Caro Fabio, non potrei, considerando che tutto quanto viene prodotto oggi segue sempre principi e criteri di praticità e utilità, cercare di accostare l'utilizzo di un gilet a quello di una trisacca. La caccia, oggi specialmente, viene rappresentata anche attraverso i costumi e gli strumenti che indossiamo e utilizziamo. A guardar bene, la vecchia cacciatora di fustagno o di velluto a coste, capi sobri ed elegantemente concepiti per un utilizzo nelle campagne, erano anche l'emblema del cacciatore, quello con doppietta e lobbia che sbatteva la sua passione tra rovai, marruche, macchie o paduli. Il colore di quelle giacche divantava "bruciato" e gli strappi e le toppe che rabberciavano parti fruste di maniche e lembi concedevano gloria e storia al suo possessore. Oggi (facile dirlo) non si va più a caccia così coperti. Le giacche, leggere, traspiranti, impermeabili, antivento, antimacchia, silenziose e termiche lavorano sulle nostre membra per regalarci l'aspetto d'ingegneri ambientali e per concederci la massima comodità. Le calzature, anche loro, hanno vissuto le evoluzioni che il tempo e l'uomo hanno concesso ai capi descritti in precedenza...così come la capace e pratica trisacca. Io in questo campo sono rimasto dietro (nel tempo non nella voglia) e nel mio pensiero cerco di rabberciare le ormai poche opportunità della Caccia odierna con i fasti di tempi regressi vissuti molto nei racconti del mio mentore e che hanno probabilmente relegato il periodo dell'epopea della Caccia tra le due guerre del secolo scorso e anche un pò dopo. Alla fine degli anni settanta, bambino, mi accostavo allo zio nelle sue cacciate alle lodole e nei rientri serali ai tordi della Calabria (fino ad allora solo quello mi era consentito). Il suo modo di vestire, legato obbligatoriamente e indissolubilmente alle cacciatore di fustagno (in inverno) e ai suoi gilét per la caccia estiva e primaverile alle tortore e quaglie, avevano un ...Profumo...di campagna, sigari, fiammiferi svedesi nelle tasche più nascoste, cordini e strozzini avvizziti dall'umidità, l'olio che impregnava lo straccetto per pulire la doppietta immediatamente dopo la mattinata di caccia. Tanto, così tanto si accostava la figura d'un uomo alla pratica venatoria...ed io in fondo, oggi specialmente, desidero rinunciare all'attuale migliore praticità per rendere la mia caccia più vicina a quegli emblemi e (perché no?) a quegli odori.
Un caro saluto.