L'antica tradizione della Caccia all'Adorno

Non concordo con l'entusiasmo per una caccia basata sulla superstizione.
Cacce così inutili, senza carne né trofeo riescono solo ad attirare critiche.
Per lo stesso motivo ho personalmente rinunciato a cacciare il forcello (alias fagiano di monte).
Uccidere un animale per quattro piume da mettere sul cappello e un po'di carne coriacea non mi attira
 
Per essere più precisi bisogna ricordare che in alcuni comuni del Messinese apprezzavano le carni del Pecchiaiolo.
Per quanto mi riguarda personalmente (Messina) non ricordo di superstizioni ,ricordo solo che essendo un caccia molto casuale e fortuita riuscire ad abbattere qualche esemplare nel mese di Maggio comportava giorni e giorni di appostamento ( da mattina a sera) grande conoscenza delle condizioni meteo/vento, addirittura l' interpretazione della collocazione delle nuvole (giusta brezza), senza dimenticare l'importanza delle correnti ascensionali nella corretta posizione è dell' altezza giusta da cui dipendeva la quota di volo successiva, il risultato di una caccia così difficile era il trofeo (tassidermia) alla stregua di una qualsiasi testa di Cervo.
 
Ma gli adorni sono commestibili? Se non lo sono, ucciderli tanto per divertimento o per un "trofeo" sara' pure stata una tradizione, ma una tradizione non troppo saggia, ed e' bene che sia stata eliminata (per quanto, se ricordo bene, ancora ci sono bracconieri che li uccidono).

Posso capire la loro uccisione se sei un apicoltore e il pecchiaiolo ti si mangia le api in gran numero, ma altrimenti perche' ammazzarli, specialmente poi se, ne sono sicuro, parecchi non venivano neanche recuperati perche' caduti su rocce e precipizi inaccessibili.
 
, ne sono sicuro, parecchi non venivano neanche recuperati perche' caduti su rocce e precipizi inaccessibili.
Sicuro in che senso? hai visto qualche video del WWF?
Io posso dirti con sicurezza che non si perdeva nessun animale, visto che per due Primavere sono legalmente andato a caccia di Adorni, quando era consentito (deroga) l'abbattimento di animali nocivi (Falchi ) dal 15 aprile al 15 di Giugno.
I Falchi mezzo secolo fa erano considerati nocivi e non solo in Italia anche in Spagna dove i cacciatori addirittura venivano pagati per i capi abbattuti di Nibbi, Poiane e altri generi di Falchi, in Germania invece le uova di Pecchiaiolo venivano prelevate e non mi ricordo per quale motivo.
Insomma si sta parlando di un'epoca passata quando si conosceva molto poco di natura ambiente e selvatici.
 
