si mantengono bene però, se qualche giorno c"incotriamo per un caffè ti faccio raccontare dal socio i miei bomboloni ma grossi in 2 giornate di caccia nello spazio di una settimana sono passati 4 anni ma ancora lui pesta sempre
 
Purtroppo per mia natura ricordo molto più vividamente le padelle che non gli animali fermati. Non so se per voi è lo stesso ma i “fallimenti” che fanno pure sempre parte del gioco(questo noi cacciatori lo sappiamo bene) si digeriscono a fatica e alle volte lasciano l’amaro in bocca.

Ricordo la mia prima padella: primo anno di caccia col PDA, avevo già abbattuto 3 cinghiali su 3 e mi sentivo imbattibile. Quel giorno(era un giovedì) la giornata era partita così così; non suona la sveglia e apro gli occhi alle 8...che [email protected] alzo in fretta e furia e vado a fare un giro in un posto abbastanza vicino al paese, arrivando sul posto che era quasi le 9(e sicuro che un’ipotetica battuta non si sarebbe fatta prima del pomeriggio per raccogliere più gente possibile) esco senza fucile(novellino di nome e di fatto😂) lascio il pandino in zona e comincio a fare il giro della zona che volevo controllare; poco e niente in zona tranne uno che entrava da sotto ma sopra usciva e allora spensierato intorno alle 9;45 mi accingevo a tornare all’auto pensando alle mie cose quando spuntando da un sentiero sulla Stradella dove avevo la macchina il sangue mi si ghiaccia. Dietro l’angolo uno dei vetri più grossi che abbia mai visto a 5 mt da me! Ed io in mano un pezzo di legno.....mi guarda e non curante trotterella fino al principio della macchina, con un balzo entra..io lo seguo ad orecchio per un poco poi lo perdo. Mi prendo 5 minuti per abbassare le palpitazioni e rifaccio il giro della macchia, non ci sono uscite quindi è dentro. Bene così.
Dopo poco arriva un altro collega da una Stradella vicina che mi comunica che anche lui aveva tracciato una scrofa con i porchetti più uno grosso nella macchina attigua, bene penso; pomeriggio si batte.
Alle 13 cominciamo, si inizia dal verro che avevo tracciato io..si entra con un solo cane per non forzarlo troppo e tutelare i cani; lo trova subito dopo 3 minuti il cane abbaia e dopo 4 le busca di brutto, esce alla mia posta, lo controllo fortunatamente buco superficiale, riproviamo con un’altra cagna che notoriamente sta a distanza. Abbaia a fermo e dopo 5 minuti il battitore e sull’animale sentitosi braccato parte ed esce alle poste opposte alla mia, spari a bestia e alla fine uno dei miei più grandi amici lo ferma, contentissimo per lui e per l’animale che alla pesa risulterà 120kg.
Impostiamo dunque l’altra battuta che era a 200mt di distanza, il capocaccia sistema le poste e quando viene il mio turno mi manda “e pilaccari”(all’insoglio)posta storica per quella macchia, occupata generalmente da un mio caro amico e compagno di caccia alle beccacce che per via di un intervento non riusciva ad arrivare fin laggiù. Non so perché mi venne assegnata la migliore posta, forse per motivarmi o in segno di riconoscimento per il mio costante impegno. Fatto sta che cominciamo la battuta, io mi sistemo, studio le linee di tiro e sono certo che sparerò, quella posta per me era il massimo da sempre ambita ed inoltre proprio lì vicino qualche mese prima avevo abbattuto il mio primo cinghiale. Entrano i cani, dopo 5 minuti abbaiano a fermo, la distanza da me era ravvicinata ed io sento la tensione nella voce dei cani. Il battitore alla radio intanto comunica:”state pronti, mi avvicino”; detto fatto! Dopo un minuto sento un trambusto mostruoso di alberi divelti e cani spaventati, d’un tratto due colpi e il canaio che grida:” è partito il verrooo, attenti e pilaccarii”. A quel punto vuoi il trambusto, l’emozione, l’inesperienza ero veramente emozionate, tempo 20 secondi lo sento arrivare a velocità supersonica rompendo ogni cosa, ce L’ho a 30 mt ma viene verso di me resto freddo, non sparo quando ad un certo punto oramai vicino lascio andare il primo colpo, lo vedo “incassare” e penso:”l’ho preso” ma nulla non si ferma al che miro di nuovo e lascio andare la seconda ma nulla, troppo bassa! L’animale prende una pettata dietro di me fra le ceppaie di castagno e io lo metto sotto per la terza volta, è in salita e ce l’ho messo bene, stringo il grilletto e nulla😟 fucile inceppato! Il tempo di scarrellare e ricaricare aveva scollinato. I cani indietro, non riesco a pararli, mi affaccio sulla collina e lo vedo andare a 200mt portandosi dietro tutti e 5 cani che avevamo quel giorno, battuta praticamente finita e per “colpa mia”.
Non vi dico la delusione, non ho più scordato quella padella soprattutto perché avevo caricato la cosa di mille aspettative e non avevo rispettato le attese. Quella notte feci mezzanotte da solo a 1000mt per recuperare i cani e mi autosospesi dalla caccia al cinghiale per una settimana ma la cosa peggiore che oramai sono passati svariati anni ma ancora lo vedo di nella Stradella a 200mt Andare via coi cani dietro. Le padelle non si dimenticano! Prima di padellare, pensateci bene😂
saluti
 
