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A scuola d’intolleranza
Un esempio dell’intransigenza animalista. Il pensiero unico anticaccia comincia dai banchi plagiando i giovani senza educarli.
Come è noto, l’educazione dei giovani è un compito che compete primariamente alle famiglie e alla scuola, e il loro impegno raggiunge il miglior risultato quando l’azione dell’una è sinergica a quella dell’altra. Alla scuola è richiesto anche di svolgere un ruolo formativo, tale da sviluppare in ciascuno una capacità di analisi sulle vicende della vita e più in generale sul mondo che ci circonda.
Purtroppo, non sempre ciò avviene, e non sono rari i casi in cui l’educatore preferisce imporre la propria soluzione anziché offrire ai giovani quegli strumenti culturali che soli consentono di sviluppare una capacità critica.
Assai emblematico al riguardo è quanto ho rilevato in “Nuova antologia per la scuola secondaria di primo grado”, dove al capitolo “Alcune tecniche di persuasione” viene portato come esempio la questione caccia. Anziché porre l’argomento in termini problematici, lasciando quindi al ragazzo l’opportunità di formarsi una propria opinione, viene “confezionata” e data per scontata la soluzione del problema. Ecco in quali termini viene proposto il tema.
“Problema: la caccia deve essere abolita?
Tesi: secondo me la caccia deve essere abolita perché costituisce una inutile, feroce, disumana pratica condotta contro gli animali e contro la natura.
Primo argomento a sostegno: molti studiosi sostengono che la caccia è una pratica che oggi non ha più ragione di esistere: se in epoca primitiva era essenziale per permettere all’uomo di procurarsi il cibo, oggi questo non accade più. Il cibo si trova nei supermercati e la caccia è solo un gioco crudele di tiro a segno.
Secondo argomento a sostegno: bisognerebbe che un cacciatore si potesse per miracolo trasformare in un animale cacciato. Sarebbe interessante chiedergli quali sono le sue sensazioni quando, ad esempio, in volo con la propria famiglia di uccellini, si sente arrivare una scarica di pallettoni e vede cadere uno ad uno i propri cari. Se questo si potesse fare, forse quel cacciatore non caccerebbe più.
Terzo argomento a sostegno: piuttosto che cacciare, sarebbe meglio che ogni cacciatore facesse una bella passeggiata nei boschi per studiare come vivono gli animali, per capire che sono esseri viventi come noi, che nessuno ha dichiarato guerra a loro e loro non hanno dichiarato guerra all’uomo.
Quarto argomento a sostegno: bisognerebbe anche sapere che a causa della caccia intere specie animali sia nel nostro Paese che in altri Paesi del mondo stanno scomparendo e che la loro scomparsa può provocare gravissimi squilibri ambientali e dunque ritorcersi sull’uomo.
Quinto argomento a sostegno: è poi assolutamente ingiusto che sia concesso, a coloro che lo desiderano, la libertà di uccidere a proprio piacimento ciò che è parte della natura e quindi patrimonio di tutti. Per me la perdita di un animale in modo così insensato costituisce un fatto gravissimo.
Sesto argomento a sostegno: la caccia è come un pozzo profondissimo dove l’uomo si getta senza più pensare di poter risalire in superficie.
Settimo argomento a sostegno: i cacciatori d’altra parte sostengono che il loro sport è connaturato con l’uomo e abolirlo significherebbe reprimere una libertà di espressione fondamentale: ma, a mio parere, è esattamente il contrario. Abolire la caccia è il raggiungimento dell’assoluta libertà dell’uomo e di tutte le specie animali, libertà di vivere su questa terra.
Ottavo argomento a sostegno: insomma non si può aver stima di chi risolve i propri problemi personali con un colpo di fucile. Sarebbe più utile per tutti e per lui che si recasse da un dottore che forse potrebbe curarlo sicuramente meglio.
Conclusione: per tutti i motivi che ho enunciato la caccia non solo andrebbe subito abolita, ma di essa non si dovrebbe neppure parlare più. Sarebbe il segno che l’uomo ha conquistato un altro gradino nella scala che conduce alla propria civilizzazione”.
Le argomentazioni che vengono addotte per avversare l’esercizio dell’attività venatoria traggono spunto da un approccio animalista, retorico e radicale ben noto, che caratterizza frange estremiste del variegato mondo ambientalista. Non metto in dubbio la legittimità di esprimere una siffatta posizione filosofica della vita, per quanto debba lamentare come i portatori di tali convincimenti siano del tutto intransigenti (e quasi sempre offensivi) nei confronti di chi condivide diversi principi etici. Quello che però nella fattispecie è assolutamente non condivisibile, e ritengo profondamente censurabile, è il metodo didattico-educativo utilizzato dagli estensori della suddetta “Nuova antologia”, consapevoli di rivolgersi a giovani studenti in fase di formazione che, non avendo ancora sviluppato un compiuto senso critico, assorbono e fanno proprio con un approccio ascetico quanto viene loro proposto come soggetto di studio. Se gli autori avessero voluto svolgere un ruolo educativo corretto, e non affermare semplicemente un loro convincimento, avrebbero dovuto affiancare alle tesi e agli argomenti di coloro che aborrono la caccia le tesi e gli argomenti di chi sostiene la compatibilità della stessa.
Sul confronto di ipotesi diverse si formano coscienze critiche nelle generazioni future, e questo è quanto si deve pretendere da chi svolge attività didattica nelle nostre scuole. (da "Il cacciatore italiano")
Un esempio dell’intransigenza animalista. Il pensiero unico anticaccia comincia dai banchi plagiando i giovani senza educarli.
