Un passo primaverile a tappe

Alberto 69

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Un passo primaverile a tappe
È veramente giusto quello che i nostri vecchi appassionati di ornitologia dicevano in merito alla migrazione primaverile, ossia che, anche se durante il suo svolgimento si verificano giornate di brutto tempo, gli uccelli non conoscono sosta pur di arrivare, nel più breve tempo possibile, ai lidi di nidificazione. Il loro orologio biologico, regolato dalla quantità di luce, spinge le specie a tornare a nidificare secondo dettate regole alle quali solo madre natura sa rispondere.
Nonostante gli ultimi giorni del mese di marzo 2013 siano stati negativi sotto il profilo meteo come, del resto, questa primavera, con caratteristiche invernali, molte specie aventi svariate abitudini biologiche stanno avendo un passaggio positivo. È il caso delle Marzaiole, dei Fischioni e dei Codoni che, unitamente al Tordo bottaccio, al Fringuello e al Lucherino, si osservano in ottimo numero. Rondini e Rondoni stanno tornando e insieme a loro anche gli estatini compaiono a macchia di leopardo tra i cespugli e le fronde degli alberi ancora spogli. Per alcune specie vi è un leggero ritardo, mentre per altre la migrazione primaverile è nella norma.
E, mentre le specie svernanti come Tordi sasselli, Lucherini e Peppole si osservano unitamente a quelle nidificanti, come ad esempio l’Upupa, il Torcicollo e il Balestruccio, nonché il Prispolone di cui all’Osservatorio Ornitologico di Arosio della FEIN il 1° aprile è stato inanellato il primo individuo in risalita, il cielo si riempie di voli e sono periodi, questi, dove l’osservazione sul campo viene appagata notevolmente dalle tante specie del Paleartico in movimento che riempono i territori di svariati colori e canti primaverili.
Coi primi giorni di aprile, dopo un periodo pasquale terribilmente piovoso, il presagio altrettanto negativo delle condizioni meteo che toccano sovente il week-end del centro-nord Italia è stato accompagnato da temperature sotto la norma, causando nella migrazione primaverile dell’avifauna un esito ballerino. Nonostante il nostro territorio si dimostri sempre ospitale e adatto al passaggio migratorio delle specie alate, la primavera di quest’anno 2013, a differenza degli anni scorsi in cui era caratterizzata da mesi caldi con cielo terso, non è delle migliori e ciò ha causato il rallentamento di risalita per alcune specie che hanno dovuto fermarsi forzatamente nei luoghi a loro congeniali per temporeggiare e poi approfittare delle sporadiche belle giornate con sole e temperature discretamente alte per accelerare il loro moto verso i lidi di nidificazione.
In questo interessante ma scomodo contesto meteo-ambientale sono molte le segnalazioni di specie transahariane che si sono fatte osservare nei posti più disparati in buon numero dagli ornitologi che hanno potuto almeno godere della loro presenza che, solitamente, avviene molto fugacemente in quei luoghi particolarmente vocati alla sosta dei migratori. Varie specie interessanti hanno accompagnato così i mesi primaverili con i loro colori e canti e più facile è stato identificare quelle più elusive come i Limicoli in generale, i Luì grossi, i Luì verdi, i Luì bianchi, le Sterpazzole, accompagnati da quelle più facilmente osservabili come gli Anatidi in generale, i Fringuelli, i Tordi bottacci, le Rondini, i Rondoni, le Balie nere e i Prispoloni, le Upupe e i grandi rapaci migratori che hanno sorvolato la penisola in buon numero quando, sempre a causa delle pessime condizioni meteo, gli svernanti come le Peppole, i Lucherini e i Frosoni sembravano non voler ripartire mischiandosi, in questo modo, ai migratori già di passaggio.
I dati raccolti presso l’Osservatorio Ornitologico di Arosio della FEIN non fanno altro che confermare la tesi degli ornitologi sparsi sul territorio che col binocolo osservano costantemente alcune zone di particolare importanza naturalistica e dai registri degli inanellamenti della stazione arosiana emerge come la buona presenza dei Prispoloni e delle Balie nere, unitamente a quella di Capinera, Luì grosso, Lucherino, Colombaccio e Peppola sia conferma di una migrazione mista di arrivi e partenze dopo una stagione invernale difficile da concludersi.
Colpa di un vortice anticlonico che anche nell’ultima decade di aprile è comparso tra il mar Ligure e il mar Tirreno causando sempre le solite giornate uggiose e umide e portando la neve sulle Alpi sotto i 1.500 m. tra Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta. Insomma, il gioco delle perturbazioni atlantiche che, senza gli sbarramenti naturali, hanno consentito che le massime stagionali non abbiano mai superato i 20 gradi. Comunque queste situazioni meteo ben poco riescono a fare contro le dettate e ferree regole di madre natura. L’orologio biologico influenzato dalla quantità di luce spinge gli uccelli a non conoscere sosta e, come avevamo già scritto in un precedente comunicato, loro passano per arrivare nel più breve tempo possibile ai lidi di nidificazione perpetuando il rito della riproduzione e il proseguimento dell’esistenza della specie.
E per concludere queste note, non ancora completamente esaustive, sulla complessa migrazione pre-nuziale, bisogna ricordare che dall'Ungheria in su, verso la parte settentrionale del Paleartico occidentale, in questa ultima settimana di aprile le condizioni meteorologiche sono state assolutamente favorevoli, con temperature anche sui 29 gradi, come martedì 30 aprile e mercoledì 1 maggio. Da noi, invece, soprattutto al nord, le piogge l’hanno fatta da …“padrone”, oltre ogni misura.
 
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