Il mio caso di domenica scorsa è stato un pò diverso:
Bando alle ciancie, dopo la prima battuta che aveva fruttato 2 cinghiali, (una scrofa e un porcastro), mentre 5 si erano defilati mentre si appostava, decidiamo di cambiare posto e alle 15,30 circa siamo da tutt'altra parte. Mi viene assegnata una posta vicino alle macchine parcheggiate, si tratta di un uliveto scarno, a scale, che termina a labro di un canalone, dove in fondo scorre acqua quando piove. Il capocaccia, mi indica da sopra il posto e mi dice che se riesco a scendere in fondo alla gola, avrei visto da una buona distanza i cinghiali che arrivavano.
Scendo quei sentieri e arrivo allo "nchianaturi" (salitore). Era l'unico in cui il cinghiale avrebbe potuto salire. Tento di scendere giù, ma troppo ripido e scivoloso, reso così dalle precedenti piogge, nessun appigli a cui potersi agrappare, non avevo con me quei 15 mt di corda da alpinismo, altrimenti sarei sceso tenendomi con la corda, tra l'altro avrei dovuto fare circa 20 metri a scendere, ma niente da fare, non ho voluto rischiare, e questo è stato l'errore gravissimo.
Mi posizione nei pressi del salitore, in modo che se un eventuale cinghiale sarebbe salito, non mi avrebbe visto.
Volevo avvisare il Antonio, (il capocaccia) che non ero riuscito a scendere giù, ma chissà per quale motivo non lo feci, (altro errore).
Da dove ero posizionato, non vedevo molto, le spine mi celavano il trottatoio, ma vedevo il fondo della gola e mi sembrava un buon posto per sparare, se il cinghiale avrebbe deciso di proseguire invece di uscire.
Ci vollero buoni 30 minuti prima della sciolta dei cani, e altrettanto prima che scovassero. Il fatto fù però che i cani si divisero e fecero due scovi diversi. Si sciolsero altri 4 cani che si aggiunsero ai 4 precedenti.
Udivo la canizza, ma era lontana da me. Per radio le prime allerta.... sono partiti! Attenzione alle poste!... stanno andando di qua..... vanno di là.....occhi aperti. Il tutto sempre lontano dalla mia postazione. Ad un tratto sento un campano, era un cane lontano dalla battuta, che chissà per quale motivo si dirigeva verso la mia posta. Forse aveva perso la traccia. Lo vidi mentre stava salendo il salitore, senza dare voce, sarebbe uscito fuori battuta, allora corsi verso l'uscita e lo rimandai dentro. Ritornai alla postazione e da lì incominciai a sentire i colpi. Prima di fucile, poi una scarica di carabina. Per radio il silenzio, poi una voce; Attenzione, sono ritornati dentro, ne ho fermato uno e altri tre sono nella battuta. Poi, un altra voce; a posto....Questo e in cassa!
La battuta proseguiva tra i vari commenti dei battitori e del capocaccia. L'abbaio a fermo di una cagna....insistente, fece si che il capocaccia mandasse un postaiolo a vedere.
Il trambusto iniziale andava scemando, ma il capocaccia, disse di stare attenti, perchè oltre ai cinghiali che avevano scassato, lì dentro c'erano ancora molti cinghiali.
La calma dopo la tempesta. L'attesa era snervante, pensavo che ormai i cinghiali erano spostati verso giù e che non ne sarebbero usciti da me. Mi guardavo intorno, facendo qualche passo di tanto in tanto, per sgranchire le gambe.
Ad un tratto, mi ritrovai a guardare verso giù, e vidi un movimento nelle spine. Pensai ad un pettirosso in cerca di qualche insetto. Per circa 10 secondi, scrutavo quelle spine, per vedere se riuscivo a localizzare l'uccellino. L'uccellino si.... partì una scrofa che sembrava un maschio. Mi fece traballare... non me l'aspettavo, ormai ero rassegnato ed ho abbassato la guardia...(altro errore).Mi passo sotto a circa 5 mt ma non potevo vederla, causa rovi fittissimi. La vidi sul fondo del canale, dove gli indirizzai il primo colpo senza convinzione. Niente proseguì, prese la parte opposta e cominciò a salire. La vedevo trai rami di quercia in secondo piano, mirai come potevo e prima che sparisse alla mia vista, sparai.... allo sparo mi sembrò che la scrofa avesse, come dire... sbandato, ma non si fermò e sparì alla mia vista.
Restai per parecchio tempo basito, meravigliato, domandandomi come fosse possibile quelle padellazze. C'è da dire comunque che i tiri non erano per niente facili, (solita giustificazione di cacciatore padellaro:mrgreen:), oltre alla distanza, circa 50 la prima e 70 la seconda, (avevo l'M1), in primo piano vi erano fitti rami di alberi, che da sotto salivano su e mi trovavano a metta albero. Inoltre, i tiri, come ben sapete, dall'alto verso il basso, risultano sempre problematici, se non si riesce a dare la giusta angolazione, aggiungi anche il bersaglio in notevole movimento..... tutte scuse, che non mi hanno evitato l'acquisto amaro di una cassa di tumborg [ilre.gif].
Detto questo, mi consola il fatto che sono state fatte padelle molto più clamorose della mia, tra cui una locomotiva di oltre il quintale, sparato fermo su una stradina a circa 20 mt e da uno che ha sempre colpito! Più altre.
Insomma, tirando le somme, ci è andata male, visto che abbiamo chiuso con 5 cinghiali su 20 sparati. Cose da farsi la croce con la mano sinistra!
Volevo anche aggiungere però... a mio discapito per quanto possa valere, che la mattina mi ero fatto la quinta puntura di Rocefin+Bentlan, per una bronchite che ancora mi porto dietro......avessi sentito quella Santa donna di nome e di fatto di mia moglie, che la mattina mi disse: Ma dove vai? Combinato così! Poi non ti lamentare quando non dormi la notte per la tosse e ti vai a sedere sul divano aspettando l'alba! "cu pati p'amuri, non senti duluri" (chi soffre per amore non sente dolore). Mi avrei evitato padelle, incazzature e tuborg![banghead.gif].
 
Peccato però..... sono convinto che i cinghialai del sito hanno molto da raccontare delle loro battute. Non lo fanno, perchè?... sono timidi? Non hanno tempo? Non vogliono?Non lo so, ma so che potrebbero lasciare una traccia di se e nello stesso tempo allietarci con i loro racconti.........peccato, hanno perso n occasione, direi più unica che rara.
 
