Quando lo scrissi io tempo fa proprio su questo forum, fui preso quasi per matto e mi fu consigliato di perfezionare la mira.....
Comunque un articolo interessante dedicato al selvatico che prediligo fra i piccoli migratori.
L'allodola di per se non è un uccello resistente alle fucilate se ben messe il vero problema che causa questa diceria dell'allodola come uccello resistente è il fatto che i cacciatori provano tiri impossibili su questo selvatico e visto la minore dimensione la probabilità di mettere a segno il numero di pallini sufficienti a farla cadere è molto molto scarsa.
Come cartucce sono d'accordo col post poichè a patto di non usare richiami specchietti e fonofili vari, l'allodola è un selvatico abbastanza diffidente che difficilmente entra a tiro senza motivo quindi provare tiri a 25-30 metri con cartucce bior mi sembra veramente una cavolata,secondo me è meglio utilizzare una buona 30gr di piombo 9-10 col contenitore in tutte le situazioni altrimenti ci vorrebbe una sacca per portarsi dietro tutti i vari tipi di cartucce utilizzabili in questa caccia.
Io sono un amante dell'allodola e siccome da noi i richiami vivi non sono consentiti per questa specie io la caccio prevalentemente al frullo e devo dire che molte anzi moltissime volte vedo le allodole involarsi a distanze considerevoli e vedo molti cacciatori sparare, come dice l'articolo l'allodola ha le ali grandi e traggono in inganno molti cacciatori che non si rendono conto che il corpo essendo molto più piccolo viene centrato con difficoltà a distanze considerate normali per i turdidi addirittura vicine per selvatici tipo colombaccio ma vi giuro che mettere 5 pallini su un corpo così piccolo è una cosa difficilissima anche entro i 20 metri.
Ibal,Gabriele.
 
Una bella panoramica non c'è che dire. Complimenti per la completezza e la precisione.
Purtroppo si tratta di storia degli anni trascorsi. Credo che difficilmente si ripeterà per il futuro. Sono già due anni che la migrazione è ridotta al minimo e col cambio del clima e soprattutto della rotazione dei venti, le previsioni sono poco ottimistiche. Credo che avremo già vissuto il periodo migliore di questo migratore.
Purtroppo una cosa analoga potrebbe verificarsi per altri migratori in particolare per i turdidi.

Hai ragione, purtroppo l'allodola non si ferma piu' abbondante come un tempo, e sembra pure aver cambiato ateggiamento di fronte ai classici richiami. Al contempo, i contadini continuano ad avvelenare i campi, e i cambiamenti climatici contribuiscono ad impedire la sosta e lo svernamento di questo splendido migratore, costringendolo a svernare in quantita' impressionanti in territori piu' ospitali dell'Africa sett.
Caccio le allodole ormai da parecchi decenni, e mi sento di affermare con estrema fermezza che questo simpatico migratore non e' affatto in diminuzione nonostante tutto.....
Ci sono mattine in cui la campagna e' piena zeppa di selvatici, poi di colpo, solo il giorno seguente tutto sparisce e si trasforma in paesaggio lunare. Quando questo accade si puo' star certi che il tempo nel giro di uno-due giorni pieghera' di brutto al marcio con violentissimi acquazzoni che si ripeteranno con frequenza, situazione questa che appunto spinge i migratori ad abbandonare le nostre campagne dandoci l'impressione di esser del tutto assenti.
Un tempo, quando giungeva il periodo della tramontana si poteva star certi che arrivava puntualmente, oggi invece quando deve tirare la tramontana tira lo scirocco e si scatenano violenti nubifragi, perche' i selvatici che provengono dal nord europa in cerca di climi piu' miti e stabili dovrebbero fermarsi da noi?
 
Per i giorni nostri, sono d'accordissimo per quello che affermi, perché i tiri sono quasi sempre al limite, cacciandole alla borrita.
Con giostre e richiami vari, il discorso cambia, però sempre se ci credono, dato che le poche che arrivano sono già sempre smaliziate!! Ciao
Difatti con giostre e richiami vari sei a posto per quello che riguarda le allodole di passo cioè quelle che entrano dal mare,ma già dopo 10 fucilate sei fuori dai giochi.... il giorno dopo se non c'è passo non se ne avvicina una...
Ibal,Gabriele.
 