Come è noto, l’educazione dei giovani è un compito che compete primariamente alle famiglie e alla scuola, e il loro impegno raggiunge il miglior risultato quando l’azione dell’una è sinergica a quella dell’altra. Alla scuola è richiesto anche di svolgere un ruolo formativo, tale da sviluppare in ciascuno una capacità di analisi sulle vicende della vita e più in generale sul mondo che ci circonda.
Purtroppo, non sempre ciò avviene, e non sono rari i casi in cui l’educatore preferisce imporre la propria soluzione anziché offrire ai giovani quegli strumenti culturali che soli consentono di sviluppare una capacità critica.
Assai emblematico al riguardo è quanto ho rilevato in “Nuova antologia per la scuola secondaria di primo grado”, dove al capitolo “Alcune tecniche di persuasione” viene portato come esempio la questione caccia. Anziché porre l’argomento in termini problematici, lasciando quindi al ragazzo l’opportunità di formarsi una propria opinione, viene “confezionata” e data per scontata la soluzione del problema. Ecco in quali termini viene proposto il tema.
“Problema: la caccia deve essere abolita?
Tesi: secondo me la caccia deve essere abolita perché costituisce una inutile, feroce, disumana pratica condotta contro gli animali e contro la natura.
Primo argomento a sostegno: molti studiosi sostengono che la caccia è una pratica che oggi non ha più ragione di esistere: se in epoca primitiva era essenziale per permettere all’uomo di procurarsi il cibo, oggi questo non accade più. Il cibo si trova nei supermercati e la caccia è solo un gioco crudele di tiro a segno.
Secondo argomento a sostegno: bisognerebbe che un cacciatore si potesse per miracolo trasformare in un animale cacciato. Sarebbe interessante chiedergli quali sono le sue sensazioni quando, ad esempio, in volo con la propria famiglia di uccellini, si sente arrivare una scarica di pallettoni e vede cadere uno ad uno i propri cari. Se questo si potesse fare, forse quel cacciatore non caccerebbe più.
Terzo argomento a sostegno: piuttosto che cacciare, sarebbe meglio che ogni cacciatore facesse una bella passeggiata nei boschi per studiare come vivono gli animali, per capire che sono esseri viventi come noi, che nessuno ha dichiarato guerra a loro e loro non hanno dichiarato guerra all’uomo.
Quarto argomento a sostegno: bisognerebbe anche sapere che a causa della caccia intere specie animali sia nel nostro Paese che in altri Paesi del mondo stanno scomparendo e che la loro scomparsa può provocare gravissimi squilibri ambientali e dunque ritorcersi sull’uomo.
Quinto argomento a sostegno: è poi assolutamente ingiusto che sia concesso, a coloro che lo desiderano, la libertà di uccidere a proprio piacimento ciò che è parte della natura e quindi patrimonio di tutti. Per me la perdita di un animale in modo così insensato costituisce un fatto gravissimo.
Sesto argomento a sostegno: la caccia è come un pozzo profondissimo dove l’uomo si getta senza più pensare di poter risalire in superficie.
Settimo argomento a sostegno: i cacciatori d’altra parte sostengono che il loro sport è connaturato con l’uomo e abolirlo significherebbe reprimere una libertà di espressione fondamentale: ma, a mio parere, è esattamente il contrario. Abolire la caccia è il raggiungimento dell’assoluta libertà dell’uomo e di tutte le specie animali, libertà di vivere su questa terra.
Ottavo argomento a sostegno: insomma non si può aver stima di chi risolve i propri problemi personali con un colpo di fucile. Sarebbe più utile per tutti e per lui che si recasse da un dottore che forse potrebbe curarlo sicuramente meglio.
Conclusione: per tutti i motivi che ho enunciato la caccia non solo andrebbe subito abolita, ma di essa non si dovrebbe neppure parlare più. Sarebbe il segno che l’uomo ha conquistato un altro gradino nella scala che conduce alla propria civilizzazione”.
Le argomentazioni che vengono addotte per avversare l’esercizio dell’attività venatoria traggono spunto da un approccio animalista, retorico e radicale ben noto, che caratterizza frange estremiste del variegato mondo ambientalista. Non metto in dubbio la legittimità di esprimere una siffatta posizione filosofica della vita, per quanto debba lamentare come i portatori di tali convincimenti siano del tutto intransigenti (e quasi sempre offensivi) nei confronti di chi condivide diversi principi etici. Quello che però nella fattispecie è assolutamente non condivisibile, e ritengo profondamente censurabile, è il metodo didattico-educativo utilizzato dagli estensori della suddetta “Nuova antologia”, consapevoli di rivolgersi a giovani studenti in fase di formazione che, non avendo ancora sviluppato un compiuto senso critico, assorbono e fanno proprio con un approccio ascetico quanto viene loro proposto come soggetto di studio. Se gli autori avessero voluto svolgere un ruolo educativo corretto, e non affermare semplicemente un loro convincimento, avrebbero dovuto affiancare alle tesi e agli argomenti di coloro che aborrono la caccia le tesi e gli argomenti di chi sostiene la compatibilità della stessa.
Sul confronto di ipotesi diverse si formano coscienze critiche nelle generazioni future, e questo è quanto si deve pretendere da chi svolge attività didattica nelle nostre scuole. (da "Il cacciatore italiano")