Il premio è importante, ma l'addestramento non funziona solo con il premio. Per un'addestramento veloce ci vuole interazione, ci vuole coinvolgimento, se chi addestra non è coinvolto in quello che vuole far fare al cane, cioè quando c'è il padrone da una parte che ordina e dall'altre il cane che esegue, il cane si fotte il premio e fa il minimo indispensabile, pensa più al premio che a quello che sta facendo. Se ne fotte di noi e delle nostre carezze, la carezza diventa un rinforzo meno importante del bocconcino. Il bocconcino diventa più importante della leadership, e questo non va bene, perché se diventa più importante della leadership, c'è poca speranza di poter controllare il cane a caccia, visto e considerato che la selvaggina è il rinforzo più potente in assoluto per il cane da caccia che ha passione da vendere. Le troppo carezze date ad minchiam rovinano i cani. I cani non hanno bisogno di carezze, hanno bisogno di sicurezze. La cosa migliore sarebbe quella di osservate quali sono gli interessi del cane e premiatelo attraverso questi. Mi spiego: osservo che il cane ha interesse ad uscire, io lo premio portandolo fuori, pero prima lui deve farsi mettere il guinzaglio, bisogna arrivare a far pensare al cane che per uscire deve interagire facendo mettersi il guinzaglio. Io no ordino al cane, il vieni per mettergli il guinzaglio, se lo facessi toglierei al cane la possibilità di pensare. Anche senza bocconcino ho premiato il cane. E' un principio del condizionamento attivo, che è quello che bisogna fissare nella testa del cane che ad ogni azione compiuta bene in determinate circostanze sia seguita da un premio, che non necessariamente deve essere il bocconcino.
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La cosa migliore sarebbe quella di osservate quali sono gli interessi del cane e premiatelo attraverso questi.>>
E si l'interesse principale der cane, speciarmente si e' un maschio intero, e' quello de scopa', che fai, je tiri 'na sega?
Scusa, scherzavo... Ogni tanto mi scappa! Non te la prendere--sono fatto cosi'. Ormai, dopo 71 anni di vita su questo infelice pianeta mi sono reso conto che se uno prende tutto sul serio o impazzisce o muore prematuramente. Il riso fa buon sangue (ma la Matriciana fa puro mejo!)...
Seriamente parlando, il cane ben allevato ed integrato nella famiglia che lo ospita e nella gerarchia simile a quella dei suoi antenati selvatici, vuole (e insisto sul "vuole") compiacere il branco, e specialmente l'alpha male, il cacciatore (o, nel caso di Livia, la cacciatrice--a proposito dove ti sei cacciata, mia amatissima?). Secondo me e secondo la mia limitata esperienza, a monte di tutto il comportamento corretto del cane e' la sua volonta' di compiacere il "padrone" (un termine comune ma del tutto incorretto). La correzione degli sbagli deve essere fatta in maniera commensurata agli sbagli stessi, e il premio--che sia coccola o "dolcetto"--e' appunto un modo di, come dici tu, rafforzare la sua sicurezza, rendendolo consapevole di aver compiaciuto il suo umano. E cosi' pure la punizione, in maniera negativa, gli fara' capire che col fare uno sbaglio ha fallito di compiacere il padrone. Io mi ricordo che da bambino (e i bambini piccoli ed i cani hanno molto in comune, quando facevo qualche discolata e mi beccavo una sculacciata, il dolore della sculacciata era molto minore e durava molto di meno della sensazione di sconforto, tristezza, pentimento, vergogna--chiamala come vuoi--di aver fatto qualcosa che aveva addolorato i miei genitori. Sono pero' le punizioni ingiuste, eccessive, continue che rovinano cani e bambini, e soprattutto quelle somministrate senza che il bambino (o cane) ne capisca il perche'. E lo stesso con i premi. Troppe carezze e troppi bocconcini rovinano i cani, hai ragione, perche' poi il premio diventa l'interesse principale del cane, non il resto.
A proposito dell'insegnare al cane che per uscire deve interagire facendosi mettere il guinzaglio, anche qui sono d'accordissimo. Ma avendo un cane da riporto, io andai anche oltre. Per poter uscire Scout doveva trovare collare e guinzaglio, che io nascondevo da qualche parte dentro casa, e porgermeli. Allora io le mettevo il collare e la portavo fuori. Ed era felicissima di poter assolvere questo compito, scodinzolando e facendo una faccia da Labrador felice (glielo puoi leggere in faccia, credimi). Bastava che mi mettessi in piedi davanti alla porta di casa e dicessi: "Scout, get your leash!" e la cerca cominciava, con gran rumore di tartufo e guance che lavoravano a mantice. A proposito, per quelli che ci leggono: E' importantissimo (o cosi' ho letto e me lo ha anche detto un mastro addestratore di cani impiegati in "search and rescue" di persone perdute o rapite, o impossibilitate a tornare a casa da sole da qualche accidente), che davanti a qualsiasi comando bisogna pronunciare chiaramente il nome del cane. Questo mette subito a fuoco la sua attenzione, ed il comando che segue (se gli e' stato insegnato bene) verra' capito ed obbedito immediatamente. Spesso la disobbedienza non e' vera disobbedienza, ma un malinteso. Ed e' meglio essere chiari la prima volta che abituare una cane ad aspettare che un comando venga ripetuto. Una volta sola deve bastare ed avanzare.