Anche per me il problema non si pone. Il capriolo quasi tutti lo tirano massimo al crepuscolo a corta media-distanza per corta intendo 80/100 m. media distanza intorno ai 130 m. Il tempo per non farlo spaventare e farlo morire in santa pace bisogna darglielo anche per problemi burocratici. Il colpo va dichiarato subito dopo il tiro, con una telefonata, e va segnato sul tesserino reg. Se cade sul posto è sempre visibile, visto che la zona viene pulita dal cacciatore, e comunque vampata o non vampata si vede il capriolo che va via dopo il tiro. Questo al crepuscolo, per i tiri notturni, bisogna concentrarsi sull'udito per capire la direzione presa dal cinghiale, sia la vampata che il fumo non permettono di fare altrimenti. L'esito del colpo per chi sa tirare e si allena non ha bisogno di vederlo sul capriolo. Come non ha bisogno di vederlo sul bersaglio in poligono per dichiararlo. L'azione di tiro prosegue per pochi secondi dopo la partenza del colpo. Il voler vedere l'esito del colpo può indurre ad errori di tiro. Per questo penso che nel tiro il cacciatore deve pensare a fatti propri e non interessarsi a quelli del capriolo o di qualsiasi altro animale. Anche per il cinghiale se non lo si vede per terra si va sul punto, si controlla eventuali tracce di sangue, si fa una piccola ricerca a 360° rimanendo sul ponto dove è stato fatto il tiro, si ritorna per la stessa strada e si chiama il cane, il cane va sempre chiamato, anche se non ci sono tracce di sangue. Logicamente il cinghiale viene aspettato fino all'ultimo minuto consentito dalla legge, in regione si può cacciare il cinghiale 4 ore dopo il tramonto.
 
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Ultimamente si è discusso di calibri, distanze, palle ecc ma......entrerei più nella "sfera venatoria"....

A sera....sparo ma...l' animale non rimane sul posto.....che fare???

E poi....faccio lo stesso se trattasi di cinghiale o capriolo (o altro...)??

Insomma voi come vi comportate in questa IMPORTANTISSIMA fase dell' atto venatorio?

Valutazione reazione al colpo, valutazione tracce sul punto di impatto (preferisco l' italiano) ecc ecc....

Mi piacerebbe ne uscisse un buon vademecum PRATICO.....cerchiamo di tralasciare i discorsi "troppo teorici".
 
Ciao Spaniel.. Io faccio così 1) A sera si spara vicino max 200m.. Meglio se 150 o meno..
2)Se la vampata me lo consente attenzione massima alla reazione al colpo
3) aspetto almeno 20 min
4)cerco l'anshuss e lo segno.. Inutile cercare troppo le tracce di sangue.. Già è un vero caso se trovi l'anshuss se non hai riferimenti precisi..
5)avverti chi di dovere per il recupero _ricerca
del selvatico.
6) la prox volta spari più vicino...
Saluti!
 
Grazie Alle60!

Hai intanto portato a galla particolari molto significativi..
- la distanza....credo che oltre che per la luce durante il tiro...la distanza la sera va ridotta perchè dopo il colpo è SEMPRE OBBLIGATORIO recarsi sull anshuss (avrei preferito parlare italiano ma effettivamente questa parole identifica ben precisamente una cosa che non ha un nome preciso in italiano.....) indipendentemente dall' esito del colpo e....a volte anche solo 200 mt richiedono molto tempo per essere percorsi. Quindi più vicini si spara e meglio è....diciamo nei 200.

- la vampa.....la vampa di bocca che fa l' arma sparando con scarsa luce non solo non ti fa vedere l' esito del colpo (come il rinculo) ma ti lascia spesso "cieco" per qualche istante che non ti fa nemmeno vedere cosa è successo subito dopo.

- aspettare 20 minuti.....se il tiro è agli ultimi momenti di luce io non lo faccio. Anzi a dire il vero preferisco (salvo tiri di mattina....dove hai tutto il tempo) sempre, preferisco impiegare quel tempo per coprire la distanza che mi separa dall' anshuss. Giunto nelle vicinanze è di VITALE importanza procedere silenziosissimamente, cercando di ascoltare possibili segni uditivi della presenza del capo nelle vicinanze.
La reazione al colpo (se vista e saputa leggere), il modo e direzione di fuga (in discesa, scomposta ecc), i "suoni" che eventualmente emette il capo ferito, la strada percorsa, sono tutti segnali che ci possono indicare se è il caso di continuare ad avvicinarsi o è meglio fermarsi e aspettare.
Spesso il capo, che per il colpo stà per morire (emorragia) se sente la nostra presenza vicina è possibile che si alzi e si allontani (e se in discesa e trattando di cinghiali lo può fare anche per diversi metri) quindi ecco l' utilità di aspettare.
Ma aspettare a prescindere, in caso di luce precaria fa secondo me, in alcune situazioni perdere tempo prezioso.....Io faccio come ho descritto.