Beh, parliamo di cose recenti, circa trentacinque anni fa, IL PRIMO CINGHIALE

Il lavoro mi teneva lontano dalla mia terra ormai da troppi anni. Dedicavo alla mia amata caccia solo i pochi giorni all’anno nei quali potevo tornare ai luoghi natii. Per il resto vivevo di ricordi e di fantasie.
Da quando avevo conosciuto Lorenzo, alcuni anni prima, utilizzavo le poche uscite per la caccia al cinghiale. Lorenzo, di alcuni anni più vecchio di me, aveva per questa caccia una vera e propria fissazione. Lui riusciva tutti gli anni ad abbattere almeno un animale, io invece ero ancora all’asciutto.
Veramente l’anno prima, un giorno maledetto, per due volte i cinghiali erano passati dalla mia posta, ma le fucilate avevano lasciato solo pochi segni nella macchia mediterranea. C’ero rimasto così male che non ero più uscito.
L’insistenza di Lorenzo e la passione mi avevano convinto, dopo un anno, a tentare di nuovo la bestia nera.
Il giorno dopo la Befana la sveglia mi colse ad occhi aperti, i due cinghiali dell’anno prima mi avevano tormentato per quasi tutta la notte. Così non fu duro alzarsi. Mi vestii pesantemente, sapevo che la giornata sarebbe stata fredda, speravo solo che ci fosse un po’ di sole. Guidai con prudenza, la campagna era totalmente gelata.
L’inconfondibile sagoma di San Gimignano con le sue torri si stagliava contro il poggio del Comune, un’enorme collina ricoperta di macchia mediterranea e di boschi di cerro.
Passai la cittadina ed il poggio, una leggera nebbia aveva invaso la scena, le piante sembravano sculture di ghiaccio. Dopo alcuni chilometri di strada sterrata, dietro una curva apparve un enorme falò con numerosi cacciatori che gli si stringevano intorno.
Lorenzo mi venne incontro sorridendo, intorno al fuoco le canizze e le fucilate si inseguivano veloci nei racconti dei cacciatori. I cinghiali padellati erano sempre i più grossi.
Salsicce, bistecche e fette di pancetta arrostivano alla brace. Un generoso fiasco di grappa girava a scaldare lo stomaco.
Dopo circa una mezz’ora dalla nebbia si materializzarono tre figure, erano i tracciatori, subito ci stringemmo intorno a loro per conoscere l’esito del loro lavoro. I due più giovani scuotevano sconsolati la testa, tutto era così gelato che era impossibile rilevare anche la minima traccia.
Il più vecchio, con un mezzo toscano spento perennemente in bocca, parlò per ultimo. Da alcuni graffi in un greppo sembrava che un animale fosse entrato nella “cacciatina” (un immenso oceano di macchia), anche se era veramente difficile essere certi.
Il capocaccia decise subito che si sarebbe battuta la “cacciatina”, conosceva troppo bene Beppe, il tracciatore più anziano, e sapeva che non aveva mai padellata una traccia, mentre con il fucile …….. era meglio lasciar perdere.
Silenziosamente le poste iniziarono a sgranarsi come fantasmi nella nebbia lungo un viottolo che tagliava il bosco. Il capoposta con pochi efficaci gesti indicava dove fermarsi e dove si poteva sparare.
All’inizio il bosco rimase irrealmente silenzioso, poi piano piano la vita riprese il suo ciclo. Anche un timido sole inizio a scaldare le nostre ossa infreddolite. Un topino attraversò veloce il sentiero, dopo un po’ una donnola si affacciò dal bosco con il topo in bocca. Un merlo razzolava fra le foglie gelate alla ricerca di qualche verme.
Per fortuna le poste a me vicine restavano immobili, era come se fossimo stati assorbiti dal bosco.
Molto lontano un cane abbaiava, trattenni il respiro per sentire meglio, sembrava Stella detta la Lupa che abbaiava a fermo, dopo un po’ ecco anche Zorro, era la conferma. I cani avevano agganciato il cinghiale, qualche altro cane si univa timidamente all’abbaiata a fermo.
Certo erano lontanissimi, impossibile che il cinghiale venisse a passare proprio da queste parti.
Erano passate alcune decine di minuti che una coppiola ruppe il coro dei cani. Un canaio sparava e faceva scoppiare petardi per forzare il cinghiale a partire, probabilmente urlava anche, ma da quella distanza le urla non si sentivano. Infine il cinghiale lasciò la lestra, subito si scatenò una furibonda canizza, anche gli altri cani che fino a quel momento si erano ben guardati dall’avvicinarsi all’animale adesso si univano alla canizza riempiendo il bosco di latrati.
Ben presto la canizza sparì dietro il poggio che avevo di fronte. Pensavo che si fosse persa chissà dove quando una serie di fucilate dietro il poggio mi avvertì che erano entrati in azione i paratori. Erano coloro che, posizionati ai lati della cacciata cercavano di spingere il cinghiale verso le poste sparando a salve ed urlando come matti quando la canizza si dirigeva verso di loro.
Dopo un po’ su di un lato del poggio ecco riapparire il coro dei cani. Era ancora lontano, ma adesso puntava decisamente verso le poste scendendo verso il fosso. Ad un certo punto il cinghiale si fermò, come per incanto i cani si zittirono, solo la Lupa, Zorro e pochi altri rimasero ad abbaiare a fermo.
Adesso li sentivo benissimo e mi sembrava di vederli che nel fitto cercavano di mantenere il contatto con la preda senza avvicinarsi troppo per non buscarsi una zannata, ogni tanto qualche cucciolo tentava di addentarlo ma veniva dissuaso da furiose cariche.
Un canaio iniziò ad urlare a poche decine di metri da dove era fermo il cinghiale, ma questo sembra non decidersi a partire; la solita coppiola lo convinse e la canizza riesplose più violenta di prima.
Ma il cinghiale non ne voleva sapere di venire alle poste, prese lungo il fosso e la canizza si affievolì sul lato destro.
Questa volta pensavo proprio che la cacciata fosse svanita chissà dove. Mario, indomito canaio, iniziò ad urlare e sparare come un matto davanti alla canizza.
Il cinghiale si fermò e dopo poco iniziò a salire la costa verso le poste.
Sembrava veramente fatta, difficilmente sarebbe riuscito a farla franca senza buscarsi qualche fucilata.
Cominciai a rendermi conto che puntava decisamente verso l’angolo di bosco in cui anche io ero alla posta.
Una ghiandaia e due merli sfrecciarono chiocciando attraverso al viottolo.
Lentamente l’ambiente circostante scomparve, esistevamo solo io, il fucile ed il trattoio dove sarebbe potuto apparire.
Un rumore di rami rotti e poi di zoccoli che battevano sui sassi si avvicinava velocemente.
Violente ondate di brividi mi salivano lungo la schiena.
Mezzo animale apparve bloccandosi prima di attraversare lo stradello.
L’istante in cui ci guardammo sembrò dilatarsi all’infinito.
Le due fucilate ruppero l’incantesimo.
Il cinghiale proseguì imperterrito la corsa.
Rimasi imbracciato, negli occhi avevo ancora il mirino sulla spalla pelosa.
Frotte di cani irruppero da ogni dove abbaiando.
Mi sembrava di non riuscire nemmeno a respirare quando il cacciatore della posta vicina mi disse: “abbaiano a fermo”.
Il sangue lentamente tornò a scorrermi nelle vene e mi resi conto che una furibonda abbaiata a fermo si era scatenata a non più di cinquanta metri nella macchia.
Ora anche i cani meno coraggiosi abbaiavano.
Mario, il canaio, sbucò dal bosco, ci avrei scommesso che era passato dallo stesso trattoio del cinghiale e conoscendo quelli come lui non ci sarebbe stato da stupirsi.
“Vieni con me” mi disse. Scaricai il fucile e mi gettai carponi dietro a lui. Sembrava impossibile passare per quell’intrigo di ramaglia ma Mario avanzava.
I cani non abbaiavano più a fermo, ma si sentivano bene azzuffarsi per mordere il cinghiale.
La macchia e gli strappa-borse si attaccavano ai vestiti e mi graffiavano le mani ed il viso, ma non sentivo niente.
Iniziammo ad intravedere i primi cani e dopo qualche metro, sotto un groviglio di gambe, di bocche, di code giaceva il cinghiale morto. La scena era abbastanza comica, tutte le volte che qualche cane addentava la bestia tirandola e facendola muovere gli altri cani schizzavano via come molle, l’istinto diceva loro che c’è sempre da fidarsi poco.
Il cinghiale giaceva riverso in un cesto di scope, subito cercai i segni delle fucilate e li trovai un po’ più indietro di dove me li aspettavo, ma fortunatamente abbastanza alti da risultare mortali. Evidentemente il cinghiale era partito un istante prima che stringessi il grilletto.
Mario prese uno zampuccio ed iniziò a trascinarlo verso il viottolo delle poste, per fortuna la strada era in discesa perché l’animale non era enorme, ma neanche troppo piccolo. Era un maschio e già pensavo a dove posizionare lo scudetto con il trofeo, le difese e le coti.
Dopo qualche difficoltà arrivammo nel sentiero. Le poste, dopo il segnale del capocaccia, stavano tornando verso il ritrovo.
Lorenzo stava tagliando il classico palo per trasportare il cinghiale, come mi vide mi venne incontro abbracciandomi, poi mi sporcò il viso con il sangue della preda. Era il battesimo del primo cinghiale.


Arrivati al fuoco tutti mi vennero incontro per sapere i particolari del tiro, raccontai la stessa scena diverse volte, ma alcuni particolari li tenni per me.
Era l’ora di pranzo, bistecche, salsicce e pancetta ripresero il posto sulla brace. Qualcuno, perfettamente attrezzato aveva anche dei pentolini con la pasta o con il pranzo preparato dalla moglie.
Verso la fine del pasto apparve anche una moka per il caffè.
Il fiasco di grappa volgeva alla fine.


