2 uscite sono poche per fargli prendere confidenza. Se ci dici qualcosa in più, ci dai la possibilità di fare più ipotesi. E' anche utile conoscere la genealogia, presumo che il cane sia maschio. La prima domanda è importante, da come rispondi potrai avere qualche opinione in più di cosa sarebbe meglio fare. Avevo fatto una modifica al messaggio precedente, non sono riuscito ad inviare il messaggi modificato e ho fatto un copia-incolla, spero sia chiaro, anche perché quando l'ho scritto non potevo leggere quello scritto da te e da Miki.
 
Ho capito, vi devo cancellare i post per riportarvi in argomento, quindi o scrivete di addestramento in questo treahd oppure se avete voglia di scornarvi aprite un argomento ad hoc, il titolo ve l’ho già suggerito.:p[offtopic.gif]
Martino, il titolo che hai suggerito lo hanno aperto in un altro forum, forse è solo una coincidenza.
 
Addestramento del cane da caccia: metodi ed esperienze

Ho i riporti a freddo nelle prove dove se vanno dritto per dritto nella direzione indicata gli sbattano contro o lo vedono risolvendo subito acquisendo punteggio ma basta che deviano un po non lo vedono non gli sbattono contro e ciao buttano naso a terra con perdite di tempo quindi punteggio basso, prove di spaniel, non è che lo mettono sul l'albero di olive o dentro na pianta di agrumi ho rovi come diceva giustamente walker dipende tutto dal tipo di terreno


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Nessuna linea di sangue particolare, niente Pedigree, genitori cacciatori, solo che secondo me un po’ troppo giovani (1 anno e mezzo)....il cane è scaltro e non ha paura....


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