Bigrillo

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Cogli l’attimo. 30. 12.2021
Appuntamento al solito posto, arrivo e aspetto le ore 6.00 c’è già gente che lavora all’interno del Market, il Gran Capo arriva, un saluto breve e via all’ormeggio. Buio pesto e luci lontane dopo un po’ ci si abitua e lentamente carichiamo sul barchino, tutto l’armamentario con gesti lenti e attenti un bagnetto di questa stagione sarebbe preoccupante siamo intorno a 1-2 °C e non fa quel freddo decembrino di ricordi passati ma ormai lo sappiamo tutti, è colpa dell’effetto serra: volenti o nolenti è così. Aiutato! siedo al mio posto, “in punta” e mi godo la bravura del Gran Capo che con due colpi di remo esce in lago aperto, due strombettate di folaghe ci fanno ben sperare…. Passione e Speranza viaggiano insieme. Assenza di nebbia, non ci sono i richiami vivi da sistemare quindi dritti al capanno. Pronti via, ben accomodati si aspetta, i decoys sono fermi immobili e li ripassi più volte, uno ad uno sperando di vedere muovere qualcosa tra di loro oppure di sentire lo sciabordio di un ammaraggio, si accende l’alba con i suoi rosa tenui che si specchiano nel lago, fotografare il Pittore o Pittrice di tanta bellezza è un piacere. Uno sparo lontano ci allarma, aspettiamo e arriva il secondo sparo, classico, trattasi di ribattuta, bene? chissà! E’ il momento migliore, prima alba, la luce arriva lenta e i richiami plastici silenti si distinguono meglio, assorto nei pensieri osservo il lago a specchio, quando con la coda dell’occhio….. una canna di fucile, uno sparo, tan, una striscia di pallini….. “ Caio…… c’è? Si! è là immobile…. Bene”. Un attimo. L’alzavola è sbucata dal buio, rasente il canneto ed ha ammarato negli stampi e qui ha commesso l’errore, andava talmente veloce che avrebbe potuto puntare a salvarsi nel buio, purtroppo là, tra le finte alzavole c’ha rimesso le penne. La Speranza si riaccende e dopo quattro “cappotti” o “boari” o “in bianco” o “purgati” a seconda delle latitudini, una alzavola potrebbe essere il preludio ad un cambiamento …… ma di chè? Caffè, dolcetti. Il tempo scorre le campane ci avvertono e ora dopo ora IL NIENTE appare nè in cielo nè in acqua, solo una folaga curiosa è arrivata a 10m dal capanno, che fare? Risotto? Al ricordo dei branchi che in questa stagione popolavano il centro del lago, per una non ne vale la pena, lasciamo stare. Ore 11 dopo un ultimo sguardo all’intorno per evitare sorprese, si ripongono attrezzatura e fucili, un saluto al capanno e via remando direzione caletta di ormeggio. La verita? Mancano uccelli! Nell’insieme è La Bellezza di questa Caccia che ti appaga e ti fa dire: “ Alla prossima e Grazie Stè”.
PS: AUGURISSIMI di Buon Anno il Duo.jpg
 
Ben scritta! E al vero cacciatore basta una sola modesta preda (o anche nulla di fatto) per godersi la giornata di caccia. Quelli che misurano la piacevolezza della caccia con la quantita' di prede abbattute non sono veri cacciatori. Il vero cacciatore ama la qualita', non la quantita'. Ecco perche' non vedo con simpatia la caccia "in trasferta" che si pratica con il solo scopo di sparare, sparare, sparare, e fare un gran carniere. Io ho tanta nostalgia del mio capannuccio in cima ad un colle fra Frascati e Grottaferrata, dove andavo a piedi da casa mia. Sempre caro mi fu quell'ermo colle... Se andava benissimo, portavo a casa un paio di tordi, un merlo, due o tre frosoni. Spesso meno di questi. Ma mi bastava un bottaccio ben chiamato col fischietto a bocca e colpito a fermo sul "seccarone" davanti al capanno, o un sassello intercettato mentre volava al di sopra delle chiome spoglie dei cerri e delle rubinie, e la mattinatta mi illuminava d'immenso. A volte essere li', a quattrocento metri da casa, ma a centinaia di miglia lontano da preoccupazioni e dolori, anche senza "sporcare" le canne del sovrapposto, era gia' una grande gioia.
 
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