Nel pomeriggio fu deciso di cacciare in un bosco circondato da campi, circolava la voce che Beppe avesse individuato in quel bosco un branchetto di animali.
Effettivamente furono trovati cinque cinghiali, di cui due furono uccisi, uno da Lorenzo che evidentemente non voleva rimanere indietro nemmeno per un giorno.
Quando tornammo verso le macchine guidava il gruppo un ragazzo a capo basso, tre cinghiali erano usciti nel campo dove era alla posta, aveva scaricato il fucile, ma dai cinghiali nemmeno una goccia di sangue.
Mi faceva pena e sapevo bene cosa provava, ma sarebbe stato inutile cercare di consolarlo, il tempo e tiri più fortunati avrebbero attenuato la sua amarezza.

Claudio - siena
 
Beh, parliamo di cose recenti, circa trentacinque anni fa, IL PRIMO CINGHIALE

Il lavoro mi teneva lontano dalla mia terra ormai da troppi anni. Dedicavo alla mia amata caccia solo i pochi giorni all’anno nei quali potevo tornare ai luoghi natii. Per il resto vivevo di ricordi e di fantasie.
Da quando avevo conosciuto Lorenzo, alcuni anni prima, utilizzavo le poche uscite per la caccia al cinghiale. Lorenzo, di alcuni anni più vecchio di me, aveva per questa caccia una vera e propria fissazione. Lui riusciva tutti gli anni ad abbattere almeno un animale, io invece ero ancora all’asciutto.
Veramente l’anno prima, un giorno maledetto, per due volte i cinghiali erano passati dalla mia posta, ma le fucilate avevano lasciato solo pochi segni nella macchia mediterranea. C’ero rimasto così male che non ero più uscito.
L’insistenza di Lorenzo e la passione mi avevano convinto, dopo un anno, a tentare di nuovo la bestia nera.
Il giorno dopo la Befana la sveglia mi colse ad occhi aperti, i due cinghiali dell’anno prima mi avevano tormentato per quasi tutta la notte. Così non fu duro alzarsi. Mi vestii pesantemente, sapevo che la giornata sarebbe stata fredda, speravo solo che ci fosse un po’ di sole. Guidai con prudenza, la campagna era totalmente gelata.
L’inconfondibile sagoma di San Gimignano con le sue torri si stagliava contro il poggio del Comune, un’enorme collina ricoperta di macchia mediterranea e di boschi di cerro.
Passai la cittadina ed il poggio, una leggera nebbia aveva invaso la scena, le piante sembravano sculture di ghiaccio. Dopo alcuni chilometri di strada sterrata, dietro una curva apparve un enorme falò con numerosi cacciatori che gli si stringevano intorno.
Lorenzo mi venne incontro sorridendo, intorno al fuoco le canizze e le fucilate si inseguivano veloci nei racconti dei cacciatori. I cinghiali padellati erano sempre i più grossi.
Salsicce, bistecche e fette di pancetta arrostivano alla brace. Un generoso fiasco di grappa girava a scaldare lo stomaco.
Dopo circa una mezz’ora dalla nebbia si materializzarono tre figure, erano i tracciatori, subito ci stringemmo intorno a loro per conoscere l’esito del loro lavoro. I due più giovani scuotevano sconsolati la testa, tutto era così gelato che era impossibile rilevare anche la minima traccia.
Il più vecchio, con un mezzo toscano spento perennemente in bocca, parlò per ultimo. Da alcuni graffi in un greppo sembrava che un animale fosse entrato nella “cacciatina” (un immenso oceano di macchia), anche se era veramente difficile essere certi.
Il capocaccia decise subito che si sarebbe battuta la “cacciatina”, conosceva troppo bene Beppe, il tracciatore più anziano, e sapeva che non aveva mai padellata una traccia, mentre con il fucile …….. era meglio lasciar perdere.
Silenziosamente le poste iniziarono a sgranarsi come fantasmi nella nebbia lungo un viottolo che tagliava il bosco. Il capoposta con pochi efficaci gesti indicava dove fermarsi e dove si poteva sparare.
All’inizio il bosco rimase irrealmente silenzioso, poi piano piano la vita riprese il suo ciclo. Anche un timido sole inizio a scaldare le nostre ossa infreddolite. Un topino attraversò veloce il sentiero, dopo un po’ una donnola si affacciò dal bosco con il topo in bocca. Un merlo razzolava fra le foglie gelate alla ricerca di qualche verme.
Per fortuna le poste a me vicine restavano immobili, era come se fossimo stati assorbiti dal bosco.
Molto lontano un cane abbaiava, trattenni il respiro per sentire meglio, sembrava Stella detta la Lupa che abbaiava a fermo, dopo un po’ ecco anche Zorro, era la conferma. I cani avevano agganciato il cinghiale, qualche altro cane si univa timidamente all’abbaiata a fermo.
Certo erano lontanissimi, impossibile che il cinghiale venisse a passare proprio da queste parti.
Erano passate alcune decine di minuti che una coppiola ruppe il coro dei cani. Un canaio sparava e faceva scoppiare petardi per forzare il cinghiale a partire, probabilmente urlava anche, ma da quella distanza le urla non si sentivano. Infine il cinghiale lasciò la lestra, subito si scatenò una furibonda canizza, anche gli altri cani che fino a quel momento si erano ben guardati dall’avvicinarsi all’animale adesso si univano alla canizza riempiendo il bosco di latrati.
Ben presto la canizza sparì dietro il poggio che avevo di fronte. Pensavo che si fosse persa chissà dove quando una serie di fucilate dietro il poggio mi avvertì che erano entrati in azione i paratori. Erano coloro che, posizionati ai lati della cacciata cercavano di spingere il cinghiale verso le poste sparando a salve ed urlando come matti quando la canizza si dirigeva verso di loro.
Dopo un po’ su di un lato del poggio ecco riapparire il coro dei cani. Era ancora lontano, ma adesso puntava decisamente verso le poste scendendo verso il fosso. Ad un certo punto il cinghiale si fermò, come per incanto i cani si zittirono, solo la Lupa, Zorro e pochi altri rimasero ad abbaiare a fermo.
Adesso li sentivo benissimo e mi sembrava di vederli che nel fitto cercavano di mantenere il contatto con la preda senza avvicinarsi troppo per non buscarsi una zannata, ogni tanto qualche cucciolo tentava di addentarlo ma veniva dissuaso da furiose cariche.
Un canaio iniziò ad urlare a poche decine di metri da dove era fermo il cinghiale, ma questo sembra non decidersi a partire; la solita coppiola lo convinse e la canizza riesplose più violenta di prima.
Ma il cinghiale non ne voleva sapere di venire alle poste, prese lungo il fosso e la canizza si affievolì sul lato destro.
Questa volta pensavo proprio che la cacciata fosse svanita chissà dove. Mario, indomito canaio, iniziò ad urlare e sparare come un matto davanti alla canizza.
Il cinghiale si fermò e dopo poco iniziò a salire la costa verso le poste.
Sembrava veramente fatta, difficilmente sarebbe riuscito a farla franca senza buscarsi qualche fucilata.
Cominciai a rendermi conto che puntava decisamente verso l’angolo di bosco in cui anche io ero alla posta.
Una ghiandaia e due merli sfrecciarono chiocciando attraverso al viottolo.
Lentamente l’ambiente circostante scomparve, esistevamo solo io, il fucile ed il trattoio dove sarebbe potuto apparire.
Un rumore di rami rotti e poi di zoccoli che battevano sui sassi si avvicinava velocemente.
Violente ondate di brividi mi salivano lungo la schiena.
Mezzo animale apparve bloccandosi prima di attraversare lo stradello.
L’istante in cui ci guardammo sembrò dilatarsi all’infinito.
Le due fucilate ruppero l’incantesimo.
Il cinghiale proseguì imperterrito la corsa.
Rimasi imbracciato, negli occhi avevo ancora il mirino sulla spalla pelosa.
Frotte di cani irruppero da ogni dove abbaiando.
Mi sembrava di non riuscire nemmeno a respirare quando il cacciatore della posta vicina mi disse: “abbaiano a fermo”.
Il sangue lentamente tornò a scorrermi nelle vene e mi resi conto che una furibonda abbaiata a fermo si era scatenata a non più di cinquanta metri nella macchia.
Ora anche i cani meno coraggiosi abbaiavano.
Mario, il canaio, sbucò dal bosco, ci avrei scommesso che era passato dallo stesso trattoio del cinghiale e conoscendo quelli come lui non ci sarebbe stato da stupirsi.
“Vieni con me” mi disse. Scaricai il fucile e mi gettai carponi dietro a lui. Sembrava impossibile passare per quell’intrigo di ramaglia ma Mario avanzava.
I cani non abbaiavano più a fermo, ma si sentivano bene azzuffarsi per mordere il cinghiale.
La macchia e gli strappa-borse si attaccavano ai vestiti e mi graffiavano le mani ed il viso, ma non sentivo niente.
Iniziammo ad intravedere i primi cani e dopo qualche metro, sotto un groviglio di gambe, di bocche, di code giaceva il cinghiale morto. La scena era abbastanza comica, tutte le volte che qualche cane addentava la bestia tirandola e facendola muovere gli altri cani schizzavano via come molle, l’istinto diceva loro che c’è sempre da fidarsi poco.
Il cinghiale giaceva riverso in un cesto di scope, subito cercai i segni delle fucilate e li trovai un po’ più indietro di dove me li aspettavo, ma fortunatamente abbastanza alti da risultare mortali. Evidentemente il cinghiale era partito un istante prima che stringessi il grilletto.
Mario prese uno zampuccio ed iniziò a trascinarlo verso il viottolo delle poste, per fortuna la strada era in discesa perché l’animale non era enorme, ma neanche troppo piccolo. Era un maschio e già pensavo a dove posizionare lo scudetto con il trofeo, le difese e le coti.
Dopo qualche difficoltà arrivammo nel sentiero. Le poste, dopo il segnale del capocaccia, stavano tornando verso il ritrovo.
Lorenzo stava tagliando il classico palo per trasportare il cinghiale, come mi vide mi venne incontro abbracciandomi, poi mi sporcò il viso con il sangue della preda. Era il battesimo del primo cinghiale.


