Bocconi avvelenati: pericolo in agguato

Alberto 69

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Prima di entrare nel vivo spieghiamo che cos’è un veleno. Quando usiamo questa parola facciamo riferimento a qualche sostanza che può ucciderci o farci del male: in un certo senso qualsiasi cosa può essere un veleno. Non è una mia intuizione, appartiene a Paracelso che nel 1500 scriveva “dosis sola facit ut venenum non sit”, ovvero sta tutto nella dose, è la quantità di sostanza che ingeriamo a far sì che essa sia velenosa a meno. Un esempio? I farmaci: se presi nelle giusta dose ci aiutano a star bene, se sovra-dosati possono mandarci all’altro mondo.

Nel sentire comune, tuttavia, il veleno è una sostanza che ha effetti tossici gravi (se non addirittura letali) anche a piccole dosi. Esistono veleni creati chimicamente dall’uomo e altri che invece sono opera di Madre Natura che ne produce di minerali (per esempio arsenico, piombo, mercurio), fungini e vegetali (la stricnina deriva da una pianta tropicale chiamata Strychnus nux vomica) e animali (veleni di insetti e rettili per esempio). I veleni sono infiniti, pertanto ci limiteremo a dire qualcosa su quelli in cui è più probabile che i nostri cani si imbattano. Un’altra precisazione è d’obbligo: esistono avvelenamenti accidentali e dolosi. Nel primo caso si tratta di sostanze utilizzate per altri scopi (per esempio i prodotti chimici usati in agricoltura), nel secondo caso, invece, il veleno è sparso ai fini di nuocere a qualcuno e i bocconi avvelenati sono l’esempio più noto.

Capire l’avvelenamento

Come possiamo accorgerci se il cane ha ingerito del veleno? Ce lo spiega Sara Ardissone, medico veterinario di Torino, dove lavora presso l’Ambulatorio Associato Sergio Pastrone.

“Non sempre è facile capire cosa sta succedendo e non sempre si è in tempo per correre ai ripari. Se abbiamo visto il cane inghiottire o masticare qualcosa, o se abbiamo la quasi certezza che l’abbia fatto, siamo a metà dell’opera. Il sospetto viene confermato se, dopo la presunta ingestione, il cane mostra sintomi di malessere. Quando si ha a che fare con un avvelenamento non c’è tempo da perdere, alcune sostanze, come la stricnina, hanno un’azione talmente rapida che è impossibile salvare il cane se non si interviene all’istante.

“I bocconi avvelenati sono un problema molto sentito, esistono comitati anti-bocconi e esistono siti internet dedicati al problema, tra le controversie più vive vi è quella sull’opportunità o meno di far vomitare subito il cane. Il dubbio è indotto dall’eventualità che il nostro cane abbia ingerito una sostanza capace di avere effetti caustici sull’apparato digerente. In questo caso il veleno lesionerebbe l’esofago sia durante l’ingestione, sia risalendo insieme al vomito. Un altro problema sono i sintomi neurologici depressivi ed eccitativi: questa sintomatologia può far aspirare il vomito provocando quindi una polmonite ab ingestis facilmente mortale essa stessa. Fatta salva questa situazione, se vedete il vostro cane ingerire qualcosa, farlo vomitare è la prima mossa da fare! L’ideale è portare sempre con sé acqua ossigenata a 10 volumi (la si acquista in farmacia) e farla ingerire al cane usando una siringa senz’ago nel dosaggio 1 ml per kg di peso vivo (al fine di non provocare lesioni alla mucosa è opportuno diluire l’acqua ossigenata con acqua al 50%) oppure utilizzare acqua in cui è disciolto sale fine in quantità tale da dare una soluzione soprasatura (cioè mettere sale fino a che questo non si scioglie più e si deposita sul fondo). Nel somministrare il liquido al cane siate, per quanto possibile, delicati per far sì che il liquido non vada di traverso. Se il cane non vomita subito, mentre siete in viaggio per raggiungere il veterinario, si può ri-somministrare il liquido dopo una decina di minuti. Questa manovra va considerata di primo soccorso, ma la faccenda non va considerata chiusa qui. Veder vomitare il cane non deve farci sentire tranquilli perché: 1) non sappiamo se ha vomitato tutto; 2) parte del veleno potrebbe essere già stata metabolizzata e i sintomi potrebbero comparire successivamente.

“Recatevi dal veterinario appena possibile e raccontategli l’accaduto nei minimi dettagli, è importante anche saper dire con esattezza quanto tempo è passato dall’ingestione e portare con voi un ‘campione’ del boccone. A questo punto il veterinario deciderà se far vomitare ulteriormente il cane ricorrendo a farmaci, se effettuare un prelievo di sangue, se tenerlo in osservazione o se intervenire sui sintomi, nel caso ve ne siano. I residui del boccone possono servire per denunce, segnalazioni ed eventuali esami tossicologici volti a scoprire di che veleno si sia trattato”.

“Tornando al cane avvelenato, come già spiegato i veleni in cui può imbattersi sono numerosi e i sintomi molteplici, anche la quantità di veleno ingerita e il tempo trascorso tra l’ingestione e il vomito (e le prime terapie) sono determinanti. Per certi veleni non esistono antidoti e l’unica cosa che il veterinario può fare è somministrare terapie utili a mitigare i sintomi e a sostenere l’organismo aiutandolo nel processo di detossificazione. Dimenticavo, il latte che spesso suggerito come ‘rimedio della nonna’ è sempre sconsigliato: può aumentare l’assorbimento delle sostanze liposolubili. Piuttosto pensiamo all’albume d’uovo che fa precipitare i metalli pesanti e può essere efficace in caso di intossicazione da acidi e basi forti ma… quando si è in campagna, spaventati e in preda all’emotività, è impossibile capire al volo con che veleno abbiamo a che fare!”

