Re: REFERENDUM ABROGATIVO!

ggramoli ha scritto:
E' possibile sottoporre a referendum sostanzialmente due cose distinte:
1-l'abrogazione dell'attività venatoria su tutto il territorio nazionale,
2-l'abrogazione dell'art.842 del codice civile che consente ai cacciatori di andare nei fondi altrui senza il consenso del proprietario.

Non è sottoponibile a referendum (ma credo che nessuno ne abbia interesse) la sola legge comunitaria già approvata dal Senato perchè si tratta di recepimento di direttive europee. Questo è il mio pensiero.


La caccia è governata dall'europa, non credo possa essere abrogata........Inoltre c'è sempre lo scoglio del quorum e in Italia il referendum non lo caga piu' nessuno....Cmq non verrà mai chiusa la caccia da un referendum...
L'art.842 si! ma a questo punto ci fanno pure un piacere ....credo...almeno la fauna diventa del proprietario del terreno che si unirà ad altri e faranno delle grandi riserve!
Pagheremo di piu' e cacciamo meglio!!!!

Se chiudesse la caccia succederebbe un putiferio....sai persone che ci lavorano???' sai che guerra sociale che esplode???
 

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questo quesito se lo stanno chiedendo in molti questi ultimi tempi...se passerà la comunitaria alla camera!gli ambientalisti minacciano il referendum abbrogativo!!ma...secondo voi...lo possono fare??io...girando in rete ho trovato questo!se così fosse...si attaccano al tram!!.ì,voi che ne pensate?.

un saluto....Sandro.



1) Secondo la giurisprudenza costituzionale italiana, il referendum abrogativo non è ammissibile in caso di norme collegate ad impegni comunitari, quali regolamenti Ue di immediata attuazione o leggi italiane che recepiscono una direttiva.

2) Sentenze nn. 28 e 29/1987
In queste sentenze la Corte Costituzionale dichiarava inammissibili due quesiti promossi dal Partito Radicale e dai Verdi sull'abrogazione di alcune norme riguardanti la disciplina della caccia, e un quesito del Partito Radicale sull'abrogazione del sistema elettorale del CSM. La decisione venne presa facendo nuovamente riferimento al criterio della "omogeneità" del quesito referendario, ulteriormente esteso nel divieto di quesiti esposti ad "ambiguità di significato", ovvero incapaci di esprimere in modo evidente il fine dell'abrogazione referendaria.

La richiesta referendaria proponeva all'elettorato l'abrogazione dell'art. 3, che vietava in tutto il territorio nazionale, ogni forma di uccellagione; dell'art. 10, secondo cui il territorio nazionale è sottoposto al regime gratuito di caccia controllata; dell'art. 11, primo comma, che pone il divieto di abbattere, catturare, detenere o commerciare esemplari di qualsiasi specie di mammiferi e uccelli appartenenti alla fauna selvatica italiana; dell'art. 20, che contiene un elenco di specifici divieti; dell'art. 31, che prevede le sanzioni amministrative. Secondo i giudici «la richiesta di abrogazione degli indicati articoli sembra volta a limitare, non già l'attività venatoria, ma la protezione e la tutela della fauna. Vero è che, chiedendosi anche l'abrogazione dell'art. 8, a sensi del quale l'esercizio della caccia è consentito, sembrerebbe mirarsi al divieto di caccia, ma la constatazione che dalla richiesta referendaria sono esclusi gli artt. 21 e 22, i quali lasciano sopravvivere la licenza di porto d'armi per uso di caccia e l'abilitazione all'esercizio venatorio, rende ambiguo anche questo punto».

Questo limite non guardava più al fatto che l'oggetto della domanda referendaria doveva essere "omogeneo", ma guardava a quello che i promotori lasciavano fuori della richiesta, cioè le omissioni della domanda referendaria.

In particolare poi nel caso del quesito abrogativo di alcune norme sulla costituzione e il funzionamento del Consiglio superiore della magistratura, per la prima volta, veniva posto un ulteriore divieto, su referendum abrogativi (totali o parziali) di leggi elettorali, sulla base dell'argomento che il venir meno delle regole per il rinnovo dell'organo ne avrebbe comportato l'impossibilità di funzionamento regolare, eventualità questa che andava considerata del tutto inammissibile trattandosi di organi costituzionali o a rilevanza costituzionale.

Questa decisione diveniva un precedente rilevante per l'ammissibilità dei quesiti elettorali, proposti negli anni novanta, e le loro rispettive riformulazioni.
 
Re: REFERENDUM ABROGATIVO!