Arrivati al fuoco tutti mi vennero incontro per sapere i particolari del tiro, raccontai la stessa scena diverse volte, ma alcuni particolari li tenni per me.
Era l’ora di pranzo, bistecche, salsicce e pancetta ripresero il posto sulla brace. Qualcuno, perfettamente attrezzato aveva anche dei pentolini con la pasta o con il pranzo preparato dalla moglie.
Verso la fine del pasto apparve anche una moka per il caffè.
Il fiasco di grappa volgeva alla fine.


Nel pomeriggio fu deciso di cacciare in un bosco circondato da campi, circolava la voce che Beppe avesse individuato in quel bosco un branchetto di animali.
Effettivamente furono trovati cinque cinghiali, di cui due furono uccisi, uno da Lorenzo che evidentemente non voleva rimanere indietro nemmeno per un giorno.
Quando tornammo verso le macchine guidava il gruppo un ragazzo a capo basso, tre cinghiali erano usciti nel campo dove era alla posta, aveva scaricato il fucile, ma dai cinghiali nemmeno una goccia di sangue.
Mi faceva pena e sapevo bene cosa provava, ma sarebbe stato inutile cercare di consolarlo, il tempo e tiri più fortunati avrebbero attenuato la sua amarezza.

Claudio - siena

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Lo sapevo io che tra noi gli scrittori non mancano. Bravo! Complimenti, bel racconto, mi sono ripreso quando il fiasco della grappa volgeva al termine....:mrgreen:
 
Buonasera
ho deciso che presto proverò di condividere con voi le avventure del mio gruppo di caccia al cinghiale scrivendo il racconto di qualche battuta . Questa è solo una prefazione dove cercherò di descrivere i luoghi ,le comparse e l attore principale per meglio farvi partecipare ai racconto successivo. Veniamo al dunque : siamo un gruppo di circa 20 cacciatori ma la media di presenza nelle cacciate è di 13 elementi. Pochi giovani molto over 60 . Cacciano in un afv e qualche girata nelle zone bianche limitrofe . Il territorio è composto per lo più da tagliate di boschi di leccio e si va dai 400 ai 1000 mt di altitudine bisogna essere grandi camminatori perché quasi non esistono strade . Mediamente per raggiungere le poste ci vuole un ora a piedi . Tra afv e zone bianche saremo sui 2000 ha. Le nostre cacciate non sono vere e proprie battute ma più girate vista la pochezza degli elementi, 7-8 poste e 4-5 tra canai e bracchieri . La maggior parte degli abbattimenti la effettuano quest ultimi . Cani pochi Max 3-4 però fenomenali con abbaio solo esclusivamente al cinghiale , grandi abbaiatori a fermo e gran seguitatori . Io faccio parte delle comparse ovvero uno dei pochi postaioli del gruppo ,poi c è il capocaccia che è anche il proprietario dei cani che effettua questa caccia da 50 anni ed è un gran cinghialaio con molta esperienza insieme a lui c è un giovane canaio molto bravo ma ovviamente non ancora all altezza del maestro . Tre bracchieri se così possiamo chiamarli ma forse meglio sarebbe dire poste mobili che cercano di parare e indirizzare i cinghiali verso le poste . Poi c è lui quello che io e la maggior parte del gruppo abbiamo eletto ad attore principale, non che se manchi lui non si caccia o non si abbattono i cinghiali ugualmente, ma è come dire cosa sarebbe stato il Napoli senza Maradona , il Milan senza van Basten o il barca senza messi ecc . Lui è " sentenza " . Alla prossima puntata vi descrivero il personaggio . Buonanotte
 