Cari bansberia e Giovanni, rispetto le opinioni di ciascuno, ci sarebbe però da capire quali sono i motivi e i contesti che legittimano "l'utilità" di una caccia (attenzione che il passo dall'utilità di una caccia all'utilità della caccia è brevissimo).
I nostri "nemici" stanno tentando in ogni maniera (quasi ci sono definitivamente riusciti) di tenerla ancora "legittima" se questa si classifica come "gestione".
Il cacciatore deve agire secondo una regola che in Europa regala alla "gestione" il cinque per cento massimo di "capitale" che si è riprodotto.
Se i motivi che ci spingono ad esercitare la Caccia vanno oltre il consumo di carne che piace ed un mero esercizio di tiro su selvaggina, allora non trovo nessuna remora se la preda è una piuttosto che un'altra (sempre sottolineando la necessità di mantenere l'aspetto della legalità).
Nel dare la caccia a una specie, con metodo, devo provare delle emozioni che si mescolano tra il reinserirsi nel contesto naturale, sapervi scorgere delle capacità che attraverso il contatto con il selvatico possono offrirmi delle possibilità di successo nella sopraffazione verso lui oppure saper riconoscere e vivere un mio errore nell'aver valutato il suo ingegno o istinto che lo hanno allontanato dalla mia cattura. In tutto ciò è insito l'amore per le cose naturali (vere e non artificiali o umanizzate), il piacere per il sapersi muovere nell'ambiente e nei suoi ciclici mutamenti, tra tante regole che ci sono appartenute e che ora si distanziano sempre più dal "sapiens", il godere dei colori e le forme degli animali, un senso di ricchezza ci pervade quando scorgiamo un selvatico nella natura.
Tra noi si racconta non solo di carnieri ma più spesso (potete constatarlo tra tutte queste pagine), di quanto abbiamo visto e in che luoghi o periodi si è verificata la presenza . Ancora tracciamo la visione di una rondine ai primi di marzo, le osservazioni di tordi o anatre quando il periodo venatorio è tramontato da settimane o mesi. Il passaggio delle gru sul fianco d'un monte o il verso d'un rigogolo (contadino è pronto il "fio") su un pioppo tremolante d'una campagna agostana.
Tutto questo è per noi un'agape che strugge l'anima nel desiderio di qualcosa che ha senso perché eternamente irraggiungibile. Dopo tanti anni, sono certo, il Cacciatore che raggiunge una nuova preda ha avuto quella preda e non quella specie. Riassettare un'allodola o un beccaccino tra i laccioli o nel riporli sulla tavola della cucina, attraverso il contatto con le dita dona un senso di sbigottimento nuovo dopo tante altre precedenti catture e slancia verso un desiderio, non vanità, nuovo di riaverlo, un giorno, un'altra sola volta ancora, tramite gli strumenti e i metodi conosciuti, usati dagli avi. Ecco la tradizione, un filo sottile e palpabile solo ai sentimenti che attraverso anche la cattura di un altro animale ci fa incontrare nuovamente con le nostre radici, i nostri padri, nonni, zii e tutti gli avi, dai quali è giunto a noi almeno un gene. Se l'uomo non riconosce il proprio passato ha ben poco da consegnare al futuro.
La caccia all'adorno si è chiusa ormai da decenni, la specie è protetta e nessuno la caccia (forse ancora qualcuno la "braccona"...ma è diverso).
Desiderare una preda che non si può cacciare non è reato come non lo è stato finché si è potuta regolarmente abbattere attraverso una legge che ora non è più.
Sommessamente e, in maniera più veritiera possibile, per come mi è stata narrata, ho cercato un poco di tratteggiare questa Caccia non volendo prevalere, nelle ragioni, su nessuno ma semplicemente offrendo qualche motivo per poter essere almeno ricordata e riconosciuta.

Buona domenica a tutti.
 
Buonasera, sono agricolo 56 e torno a scivere dopo qualche anno, poichè ho la campagna a non più di 300 metri da uno dei famigerati <PASSI> dove gli appassionati passavano le loro giornate in attesa del falco, per confermare che gli adorni continuano a migrare sempre più numerosi. Il passo, limitrofo alla mia campagna,era cosiderato da scirocco "musciu" vale a dire vento da sud est leggero,mentre il centro rimane nella zona di collinare di Castanea (messina) dove spesso i propietari terrieri costruivano dei passi per poi affittarli. A mio avviso, sulla sponda calabra la caccia all'adorno era molto più sentita, tanti colleghi calabresi venivano nella zona di Castanea-M.Ciccia, nell'ambiente allora giravano i nomi dei migliori cacciatori di adorni ed erano quasi tutti calabresi, tanti caricavano le cartucce in logo, in particolare per il piombo.Da almeno un decennio, nella dorsale di Messina, non si registrano atti di bracconaggio accertati all'adorno, grazie ai vari servizi di vigilanza all'aimpegno dell'associazioni ambientaliste e non ultimo la presa di coscienza dei cacciatori.
 
gli adorni sono commestibili? Se non lo sono, ucciderli tanto per divertimento o per un "trofeo" sara' pure stata una tradizione, ma una tradizione non troppo saggia, ed e' bene che sia stata eliminata (per quanto, se ricordo bene, ancora ci sono bracconieri che li uccidono).

Gli adorni sono commestibili è dietro di essa era una tradizione con feste per ogni paese è puoi stare sicuro che se sapevi stare continuavi ad andare sennò avevi finito i passi erano sacri guai ha sparare a casaccio a destra è a sinistra erano regole ferree da rispettare no come oggi quelli erano Cacciatori l'adorno per essere dichiarato ucciso doveva cadere dietro il passo entro venti metri si doveva lasciare entrare e lo dovevi sparare con le spalle al passo, sto aspettando che mi devono.tornare il libro se riesco te lo mando in pdf così leggendo potrai capire meglio

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Sicuro in che senso? hai visto qualche video del WWF?
Io posso dirti con sicurezza che non si perdeva nessun animale, visto che per due Primavere sono legalmente andato a caccia di Adorni, quando era consentito (deroga) l'abbattimento di animali nocivi (Falchi ) dal 15 aprile al 15 di Giugno.
I Falchi mezzo secolo fa erano considerati nocivi e non solo in Italia anche in Spagna dove i cacciatori addirittura venivano pagati per i capi abbattuti di Nibbi, Poiane e altri generi di Falchi, in Germania invece le uova di Pecchiaiolo venivano prelevate e non mi ricordo per quale motivo.
Insomma si sta parlando di un'epoca passata quando si conosceva molto poco di natura ambiente e selvatici.

