Cinghiali: Verso la cancellazione della Braccata

Ci sono "Certi" animali .... che fanno di quei danni, ma tanti di quei danni... che per decenni lasciano un segno, meglio una crepa, da paura... quali pollai... quali volpi... FAINE bioniche... a due gambe !!!... certuni vengono da molto vicino ma hanno origini lontane... tanto lontane... Asiatiche....... dalla Mongolia .... e per questo si dice che sono Mongol..oidi, ...... e se non siamo ancora riusciti nè estirparli nè eliminarli è perchè probabilmente che nel DNA hanno sicuramente qualche interesse, qualche legame o forse una connessione stretta con i Cinghiali... bisogna fare delle indagini approfondite ........... In fondo i Cinghiali cosa sono ? Porci ........
 
l' ordinaria attività venatoria, così come viene organizzata e gestita in Italia, non rappresenta una forma di controllo delle popolazioni di cinghiale


questa frase non è del tutto sbagliata, il problema è che a loro non gli frega niente di come viene controllato vogliono semplicemente che si smetta di controllarlo con i fucili

 

Alberto 69

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Sabato 01 Novembre 2014

La XIII commissione Agricoltura della Camera dei deputati nella seduta del 29 ottobre 2014 ha approvato all'unanumità la risoluzione 8-00085 sui danni causati all’agricoltura e alla zootecnia da alcune specie di fauna selvatica o inselvatichita con particolare riferimento alla proliferazione dei cinghiali. In tale risoluzione, presentata dai deputati del pd e di m5s Susanna Cenni, Massimiliano Bernini, Luca Sani, Giuseppe L’Abbate, Nicodemo Nazzareno Oliverio, in particolare, si sostiene che "l'ordinaria attività venatoria, così come viene organizzata e gestita in Italia, non rappresenta una forma di controllo delle popolazioni di cinghiale, tantomeno può rappresentarlo un'estensione del periodo di prelievo (deregulation dei calendari venatori) o la concessione del prelievo in aree altrimenti protette. Altresì, l'attività venatoria ha determinato negli anni una destrutturazione della piramide delle classi di età, agevolando la riproduzione degli esemplari più giovani, abbattendo i capi adulti con più di due anni di età".
La commissione lamenta la mancanza di un database complessivo con dati qualitativi e quantitativi provocati dalla fauna selvatica, con eccezione delle regioni Toscana, Piemonte, Emilia Romagna ed Umbria. "Nel mese di novembre 2010 la Conferenza delle regioni e delle province autonome ha prodotto un documento relativo ad una indagine conoscitiva sui danni causati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole e zootecniche relative al periodo (2005-2009). Da tale documento sono emerse, in sintesi, le seguenti indicazioni: a) i danni causati dalla fauna selvatica sono ingenti e presenti in tutte le regioni, anche se sono differenziati in ragione del territorio, delle culture presenti e delle specie che li causano; b) le specie animali che procurano danni sono in particolare: cinghiale, capriolo, daino, lepre, fagiano, storno, lupo, nutria; c) le percentuali significative dei danni sono provocate dalle tre specie maggiormente
immesse a scopo venatorio: cinghiale, lepre e fagiano; d) i maggiori danni sono stati registrati alle coltivazioni, in particolar modo alle produzioni erbacee (oltre 40 milioni di euro) ed alle produzioni arboree (circa 16 milioni di euro); e) i danni interessano anche la zootecnia ed i veicoli stradali a seguito di incidenti causati da animali selvatici".