Io avevo un cocker, bravissimo a trovarle e ancor più bravo a mangiarle! Colpa mia, lo ammetto, per non essere riuscito a correggerlo. Ora non c'è più e spero di avre presto la possibilità di prendere un sostituto.

mi ricordo un anno a Tarquinia, un amico portò anche il suo breton, che usava anche lui per il riporto, alla prima allodola abbattuta il cane se la mangiò, lui mi guardò e disse.....con le prime tre fa colazione............perciò sei in buona compagnia..............in bocca al cocker!!!!!!!!!!!!!
 
Caccio allodole da circa 40 anni prima con la civetta, poi con i richiami vivi e penso che troppa gente spara fuori tiro, ferendo,quindi rovinando o rendendo sempre piu' diffidenti le allodole
 
L'allodola di per se non è un uccello resistente alle fucilate se ben messe il vero problema che causa questa diceria dell'allodola come uccello resistente è il fatto che i cacciatori provano tiri impossibili su questo selvatico e visto la minore dimensione la probabilità di mettere a segno il numero di pallini sufficienti a farla cadere è molto molto scarsa.
Come cartucce sono d'accordo col post poichè a patto di non usare richiami specchietti e fonofili vari, l'allodola è un selvatico abbastanza diffidente che difficilmente entra a tiro senza motivo quindi provare tiri a 25-30 metri con cartucce bior mi sembra veramente una cavolata,secondo me è meglio utilizzare una buona 30gr di piombo 9-10 col contenitore in tutte le situazioni altrimenti ci vorrebbe una sacca per portarsi dietro tutti i vari tipi di cartucce utilizzabili in questa caccia.
Io sono un amante dell'allodola e siccome da noi i richiami vivi non sono consentiti per questa specie io la caccio prevalentemente al frullo e devo dire che molte anzi moltissime volte vedo le allodole involarsi a distanze considerevoli e vedo molti cacciatori sparare, come dice l'articolo l'allodola ha le ali grandi e traggono in inganno molti cacciatori che non si rendono conto che il corpo essendo molto più piccolo viene centrato con difficoltà a distanze considerate normali per i turdidi addirittura vicine per selvatici tipo colombaccio ma vi giuro che mettere 5 pallini su un corpo così piccolo è una cosa difficilissima anche entro i 20 metri.
Ibal,Gabriele.

Per i giorni nostri, sono d'accordissimo per quello che affermi, perché i tiri sono quasi sempre al limite, cacciandole alla borrita.
Con giostre e richiami vari, il discorso cambia, però sempre se ci credono, dato che le poche che arrivano sono già sempre smaliziate!! Ciao
 
l'allodola è famosa per essere una "mangia cartucce" e se la catturi è difficile da trovare anche in terra, si mimetizza sia nei campi arati che nell'erba, è il principale motivo per il quale oggi caccio con Dream e Pako, ne perdo proprio poche..........in bocca al cocker!!!!!!!!!!!!
 
Anche io avevo lo stesso problema, ricca' le caccio nel riso tagliato ancora più infide da trovare, ma da questo anno ci siamo attrezzati con uno springer in realtà ha già 2 anni di età, sembra promettere molto bene, a ottobre ne riparleremo.ciao
 
Io avevo un cocker, bravissimo a trovarle e ancor più bravo a mangiarle! Colpa mia, lo ammetto, per non essere riuscito a correggerlo. Ora non c'è più e spero di avre presto la possibilità di prendere un sostituto.
 
Grazie per le informazioni, è sempre bello poter approfondire ciò che riguarda le nostre specie cacciabili (e anche non cacciabili, perché no?).
Come sempre in questi articoli e anche nei racconti dei cacciatori c'è quella poesia che accompagna una passione così bella come la caccia, tanto per ricordare che la caccia non significa solo "abbattere la selvaggina".
 
mi ricordo un anno a Tarquinia, un amico portò anche il suo breton, che usava anche lui per il riporto, alla prima allodola abbattuta il cane se la mangiò, lui mi guardò e disse.....con le prime tre fa colazione............perciò sei in buona compagnia..............in bocca al cocker!!!!!!!!!!!!!