Sentenza ovviamente è il soprannome che noi del gruppo abbiamo dato a questo umile ragazzone quarantenne perché difficilmente sbaglia un colpo. Ambizzioso , atletico, indomito, coraggioso insomma ha tutte le virtù per essere un gran cacciatore . Quando arrivò nel nostro gruppo una decina di anni fa la sua fama di gran tiratore e cacciatore di migratoria lo aveva preceduto ma mai ci saremmo aspettati che in così poco tempo diventasse un gran cinghialaio. Ha saputo farsi voler bene e rispettare da tutti con educazione e portando rispetto a tutti e oggi ne raccoglie i frutti . Al mattino si aspetta lui che torna dopo essere andato di buon ora a vedere le pratiche della notte e mai che sbaglia su quanti e quali animali ci sono è capitato che per gioco e scherzo in posti non troppo vasti e impervi sia andato lui a fare il lavoro dei cani . Quando si tratta di faticare è sempre il primo sia per tirare gli animali abbattuti che per ripulire i sentieri . Insomma uno nato per la caccia diciamo alla vecchia maniera però Non vi immaginate uno zoticone è un gran lavoratore ,diplomato una bella famiglia educato mai una parola fuori luogo . Vestito sempre con abbigliamento tecnico di alta visibilità, GPS per i cani ,il suo gilet sembra quello dei gruppi d assalto : 1/2 lt d acqua con integratori , barrette energetiche , piccolo kit per ricucire i cani , guanti antirovo , cordini ,una roncola da lui costruita smontabile che gli entra nel tascone posteriore ,una tasca interna dove allloggia una radio con 30 cm di antenna e il cavetto dell auricolare che sono protetti dentro una sorta di doppio strato di tessuto in modo da non t ranciarli in mezzo ai roveti , cartucce impacchettate sotto vuoto 3x3 ovviamente tutte le cartucce anche per altre cacce se le ricarica da solo pure esperti di balistica . Molto metodico e scientifico non lascia niente al caso ad esempio è lui che tiene il conto degli abbattimenti in un taccuino si appunta ogni giornata di caccia , il luogo gli abbattimenti, il sesso l età e i padellati ,pardon i sbagliati perché la parola padella la sua solo per lui quando sbagliamo noi scrive non colpito 😁😁 come se avesse paura di offenderci. Ovviamente ha anche lui i suoi difetti ad esempio odia scuoiare le prede oppure è raro che partecipa alle nostre mangiate si giustifica dicendo che quando non va a caccia deve stare con la famiglia . Va be le altre cose ve le racconto quando vi narrero delle nostre avventure . Però vi premetto che in alcuni racconti parlero in prima persona come se fossi io sentenza in modo da rendere il tutto più entusiasmante .
 
La prima volta .
Era un caldo mercoledì di ottobre di una decina di anni fa, erano già diversi giorni che l alta pressione la faceva da padrone quindi bel tempo ma gran nebbia nella valle del Tevere . Eravamo al solito posto di ritrovo ed era già stato deciso il posto da battere ma il capocaccia ci disse di aspettare l arrivo di un altro membro della squadra che in quel periodo non veniva perché si dedicava alla caccia da palco ai colombacci , ma scoraggiato dall annesimo giorno di nebbia che gli impediva di cacciare aveva telefonato dicendo di aspettarlo che stava arrivando . L attesa non fu lunga e ben presto scorgemmo la sua fuoristrada arrivare . Ma non era solo e con molto stupore di tutti notammo che era accompagnato da un ragazzotto suo collega di caccia al colombaccio che nonostante avessimo invitato molte volte aveva sempre rifiutato . Bene o male ci conoscevamo già un po tutti quindi non servirono grandi presentazioni così il caposquadra ci assegnò le varie poste . A Quinto un veterano della squadra e gran camminatore , vista la giovane età e la prestanza fisica del nuovo arrivato assegnò il compito di portarselo dietro nella facciata opposta al luogo di caccia per cercare di fermare o seguire i cani se eventualme fossero usciti dalle poste . Si erano oramai fatte circa le 10 e finalmente si sciolsero i cani . Noi poche poste eravamo assegnate a chiudere eventuali vie di fuga in un impervio torrente a fondovalle ma come sempre eravamo pochi e quindi si scelse di coprire solo quelle giudicate 'migliori . I tre segugi non impiegarono molto a trovare la passata dei cinghiali , si udivano a malapena i lenti latrati che indicavano che la rimessa era ancora lontana , così ancora tranquillo mi guardavo intorno per visualizzare mejo i possibili trottatoi e capii che il gorgheggiare lento del piccolo torrente comunque non mi avrebbe permesso di sentire l arrivo della bestia. Intanto i minuti passavano e i cani si sentivano meglio e anche l abbaio era più frenetico simbolo che avevano ben affilato la passata e che presto sarebbero arrivati sulla rimessa . Infatti non mi ero sbagliato e dopo pochi minuti gracchio ' la radio che annunciava che i cani erano a fermo . Uno dei canai , Fabio, Si propose visto che era il più vicino di andare a provare a servirli . Gli venne dato l ok . Intanto era inconfondibile l abbaio a fermo dei cani che avrebbero voluto mordere quella preda ambita ma i guaiti e i brevi silenzi facevano presaggire che quello doveva essere un solengo anche molto arrabiato di essere stato disturbato . La lontananza dalla mia posta mi rendeva tranquillo e calmo fin quando Fabio annunciò che non era riuscito a sparare al cinghiale che nel frattempo era partito . Nella facciata che ci sovrastava di tagliate impenetrabili di leccio impazzava la canizza a volte lontana a volte più vicina e quando questo accadeva nella schiena sentivo un brivido di adrenalina e il cuore batteva accellerato . La seguita duro'una buona ora con diversi abbaii a fermo ma mai nessuno riuscì a sparare a questo furbo s olengo . Ad un certo punto la canizza prese a venire nella mia direzione i latrati si udivano sempre più forti e iniziavo a credere veramente che Diana quel giorno avrebbe baciato me . Una coppia di colombacci si levo'impaurita da una quercia a un centinaio di metri da me ed io messo in preallarme feci un bel respiro per calmarmi e soffocare l emozione . Bum bum ... Bum tre colpi della posta sottostante alla mia mi risvegliarono dal bel sogno che stavo vivendo . Seguii con attesa e trepidazione la seguita dei cani che purtroppo non cesso' e oltrepasso ' il luogo del misfatto . Mentre la canizza si arrampicata nelle facciata alle nostre spalle , FELICE, L autore della malefica raffica annuncio per radio che i cani portavano un bel solengo di una quintalata che lui aveva solo ferito vista la presenza di qualche effimera goccia di sangue e che probabilmente la ferita doveva essere molto lieve visto che il cinghiale aveva preso in salita come niente fosse . Avvilito perché oramai la cacciata era conclusa in quanto i cani chissà dove è quando avrebbero lasciato non potetti far altro che ascoltare per radio il capocaccia che avvisava Quinto e quel sprovveduto nuovo ragazzo che i cani avevano forzato le poste e chissà dove si stavano dirigendo verso di loro è che si dovevano dar da fare per seguire l andamento della seguita . Sconsolato tra me pensai che se eravamo fortunati , Quinto e non quel povero sprovveduto ragazzo che lui di questa caccia che ne sapeva ! , dopo qualche ora avrebbe recuperato i cani e perlomeno non andavamo a casa a notte. Mi misi in un posto dove meglio potevo sentire il seguito della canizza e rimasi in attesa ..............
 
