lupozoppo

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In itaglia siamo abituati a disprezzare i recinti di caccia al cinghiale considerandoli come delle specie di tiri al cinghiale corrente. Veri e propri buchi dove i cinghiali d’allevamento sono liberati un’ora prima di essere fucilati.
Ma esistono anche altre realtà.
Qualche tempo fa Toperone mi fece memoria di come molti accompagnatori che conobbi nella ex Jugoslavia ed in Ungheria fossero ingegneri forestali, agronomi, biologi ecc. Vero; e questo mi ha richiamato alla memoria un’altra cosa.
Quando nel 76 mi recai per la prima volta al cinghiale in Jugoslavia la caccia si svolse in un recinto. Era un recinto enorme, mi pare che il suo perimetro si aggirasse sui 25 km, ed era disseminato di trappole che catturavano i cinghiali dall’esterno e li immettevano all’interno.
Mi fu spiegato che il suo principale motivo d’essere era costituito dall’intento di proteggere le coltivazioni intercettando i cinghiali che dall’enorme area forestale retrostante si dirigevano verso di esse. L’azienda forestale (Šumaria) provvedeva a gestire la densità territoriale dei cinghiali dentro il recinto adottando piani d’abbattimento estremamente flessibili continuamente adattati in funzione della realtà del momento. Un esempio di gestione fluida, dinamica, proficua. I cinghiali, anziché costituire un problema per le colture diventavano fonte di reddito: carne, lavoro, denaro portato dal turismo venatorio.
Successivamente mi trovai a cacciare anche in altre situazioni analoghe, sia in Jugoslavia che in Ungheria, tanto che non vi feci più caso, considerandole una normalità.
Credo che in quei paesi si trattasse e si tratti di una prassi consuetudinaria, ma non ne sono sicuro, non ho mai approfondito, forse Toperone, o qualcun altro, potrebbe confermare o confutare questa mia ipotesi.
Certamente questo modello non è adattabile a tutte le realtà territoriali, soprattutto in funzione del grado di antropizzazione del territorio, e, ove applicabile, deve essere studiato e rimodellato su misura della realtà contingente.
Ora mi chiedo: Sarebbe applicabile sul territorio itagliano? Potrebbe contribuire ad affrontare (risolvere è una parola grossa) il cosiddetto “probema cinghiali”? qualcuno sa se già esiste una realtà del genere in itaglia ed eventualmente come funziona?
Ciao a tutti.
 
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