Non lo dico io, ma l'ha scritto il proponente di questa discussione. Cito:

<<Il tiro ? Oh quello ! Non per la rapidità delle falcate dell'adorno si faceva pregio la fucilata il cacciatore, piuttosto per saper cogliere il momento giusto nello stabilire, affatto facilmente, su quale "giro" d'ali , nelle roteanti planate che allargavano e poi restringevano sul punto di posta, dirigere i colpi di fucile. L'eventuale abbattimento non rendeva per niente scontato il ritrovamento del selvatico che spesso rovinava sugli strapiombi inaccessibili delle scogliere, nelle asperità rovinose delle vegetazione abbarbicate sulle rocce e... se l'avvistatore d'una feluca intenta nella pesca del pesce spada, nel mare sottostante, indicava la "battuta" della preda in un certo posto o sull'acqua, i cacciatori si calavano, rischiando, con lunghe funi tra guglie e speroni di scogli. C'era, poi, da riverire con regalie la gentilezza dell'uomo sulla barca da pesca.>>
 
Si tratta di un racconto un po colorito , forse in qualche zona in basso di Bagnara ,passano su tutto lo stretto anche sopra le case di Reggio Calabria quali strapiombi? Nei Paesi interni del Messinese anche tra Uliveti e Mandorli....
 
In effetti questo lo avevo dimenticato, il comportamento corretto dentro l'appostamento "Il passo", mio padre quando mi lasciava qualche ora da solo prima di allontanarsi mi ripeteva continuamente, se passa diritto così si spara ,se entra di sotto no, se entra di sopra fino al pino e non oltre. Insomma altri tempi c'era molto rispetto e tutti seguivano delle regole dettate dal buon senso che erano state tramandate.
 
Grazie Giuseppe, grazie davvero per questo spaccato di caccia tradizionale del nostro sud.
Ai tempi d'oggi secondo me è poco concepibile, il mondo cambia, anche se a volte (troppe) in peggio. Poi magari se fossero fatti dei censimenti seri verrebbe fuori che sono in sovrannumero ma, coi politici di oggi, chi te li fa più cacciare???
Ps: che bella prosa, come sempre d'altronde!

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Molto bello! La Caccia. Grazie Giuseppe.

PS: Cosa volete di più, ho letto gran parte dei racconti postati, tutti meritevoli di attenzione e valutazione, ma come già scritto...... cosa volete di più?
 
