"La troppa sicurezza finisce a schifezza" Come è già stato detto, per quelli che sanno sparare il terzo colpo serve, per quelli che fanno affidamento sul terzo colpo serve a far buttare via le prime due cartucce. La terza botta serve per quelli che abbattono di prima canna almeno il 60% e di seconda il 20% Se fosse per me ai giovani che hanno poca esperienza li farei cacciare un paio di anni con un fucile a un solo colpo, imparerebbero prima e meglio. Detto questo, 3 colpi sono meglio di 2.
Io ho cominciato a cacciare (illegalmente, lo confesso) a otto anni con un tronchino Beretta (monocolpo) cal. 24. Poi, cresciuto un po' di piu', dai 13 ai 16 anni ho cacciato con un tronchino Beretta cal. 12. A 16 anni, con l'agognata licenza finalmente nelle mie mani, ricevetti da Papa' in regalo un sovrapposto Beretta S55B cal. 12, col quale cacciai fino alla mia partenza per l'America, dove prima comprai una ciofeca di fucile a pompa, il Mossberg Model 500, pieno di difetti congeniti, che rimpiazzai presto con un magnifico fucile a pompa, un Remington 870 Wingmaster 12/76, col quale cacciai nel Montana per sette anni, e poi a Kodiak, in Alaska, fino al bando al piombo. Non avendo la canna gigliata ed una strettissima strozzatura full dovette cedere il posto al mio primo automatico, il Remington 11-87 12/76 che uso tuttora.
E' vero cio' che dici: farsi le ossa con un monocolpo ti insegna veramente a sparare. Ed ecco perche'', a parte la caccia, perferisco il trap americano (un solo colpo per piattello) a quello che ho visto praticare in Italia, dove--almeno ai miei tempi--permetteva due colpi per piattello.
Avendo cacciato, poi, per tantissimi anni senza cane, non sparavo mai, anche col sovrapposto, a piu' di un selvatico alla volta, per paura di perdere il primo se distoglievo lo sguardo dal suo punto di caduta per sparare ad un altro. Oggi che non ho piu' un cane e che gli unici pennuti che insidio sono tortore e tacchini (di questi ultimi se ne puo' abbattere soltanto uno al giorno e quattro all'anno) sono tornato a sparare soltanto ad una tortora alla volta, sparando la seconda canna del mio sovrappostino o della mia doppiettina in caso di padella col primo colpo. E con le velocissime ed indiavolatissime piccole tortorelle americane, che potrebbero dare lezioni di volo aereobatico ai beccaccini, se padello di prima, spesso padello anche di seconda, perche' la reazione dell'uccello mancato di prima rende il successo del secondo colpo ancora piu' aleatorio. Non solo accellerano alla botta, portandosi fuori tiro in un secondo, ma esibiscon un volo a cavatappi, o picchiano verso il suolo e zigzaggano a un palmo da terra. Spesso dopo la padella di prima canna neanche sparo la seconda. Ecco perche' sono passato dal pesante automatico cal. 12 al leggero sovrapposto cal. 20 e poi alla leggerissima Rizzini Iside pure cal. 20, Piu' facile e veloce da brandeggiare, e di certo un terzo colpo non lo metterei mai a segno ad un uccello ormai a 70 yarde da me. L'automatico lo uso soltanto per i tacchini per tiri a fermo alla testa con cartuccione al tungsteno 12/76 e pallini al tungsteno del 6e per i coyotes e linci, caricato a ocarole, per i quali nocivi tolgo anche il "tappo" al serbatoio e carico cinque cartucce. Lo potrei fare anche per i tacchini (da noi il limite a tre colpi e' solo per la migratoria), ma non ne vedo il perche'. Tirando a fermo alla testa dell'uccellone a una quarantina di metri o anche molto meno, e con l'ausilio del marchingegno a punto rosso, se non lo abbatti pulitamente con un colpo e' meglio che te ne stia a casa... Il bello della caccia al tacchino non e' il tiro, ma saperlo far venire a tiro.
Tornando all'etica venatoria, questa fantomatica virtu', e' senz'altro un imperativo categorico individuale. Se proprio sei **** per aver girato per miglia senza trovare nulla, e poi padelli l'unico fagiano levato dal tuo cane, potrebbe accadere che se intravedi la capoccia di un altro sbucare tra l'erba ti parte la schioppettata a fermo prima di poter ragionare e rifiutare di commettere questa vilta'. Pero' poi quando il cane te lo riporta e lo soppesi nelle tue mani, quella punta d'amarezza che provi, quel senso di delusione per cio' che hai fatto, e' la tua etica personale che ti dice che hai fatto una cosa molto sbagliata. Tanti pero' se ne fregherebbero del tutto e lo rifarebbero di nuovo--basta che poi potessero portare a casa il fagiano e vantarsi del magnifico tiro ad un maschio imbirbito alzato finalmente a tiro dalla bravura del cane. Come lo so? Lo so perche' anch'io ho fatto cose del genere... E ripeto: chi e' senza peccato scagli la prima pietra. E, per piacere, non parlliamo della poesia della caccia, l'abbracccio della natura, il sentirsi tutt'uno con essa, e tante corbellerie con le quali mascheriamo il nostro desiderio di portare a casa una preda. La poesia della caccia, l'abbraccio della natura, il lavoro del cane, il frullo del selvatico, e tutto cio' che e' bello ed appassionante sono sentimenti ed esperienze che si potrebbero provare anche con una macchina fotografica in mano invece del sovrapposto o dell'automatico, e colpire bene un selvatico con l'obiettivo della macchina fotografica e' piu' difficile che colpirlo con una corazzata del 12, magari Magnum, o una dispersante se vai a beccacce.