Eh, magari... Il mio Scott è morto lo scorso anno...
 
Una bella panoramica non c'è che dire. Complimenti per la completezza e la precisione.
Purtroppo si tratta di storia degli anni trascorsi. Credo che difficilmente si ripeterà per il futuro. Sono già due anni che la migrazione è ridotta al minimo e col cambio del clima e soprattutto della rotazione dei venti, le previsioni sono poco ottimistiche. Credo che avremo già vissuto il periodo migliore di questo migratore.
Purtroppo una cosa analoga potrebbe verificarsi per altri migratori in particolare per i turdidi.
 
FUCILI E MUNIZIONI
Le cartucce solitamente impiegate nella caccia alle allodole sono di dosaggio minimo con la convinzione spesso erronea che un selvatico di così ridotte dimensioni abbia anche una scarsa resistenza alle ferite.
Chi ha esperienza in questa caccia sa che questa opinione può considerarsi ingannevole perché l’allodola in relazione alla sua mole dimostra una discreta vitalità e resistenza ai traumi. Se ferita lievemente vola lunga per sottrarsi alla cattura oppure alterna brevi frulli e pedinate davanti al cacciatore che rischia di perderla in qualche anfratto o cavità del terreno.
Quando lo scrissi io tempo fa proprio su questo forum, fui preso quasi per matto e mi fu consigliato di perfezionare la mira.....
Comunque un articolo interessante dedicato al selvatico che prediligo fra i piccoli migratori.
 

Alberto 69

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L’allodola, piccolo selvatico schivo e gentile, dal canto melodioso e melanconico, affascina l’uomo e il cacciatore fin dall’antichità. Il suo nome infatti ha origini celtiche, e lei da sempre è uno dei simboli dei prati liberi e della campagna, oggetto di interesse prima degli uccellatori, poi ancora oggi di validi tiratori.

Allodola.jpg

Alauda arvensis è il nome scientifico dell’allodola, che fa parte dell’ordine dei passeriformi e della famiglia degli alaudidi. Nonostante le sue piccole dimensioni, non supera infatti i 20 mm di lunghezza e un peso di 40 g è uno dei migratori che da sempre vede numerosi appassionati, coinvolti da una caccia e un tiro mai scontati. Non sarà infatti il mitico beccaccino, ma cacciata allo schizzo, specie se smaliziata può rivelarsi un ostico rivale per buoni tiratori e un ottimo banco di prova per neofiti.

Di abitudini terricole, l’allodola trascorre la sua vita mimetizzata dal suo piumaggio bianco-giallastro negli spazi aperti caratterizzati da vegetazione non troppo alta e fitta in cui può muoversi al pascolo e nutrirsi principalmente di vegetali, ma anche insetti nelle stagioni più calde. L’importante è che i terreni non risultino troppo umidi.
In Italia, sebbene con popolazioni che nulla hanno più a che vedere con quelle degli anni passati, risulta stanziale nel centro-sud e nelle isole, ma la maggior parte dei selvatici transita in doppio passo a ottobre-novembre verso sud e in marzo aprile verso nord.

L’allodola è infatti originaria delle regioni settentrionali dell’Europa e dell’Asia, dalle quali si è diffusa poi verso sud fino all’Africa settentrionale.
Date le sue abitudini, la specie ha risentito moltissimo la meccanizzazione dell’agricoltura, l’antropizzazione che ha sottratto i prati e gli incolti, l’uso dei pesticidi, tutto ciò che ha poco a che vedere con l’attività venatoria, la quale invece continua proficua e divertente nei luoghi in cui questi processi vanno a rilento.
L’allodola ha saputo comunque adattarsi alla trasformazione del paesaggio da parte dell’uomo, preferendo soprattutto le colture cerealicole, ma anche arati e colture prative.

La forma classica di caccia all’allodola è da appostamento, spesso temporaneo con richiami vivi, cantori e zimbelli tra cui un tempo si annoveravano anche rapaci come la civetta ora proibiti. Non sono ancora chiare le cause dell’indole spiccatamente curiosa di questo selvatico. Verso i rapaci probabilmente l’avvicinarsi del branco costituisce un sistema di difesa, ma suscitano un’attrazione fatale anche molti altri oggetti fra cui i famosi specchietti nelle giornate di sole oppure pelli di animali in movimento. Oggi i rapaci vengono sostituiti da animali finti, oppure giostre con esemplari imbalsamati; riproduzioni che tuttavia si dimostrano efficaci.

