la valle d'Aosta, ha presentato la domanda con relativo piano di prelievo, e, visto che i confinanti Svizzeri attualmente stanno prelevando stambecchi, sembrerebbe che il prossimo anno apra per un numero limitatissimo di capi...comunque l'importante è che apra!
Davide
 
Se ne parla e sicuramente se ne farà qualcosa, tanto più che i prelievi di questa specie ci sono sempre stati, ma sono sempre stati fatti da guardiacaccia!
 
30 Luglio 2007


Lo stambecco non è più tabù
L’incremento numerico è considerevole e si è aperta la strada per la gestione attraverso catture per ripopolamenti e selezione

Lo stambecco sta uscendo dal limbo dei tabù. È di questi giorni la notizia che la Giunta regionale della Valle d’Aosta, con delibera n. 1661 del 21 giugno scorso, ha dato incarico all’assessore competente di avviare le pratiche tecnico-amministrative per un inserimento, nel calendario venatorio del prossimo anno, di un piano di prelievo selettivo, secondo le direttive dell’Infs.

L’Istituto, infatti, già nel 1991, esprimendo un parere in vista della l. 157/92, aveva indicato il periodo ottimale per il prelievo comunque selettivo dello stambecco dal 1° settembre al 15 dicembre. Il parere, sempre per un prelievo selettivo, è stato confermato con la nota 4882/T A68 del 16/7/2004. L’Uncza ha cercato di chiarire i termini del problema in occasione della 42ª Assemblea nazionale di Livigno, dedicando il tradizionale Convegno allo status dello stambecco. Si sa che la colonizzazione da parte di questo selvatico è lenta, ma attualmente, grazie ad un piano di reintroduzioni distribuite sul territorio alpino e riuscite nel 77% dei casi, l’ampliamento distributivo è soddisfacente; attualmente si valuta in oltre 14.500 capi la consistenza dello stambecco in Italia, frutto, appunto di reintroduzioni e di immigrazioni spontanee.

L’incremento numerico è considerevole, per cui la specie non rischia più l’estinzione e, quindi, si è aperta la strada anche per la sua gestione attraverso catture per ripopolamenti e piani di prelievo selettivo. È quanto ha riferito Luca Pedrotti, tecnico faunistico del Parco dello Stelvio, sostenendo inoltre che anche le aree protette non debbono “chiudersi”, ma contribuire alla conoscenza della specie alla formazione della Banca dati nazionale.

Dello stesso parere si è dichiarato Guido Tosi, docente dell’Università Insubria, informando della costituzione di un “gruppo di lavoro” di tecnici di chiara fama, che, in collaborazione con l’Uncza, dovrà presentare degli elaborati con le motivazioni scientifiche per l’inserimento a calendario del prelievo dello stambecco. Un ulteriore motivo a favore del piano di prelievo risiede nella necessità di un controllo sulla specie, ad evitare possibili malattie per eccesso di densità e per togliere alibi al bracconaggio. Sappiamo di recenti catture effettuate nel Tarvisiano per ripopolare la Marmolada, ove tempo addietro si è verificata una vera e propria strage a causa della rogna sarcoptica.

E questo è un segno positivo, se si pensa che la prima reintroduzione della specie è avvenuta circa 30 anni fa: da pochi capi, grazie a successive immissioni e assestamento delle colonie, nel Tarvisiano si può calcolare che attualmente esistano oltre 500 stambecchi.

Una spinta positiva dovrebbe venire dall’esperienza della Svizzera, dove in poco tempo gli stambecchi hanno colonizzato tutti gli areali. “Dal 1977 al 2006 sono stati abbattuti 17.208 capi, - ha informato Marco Giacometti, tecnico faunistico svizzero - di cui 7.773 maschi e 9.435 femmine, 62% dei quali da 1 a 5 anni”, oltre alle catture per ripopolamenti. “L’importante è la protezione dei maschi della classe media e l’osservanza scrupolosa del capo assegnato. - ha sostenuto Paider Ratti, già Ispettore forestale del Cantone dei Grigioni - In ogni caso va prelevato al massimo il 10% della popolazione, diviso equamente al 50% tra maschi e femmine, gravando per il 70% sulla classe giovane e al massimo per l’8% sui maschi dai 6 ai 10 anni presenti sul territorio”.

L’esperienza della Svizzera e di tante altre nazioni europee, nonché dell’Alto Adige, la qualificata professionalità dei tecnici, il parere scientifico dell’Infs, la serietà e l’attenzione dei cacciatori di montagna sono sicure garanzie per una futura positiva gestione dello stambecco anche in Italia: ha veramente dell’incredibile che proprio la patria di tutti gli stambecchi d’Europa sia l’unica esclusa dalla sua gestione.
Goffredo Grassani
 
Magari ci lasciassero prendere gli stambecchi.Qualcosa in sezioni limitrofe alla nostra c'è ma si tratta di ripopolamenti voluti dal WWF e per lo più sono soggetti che vanno gobbi da tanti orecchini ,collari...che hanno addosso.
 

tommaso87

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Ciao a tutti,volevo chiedevi se sapevate qualcosa in merito alla concessione nelle Alpi di un numero di stambecchi da cacciare in selezone,come parlano alcune riviste della caccia ultimamente?
 
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