In merito al referendum in svizzera sui diritti degli animali, vi segnalo questo splendido articolo pubblicato su Chicago-blog, il blog di informazione economico-politico-sociale diretto da Oscar Giannino.

L’avvocato dei polli
Marco Mura
Poche ore fa, è stato respinto con una schiacciante maggioranza di voti contrari (il 70,5% del totale) il referendum indetto in Svizzera avente a oggetto l’obbligo di istituzione da parte dei Cantoni di un avvocato degli animali con mandato per difendere gli “interessi” degli animali vittime di maltrattamenti in sede processuale penale. L’indicazione del Consiglio federale e quella del Parlamento era quella i respingere l’iniziativa, non ritenendo necessario alcun rafforzamento delle norme vigenti. Ma quanto è giusto parlare di “diritti” degli animali, in realtà?
A desiderare l’estensione a tutti i 26 cantoni di questa istituzione – che costa ogni anno 80mila franchi al contribuente cantonale – attualmente esistente solamente nel cantone di Zurigo (dove solo nel 2008 i tribunali zurighesi hanno emesso ben 190 sanzioni penali) solamente socialisti e verdi.
Particolarmente contrari all’iniziativa referendaria, gli allevatori e gli agricoltori elvetici, da anni bersaglio facile di speculazioni e montature messe in atto dalle associazioni animaliste, timorosi della possibilità di querele infondate e procedimenti gonfiati. E ben consapevoli di come quello che i sognatori vorrebbero realizzare per decreto, sia già la realtà quotidiana del mercato: più una bestia è curata, più è alto il suo prezzo. Quale migliore incentivo?

La catena alimentare non è la crudele invenzione di “avidi capitalisti privi di scrupoli”: è la condizione della vita sulla terra. E chiunque non sia in grado di accettarla – si perdoni la durezza con cui si fa notare questo dato di fatto – è libero di agire come meglio crede per quanto lo riguarda. Quello che davvero non si riesce a giustificare, invece, è la pretesa di imporre per legge il proprio punto di vista agli altri.

È facile oggi che giovanotti e signorine che non hanno (per loro fortuna) avuto modo di conoscere la durezza dei tempi di guerra – durante i quali non era troppo raro che toccasse a cani e gatti, quando andava bene, a topi nella maggior parte dei casi, placare i morsi della fame di chi aveva perso tutto – confondano gli animali “umanizzati” per puro divertimento su fumetti e cartoni animati con quelli della vita reale, per poi giungere a confuse confusioni emotive che scavalcano come nulla fosse l’altra componente fondamentale che fa dell’uomo quello che è: la ragione.

Secondo un interessante punto di vista, i prodromi di questa “moderna” rivolta contro il mondo com’è sempre esistito vanno ricercati nel panteismo e nel neo-paganesimo insiti in un ecologismo che ha assunto forti tinte religiose, a colmare il vuoto creato dal progressivo abbandono delle religioni tradizionali. Un ecologismo che, scrive l’autore cattolico francese Laurent Larcher «considera il cristianesimo una religione da superare per (ri)trovare il senso della natura. L’antiumanesimo insito nell’ecologismo è legato a un profondo anticristianesimo». (Il volto oscuro dell’ecologia. Che cosa nasconde la più grande ideologia del XXI secolo?, Lindau, 2009, p. 215)
Una religione colpevole di avere applicato pienamente il comandamento: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogate e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che cammina sulla terra». Il che è sostanzialmente conforme con le altre religioni del Libro, le quali – seppure con limitazioni mai dovute a motivi morali, bensì a motivi squisitamente pratici (come la sconsigliabilità del consumo dell’altamente deperibile carne di maiale in ambienti caldi, per rifarsi a quella più conosciuta) – non hanno mai pensato di limitare l’attività di sfruttamento di tutte le risorse disponibili sulla terra se non a motivi di praticità (economici, potremmo dire oggi).