- il sangue......anch' esso va saputo "leggere", e assommato a...reazione al colpo, direzione di fuga ecc "dice" con buona approssimazione se....ritrovi il capo nelle immediate vicinanze o.....ti conviene già cercare il numero del recuperatore........ne possiamo riparlare in 3d specifico...è importantissimo.

- va segnato l' anschuss.....e se si tenta di seguire le tracce e non si trova la preda va segnata anche l' ultima goccia di sangue trovata.
Seguire le tracce da soli senza cane va fatto solo se i segni richiamati (reazione fuga sangue e....non l avevo menzionato ma è importante.....la sensazione di come si è sparato...con l' esperienza aiuta tantissimo) ti "dicono" che l animale è vicino... Muoversi cercando di inquinare meno possibile la traccia e non insistere troppo.

.................................
 
Condivido al 100 x100. Unico piccolo appunto. Dalla mia esperienza i 15 o20 min di attesa sono importantissimi.. All'inizio anche io ero ansioso e frettoloso di andare a vedere che era successo sull anshuss... Poi l'esperienza mi ha detto di fare l'esatto contrario..
Saluti
 
Per me il problema non si pone, perche' da noi e' vietato sparare dopo il tramonto, e per tramonto si intende quando il sole cala dietro l'orizzonte, anche se c'e' ancora una discreta luce. Poi, per essere sicuri, si guarda l'ora del tramonto ufficiale sulla tabella fornita dal dipartimento di caccia e pesca o sulle effemeridi su Internet o giornale locale. Comunque, per voi che sparate a buio fatto o quasi con ottiche da 56 mm e tubo dell'ottica da 30 mm, io raccomanderei di sparare, come e' gia' stato detto, a distanze molto piu' corte di quelle di quando si spara durante il giorno. Inoltre consiglierei anche una di quelle torce elettriche speciali che fanno risaltare a buio le macchie di sangue in terra e sull'erba, e uno di quegli aggeggi a raggi infrarossi che mostrano qualsiasi oggetto piu' caldo della temperatura ambiente. Un animale morto continuera' a presentare un'immagine molto chiara in questo aggeggio anche un'ora dopo la morte. Suggerirei anche un calibro piu' pesante di quelli solitamente usati per quel tipo di selvaggina, eliminando percio' il .223 e i 6 mm, e usando esclusivamente almeno un .308 o, meglio, un .300 o .338 WM. Non ho mai visto una preda troppo morta, ma ho visto prede non abbastanza morte andare perdute.
 
Credo di molto interessante questo opuscolo che distribuiscono i recuperatori della mia zona ( a me lo ha dato Mauro L. ...mentre questo lo ha pubblicato Alessandro....sono uguali).

Credo non ci sia niente di meglio per spiegare la reazione al colpo a seconda di dove viene attinto l' animale inoltre molto importanti le raccomandazioni fatte.

Importantissima la possibilità di vedere la reazione al colpo.
 

Allegati

  • opuscolo reazioni al colpo compresso.pdf
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Ciao Springer, anche se non pratico la selezione (malgrado avessi fatto il corso per cinghiale tanti anni fa'), ti ringrazio per l'opuscolo....sempre interessante; ringrazia anche Alessandro....a proposito del Prence....... salutamelo se lo vedi o lo senti!!!
 
per me è di assoluta importanza fare il punto della situazione su DOVE MIRARE (se poi si riesce a colpire il punto voluto è un'altra questione).
Colpendo la parte bassa (ventricolare) del cuore o il polmone l'animale fa strada 2 volte su 3. A prescindere dalla distanza e persino usando calibri esuberanti, tipo il 7 Rem. o il 300 Win. su capriolo. Il danno alla spoglia rimane più contenuto, ma si rischia di ritardare eccessivamente (anche al mattino dopo) il recupero del cappo, e ritrovarlo più o meno mangiucchiato da cinghiali, lupi volpi ecc.. Nella stagione calda poi si rischia che il tutto abbia iniziato a decomporsi.
Colpendo subito dietro la scapola, due-quattro dita sopra all'articolazione scapolo omerale, l'animale quattro volte su cinque crolla sul posto. Certo si rovina di più la spalla, ma in compenso si ha maggior probabilità di recuperare subito il capo abbattuto.
E' il classico caso di "chi troppo vuole nulla stringe". Per non danneggiare le spalle si rischia di buttare via tutto.
Perciò mi fido a mirare al cuore ventricolare o al polmone (poi, ripeto, colpire dove si vorrebbe è un altro discorso) solo sul far del giorno e in zone relativamente pulite e non troppo impervie/anfrattuose, escludendo categoricamente le ore serali.
Per quanto riguarda la distanza di tiro riterrei che rivesta importanza per due motivi:
1- la maggior possibilità di attingere effettivamente il punto mirato
2- il tempo richiesto per raggiungere l'anschuss, che, verso sera, può rivelarsi determinante per il ritrovamento del selvatico. Mi è capitato di faticare a rintracciare un capriolo (caduto sull'anschuss) persino in un arato pianeggiante, nonostante l'aiuto dell'accompagnatore patentato non siamo riusciti a vederlo finchè non abbiamo avvistato lo specchio anale.
IBAL
 