Saluti a tutti. Nessuno scrive niente? Strano! Io veramente ho poco da scrivere, in quanto all'apertura, (il 4 ottobre), si sono verificati degli eventi che non hanno portato a niente di concreto e ce ne siamo andati a casa lisci lisci.
In primis troppo caldo, 36° alle 10,00, quindi i cani dopo 20 minuti non ce la facevano più. Uno addirittura si è collassato, quindi corsa dal veterinario, che poi si è risolto per il meglio. I cinghiali non erano dove dovevano essere, (e te pareva).
Abbiamo appreso la notizia che "l'altra" squadra ci ha fregato un territorio dove battevamo noi, facendoselo assegnare, accampando scuse che non stanno ne in cielo ne in terra.
Saputi i resoconti delle altre squadre sparse nel territorio calabrese, siamo l'ultima ruota del carro. Chi 18, chi 12, chi 9, chi 6....insomma si sono divertiti. Si spera per le prossime battute.
Comunque, spero che almeno a voi sia andata meglio.
[lol2.gif]
 
Saluti a tutti. Nessuno scrive niente? Strano! Io veramente ho poco da scrivere, in quanto all'apertura, (il 4 ottobre), si sono verificati degli eventi che non hanno portato a niente di concreto e ce ne siamo andati a casa lisci lisci.
In primis troppo caldo, 36° alle 10,00, quindi i cani dopo 20 minuti non ce la facevano più. Uno addirittura si è collassato, quindi corsa dal veterinario, che poi si è risolto per il meglio. I cinghiali non erano dove dovevano essere, (e te pareva).
Abbiamo appreso la notizia che "l'altra" squadra ci ha fregato un territorio dove battevamo noi, facendoselo assegnare, accampando scuse che non stanno ne in cielo ne in terra.
Saputi i resoconti delle altre squadre sparse nel territorio calabrese, siamo l'ultima ruota del carro. Chi 18, chi 12, chi 9, chi 6....insomma si sono divertiti. Si spera per le prossime battute.
Comunque, spero che almeno a voi sia andata meglio.
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Ciao Giova'......nessuna novita'?

Un salutone
Alberto

NB- Il quesito e', naturalmente, rivolto anche ad altri cinghialari.....
 
Da me apre il primo novembre, per ora vado a caccia in Abruzzo dove si è aperta il primo ottobre, ma per il momento latitano.... i cinghiali ci sono ma come al solito alle prime botte scompaiono e si rifugiano nel parco uscendo solo a notte fonda e rientrano al mattino presto.
 
Beh, visto che non scrive nessuno mi affido ai ricordi, correva il 15.12.2012
Ciao
Claudio - siena

E’ da quasi un anno che non torno con la squadra. Ora però la caccia alla lepre è finita ed eccomi di nuovo in azione.
Al ritrovo tutti mi salutano cordialmente, qualcuno usa anche un po di sarcasmo per il fatto che la caccia è iniziata da un mese e mezzo e non mi sono ancora fatto vivo, ma faccio finta di non accorgermene.

Da quest’anno usiamo la tecnica di tirare a sorte le poste. Questo comporta qualche malumore, ma d’altra parte fu proposto in assemblea e la maggioranza votò per questo. Anche se io votai per rimanere come facevamo prima, cioè le poste venivano assegnate dai vari capiposta, mi adeguo volentieri al parere della maggioranza.

La sorte sembra essere benigna, mi tocca il numero tre, appena mi dicono quale sarà la posta che dovrò presidiare sono contento, se non altro perché non ci sono mai stato. Solitamente era una delle poste destinata alle persone più anziane o non in grado di camminare molto. Vicino a me alla posta due avrò l’amico Vladi e alla posta quattro il Lulo un altro caro amico.

Per recarci nel fosso che dovremo presidiare riusciamo a fatica a guadare il torrente, piove da mesi e anche stamani una leggera acquerugiola minaccia di infradiciarci senza che ce ne rendiamo conto e così infatti sarà a fine giornata. Anche i viottoli per posizionarsi alle poste sono come cosparsi di sapone, Vladi scivolerà due volte per arrivare alla sua. Così quando tocca a me posizionarmi sono particolarmente teso, so che è anche la condizione peggiore per evitare di cadere, ma la posta è solo qualche metro sotto al viottolo principale e riesco a raggiungerla senza problemi.

Sotto ai piedi ho una ripida scarpata di circa dieci metri, di fronte l’altro versante del fosso è abbastanza pulito per un venti-trenta metri, poi la vegetazione diventa fitta, principalmente per il numero considerevole di fusti di albero che impediscono la visuale. Di fronte un ripido trattoio scende nel fosso, è chiaro comunque che da tempo non c’è passato nessun animale, non è un buon segno ma non si può mai dire. Sulla mia sinistra vedo Vladi, mentre un promontorio mi impedisce di vedere il Lulo. Di fronte e nel fosso posso tirare in tutta sicurezza, solo se un animale dovesse risalire la costa verso sinistra dovrei considerare la posta di Vladi, avrei comunque ampia visibilità dietro.

Dopo aver bene osservato l’ambiente che mi circonda preparo tutta l’attrezzatura, posiziono il seggiolo, sintonizzo la ricetrasmittente, ma non apro l’ombrello, la pioggia mi sembra troppo leggera e così decido di sfidarla. Infine carico il fucile.
Il posizionamento delle poste finisce e ben presto sento i canai che danno il via alla battuta.

Subito una furibonda canizza si sviluppa al culmine del poggio che mi sovrasta davanti, penso che siano i cani che si rincorrono subito dopo la sciolta, ma la canizza continua e prende sempre più corpo, così mi metto in allerta. La canizza si dirige verso la mia destra rimanendo parallela al fosso, sembra che le poste più in alto saranno quella battute. A un certo punto però i cani cambiano direzione venendo da destra verso sinistra e scendendo verso il fosso. La tensione sale considerevolmente, non so di che animale si tratti, ma sta venendo dalle mie parti.

Come al solito il tempo si dilata, non sono in più in grado di dire quanto tempo è passato, secondi, minuti, non lo so. In alto ad una cinquantina di metri fra la vegetazione qualcosa si muove, ecco la sagoma della bestia nera che sta scendendo verso la mia sinistra, impossibile il tiro e inoltre sta scendendo verso Vladi o verso la prima posta. Lo intravedo fra le piante per qualche metro e poi scompare, aspetto la fucilata. Il tempo passa e non succede niente mi giro verso Vladi e lo vedo imbracciato che segue qualcosa muovendosi nella mia direzione. “Torna indietro” penso, questa volta mi imbraccio, non voglio che se ne vada senza fucilate. Ecco la sagoma al passo fra le piante, è qualche metro più vicina di prima, quando mi arriva di fronte in un piccolo spazio il reticolo dello Z6 si posiziona circa verso la testa e sparo. Ho la netta sensazione di aver preso nelle piante ma l’andatura del cinghiale subisce una brusca accelerazione iniziando a ruzzolare sempre più velocemente fino a fermarsi nel fosso sotto di me. Continuo ad incannarlo, ma presto mi rendo conto che è inutile, l’animale è fermo.
La solita violenta emozione si impossessa di me!
Passato un po’ di tempo, sicuramente non molto, avverto per radio che l’animale è morto. Un orda di cani si precipita a morderlo. Dal punto dove sono è impossibile scendere nel fosso, o meglio sarebbe comunque impossibile risalire. Quindi lancio dei legni ai cani fino a quando non se ne vanno per tornare in cacciata.
Sono veramente contento del tiro, alla fine della battuta verificherò che l’ho preso nel collo. L’ottica questa volta si è rivelata determinante, non credo che senza sarei riuscito a colpirlo evitando tutta la vegetazione che era fra me e lui.