Con formula ruvida ma efficacie, Murray Rothbard si dichiarava ben disposto a riconoscere i diritti degli animali nel momento in cui essi li avrebbero rivendicati presentando una petizione in tal senso. Cosa che – a ragione, evidentemente – escludeva, proprio in virtù e a conferma dell’impossibilità di considerare questi nostri pari. (L’etica della Libertà, capitolo 21 , I “diritti” degli animali). E facendo notare anche, anticipando una prevedibile e scontata obiezione, che sebbene vero che neppure gli infanti siano in grado di rivendicare i propri diritti, questa non è che una condizione passeggera, in quanto – adulti senzienti in fieri – non ci vorrà molto prima che lo siano.
Non va neppure ignorato che gli animali, non soltanto non rispettano i diritti e le pretese dell’uomo, ma neppure quelle degli altri animali stessi. D’altro canto, è vero che non c’è nessuna crudeltà nel gesto del lupo famelico che sbrana la prima pecora che gli capita sotto tiro: è la natura che ha disposto che così debba accadere. Il che è la stessa cosa che vale per l’uomo, con l’importante differenza, certo, che costui è un essere indeterminato (per cui può decidere ad libitum se cibarsi di carne ovina, bovina, equina, e via discorrendo, secondo le preferenze individuali e gli usi delle diverse società) e razionale (e dunque… trova più sicuro e soddisfacente macellare, lavorare e cucinare prima di nutrirsi).
Non si capisce davvero, considerando questi semplici aspetti fondamentali, quale considerazione si potrebbe riservare alle presunte pretese degli animali. Una seria introspettiva sul proprio essere e un’onesta riflessione razionale sul creato e sulla loro natura non dovrebbero lasciare spazio per dubitare dell’unicità dei tratti distintivi di socialità e razionalità del genere umano, che ne giustificano la presenza centrale e unica sulla terra. Per non parlare dell’incoerenza di chi distingue tra animali commestibili e non, tra animali da macello e animali da compagnia e, soprattutto (e per fortuna, visto che la malsana alternativa potrebbe essere quella di chi non fa differenza tra il coccolare un buffo micione e aspettarsi le fusa da un alligatore incattivito!) non propone il divieto assoluto di uccisione di qualsiasi bestia.
Parlare di “diritti degli animali” (in termini penalistici, quindi) anziché di diritti dei proprietari di animali (e dunque, in termini privatistici) si inserisce pienamente e aggrava ancora di più la confusione odierna in materia di diritti e della loro assegnazione. La tutela migliore e più razionale che un animale può avere è quella i essere considerato non un’entità para-umana a sé dotata di dignità propria, bensì la proprietà di un essere umano, e beneficiare della dignità che esattamente tale status le garantisce. I nemici dell’istituzione cardine di qualsiasi società libera e prospera sono astuti e subdoli. Ma amare la libertà significa anche non lasciarsi commuovere da situazioni emotive create ad arte e smascherare sempre la natura illiberale e contro ragione delle loro macchinazioni.
In un mondo positivista e legalista sarà forse da ingenui ostinarsi a credere e difendere il diritto naturale e il contesto umanistico antropocentrico da cui esso scaturisce. Ostinarsi a ignorare o sminuire le differenze che fanno dell’uomo qualcosa di diverso e superiore rispetto a una scimmia, un cane o un topo, è sicuramente da polli. Come si sa, animali non esattamente rinomati per la loro “intelligenza”.
 
Re: REFERENDUM ABROGATIVO!

E' GUARITO :

L'uscita dei dati dell'ennesimo sondaggio che tenta di dire nuovamente agli italiani come la devono pensare sulla caccia ha solleticato il presidente dei Verdi Angelo Bonelli che ha subito preso la palla al balzo. ''I dati del sondaggio Ipsos confermano quello che soteniamo da tempo, ossia che l'attivita' venatoria e' ormai antistorica'' scrive.

''Per questa ragione e per quanto sta accadendo in Parlamento - continua il leader dei Verdi - dove sono in discussione non solo provvedimenti che vogliono liberalizzare la caccia, ma che addirittura mirano a depenalizzare il bracconaggio, la settimana prossima presenteremo un quesito referendario per bandirla dal territorio italiano''.

''Ci rendiamo conto che questa e' una posizione forte - conclude Bonelli - ma l'arroganza della maggioranza di governo rispetto alla caccia e il provvedimento votato in Senato che liberalizzando i calendari mette in pericolo la biodiversita', il mondo e i diritti degli animali ci impongono di presentare un quesito referendario che abroghi l'articolo 342 del Codice Civile e per modificare la legge sulla caccia''.
(Asca)
 
Re: REFERENDUM ABROGATIVO!

Una domanda,
ma se la selvaggina diventa dei proprietari terrieri,allora posso abbattere i Cervi che mi vengono a mangiare le mele della casa in montagna?
Sarebbe giusto,lui mi mangia le mele ed io mangio lui.
 
Re: REFERENDUM ABROGATIVO!

snd ha scritto:
Una domanda,
ma se la selvaggina diventa dei proprietari terrieri,allora posso abbattere i Cervi che mi vengono a mangiare le mele della casa in montagna?
Sarebbe giusto,lui mi mangia le mele ed io mangio lui.


diciamo che non devi chiedere il permesso..ma tutte le licenze per cacciare i cervi le devei avere lo stesso [lol.gif]
 
Re: REFERENDUM ABROGATIVO!

