Springer spaniel che riporta pietre

Che il cane debba avere iniziativa non ci piove sopra, ma ci sono alcune cose davanti alle quali il cane deve assolutamente sbattere il naso contro un muro costruito dal padrone con l'addestramento. Fra queste l'obbligo assoluto di ritornare al comando (da noi lo standard sono tre colpi brevi di fischietto) e quello di non inseguire il selvatico al frullo (o allo scattare dall'erba o fratta se selvaggina da pelo). Poi i comportamenti errati variano anche con i tipi di caccia e selvaggina. Per esempio, un cane da cinghiale che insegua caprioli, daini o lepri e' meglio sbarazzarsene se non si riesce a togliergli tale viziaccio. Il setter irlandese che corre felice nei campi inseguendo farfalle e non cerca di trovare quaglie o fagiani sta bene a casa, come ornamento. Il segugio che ha paura del cinghiale forse farebbe meglio ad andare a tartufi. Per quanto riguarda l'inseguimento del volatile che frulla, i cacciatori di starne selvatiche (ancora esistono,da voi?) o di quaglie (colini) sa benissimo che spesso, quando se ne incontra una brigata e queste frullano, ne rimane qualcuna acquattata fra l'erba. Noi le chiamiamo "sleepers," dormiglione. Il cane che insegue al frullo compromettera' il possibile abbattimento di una o due ritardatarie che frulleranno quando il cacciatore e' distratto dall'azione scorretta del cane, o fuori tiro se erano lontane dal grosso della brigata. Un buon cane non partira' subito allo sparo, ma rimarra' dove aveva fermato, e se il cacciatore lo incoraggia a cercare altri uccelli prima di farlo andare a prendere quello abbattuto, e' possibile che riesca a fermare uno sleeper e a preparare il padrone al tiro. Al capanno delle anatre poi il cane che parte allo sparo e' una rottura di palle. Prima di tutto e' pericoloso per lui se salta davanti al fucile in uno spazio ristretto mentre il cacciatore magari sta per sparare ancora. Poi molto spesso, di solito all'apertura o nella prima settimana di caccia, quando le anatre non sono ancora smaliziate, se gli uccelli superstiti non vedono movimento alcuni possono tornare al gioco anche se gia' due o tre anatre galleggiano a pancia all'aria in mezzo agli stampi. Ma se il cane si tuffa in acqua e nuota fra gli stampi per riportare le vittime senza essere stato invitato a farlo, di sicuro i superstiti non torneranno. Un altro "muro" impenetrabile per il cane e' quello di masticare o addirittura mangiare i selvatici uccisi. I comportamenti errati che ho descritto sono assolutamente consoni con l'istinto, l'iniziativa, e l'intelligenza del cane, che dopo tutto e' un predatore. Ma sono del tutto dannosi, insieme ad altri piu' o meno ovvii, allo svolgimento dell'attivita' venatoria. Quando incontro un cacciatore che non solo e' stato incapace di addestrare il suo cane ad ignorare cio' che il suo istinto gli comanderebbe e ad obbedire al maschio alfa (anche questa obbedienza e' parte del suo retaggio genetico, fra l'altro--nel branco di lupi l'iniziativa che vada contro la volonta' degli alfa puo' essere un errore mortale), ma addirittura afferma che il cane indisciplinato e' migliore di un cane ben addestrato, capisco benissimo che ovviamente quel cacciatore non ha "fatto i compiti" (cioe' non si e' affidato ai consigli scritti o verbali di addestratori esperti) e piu' che addestrare il cane si e' fatto addestrare da lui ed ha ceduto alla volonta' del cane. Non parlo di gare, intendiamoci bene, ma di caccia vera. I cani da gara sono quelli che sono stati davvero privati dell'iniziativa e dell'intelligenza applicata alla caccia. La gara e' stilizzata, fittizia, e ridotta a un'imitazione idealizzata della caccia. Metti tali cani in confronto a un fagiano che e' riuscito a fregare cani e cacciatori per un'intera stagione, e fallira' miseramente nella sua missione di farlo incarnierare al cacciatore. Poi