Intanto per radio qualcuno ironizza sul mio didietro e affermando che questo è il centesimo cinghiale preso quest’anno dalla squadra e che quindi dovrò pagare bere a tutti. Mi sembra una bizzarra motivazione, ma non mi sottrarrò certo a questo piacevole dovere!

La battuta comunque continua, una furibonda abbaiata a fermo si scatena sotto la vetta del poggio, da li partiranno belle canizze. Per due volte rivedrò i cinghiali, la prima un animale che faceva la stessa strada del primo e la seconda volta un animale che scenderà in mezzo ai cani verso il Lulo che avrà non pochi problemi a sparare in sicurezza senza rischiare di colpire i cani, fino a quando una carica del cinghiale non allontanerà i cani di quel tanto che basterà all’amico per sparare.
Alla fine della battuta nove cinghiali saranno caduti sotto i colpi delle poste.
Smacchiati gli animali dal fosso vado al capanno per mangiare le solite salsicce arrostite, una certa euforia pervade i partecipanti della squadra. Quasi tutti hanno goduto del lavoro dei cani.

Nel pomeriggio ripartiamo, vengo posizionato ad una buca in una recinzione di un fondo chiuso. Alla fine vedrò solo diversi caprioli, ma a meno di cento metri da me in un vasto spinaio verranno trovati numerosi cinghiali e per tutto il pomeriggio sarà una continua abbaiata a fermo. Con animali che partono e vanno a farsi tirare dalle poste dalla parte opposta alla mia. Comunque fino all’ora in cui è consentito tenere il fucile carico la tensione sarà al massimo.
Alla fine i morti saranno ventuno compresi quelli del mattino, bellissima giornata passata tutta con i sensi all’erta.
 
Ci vorrebbe uno "nel giro buono" che mettesse insieme tutti i vostri racconti e trovasse la maniera di pubblicarli!
Complimenti ai narratori, vecchi e nuovi, quasi mi fate dimenticare quanto m'imkazzo quando i cignalai vengono a fa casino nelle mì zone preferite " 😉

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Sabato 10 Ottobre.
La sera di Venerdi, mi chiama mio figlio e mi dice; Papà, c'è Giovanni, (mio nipote), che vorrebbe venire,tu che dici?_Non so...ora chiamo Mario e chiedo. Ha 16 anni e si intravede una voglia matta per la caccia e la natura in generale.
_Mario, domani vorrebbe venire Giovanni.....che dici? _OK ci vogliono nuove leve.
Non potete immaginare la mia gioia!
La mattina alle 7,00 siamo già alla casa di caccia e pian piano si susseguono gli arrivi.
Radio accese e orecchie tese per un eventuale chiamata alle armi:mrgreen:.
Alla casa di caccia si intrecciano i commenti; in quella zona così e quell'altra colà ecc.....
Alle 11,00 chiama Mario, chiede di essere prelevato in tal posto. Parte Ernesto per il recupero.
Arrivato, ci informa che secondo lui, alla "bombola", (zona soprannominata così, per la presenza di una vecchia bombola di gas che chissà chi ha lasciato lì), son entrati cinghiali, ma non si capisce se sono usciti, per le numerose tracce in entrata e in uscita. Aspettiamo mastro Nino che sta visionando meglio la situazione.
Arriva pure lui e ci assicura che là dentro, ci sono una troiata, (scrofa con i figli) e un verrò abbastanza prestante, che secondo lui è sempre lo stesso che dall'anno scorso ci fotte e scassa i cani.
Bando alle ciance! Si parte.Dopo una mezz'oretta di cammino tra viottoli in salita, Mario comincia ad appostare. Il primo posto tocca ad Ernesto, il secondo a me.Dopo di me viene posizionato mio nipote con il compito di gridare se i cinghiali avrebbero preso quella direzione, (e questo fu un errore imperdonabile che dopo vi dico), tutti gli altri a seguire. Alle 13,00 arriva l'ordine di liberare i cani.
Claudio e Angelo, (quest'ultimo anche battitore), insieme a Santo, liberano i cani. Angelo e Santo entrano appresso ai cani, in battuta.
.....Tutto tace.........i canai e i battitori, parlano fra loro, domandandosi cosa stiano facendo i cani.
Trascorrono minuti interminabili, quando Lulù, (giovane francese promettente), incomincia a marcare una traccia, traccia che porterà dritto ai cinghiali. _Sono nello spinaio sotto di me, (dice Massimo),_ SILENZIO ALLE POSTE!!!! Grida Claudio per radio. Arrivano tutti gli altri cani e là dentro succede un macello, latrati di cani, abbai, attacchi ecc....
_Santooooo corri, grida, sta menando i cani, (Mario per radio)_ SILENZIO MARIO NON INTERFERITE LASCIATE FARE A NOI, (rigrida Claudio)_ Santo vai avanti e ricordati che sopra di te sono appostati, fatti sentire quando passi.
Massimo_ sono partitiiiiiiii vengono giùùùùùù
3 secondi e si odono due spari, sulla mia destra, però più sotto................(Mario).....chi ha sparato? ....(Claudio),MARIOOOOO DEVI STARE ZITTOOOOOO......Santo vai avanti e gridaaaa.
Eccalà.....fuori gioco! Santo era a una trentina di metri sotto di me e gridando mi ha messo fuori.
Infatti dopo neanche un minuto, sento mio nipote che grida a squarcia gola. Lo vedevo, grazie al gilet arancione, sulla mia destra, ma spostato più in alto.
Poi ci disse che tre cinghiali che salivano verso dritti verso di lui, alle grida hanno scartato sulla sua destra, passando fra lui e la posta dopo, che non poteva vederli, gli giravano sopra dietro le sue spalle e riscendevano dietro le mie spalle e quelle di Ernesto, che non potevamo assolutamente vederli, portandosi dietro 4 cani.

Se Santo non avrebbe gridato, quei cinghiali, mi venivano dritti tra i piedi, ma lui non sapeva che era entrato troppo nella cacciata. Saputa la notizia dello scasso e saputo quanti cani erano usciti, si raccolgono gli altri e si liberano altri due cani. Dentro c'è quello grosso e la ****. Quelli usciti erano mezzani, sui trenta kg.
Angelo chiama a se i cani rimasti e assieme agli altri due, li riporta dove hanno scovato, appena libera inizia la musica, non si sbagliavano, il grosso era dentro. Lulù abbaia a fermo, sarà seguita da tutti gli altri. Il cinghiale non parte, affronta i cani, infatti latrati di dolore echeggiano nell'aria, (verrà ferita Lulù e Mosè). Quando arriva Angelo il cinghiale parte portandosi dietro i cani. Angelo non può sparare....troppi cani in giro. Il cinghiale scende e si infila in uno spinaio inaccessibile. Intanto Lulù sembra non si interessi della ferita che ha sul costato e seguita in altra direzione[14].

Fine primo tempo.......
 
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