Jack O'Connor, cacciatore di fama mondiale, non usava altro. Negli U.S. aveva ed ha una reputazione di acciaio, che conservo' anche nell'era della magnumite e che conserva tuttora, anche se siamo stati sommersi prima dagli "short magnums," e adesso dai vari calibri di tipo Creedmore. E' un po' come la moda femminile: ogni anno, anzi, ogni mese, esplode una nuova moda, strampalata, ose', volgare, oscena, fantascientifica, unisex, o assurda, ma il tailleur rimane sempre il classico abbigliamento per la donna seria, d'affari, con i piedi piantati soldamente per terra.
Detto cio', io l'ho usato una volta sola, in California. L'avevo preso a prestito e ci inchiodai un cinghiomaiale in corsa a una sessantina di metri. Correva direttamente via da me e lo presi nella nuca. Fece un paio di capriole come una lepre stroncata dalla schioppettata, e non si mosse piu'. Verissimo che a quella distanza e con quel punto d'impatto anche una .22 LR avrebbe ottenuto lo stesso effetto, ma morto e' morto.
Un gran calibro. Un mio vecchio amico nel Montana ci uccise tanti cervi-mulo. Non ne perse mai uno. Penetra bene e quasi sempre fuoriesce dal lato opposto, raddoppiando l'uscita di sangue. In Italia, andrebbe bene per tutte le cacce, dal capriolo al cervo europeo, passando per camoscio e daino. Jack O' Connor lo usava anche per il wapiti ed il grizzly, grossi e duri a morire, ed il secono, se ferito, pericolosissimo. Eccellente radenza.