Dottoressa Ardissone, quali veleni troviamo più facilmente in campagna?

“E’ una domanda a cui è impossibile rispondere: la stricnina, per esempio, risulta essere formalmente fuori commercio, ma questo non può portarci a presumere che non se ne possa trovare in assoluto. Vecchie glorie come l’arsenico e il cianuro sono ancora tra noi e la modernità ci ha portato la metaldeide (lumachicidi) e i pesticidi che si acquistano liberamente. antigeMai è passata di moda la classe dei rodenticidi (con gli anticoagulanti che fanno la parte del leone) e segnalo, inoltre, due avvelenamenti di cui ho avuto notizia che pare siano stati causati da erbicidi (parquat, diquat e affini). Non possono chiudere l’elenco dimenticandomi di un nuovo venuto, ma già tanto amato e diffuso: il glicole etilenico ovvero il liquido color blu puffo che mettiamo nel motore dell’auto e che è meglio noto come antigelo”.

Come si comporta un cane che ha ingerito un boccone o ha bevuto acqua avvelenata?

“Data la numerosità delle sostanze tossiche è impossibile fornire una risposta univoca, ma vi dirò cosa capita più frequentemente. Il cane inizia a comportarsi in maniera strana: può tremare, barcollare, mostrarsi debole, ansimare, sbavare copiosamente, agitarsi, avere scariche diarroiche, presentare emorragie, svenimenti e convulsioni. Il colore delle mucose (osservate la parte interna delle labbra e delle gengive) può apparire alterato. La gravità dei sintomi varia a seconda della quantità di veleno ingerito (in proporzione alla taglia del cane, all’età, allo stato di salute, alla quantità di grasso corporeo), al tempo trascorso dall’ingestione e al principio attivo, la stricnina per esempio ha un’azione rapidissima che la rende particolarmente letale. Ricordatevi sempre che anche se nulla è successo subito dopo l’ingestione del boccone non bisogna stare tranquilli, i primi sintomi possono presentarsi anche dopo mezz’ora o più, quindi nel dubbio occorre sempre cercare di far vomitare il cane e, vomito o non vomito, recarsi dal veterinario più vicino. Aggiungo inoltre che, fino a qui, ho focalizzato il problema sulle esche avvelenate e in parte sull’ingestione di acqua contaminata, ma esiste anche il così detto avvelenamento ‘secondario’. Come funziona? Semplice, questa eventualità si verifica quando il cane, anziché ingerire un’esca avvelenata, ingerisce le spoglie di un animale che è deceduto a causa di un’esca. Alcune sostanze, infatti, per esempio la stricnina o gli anticoagulanti presenti nei rodenticidi, possono uccidere anche in questa maniera, persino se ingeriti in seconda battuta, perché riescono a resistere nel corpo dell’animale morto. Occhi aperti dunque, attenti ai bocconi e alle pozze d’acqua, ma anche ai cadaveri”.

I rodenticidi anticoagulanti

Il citare i rodenticidi non è casuale perché è d’obbligo aprire una parentesi su queste sostanze molto diffuse anche in città e nelle aziende agricole. Tra i rodenticidi (vocabolo utilizzato in maniera generica per indicare i veleni anti-roditori) sono molto diffusi i così detti veleni anticoagulanti il cui meccanismo di azione consiste nell’impedire la coagulazione sanguigna. La dottoressa Ardissone ci spiega che “per gli anticoagulanti esiste un antidoto e cioè la vitamina K ed è proprio grazie a lei se tanti animali domestici si sono salvati, ma il diavolo fa le pentole ma non i coperchi: l’avvelenamento da anticoagulanti può essere difficile da diagnosticare. I sintomi, infatti, potrebbero anche comparire qualche giorno dopo l’ingestione e mostrarsi in maniera molto vaga: si va dalla semplice stanchezza al calo di rendimento nell’attività fisica ai rantoli polmonari. Le mucose possono apparire pallide e possono esserci affanno, sangue in feci e urine o anche ipotermia (temperatura corporea sotto la norma), ma… non è detto. Difficilmente gli anticoagulanti annunciano la loro presenza in maniera lampante e questo può condurre a un ritardo nella diagnosi o, addirittura, a diagnosi sbagliate: personalmente ritengo corretto somministrare vitamina K anche in base al semplice sospetto di avvelenamento da anticoagulanti, in via precauzionale. Gli anticoagulanti sono problematici, se non ne viene compresa l’ingestione e, conseguentemente, si somministrano farmaci (magari per malattie croniche di cui soffre il cane) questi possono interagire con gli anticoagulanti e potenziarne l’efficacia! Ricordiamoci, quando si parla di anticoagulanti, che all’insidiosità nei sintomi si aggiungono la lunga durata degli effetti e la possibilità di dar luogo a emorragie in seguito ai traumi più banali: se il vostro veterinario di fiducia diagnostica un avvelenamento da anticoagulanti, seguite le sue istruzioni alla lettera e limitate, se suggerito, l’attività fisica del cane”.


fonte:caffeditrice.com
 
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