La risoluzione impegna il Governo a:
1. ad intraprendere urgentemente, secondo il principio che la tutela ambientale debba comunque conciliarsi con l’esercizio dell’attività d’impresa, tutte le iniziative tecniche, organizzative e normative, sia in sede nazionale che in sede comunitaria, per contrastare e prevenire con efficacia il problema dei danni alle colture causati dalla fauna selvatica e in particolare i danni dovuti alla proliferazione dei suidi prevedendo una maggiore sinergia con le regioni e le province autonome e con l’Ispra;
2. ad istituire, mediante il concerto tra i Ministeri competenti, Ispra, le regioni e le province autonome, un osservatorio permanente in grado di censire con puntualità, certezza e per mezzo di comprovati parametri tecnici e scientifici, i danni provocati dalla fauna selvatica su tutto il territorio nazionale e ad avviare, nell’ambito delle proprie competenze e di intesa con le regioni e le province autonome, un monitoraggio nazionale sull’applicazione dell’articolo 10 della legge n. 157 del 1992, e in particolare del comma 8, lettera f), al fine di valutare oggettivamente se siano state messe in atto tutte le misure previste dalla legislazione nazionale in materia di risarcimento dei danni da fauna selvatica agli agricoltori e di assicurarsi che si raggiungano dei risultati omogenei sul territorio nazionale così da garantire, al contempo, la tutela della fauna selvatica e il diritto degli agricoltori di essere risarciti in tempi rapidi e certi;
3. a verificare l’attuazione e la dotazione del fondo presso il Ministero dell’economia e delle finanze ai sensi dell’articolo 24 della legge n. 157 del 1992 e a constatare se siano stati istituiti fondi regionali per il risarcimento dei danni prodotti dalla fauna selvatica e dall’attività venatoria, come previsto dall’articolo 26, cagionati delle specie animali indicate negli articoli 2 e 18 e a reperire risorse adeguate per risarcire gli agricoltori dai danni causati dalla fauna selvatica a partire dalla completa attuazione alle disposizioni contenute all’articolo 66, comma 14, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, citata in premessa;
4. ad assumere ogni possibile iniziativa normativa per scorporare il risarcimento o l’indennizzo per i danni di alcune specie selvatiche o inselvatichite e in particolare dei suidi, dalla quota massima (nell’arco di tre esercizi fiscali) prevista per gli aiuti delle aziende agricole rientranti nel regolamento de minimis;
5. a valutare la possibilità di promuovere bandi per la realizzazione e la manutenzione di strumenti di prevenzione a difesa dei comprensori o di singole proprietà, con le caratteristiche stabilite dall’Ispra o dagli enti di ricerca preposti e l’applicazione dei metodi non cruenti per il controllo della fertilità nonché ad attivare strumenti e risorse finanziarie per promuovere, da parte dei soggetti pubblici e privati interessati, una reale ed efficace azione di prevenzione e la promozione di azioni sperimentali;
6. a convocare quindi in tempi brevi un tavolo tematico di concertazione con le regioni e le province autonome sul problema dei danni causati dalla fauna selvatica;
7. ad assumere iniziative per vietare ogni ulteriore introduzione per fini venatori di esemplari di cinghiali su tutto il territorio nazionale, attuando o promuovendo azioni concrete per il recupero e la successiva reintroduzione, al termine dell’emergenza, dei suidi autoctoni italiani quali il Sus scrofa majori ed il Sus scrofa meridionalis;
8. ad adottare e promuovere, per quanto di competenza, tutte le misure necessarie per prevenire l’ibridazione con i suini allevati al pascolo e quindi iniziative per la regolamentazione di queste forme di allevamento;
9. a valutare la possibilità di assumere iniziative normative, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, volte ad introdurre una moratoria nei confronti dei debiti che i conduttori dei fondi hanno contratto nei riguardi della pubblica amministrazione e di tutti gli atti di pignoramento conseguenti, maturati a seguito del mancato reddito causato dal danneggiamento alle colture e ai ritardi degli indennizzi e risarcimenti dovuti;
10. ad assumere le opportune iniziative in sede europea al fine di riconoscere possibili indennizzi per i danni provocati all’agricoltura dalle specie selvatiche.
 

Allegati

  • RISOLUZIONE 8-00085.pdf
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La braccata non va più bene?

La braccata non va più bene?

[h=2]La XIII commissione Agricoltura della Camera dei deputati nella seduta del 29 ottobre 2014 ha approvato all'unanimità la risoluzione 8-00085 nella quale riferisce che "l'ordinaria attività venatoria, così come viene organizzata e gestita in Italia, non rappresenta una forma di controllo delle popolazioni di cinghiale".[/h]


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[h=2]Scarica gli allegati:[/h]

