Come il romito, che per rendere più alta la preghiera da vocare a Dio, erige nel più solitario dei luoghi e nel momento più angusto per la sofferenza corporea l'essenza d'una lode, non puoi non calarti nell'ora peggiore del solstizio del giorno per dipanare o distinguere al meglio i rumori dei campi e di quanto Natura regala.
Il villano (sia detto senza offesa) tribola nel vino fresco o nella schiume di birra tracannati con voluttà sul finire del pasto. Le macchine agricole, smunte dal calore, adagiate in abbandono in qualche parte di terra. Il fresco di terme e piscine richiama corpi madidi ora più esausti dallo scialacquio di mosse e bracciate nel liquido sistema. Le urla lontane ora son spente dal momento di colazioni e sorsate di bevande all'ombra d' impagliati ripari.
Nella fiacchezza delle attività umane pare si ridestino le voci composte d'uccelli ed insetti in costante pellegrinaggio tra alberi, arbusti, fiori e coltivi.
Api e libellule, al girasole e ai margini di questo che confina sul fosso, il tubare del maschio di tortora che volteggia solo di tanto in tanto tra rami fogliati e spinosi d'un pruno selvatico, il rantolo dei gruccioni, confusi nel greve calore.
Rugolano i colombacci, sconosciuti in questi posti fino a una decina d'anni or sono, e il loro "strillo" sopravanza tutto quanto vive in questi campi in questa ora.
Una decina di questi pascolano tra stoppia di fieno o nel breve medicaio. Il saltimpalo sulla staccionata li osserva col mio stesso sguardo liquefatto. Quel ventre arancione macchia appena un palo vetusto che scomposto sorregge un filo spinato ritorto.
La cappellaccia libra il suo corpo dalla calura; molto meno dalla sua anima. Nel fremito d'ala un pizzico di polvere s'adagia nella bava di vento.
Rondinelle, qualche rondone, del rigogolo solo il suo flauto perso nel verde del fosso.
Nodosa, la mente, dà il colore e le forme alla realtà. Uno scarabeo trasportato dalla fila di formiche è un fasto per la vita di queste; un tenue silenzio di quella sofferenza sopravanzata da tante voci.
La tortora scende ora sul medicaio, taciturna, per un pò, sacrifica il suo tubare, dono sentimentale all'amata, all'incalzante senso di sopravvivenza. Un'altra s'insacca tra rami di pioppi.....
le foglie di questi, uniche allegre di verde, giocando a rimpiattino col sole, prestano un momento di vita agli occhi socchiusi dei campi.