immaginiamo se uno credesse che anche con i cavalli e' meglio non soffocare il loro istinto e la loro intelligenza (minore di quella del cane). Di sicuro darebbe credibilita' al vecchio adagio "Uomo a cavallo, sepoltura aperta." Aggiungo, per essere piu' chiaro, che l'addestramento efficace non soffoca l'intelligenza, l'istinto, o l'iniziativa del cane, ma sfrutta queste caratteristiche della personalita' canina guidandole, a volte anche piegandole ma senza spezzarle agli scopi del cacciatore. Del resto, bisogna sempre partire dal materiale che si ha in mano, apprezzandone le qualita' intrinsiche. Uno non puo' cercare di trasformare un segugio in un cane da ferma, o un dachshund in un cane da presa. Fare cio' sarebbe davvero andare contro l'istinto del soggetto, che messo di fronte a situazioni insostenibili perche' aliene perderebbe del tutto qualsiasi iniziativa. Percio' si puo' perdonare un pointer se non riporta come un Labrador o un Labrador se non ferma come un pointer. Ma non si puo' perdonare un pointer che cerca il selvatico completamente sconnesso dal cacciatore perche' il suo istinto da predatore gli dice di far cosi' o un Labrador che obbedisce ciecamente al suo istinto di predatore e--se riporta un'anatra al suo padrone senza mangiarsela pero' la mastica bene prima di dargliela. I "muri" bisogna costruirli. Dove e come costruirli bisogna impararlo seguendo i consigli degli esperti. Io non sono un esperto, per carita', ma almeno sono umile abbastanza da accettare la squallida verita' di non essere un esperto, e per questo mi sono avvalso di cio' che hanno scritto, come anche hanno fatto milioni di cacciatori prima di me. Altrimenti si potrebbe dar fede a certe forme d'addestramento come quella del piombo fino nelle chiappe di un cane che non obbedisce al comando "Vieni!" e se ne va per i fatti suoi, o di picchiarlo quando finalmente si decide a venire. O di rimpinzarlo di cibo prima della cacciata e durante la cacciata perche' non si mangi i selvatici abbattuti. Se si va a un bar frequentato da cacciatori sedicenti cinofili, di tali metodi d'addestramento ne puoi sentire tanti.
Tutto cio' IMHO, naturalmente. Ognuno faccia cio' che crede, a patto che non punisca il suo cane per non avergli insegnato i comportamenti corretti o per avere incoraggiato o perlomeno tollerato i comportamenti sbagliati. Purtroppo di energumeni che se la prendono col cane perche' non fa cio' che non gli ha insegnato nessuno come fare ce ne sono troppi.
 
morale della favola ho deciso di impegnare il mio tempo su un giovane spinone
 

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su animali feriti anche il cane saggio al frullo arriva dopo di chi insegue,
Sicuramente quello che insegue arriva prima di quello che rimane fermo e solo dopo aver visto cadere parte per andare a riportare. Però il punto dove è caduto il selvatico lo memorizza meglio il cane che non insegue, quindi non è matematico che quello che rincorre rientra prima con la selvaggina in bocca. Arrivare prima non è ritornare prima, non è raro vedere un cane che insegue superare l'animale morto. Se dopo lo sparo il cane che insegue è impedito da ostacoli naturali, si e costretti ad accompagnare il cane sul selvatico morto. Quindi il cane che spontaneamente si ferma è più preciso nell'individuazione del punto di caduta del selvatico. Questo dipende anche dal metodo addestrativo, è un controsenso addestrare il cucciolo al riporto tenendolo fermo al piede se non si ha intenzione di continuare a tenerlo fermo al frullo e allo sparo.
 
Se insegue per una diecina di metri lo trovo giusto e redditizio ai fini del carniere. Il cane che insegue per parecchi metri consuma ad minchiam energia buona senza nessun risultato, Senza contare che potrebbe sfrullare sia quando insegue che nel rientro.
 
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