La XIII commissione Agricoltura della Camera dei deputati nella seduta del 29 ottobre 2014 ha approvato all'unanumità la risoluzione 8-00085 sui danni causati all’agricoltura e alla zootecnia da alcune specie di fauna selvatica o inselvatichita con particolare riferimento alla proliferazione dei cinghiali. In tale risoluzione, presentata dai deputati del pd e di m5s Susanna Cenni, Massimiliano Bernini, Luca Sani, Giuseppe L’Abbate, Nicodemo Nazzareno Oliverio, in particolare, si sostiene che "l'ordinaria attività venatoria, così come viene organizzata e gestita in Italia, non rappresenta una forma di controllo delle popolazioni di cinghiale, tantomeno può rappresentarlo un'estensione del periodo di prelievo (deregulation dei calendari venatori) o la concessione del prelievo in aree altrimenti protette. Altresì, l'attività venatoria ha determinato negli anni una destrutturazione della piramide delle classi di età, agevolando la riproduzione degli esemplari più giovani, abbattendo i capi adulti con più di due anni di età".
La commissione lamenta la mancanza di un database complessivo con dati qualitativi e quantitativi provocati dalla fauna selvatica, con eccezione delle regioni Toscana, Piemonte, Emilia Romagna ed Umbria. "Nel mese di novembre 2010 la Conferenza delle regioni e delle province autonome ha prodotto un documento relativo ad una indagine conoscitiva sui danni causati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole e zootecniche relative al periodo (2005-2009). Da tale documento sono emerse, in sintesi, le seguenti indicazioni: a) i danni causati dalla fauna selvatica sono ingenti e presenti in tutte le regioni, anche se sono differenziati in ragione del territorio, delle culture presenti e delle specie che li causano; b) le specie animali che procurano danni sono in particolare: cinghiale, capriolo, daino, lepre, fagiano, storno, lupo, nutria; c) le percentuali significative dei danni sono provocate dalle tre specie maggiormente
immesse a scopo venatorio: cinghiale, lepre e fagiano; d) i maggiori danni sono stati registrati alle coltivazioni, in particolar modo alle produzioni erbacee (oltre 40 milioni di euro) ed alle produzioni arboree (circa 16 milioni di euro); e) i danni interessano anche la zootecnia ed i veicoli stradali a seguito di incidenti causati da animali selvatici".

La risoluzione impegna il Governo a: 1. ad intraprendere urgentemente, secondo il principio che la tutela ambientale debba comunque conciliarsi con l’esercizio dell’attività d’impresa, tutte le iniziative tecniche, organizzative e normative, sia in sede nazionale che in sede comunitaria, per contrastare e prevenire con efficacia il problema dei danni alle colture causati dalla fauna selvatica e in particolare i danni dovuti alla proliferazione dei suidi prevedendo una maggiore sinergia con le regioni e le province autonome e con l’Ispra;
2. ad istituire, mediante il concerto tra i Ministeri competenti, Ispra, le regioni e le province autonome, un osservatorio permanente in grado di censire con puntualità, certezza e per mezzo di comprovati parametri tecnici e scientifici, i danni provocati dalla fauna selvatica su tutto il territorio nazionale e ad avviare, nell’ambito delle proprie competenze e di intesa con le regioni e le province autonome, un monitoraggio nazionale sull’applicazione dell’articolo 10 della legge n. 157 del 1992, e in particolare del comma 8, lettera f), al fine di valutare oggettivamente se siano state messe in atto tutte le misure previste dalla legislazione nazionale in materia di risarcimento dei danni da fauna selvatica agli agricoltori e di assicurarsi che si raggiungano dei risultati omogenei sul territorio nazionale così da garantire, al contempo, la tutela della fauna selvatica e il diritto degli agricoltori di essere risarciti in tempi rapidi e certi; 3. a verificare l’attuazione e la dotazione del fondo presso il Ministero dell’economia e delle finanze ai sensi dell’articolo 24 della legge n. 157 del 1992 e a constatare se siano stati istituiti fondi regionali per il risarcimento dei danni prodotti dalla fauna selvatica e dall’attività venatoria, come previsto dall’articolo 26, cagionati delle specie animali indicate negli articoli 2 e 18 e a reperire risorse adeguate per risarcire gli agricoltori dai danni causati dalla fauna selvatica a partire dalla completa attuazione alle disposizioni contenute all’articolo 66, comma 14, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, citata in premessa;
4. ad assumere ogni possibile iniziativa normativa per scorporare il risarcimento o l’indennizzo per i danni di alcune specie selvatiche o inselvatichite e in particolare dei suidi, dalla quota massima (nell’arco di tre esercizi fiscali) prevista per gli aiuti delle aziende agricole rientranti nel regolamento de minimis; 5. a valutare la possibilità di promuovere bandi per la realizzazione e la manutenzione di strumenti di prevenzione a difesa dei comprensori o di singole proprietà, con le caratteristiche stabilite dall’Ispra o dagli enti di ricerca preposti e l’applicazione dei metodi non cruenti per il controllo della fertilità nonché ad attivare strumenti e risorse finanziarie per promuovere, da parte dei soggetti pubblici e privati interessati, una reale ed efficace azione di prevenzione e la promozione di azioni sperimentali;
6. a convocare quindi in tempi brevi un tavolo tematico di concertazione con le regioni e le province autonome sul problema dei danni causati dalla fauna selvatica; 7. ad assumere iniziative per vietare ogni ulteriore introduzione per fini venatori di esemplari di cinghiali su tutto il territorio nazionale, attuando o promuovendo azioni concrete per il recupero e la successiva reintroduzione, al termine dell’emergenza, dei suidi autoctoni italiani quali il Sus scrofa majori ed il Sus scrofa meridionalis;
8. ad adottare e promuovere, per quanto di competenza, tutte le misure necessarie per prevenire l’ibridazione con i suini allevati al pascolo e quindi iniziative per la regolamentazione di queste forme di allevamento; 9. a valutare la possibilità di assumere iniziative normative, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, volte ad introdurre una moratoria nei confronti dei debiti che i conduttori dei fondi hanno contratto nei riguardi della pubblica amministrazione e di tutti gli atti di pignoramento conseguenti, maturati a seguito del mancato reddito causato dal danneggiamento alle colture e ai ritardi degli indennizzi e risarcimenti dovuti;
10. ad assumere le opportune iniziative in sede europea al fine di riconoscere possibili indennizzi per i danni provocati all’agricoltura dalle specie selvatiche.
 
