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La Lav sui cinghiali: la caccia non serve a niente, anzi li rende più forti [/h]La Lav (Lega antivivisezione) di Bergamo risponde alla Coldiretti che nei giorni scorsi aveva lanciato un allarme cinghiali
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Redazione - 01 agosto 2016 - 5:00
La Lav (Lega antivivisezione) di Bergamo risponde alla Coldiretti che nei giorni scorsi aveva lanciato un allarme cinghiali (leggi). E sottolinea come l’eradicazione violenta non paghi.
Questi animali, spiega la Lav, introdotti furbescamente e fraudolentemente nel nostro Paese dai cacciatori e poi incrociati con specie molto più prolifiche, sono indicati quali responsabili di incalcolabili danni all’agricoltura i cui risarcimenti incombono però sulle tasche di tutti i cittadini e non dei soli responsabili; ma anche prima causa di incidenti stradali, in cui i cinghiali assumono addirittura il ruolo di “assassini”.
Eppure, la difesa delle colture attraverso recinzioni elettrificate ha portato risultati positivi in oltre il 90% dei casi: impedendo l’accesso alle coltivazioni gradite dal cinghiale, si riducono le disponibilità alimentari della specie e si contribuisce alla riduzione numerica delle popolazioni.
Anche la presunta pericolosità della specie è stata smentita e i casi rari di aggressione verso le persone sono tutti riconducibili a comportamenti scorretti o imprudenti dei soggetti coinvolti. Molto più pericolosa è l’attività venatoria cui si ricorre per eradicare l’ungulato a causa delle armi utilizzate – si vedano i numeri di incidenti mortali a 2 o 3 cifre che ogni anno si registrano per incidenti di caccia e che coinvolgono anche ignari passanti.
L’avanzata impetuosa dei cinghiali annunciata è quindi il preambolo propedeutico alla formulazione del postulato per cui i cinghiali devono essere sterminati.
E gli amministratori, siamo pronti a scommetterci, saranno ben felici di dare il loro fattivo contributo al clima di velato terrorismo che sottende tutta la questione cinghiali. Mai nessuno di loro in passato si è soffermato sul fallimento della gestione venatoria della fauna selvatica e dei cinghiali in particolare!
E’ evidente, sotto gli occhi di tutti, ma nessuno ha il coraggio di ammetterlo, proseguendo lungo una strada fallimentare, senza comprendere che uccidere gli animali non risolve affatto il problema. Da anni, da decenni i cacciatori ammazzano milioni di animali, ungulati e cinghiali compresi. Le quote di abbattimento crescono ogni anno, eppure i danni non diminuiscono, ma nessuno se ne vuole accorgere. Nessuno prendeatto che ammazzare gli animali non porta alla riduzione dei danni, tutt’altro. Né diminuisce il numero di animali. Ed i politici, gli agricoltori, i cacciatori, continuano a meravigliarsi!
E se, leggendo queste note, vi chiedeste perché il numero di ungulati aumenta nonostante gli abbattimenti, vi diciamo quello che normalmente viene omesso, più o meno consapevolmente da chi ha interesse a impugnare i fucili e, cioè, che l’attività venatoria disgrega i gruppi consolidati e contribuisce ad aumentare la fertilità della specie, venendo meno il fenomeno della simultaneità dell’estro delle femmine – lo spiega bene la LAC che a suffragare le proprie dichiarazioni ci mette la biologia: “Il cinghiale è un animale che vive in branchi a gerarchia matriarcale. Le femmine dominanti, che si riproducono in natura una sola volta l’anno, grazie alla sincronizzazione dell’estro, lo condizionano anche nelle altre femmine del branco… in questo modo tutte le femmine avranno un solo estro. Ma, si sa, l’istinto degli animali ha come fine quello della riproduzione e così la persecuzione venatoria, messa in atto contro gli ungulati, determinano il totale sfasamento del branco. Le femmine finiscono per andare in estro più volte l’anno ed anche in età meno adulta e spesso i parti diventano plurigemellari. Insomma, dove l’uomo cerca di distruggere i branchi, l’istinto di conservazione ne modifica la struttura, rendendoli più prolifici… a dispetto dei proiettili (questo per quanto riguarda le specie comuni di cui i cinghiali fanno parte)”
Un contributo concreto alla gestione degli animali selvatici in ottica di una migliore convivenza con gli umani, conclude Lav, potrà venire solo da un pensiero nuovo, aperto a nuove prospettive, che abbandoni la vecchia, crudele, fallimentare strada delle fucilazioni generalizzate. Solo attraverso lo sviluppo e l’implementazione dei farmaci che controllano la fertilità, che già esistono, possiamo configurare un futuro migliore per gli animali, l’agricoltura, l’ambiente, l’uomo.
Intanto la Lav suggerisce a Coldiretti di chiedere i risarcimenti alle associazioni venatorie, colpendo così i veri responsabili dei citati danni all’agricoltura.
Bgnews