Rudi4x4 ha scritto:
Ma secondo voi si puo' fare o no sto referendum?
rudi....secondo il mio pensiero...come ha postato sopra ggramoli...possono chiedere la chiusura su tutto il territorio nazionale!stà il fatto che il quorum...deve essere 50%+1 degli aventi diritto al voto,per poter passare!..probabilmente si appelleranno all'art 842!!.
 
Re: REFERENDUM ABROGATIVO!

cartuccia ha scritto:
Rudi4x4 ha scritto:
Ma secondo voi si puo' fare o no sto referendum?
rudi....secondo il mio pensiero...come ha postato sopra ggramoli...possono chiedere la chiusura su tutto il territorio nazionale!stà il fatto che il quorum...deve essere 50%+1 degli aventi diritto al voto,per poter passare!..probabilmente si appelleranno all'art 842!!.

Se fosse cosi' stavolta sarebbe dura........
 
Re: REFERENDUM ABROGATIVO!

tutto giusto ma i referendum principali sulla caccia che si sono tenuti riguardavano l'abrogazione dell'art. 842 codice civile (quello che dice che il proprietario del fondo che non sia chiuso non può impedire l'ingresso a terzi che stiano regolarmente esercitando la caccia) che non solo non è norma comunitaria ma è addirittura antecedente alla nascita stessa dell'UE, essendo entrato in vigore nel 1942; il vero pericolo è quello perchè sono già stati ritenuti ammissibili ben due referendum sul punto (la legislazione vigente lo consente) che poi sono falliti per mancanza del quorum; e non te ne fai niente delle deroghe se tanto non puoi entrare nei terreni a cacciare
 
Re: REFERENDUM ABROGATIVO!

come disse orsi a porta a porta...in italia la selvaggina è proprietà indisponibile dello stato, dal momento che è proprietà dello stato e noi paghiamo allo stato per poterla cacciare essa ci permette di entrare nei fondi altrui.
mentre in altri paesi è di proprietà del proprietario del fondo questo cosa consente (cosa che in italia sicuramente pensando alla nostra mentalità) che tutti i proprietari(anche quelli contrari alla caccia) lo fanno diventare una zona di lucro abusiva, chiedendo soldi in nero ai cacciaotri per poter entrare nel fondo [badair.gif]
ovviamente è una mia idea qulacuno la può pure correggere
 
Re: REFERENDUM ABROGATIVO!

eugeni9o ha scritto:
come disse orsi a porta a porta...in italia la selvaggina è proprietà indisponibile dello stato, dal momento che è proprietà dello stato e noi paghiamo allo stato per poterla cacciare essa ci permette di entrare nei fondi altrui.
mentre in altri paesi è di proprietà del proprietario del fondo questo cosa consente (cosa che in italia sicuramente pensando alla nostra mentalità) che tutti i proprietari(anche quelli contrari alla caccia) lo fanno diventare una zona di lucro abusiva, chiedendo soldi in nero ai cacciaotri per poter entrare nel fondo [badair.gif]
ovviamente è una mia idea qulacuno la può pure correggere
Più o meno le cose stanno così all'estero..non credo però ovunque...sinceramente se dovesse cambiare stà cosa della fauna proprietà indisponibile dello stato sarebbe buona cosa..soprattutto per quanto riguarda le sanzioni a riguardo...certo però se dovesse saltare la possibilità di andare nei fdi altrui..sarebbe la fine della caccia vagante "gratuita"....
 
Re: REFERENDUM ABROGATIVO!

E' possibile sottoporre a referendum sostanzialmente due cose distinte:
1-l'abrogazione dell'attività venatoria su tutto il territorio nazionale,
2-l'abrogazione dell'art.842 del codice civile che consente ai cacciatori di andare nei fondi altrui senza il consenso del proprietario.

Non è sottoponibile a referendum (ma credo che nessuno ne abbia interesse) la sola legge comunitaria già approvata dal Senato perchè si tratta di recepimento di direttive europee. Questo è il mio pensiero.
 
Re: REFERENDUM ABROGATIVO!

snd ha scritto:
Una domanda,
ma se la selvaggina diventa dei proprietari terrieri,allora posso abbattere i Cervi che mi vengono a mangiare le mele della casa in montagna?
Sarebbe giusto,lui mi mangia le mele ed io mangio lui.
[eusa_clap.gif]BRAVO,esatto,se fosti in inghilterra sarebbe esattamente cosi !!! magari li fai uccidere x guadagnarci,oppure li dai in gestione a qualcuno in cambio di un tot a capo abattuto nella tua proprietà !!!! [eusa_clap.gif]
 
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