Bò! E' la seconda volta che lo vedo sto documento ma, tranne che nel titolo, non vedo altri accenni alla "caccia al cinghiale", in qualunque forma essa sia.
Mi sembra la solita manfrina ministeriale per portare fondi al proprio, appunto, ministero.

PS. Però ce la potevano pure mettere una foto Italiana.:cool:
 
la lepre poi, in molte parti d'Italia è quasi estinta. invece il capriolo danni non ne fa... questi usano dati di 10 anni fa e prenderanno una decisione tra altri 10 anni. non vivono nella realtà
 
il capriolo qualche danno lo fa a dire il vero.
ad esempio rovina le giovani piante della vite, le scorteccia.
anche la lepre fa lo stesso alla base della pianta
ciao
 
[h=2]"l'ordinaria attività venatoria, così come viene organizzata e gestita in Italia, non rappresenta una forma di controllo delle popolazioni di cinghiale"[/h]Chissà cosa caspita significa sta frase??!!
Trovo che chi ha scritto questo documento o non ha le idee chiare sull'argomento, o non è stato in grado di buttarle giù in un italiano comprensibile ai più...veramente, tutto il discorso non ha un gran senso, a parte l'opinione che la caccia non sia la soluzione al contenimento del numero di cinghiali (che può anche essere per carità), ed all'opinione a dir poco RISIBILE che fagiani e lepri siano citati come fonte di danni ed invece non siano citati altri animali come appunto gli storni, i vari corvidi che si sono moltiplicati esponenzialmente negli ultimi anni, le volpi etc...
Quindi? di concreto cosa verrà fatto? cosa non verrà fatto? cosa c'entra la caccia in questo?...bah...


Con cosa bisogna sparargli a palla o pallettoni
io credo che anche la munizione spezzata sia consentita!;)
 
Danni dall'attività venatoria??????Quali???? Se si liberano dieci cinghiali e se ne preleva il doppio! Il fagiano fa danni? quali? invece lo storno no e? I torraioli neanche? Eppure sono protetti! La volpe non è stata minimamente menzionata, come la faina, la martora e company, che se non fanno danni all'agricoltura, vedi nei pollai o allevamenti!
 
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