In questa caccia basta allestire una tesa relativamente semplice nei pressi dei campi in cui sostano o transitano le allodole lungo nelle linee di affilo ai valichi.
Il periodo migliore va della metà di settembre fino ai primi di novembre. Un telo mimetico non troppo alto che non ostacoli la visuale ed il tiro e la batteria dei richiami o la giostra disposta a poca distanza dalla postazione saranno sufficienti.
Anche l’abbigliamento mimetico da parte del cacciatore sarà di aiuto in ambienti aperti e spesso spogli in cui non si hanno grandi possibilità di camuffamento.

Come qualsiasi altra caccia basata sull’uso dei richiami ha per caratteristica il tiro abbordabile effettuato spesso a distanze accessibili su selvatici che specie alle prime battute planeranno dolcemente sulla tesa.
Tuttavia quando il rombo delle fucilate diventerà un pericolo noto le allodole volteggeranno a distanze sempre maggiori e saranno sempre più difficili da convincere ad avvicinarsi.

Solo i tiratori calmi e precisi che non si lasceranno trarre in inganno dalle numerose evoluzioni aeree dei selvatici potranno raccogliere soddisfazioni. L’apertura alare di questo selvatico è notevole rispetto alle sue dimensioni corporee e ciò consente un volo veloce e sicuro con battiti d’ala intermittenti, sfruttando spesso anche la spinta del vento.

Notevole è tuttavia la differenza tra il volo in migrazione piuttosto lento e regolare, rispetto a quello invece di esemplari stanziali che si alzano da terra oppure che si portano a distanza da un pericolo.
La forma di caccia alle allodole però più sportiva ed entusiasmante almeno al parere di chi scrive, è quella vagante al frullo o allo schizzo che dir si voglia.
Le occasioni saranno certamente minori, ma non si potrà dire lo stesso per le soddisfazioni nei tiri.
Procedendo a piedi da soli nei campi in assoluto silenzio ci si troverà davanti ai selvatici che improvvisamente schizzeranno via dal terreno con volo velocissimo e irregolare, specie nelle giornate uggiose tanto da ricordare il frullo dei beccaccini.
Il volo infatti quasi sempre viene spiccato contro vento per prendere rapidamente quota e compiere bruschi cambiamenti di direzione con sbandamenti e scivolamenti d’ala.

Alle prime fucilate anche qui si avrà l’impressione di aver vita facile sui selvatici non ancora smaliziati, che si involeranno a pochi metri di distanza; ma da qui a pochissimo si vedrà cambiare e aumentare drasticamente il range di tiro.
Talvolta gli uccelli picchiano repentinamente fino a quasi sfiorare il terreno, per poi riprendere quota a distanza dal cacciatore.

Le capacità del tiratore qui non avranno appigli, occorrerà sia destrezza nella stoccata su selvatici che potranno sorprendere davanti ai piedi o addirittura dietro alle spalle, aspettando il nostro passaggio per involarsi, sia tiri impostati sulle allodole ormai lontane o alte che saranno più facili da udire al canto che da vedere. Una piccola accortezza sempre valida sarà quella di procedere sempre dando le spalle al sole per non trovarsi spiazzati al momento decisivo.

Per l’estremo mimetismo e le ridotte dimensioni di questi selvatici sarà fondamentale nella caccia marcare in modo preciso i punti di caduta delle allodole abbattute ai fini del recupero.
Ci si potrà anche avvalere dell’ausilio di un cane da riporto, ad esempio uno spaniel che però dovrà mantenere un atteggiamento estremamente corretto e un collegamento assoluto con il conduttore durante la caccia per non mettere in volo anzi tempo selvatici già estremamente diffidenti e leggeri per natura.
I piaceri autentici del contatto e della contemplazione della natura vengono esaltati in questa caccia antica, specie se vissuta in solitudine e nella calma silenziosa di lunghe camminate.