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Serrande serrate e odore di caffè appena sgorgato nella caffettiera; nella stanza la quiete è molle e le mosse nella penombra si distinguono appena. La posa, quasi ieratica, della zia che porge la tazzina al suo sposo con la stessa devozione in cui i movimenti, lenti, del cucchiaino donano il gusto edulcorato al caffè compiono un rito, gentile, da tanti anni.
Giuseppe ! Sorride. Zio Gianni s'è svegliato, vai a salutarlo..
Le braccia distese fuori dalle coperte e il capo sollevato sul cuscino in un pomeriggio di metà aprile..
zio Già, la Pasqua è alta st'anno, si va a Capo Colonna a vedere le tortore una mattina ?
Iamu, iamu (andiamo, andiamo).
Ma là gli adorni non passano vero?
Aah ! Sospira nel suo volto più che maturo. Le braccia inerti inarcano e sovrastano il corpo, la voce si fa decisa nella laringe e il caffè a sorsate offre un tono che modula le sue storie.
"Atteeentu ! Atteeentuu ! Il grido deciso e modulato si avvolgeva tra dirupi e scogliere, dai monti Peloritani a Messina alla costa sud del mare calabro. Nei circa quaranta chilometri tra la punta di Pellaro al Sant'Elia di Palmi, passando per Reggio, Scilla, Melia, San roberto, Bagnara. Un grido percepito nei centri abitati del tratto di costa sicula e calabra, ascoltato dalle spadare e dalle feluche intente nella pesca.
Nelle terre di Leonida Repaci quella all'Adorno non è una caccia. E' la Caccia.
"Ha un'apertura alare di nu metru e menzu e pesa cchiù di nu chilu", l'enfasi del racconto sottolinea in dialetto l'aspetto maestoso e possente del rapace. "Ci voleva un poco di scirocco o assenza di vento, l'adorno prendeva la corrente ascensionale e si levava fino a centinaia di metri sopra al mare, in cerchi larghi e concentrici che permettevano all'aceddu una condizione di volo di quasi riposo e che, poi, avrebbe consentito una lunghissima planata, sempre lungo la costa, per guadagnare terreno verso i luoghi di nidificazione.
I cacciatori dello "Stretto" in quel periodo entrano in visibilio, la tarantola venatica per l'uccello veleggiatore sfocia nell'eccitazione e nel panico. Non abbattere almeno un Adorno diventa segnale di sventura coniugale per i cacciatori malcapitati che per mesi sono costretti a subire scherno, lazzi, ironie pesanti con tanto d'obbligo d'indossare il berretto con "i ciancianeddi". La nomina dello sventurato "Sindaco" avviene con ballate e serenate sotto la finestra del meschino e il suo passare per le vie istiga a sorrisetti irriverenti e, neanche troppo di sottecchi, il lieve inarcamento dell'indice e del mignolo delle mani di tanti presenti.
Per evitare l'ingiuria solenne, la sventura intera d'un anno ma anche per godere d'un paesaggio d'incomparabile bellezza nel periodo di primavera inoltrata, della migrazione di migliaia d'uccelli d'ogni specie e fattezza (falchi, aquile, cicogne, acquatici, trampolieri piccoli e grandi) compresi altri rari e occasionali alati, i cacciatori di quei territori arrivavano a compiere paradossi e sacrifici impensabili; le famiglie venivano spesso trascurate per intere settimane, si spendevano denari, tanti, in periodi di ristrettezze per accaparrarsi una posta buona, tra famiglie si è arrivati a stringere persino comparaggi e matrimoni per avere in uso terreni adatti agli appostamenti in un ottima zona. Tutto nel nome d'una frenetica quanto gioiosa usanza di centinaia d'anni.
"Mastru Micu", per vendicarsi d'un torto, fece disseminare di pezzi di specchi le spalle d'una posta del rivale su di un "passo"...il riflesso di questi allontanava le alate degli adorni dalla zona.
Don Giovannino, per essere stato nominato sindaco, vissuta l'ironia feroce di suoi stessi familiari, cambiò il testamento a loro sfavore. Un cacciatore su uno sperone di altura, dopo aver padellato diversi "Orra" non rispose più ai richiami concitati degli amici che gli segnalavano il passaggio di ulteriori possibili prede. Fu trovato in stato di estrema confusione, febbricitante con la bava alla bocca che tentava di ricaricare la sua doppietta tentando di "avvitare" la chiavetta verso sinistra...imbestialito col "ferro" arrivò a storcerne i grilletti.
Il tiro ? Oh quello ! Non per la rapidità delle falcate dell'adorno si faceva pregio la fucilata il cacciatore, piuttosto per saper cogliere il momento giusto nello stabilire, affatto facilmente, su quale "giro" d'ali , nelle roteanti planate che allargavano e poi restringevano sul punto di posta, dirigere i colpi di fucile. L'eventuale abbattimento non rendeva per niente scontato il ritrovamento del selvatico che spesso rovinava sugli strapiombi inaccessibili delle scogliere, nelle asperità rovinose delle vegetazione abbarbicate sulle rocce e... se l'avvistatore d'una feluca intenta nella pesca del pesce spada, nel mare sottostante, indicava la "battuta" della preda in un certo posto o sull'acqua, i cacciatori si calavano, rischiando, con lunghe funi tra guglie e speroni di scogli. C'era, poi, da riverire con regalie la gentilezza dell'uomo sulla barca da pesca.
La carne del rapace veniva consumata e le piume del petto conservate e utilizzate in qualità di cotone emostatico per sedare tagli e ferite.
In casa d'un cacciatore, nei luoghi descritti, non poteva mancare l'Adorno imbalsamato.
Anni addietro, tanti, una sorella di mio zio trasse, tra le foto che portò, una con lo stesso zio, a braccia larghe che sosteneva gli apici alari d'un Adorno. Ad aver avuto un cellulare con fotocamera...allora.
Ciascuno pensi e ritenga ciò che desidera in merito a questa caccia tradizionale che ha coinvolto generazioni di genti per centinaia d'anni, io, un pò, me la sono sentita sulla pelle poiché raccontata così da vicino e perché io stesso di chiara origine meridionale. Una tradizione il "balz" sul Cedrone, una tradizione la posta all'Adorno..un giorno qualcuno potrebbe dire di un'orrenda tradizione dello sparare a un tordo posato su un ramo.
Io sento di rispettare tutti; nelle regole ovviamente.

