Parlare di etica in merito alla distanza di tiro, secondo me lascia il tempo che trova, primo perchè un tiro si può sbagliare anche a corto, secondo perchè ogni arma e ogni tirare ha dei limiti propri diversi da chiunque alto!
Nel senso che per me possono essere tanti 200 metri mentre magari ci sono cacciatori in grado di tirare tranquillamente a 300 metri.
Polemizzare su un incidente mi sembra davvero meschino, purtroppo i cani che in qualche modo incalzano un animale ferito, rischiano molto la loro pelle e questo lo sanno bene i cinghialari.
Eppure quando veine ferito un cane da cinghiale per un tiro malamente piazzato da un postarolo tutte queste polemiche non vengono sollevate!
Parliamo di tiri etici, d'accordo all'ora come la mettiamo sul tirare ad un animale in corsa, incalsato da una muta di cani e stracarico di adrenalina?
Ragazzi non ci siamo, io credo che il caro amico Fiore abbia pienamente ragione, l'etica non centra nulla, qui c'è qualcuno che mascherato da pseudo cacciatore, con i mezzi a sua disposizione, non fa altro che infangare la nostra categoria.
 
Non voglio assolutamente entrare in merito alle polemiche primo perchè parte in causa e poi perchè francamente per me nemmeno sarebbe iniziata e confesso di faticare a capire certi accanimenti, da un lato e dall'altro.
Detto questo, per correttezza voglio solo dire che la polemica non è sullo sciagurato incidente del cane da recupero di serena Donnini, ma su un articolo scritto da Giangio dove dava indicazioni per cercare di provvedere al recupero di un capo ferito o comunque non rimasto sul posto prima di chiamare i recuperatori. Circostanza contestata dall'articolo di Serena su Cacciare a palla che ritiene invece imprescindibile da qualsiasi altra considerazione chiamare sempre e comunque il recuperatore col cane. È su questo che si scontrano due scuole di pensiero.
 
Peggio ancora.

Bisogna solo cercare di non "inquinare" la pista olfattiva del cane, ma il recupero va tentato, sempre.

Io personalmente solo una volta ho dovuto aiutare un amico a ricercare un capriolo che aveva allungato nel bosco.....lo abbiamo ritrovato a circa 100 metri da dovre era stato colpito....seguendo le goccioline di sangue ben visibili....

E anche quel Daino, e quel cinghiale di Padella..... vero Torraiolo...????
 
FIORENTINO ha scritto:
Peggio ancora.

Bisogna solo cercare di non "inquinare" la pista olfattiva del cane, ma il recupero va tentato, sempre.

Io personalmente solo una volta ho dovuto aiutare un amico a ricercare un capriolo che aveva allungato nel bosco.....lo abbiamo ritrovato a circa 100 metri da dovre era stato colpito....seguendo le goccioline di sangue ben visibili....

E anche quel Daino, e quel cinghiale di Padella..... vero Torraiolo...????

Ramazza se dovessimo chiamare i recuperatori ogni volta che l'animale non rimane sul posto, vorrebbe dire che ci vorrebbero più recuperatori che selecontrollori!
Secondo me, con molta cautela e facendo attenzione a non inquinare eccessivamente le tracce, il recupro va sempre tentato.
Poi ovvio se l'animale si è allungato parechio allora è meglio affidarsi ad un recuperatore.
Anche perchè spesso l'intervento di recupero si fa il giorno dopo e in quei casi il recupero della spoglia ha solo finalità burocratiche, perchè al 90 % dei casi, soprattutto in estate, l'animale è immangiabile.
 

FIORENTINO

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Ho appena letto il n. 1/08 della Rivista CACCIA A PALLA edita dalla Olimpia e la polemica ivi contenuta fra Alessandro Giangio e la rivista Cacciare a Palla della Caff editrice la quale ha ospitato un duro articolo dedicato alla morte di un cane da traccia condotto dalla signora Donnini, il cane si chiamava Kremilde.

In breve la Caff editrice ha ospitato un articolo contro TUTTI i cacciatori di selezione che non sono "etici" abbastanza sparando anche quando sarebbe meglio non farlo. Questa cagna, Kremilde, sarebbe stata uccisa dalla carica di un Palancone ferito a causa di un tiro azzardato di un cacciatore di selezione. Il buon Alessandro Giangio risponde per le rime alla signora ricordandogli che l'errore è stato tutto suo, per aver spadellato il Palancone mentre caricava la cagna.....

Si riconferma quindi l'assoluta necessità di NON COMPRARE le riviste della Caff editrice in quanto questa casa editrice sta sponsorizzando la parte peggiore del mondo che ruota intorno alla caccia e a quella di selezione in particolare.

Se infatti il 99% dei cacciatori di selezione è gente normale esiste una piccolissima minoranza di esaltati, gente che tenderebbe a voler eliminare il maggior numero possibile di altri cacciatori per andare a caccia in pochi eletti. Ecco che, col clima avvelenato che c'è intorno alla caccia, richiamare sempre l'etica è una scorciatoia tanto vigliacca quanto insopportabile.

Stupisce che una rivista del settore ospiti sempre articoli che vanno nella medesima direzione. E mai uno scritto in difesa della caccia di tutti.
 
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