Coloro che si dedicano costantemente a questa caccia sanno quanto sia importante la rotazione dei territori da battere nelle cacciate. I luoghi vocati e scelti dalle allodole sono sempre gli stessi, quindi per giungere a distanza utile e godere del piacere di belle mattinate con questi selvatici sarà bene non insistere. La sorpresa del frullo e quella piccola esplosione improvvisa di vita nei prati possono bastare ad appagare cacciatori in cerca non di grandi prede ma di sensazioni vere.

FUCILI E MUNIZIONI

Le diverse forme di caccia alle allodole presentano esigenze altrettanto varie. Nella caccia con i richiami che riescono ad avvicinare i volatili, un buon colpitore potrebbe sfruttare la maneggevolezza dei piccoli calibri come un calibro 28, ma sicuramente il calibro 20 può dare le massime soddisfazioni. La caccia vagante richiede solitamente un’arma diversa, a causa della distanza dei tiri che può divenire notevole.

I calibri 12 saranno preferibili, i 20 accettabili a patto che non si usino canne troppo corte. Le strozzature potranno variare dalle 3 per i calibri 12 alle 2 o 1 stella per i più piccoli.
Nella caccia da appostamento i semiautomatici potranno dare qualche occasione in più in caso di branchi di allodole in curata oppure da non sottovalutare anche il terzo colpo per finire e recuperare selvatici feriti che difficilmente potrebbero essere recuperabili.
Nella caccia vagante invece i sovrapposti o le doppiette godono il vantaggio oltre del migliore brandeggio, anche delle differenti strozzature e in caso di bigrillo anche della scelta di cartucce di diverso dosaggio.

Le cartucce solitamente impiegate nella caccia alle allodole sono di dosaggio minimo con la convinzione spesso erronea che un selvatico di così ridotte dimensioni abbia anche una scarsa resistenza alle ferite.
Chi ha esperienza in questa caccia sa che questa opinione può considerarsi ingannevole perché l’allodola in relazione alla sua mole dimostra una discreta vitalità e resistenza ai traumi. Se ferita lievemente vola lunga per sottrarsi alla cattura oppure alterna brevi frulli e pedinate davanti al cacciatore che rischia di perderla in qualche anfratto o cavità del terreno.

Occorre quindi scegliere una cartuccia in relazione alla caccia e quindi alla distanza dei tiri.
Nelle cacce di appostamento con un calibro 12 si potrà scendere anche a dosi di 28-30 grammi di piombo 22 per il calibro 20 preferibilmente del numero 11 o 12 senza contenitore che consentono rosate ampie e compatte.
Nella caccia al frullo, magari anche su selvatici smaliziati che si alzeranno con vento a favore al limite della portata, sarà bene non scendere sotto i 32 o anche 34 grammi di piombo in calibro 12 del numero 10 o 9 e nel calibro 20 cariche non inferiori a 26-28 grammi.

Qui di seconda canna il contenitore risulta necessario.


fonte:all4shooters.com
 
Una bella panoramica non c'è che dire. Complimenti per la completezza e la precisione.
Purtroppo si tratta di storia degli anni trascorsi. Credo che difficilmente si ripeterà per il futuro. Sono già due anni che la migrazione è ridotta al minimo e col cambio del clima e soprattutto della rotazione dei venti, le previsioni sono poco ottimistiche. Credo che avremo già vissuto il periodo migliore di questo migratore.
Purtroppo una cosa analoga potrebbe verificarsi per altri migratori in particolare per i turdidi.
ostia allora meglio non mandare piu via la licenza per i capannisti.....
 
bella caccia quella alle allodole, comincia da quando inizi a prenotare l'hotel nel posto in cui devi andare, poi la cartuccia per il caldo, quella x il freddo, poi i macachi e altre diavolerie ed i capanni puntuali nel spostarsi o cadere con il vento, poi la partenza il venerdi mattina per arrivare nella splendida basilicata ed andare a cercarle nelle stoppie w nei prati per vedere se sono arrivate, sono trentanni che le caccio, gli ultimi dieci, prima con uno springer adesso con un breton, non esco quasi mai dal capanno perchè le han sempre riportate fino a dentro senza mai rovinarle. grande cosa non vedo l'ora.
 
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