Postfazione dal fanciullo di allora:

"Zio Già, ma vi è successo di essere stati nominati a "sindaco" in famiglia ?" "Nè io, Papà, zio Alfredo e gli altri quattro miei fratelli. Nessuno. Ci trasferivamo per tre settimane nel podere di famiglia, avevamo anche il casolare dove venivano le donne e la balia" ; la parola "nessuno" era accompagnata dal gesto perentorio della mano, a palmo aperto, verso l'esterno. (E più non dimandar).
 

Bella Peppì bel racconto, Quella dell'adorno sarebbe stata una caccia che avrei voluto fare, insieme alle tortore di maggio, sarà anche archeologia venatoria, ma sarebbero state giornate indimenticabili per la vita venatoria di un cacciatore.
 
Grazie d'averlo scritto e postato Giuseppe [thumbsup.gif]! " un giorno qualcuno potrebbe dire di un orrenda tradizione dello sparare a un tordo posato su' un ramo " ecco..... hai detto tutto heuuu.gif]! Quanto è stato sacrificato sull'onda del buonismo e dell'animalismo da salotto?!? Tanto.....troppo.
A detta dei più per colpa nostra......forse ! Indietro non si torna purtroppo......godiamo quel che ancora resta! Un abbraccio
 
Grazie d'averlo scritto e postato Giuseppe [thumbsup.gif]! " un giorno qualcuno potrebbe dire di un orrenda tradizione dello sparare a un tordo posato su' un ramo " ecco..... hai detto tutto heuuu.gif]! Quanto è stato sacrificato sull'onda del buonismo e dell'animalismo da salotto?!? Tanto.....troppo.
A detta dei più per colpa nostra......forse ! Indietro non si torna purtroppo......godiamo quel che ancora resta! Un abbraccio

Indietro non si torna, e davanti c'e' un precipizio...

Ironicamente, gli adorni (falchi pecchiaioli), e il gruccione (merops apiaster), oggi pprotettissimi, un domani potrebbero (o dovrebbero) essere considerati "nocivi" e abbattibili perche' come saprete, le api stanno scomparendo, a causa di antiparassitari, diserbanti, e anche di diverse infezioni da batteri o virus, di preciso non so. Quindi uccelli come quelli sovacitati, che fanno stragi di api, complicano le cose. I gruccioni, specialmente, quando trovano un alveare fanno festa per giorni. Uccelli bellissimi, non discuto, ma senza api il miele chi lo fara'?

Comunque e' molto piu' probabile che vengano bannati antiparassitari e diserbanti che venga riaperta la caccia agli adorni o che i gruccioni vengano dichiarati abbattibili. Del resto le loro migrazioni avvengono a caccia ormai chiusa, e quando una specie e' dichiarata protetta, anche se la sua popolazione dovesse ritornare numerosa o anche troppo numerosa, la protezione non vera' mai rimossa, specialmente nel Bel Paese dove la grande maggioranza della popolazione e' opposta alla caccia--a qualsiasi specie.
 
C'è tanto da dire è da discutere passavano giorni senza vederne uno o quando entravano non è detto che si potevano sparare xché se non c'era il vento giusto transitavano alti solo dopo le 18 si poteva sperare di averne qualcuno a tiro ma se tu sparavi, quelli che stavano entrando o tornavano indietro o si mettevano a ruota e si rimettevono alti quindi in un costone dove c'erano 6-7 non sparavano tutti tutto quello che scrivono è per ingrandire la cosa la percentuale di abbattimento era bassa

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Polemiche a parte su quanti, perche' e percome se ne abbattessero, su quanti venivano perduti dopo l'abbattimento, sulla gloria o l'infamita' di tale caccia, ecc., non so se qui nessuno si ricordi di cio' che io, da ragazzino gia' appassionato di caccia, vidi in televisione in un programma di caccia e pesca capitanato da Walter Marcheselli, nelle vesti del "Ragionier Buttazzoni" che veniva trasmesso settimanalmente sull'unico canale televisivo che c'era quando Berta filava... A quei tempi la caccia non era ancora un'abominazione, ed i cacciatori non erano ancora dei paria, degli intoccabili, della feccia con la quale le persone per bene non vogliono venire in contatto--come oggi. nel Bel Paese, dove 63% dei cittadini vorrebbero abolirla, alla faccia della costituzionalita' di un tale tentativo.
Ebbene, ricordo che una di quelle puntate, introdotte sempre dai corni del "Franco Cacciatore" mostrava una cacciata all'adorno, cacciata che a quei tempi era ritenuta legittima e nobile come tutte le altre cacce, al punto di essere mostrata alla televisione senza i commenti indignati di una Brambilla, un Beppe Grillo, o di altri i-dioti ipocriti che oggi vengono ascoltati come se fossero profeti biblici o pontefici infallibili.
 
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