Cinghiali radioattivi: Legambiente, proibirne la caccia in tutto l’arco alpinoE’ allarme cinghiali radioattivi in Valsesia anche se non ci sarebbe nessun legame tra la contaminazione da cesio sui cinghiali della Valsesia e una possibile causa locale che escluderebbe la spiegazione Cernobyl, che resta la fonte di contaminazione più plausibile.
E’ il commento di Giampiero Godio di Legambiente Piemonte, alla notizia secondo la quale gli animali ‘radioattivi’ sarebbero solo quelli della Valsesia, mentre per gli altri esemplari esaminati i risultati delle analisi rivela valori di cesio 137 entro i limiti di legge, mettendo così in discussione l’ipotesi Cernobyl e aprendo la strada a una possibile causa locale.
Spostandosi sull’Italia, la nube radioattiva di Cernobyl ha interessato, in quei giorni, i territori in cui piove di più, cioè la montagna più che la pianura. La pioggia cade a chiazze e, quindi, ci sono aree contaminate distribuite a macchia di leopardo sull’arco alpino, mentre in pianura è piovuto poco, come avviene sempre.
Quindi – spiega Godio – è vero che la contaminazione media dei cinghiali, o dei funghi e dei vegetali, è bassa se si considera l’intero Piemonte o l’Italia, ma si parla della media; se si potesse invece analizzare la contaminazione in quelle aree interessate dalla pioggia nei giorni subito dopo Cernobyl, allora lì si troverebbero valori più elevati, come ha dimostrato l’Arpa rilevando la contaminazione al suolo, riassunta in una cartina che mostra chiazze rosse sull’arco alpino piemontese e blu in pianura”.
Per Legambiente, come misura preventiva, visto che questi animali possono spostarsi anche a notevoli distanze, non resta che proibirne la caccia in tutto l’arco alpino.
Per i funghi (che invece non si spostano) sarebbe sufficiente fare una mappatura completa del territorio, ed escludere la raccolta nelle zone più contaminate