Io caccio cervi whitetail ai margini di radure coltivate circondate da macchia fittissima e impenetrabile a bipedi in posizione eretta e infestata da rovi che ti agganciano vestiti e pelle. Quindi un animale che all'impatto di un colpo al cuore/polmoni con un calibro "da cervi"puo' correre anche 100 metri sarebbe difficile da trovare e difficilissimo da recuperare. Quindi io uso un .338 Magnum e sparo alla punta della spalla all'altezza della radice del collo. Gli animali cadono fulminati. Si' forse posso perdere un kg di carne (spesso molto di meno), ma e' meglio che perdere l'intero animale e dar da mangiare a coyotes, volpi, procioni, opossums e formiche. Finora (facendo le dovute corna, toccando legno, e grattandomi i santissimi) qui in Alabama di 9 cervi abbattuti finora in 5 stagioni sono caduti tutti sul posto. Uno solo, poiche' la palla, tirata leggermente bassa per la fretta ha mancato la colonna vertebrale,ha fatto venticinque metri prima di cadere, e per fortuna e' caduto al pulito.
 
Ciao Giovannit.
Un caso simile a quello descritto da te è successo anche a me con una cerva che di metri ne ha percorsi quasi 100. In effetti il colpo appena davanti alla spalla concede poco spazio all'errore. In particolare mi fa paura il caso (fortunatamente non mi è mai successo) che il proiettile, passando un po' troppo alto provochi la cosiddetta "morte apparente". L'animale crolla sul colpo a causa dello shock spinale, ma poi si riprende, perché la palla ha attraversato solo i muscoli, e fugge, o, peggio, potrebbe anche caricare.
Pur non essendone totalmente sicuro mi sembra che il colpo appena dietro alla spalla, almeno se considerato dal punto di vista delle strutture anatomiche che circondano il punto di impatto desiderato, possa riservare meno sorprese quando non viene eseguito alla perfezione
Umberto
 
Ciao Giovannit.
Un caso simile a quello descritto da te è successo anche a me con una cerva che di metri ne ha percorsi quasi 100. In effetti il colpo appena davanti alla spalla concede poco spazio all'errore. In particolare mi fa paura il caso (fortunatamente non mi è mai successo) che il proiettile, passando un po' troppo alto provochi la cosiddetta "morte apparente". L'animale crolla sul colpo a causa dello shock spinale, ma poi si riprende, perché la palla ha attraversato solo i muscoli, e fugge, o, peggio, potrebbe anche caricare.
Pur non essendone totalmente sicuro mi sembra che il colpo appena dietro alla spalla, almeno se considerato dal punto di vista delle strutture anatomiche che circondano il punto di impatto desiderato, possa riservare meno sorprese quando non viene eseguito alla perfezione
Umberto

Non hai torto. Ma siccome adesso i miei tiri sono tutti da venti a settanta metri e con appoggio, mi posso permettere di fare un tiro che, come dici tu, concede poco spazio all'errore. Anche il calibro e la palla che uso, poi, mi danno un margine superiore. Prima, quando cacciavo a Kodiak e dovevo giocoforza tirare in piedi e senza appoggio, o prima ancora, nel Montana, quando i tiri erano quasi sempre lunghi, tiravo appena dietro la spalla. Il fenomeno della "morte apparente" mi e' capitato a Kodiak, con uno yearling. Gli avevo sparato (o cosi' credevo) dietro la spalla con la .30-06, e l'animale crollo' sul posto. Ma appena lo raggiunsi comincio' a muoversi e lo dovetti afferrare e tagliarli la gola con un grosso e affilatissimo Bowie knife della Buck o se ne sarebbe scappato. Mi resi conto che la palla l'aveva colpito troppo in alto, urtando appena l'apice di uno di quei "denti di sega" che sovrastano le vertebre. Lo shock temporaneo al sistema nervoso centrale l'aveva fatto sembrare fulminato.
 
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