Dunque, visto che mi avete inquinato il topic con un mucchio di cazzate, mi permetto, prima di continuare sul tema tacchini, di fare un'umile domanda: uno che caccia beccaccie e teme che il suo nobile ausiliare da scolopacidi possa andare a sfruculiare un tordo o un merlo in una gabbia che puzza di **** aviaria e becchime stantio soltanto perche' e' appesa troppo bassa, che cavolo di cani brocchi avra' mai? Un cane da beccacce che si rispetti l'usta dei tordi e dei merli (che frequentano pure loro le zone preferite dalla "regina") non se la fila pe' gnente. Io un cane cosi' lo regalerei alla Brambilla--se neanche i cinesi lo vogliono per scopi culinari...
Ma lasciamo perdere...
Dunque: tirare a fermo a un tacchino non e' soddisfacente. Sono d'accordo--se si tratta di un tacchino domestico. Il tiro al tacchino e' soltanto una minuscola parte dell'azione di caccia. Prima bisogna trovare dove sono i tacchini, osservarne il comportamento e i "patterns," le abitudini, gli orari. Poi si deve trovare un posto giusto per nascondersi ma senza essere limitati nell'imbracciare e nel tiro da rovi e cespugli che coprono la visuale. Piccola storia per esemplificare una cacciata al tacchino: Joe Blow si alza quattro ore prima della levata del sole. Arriva in auto in zona di caccia (io no perche' in zona di caccia gia' ci abito). Entra a piedi nel bosco, stando attendo a non inciampare nell'oscurita' assoluta, aiutato solo da una minuscola torcetta che proietta un sottile raggio di luce rossa per non sbattere il naso contro una quercia. Quando arriva vicino a dove aveva visto dei tacchini, prende il richiamo del gufo reale e fa "HUU! HUU! Uh-Uh-HUUU! Se sente un Tom (tacchino maschio) rispondere **** con un "Gobblegobblegobble!" Cerca di indovinare dove saranno appollaiati su un albero i tacchini e senza far rumore si apposta il piu' vicino possibile. Quando fa luce le tacchine e i tacchini con un fragore di ali volano giu' dall'albero e atterrano sul suolo della foresta, chiamandosi a vicenda e dirigendosi verso la pastura. A questo punto bisogna cercare di far avvicinare il maschio. Bisogna essere abilissimi con i richiami. Ce ne sono a bocca e a mano di tanti tipi. Certi imitano le femmine, altri i maschi. Bisogna anche sapere il "linguaggio" dei tacchini. Il suono puo' essere giusto, ma il fraseggio e' altrettanto importante. Certi suoni, ottimi da soli, diventano un avvertimento di allarme se accoppiati ad un altro suono altrettanto ottimo da solo. Adesso il Tom lancia un sonorissimo GOBBLEGOBBLE che nel silenzio della foresta sembra un tuono, ma e' invisibile dietro cento metri di bosco. Chiami. Risponde. Si avvicina. L'adrenalina sale. Poi si ferma e continua a chiamare dallo stesso posto. Se crede che tu sia una femmina vuole che tu vada da lui. Se fai il verso del maschio magari se ne frega perche' tanto lui ha tutto il suo harem con lui e non teme che l'avversario possa rubargli una moglie. A volte questo impasse dura per parecchio. Poi se fai una sola nota sbagliata, se il richiamo a mano fa una stecca, senti (forse) il PUTT! del tacchino spaventato e non lo senti piu'. Magari lo senti di nuovo quando si e' allontanato almeno di duecento metri, con tutte le sue mogli. A andrgli appresso e' inutile. Nella foresta fai troppo rumore su foglie secche e fra i rovi e lo spavenerai ancora di piu'. Ma diciamo che hai fatto tutto a regola d'arte e il Tom si avvicina. Sospettoso com'e', magari ci mette mezz'ora. Sai che e' li', forse gia' a tiro, ma non lo vedi. Devi imbracciare il fucile e tenerlo pronto puntato dove credi che spuntera' . Adesso puoi usare solo il richiamo a bocca Un tipo a diaframma che tieni sul palato e devi stare attento a non ingoiare, e chiamare benissimo, sommessamente