Buongiorno ed un grazie anticipato agli amici che avranno la pazienza di leggermi.
Non sono un avvocato ne' un esperto di diritto amministrativo, ma mi piace approfondire le questioni che mi interessano e parlare se possibile con cognizione di causa. L' attività venatoria in Italia e' regolamentata seguendo, in ordine di importanza, le Direttive Comunitarie, la legge quadro italiana (157/92) e le leggi regionali: la legge regionale deve rispettare le indicazioni di quella nazionale che a sua volta deve rispettare le direttive comunitarie. Ogni stato membro dell' U.E. (quindi anche l' Italia) deve avvalersi di un ente tecnico-scientifico che sia di riferimento per i vari livelli della pubblica amministrazione coinvolti nel disciplinare l' attività venatoria e che sia quindi sia anche accanto ai cacciatori, fornendo dati certi.
In Italia tale ente è l' ISPRA (ex INFS) che purtroppo è un ente politicizzato, che in sostanza dipende dal Ministero dell' Ambiente: se tale ministero è in mano ad animalisti/ambientalisti (come in questo governo) il gioco è fatto ed il cerchio si chiude ! Basta inserire nelle varie norme la locuzione "SENTITO IL PARERE DELL' ISPRA" e far presentare poi i ricorsi contro i vari calendari venatori da parte di una dalle innumerevoli associazioni ambientaliste perché il parere dell' ISPRA è stato disatteso. In tal guisa l' ente che dovrebbe essere "accanto" ai cacciatori diventa, come direbbero ad Oxford, "il dito nel culo" dei cacciatori italiani: non un ente che guida l' attività venatoria ma solo la limita sempre più, con l' obiettivo non tanto nascosto di farla cessare definitivamente.
Le associazioni venatorie italiane (una in particolare) cercano di contrastare questo stra-potere dell' ISPRA fornendo altri studi e ricerche sulla selvaggina oggetto di caccia, spendendo centinaia di migliaia di euro, ma puntualmente tali studi e ricerche vengono ignorati dall' ISPRA che non li ritiene attendibili...!!! Nello scorso mese di Luglio si è tenuto a Parigi un convegno sulla revisione dei Key Concepts (strumenti che determinano anche le date di apertura e chiusura della caccia alle varie specie): hanno partecipato varie associazioni venatorie di diversi paesi europei, enti scientifici europei (ISPRA compresa) ed i responsabili dell' Unione Europea, che deve poi emanare le direttive. Ebbene nonostante l' indirizzo emerso per alcune specie (tordo b., cesena, beccaccia, colombaccio, alzavola) sia stato quello di spostare la chiusura della caccia a febbraio inoltrato (sulla base sempre di rilievi scientifici raccolti dai singoli stati membri) l' ISPRA si e' dissociata chiedendo invece restrizioni ulteriori, sulla base di propri dati che non hanno convinto nessuno. Questa è L' ISPRA !!
Pertanto le AA.VV. italiane devono si continuare a portare avanti studi e ricerche proprie, basate anche sui dati forniti dai cacciatori con gli abbattimenti ed i censimenti a caccia chiusa, ma devono pure iniziare una battaglia con l' ISPRA/Ministero dell' Ambiente nelle aule dei tribunali, quando questo binomio confuta la realtà delle cose, negando la possibilità di svolgere l' attività venatoria che in altri stati membri è regolarmente praticata negli stessi periodi e sulla stessa selvaggina. Al momento non vedo altre strade percorribili anche perché la politica non decide e lascia che a parlare siano i tribunali: è chiaro che questa strada è rischiosa e costosa ma, a mio modestissimo parere, è la sola che possa farci rialzare la testa e riprendere la nostra dignità di cittadini-cacciatori.
p.s.: basso Salento ancora passo quasi nullo.