e poco. Il cuore ti fa tumpete tumpete tumpete... Il gran figlio di m....tta adesso si svela alla vista ma non dove credevi che apparisse. Il fucile e' puntato altrove. Col collo a periscopio si guarda intorno, attentissimo. Atteso che tu sia mimetizzatissimo e ben nascosto e con la schiena contro un albero (senza appoggiartici o il rinculo ti lussera' la spalla) per non rivelare la tua silhouette, il minimo movimento non sfuggira' alla sua vista acutissima e scomparira' come un fantasma nel folto. Che fai? Aspetti. Magari cinque, dieci minuti. Quel Tom e' riuscito a evadere predatori umani e animali per tre o quattro anni. Non e' **** come una beccaccia. Le tue braccia si stancano di tenere il fucile. Un crampo ti attanaglia il collo piegato sul calcio. Soffri. La pressione sanguigna e' 190 sistolica e 100 diastolica. Sudi. Una zanzara ti si posa sul naso e fa colazione. Il cuore sta per uscirti dalla gola. Finalmente il Tom e' rassicurato, lo stampo di tacchina lo ispira, e fa la ruota, girando su se' stesso con la coda spiegata a ventaglio. Per un momento ti da' le spalle e la coda non gli permette di vedere un movimento dietro di se'. Sbrigati! Hai un secondo per cambiare posizione e puntargli il fucile senza far rumore. E rimanere impietrito di nuovo. Se uno scarpone non ha scricchiolato, se la canna non ha raschiato contro un rovo, se uno dei richiami che porti al collo non ha tintinnato contro il calcio puo' essere che ce la fai. Se tutto va come sperato, il Tom protende il collo in avanti, dichiara il suo amore allo stampo con un bel gobblegobblegobble, e se ti ricordi di togliere la sicura e di mirare nel punto giusto il Tom diventa tuo. Ma la febbre da Tom spesso conduce a un errore, che so, una strapponata al grilletto, un errore di mira, o uno scarto improvviso del collo. A quella distanza la rosata fa quasi palla. Non c'e' margine per errore come lo si ha con una dispersante per beccacce. E il cuore che fa tumpete tumpete tumpete e va fuori giri magari abbastanza da farti tremare le mani puo' mettersi di mezzo. Un tacchino mancato non fa il tradizionale 7 (a piedi invece che in volo) delle beccacce e si rimette a cento metri. Quello non lo vedi piu' fino all'anno prossimo, e probabilmente riconoscera' il suono dei tuoi richiami e stara' ben lontano da te...
A differenza di qualcun altro, io parlo con cognizione di causa: ho cacciato la beccaccia in Italia e il tacchino in Alabama. E' sempre questione di gusti, naturalmente, ma le emozioni della caccia al tacchino sono da cardiopalma, in confronto a quelle generate da una caccia a un uccello fesso come la beccaccia, che si fa fermare anche da cani cosi' brocchi che vanno a sniffare le gabbiette dei richiami con qualche tordo spennacchiato dentro...
Passo ai calibri usati. Il 12 e il 20 caricati con cartucce da 76 mm sono la regola. Piombo del 5 o tungsteno/nichelio/ferro ("Hevi-Shot") del 6. Strozzatori ultra-full.
Pero' certi usano anche il minuscolo .410. In fondo i pallini escono piu' o meno alla stessa velocita' da qualsiasi calibro ed hanno la stessa penetrazione. Con uno strozzatore ultra full, la rosata del .410 e' lunga e stretta. Mentre una rosata troppo lunga di un calibro minore e' uno svantaggio nel tiro a volo, a fermo e entro 30-35 metri, forse anche 40, il .410 mettera' un numero di pallini nel collo e testa di un tacchino sufficiente a ucciderlo immediatamente. Se si centra il bersaglio perfettamente e se, come nel mio caso quest'anno, un filo metallico o un rametto non si intromette fra volata e bersaglio causando un'imprevedibile dispersione della rosata. In tale caso la bella rosata fitta e piena di pallini del 12 portera' abbastanza pallini sul bersaglio. Quella del .410 invece... Chissa'?