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Italia fanalino di coda in Ue per l'ok alla direttiva che regola i test sugli animali
Adnkronos NewsAdnkronos News – 15 minuti fa..
Roma, 22 gen. (Adnkronos Salute) - L'Italia è fanalino di coda in Europa quando si parla di attuazione delle nuove regole Ue sulla sperimentazione animale a fini scientifici.
Il nostro Paese, infatti, è l'unico tra gli Stati membri a non aver ancora recepito la direttiva 63, emanata il 22 settembre 2010 dal Parlamento europeo per regolamentare la protezione degli animali utilizzati a fini scientifici.
Il pericolo di incorrere in sanzioni economiche è solo l'ultimo dei segnali arrivati dalla Commissione europea per sollecitare il Governo ad approvare lo schema di decreto legislativo per l'attuazione della direttiva, ora fermo al Senato alla Commissione Igiene e Sanità. Uno stop dovuto al parere della Conferenza Stato-Regioni, vincolante per votarlo, che ancora deve arrivare.
Nel giugno scorso l'Europa aveva già bussato alla porta del Governo per sollecitare il recepimento della direttiva, ma ora la Commissione europea potrebbe denunciare l'Italia alla Corte di Giustizia dell'Unione e farci pagare 150mila euro di multa per ogni giorno ulteriore di violazione.
L'attuazione della diretta ha diviso, come spesso accade in Italia, l'opinione pubblica, la politica e gli addetti ai lavori, tra favorevoli (il mondo della ricerca al completo) e contrari (animalisti e gli antivivisezionisti della Lav). Ad esperimersi sulla questione anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, la senatrice a vita Elena Catteneo e il farmacologo Silvio Garattini, che per questo ha ricevuto minacce di morte da parte di gruppi animalisti.
Tra i più fermi nel volere recepire il testo originale della direttiva, senza nessun cambiamento più restrittivo per chi fa ricerca, c'è Paolo De Girolamo, presidente dell'Associazione italiana per le scienze degli animali da laboratorio (Aisal): "Il tempo è ormai scaduto e ora rischiamo 150mila euro di multa al giorno dalla Commissione europea. E' chiaro - precisa - che c'è la volontà di una parte politica di rallentare il percorso di approvazione da parte del Governo, che dovrebbe recepire il testo originale. Un testo già garantista per quanto riguarda il benessere degli animali usati in laboratorio e nel controllare le modalità con cui sono svolti i test".
Il clima del confronto si è inasprito quando dal mondo animalista sono arrivate minacce di morte nei confronti di alcuni scienziati, tra cui Silvio Garattini, che si sono sempre spesi a favore dei test sugli animali come passaggio determinante per raccogliere successi nel campo medico e farmacologico.
Anche il ministro Lorenzin, con un messaggio inviato alla senatrice a vita e scienziata Elena Cattaneo, tra i paladini della difesa della sperimentazione con gli animali come indispensabile strumento per la ricerca, si è espressa sul dibattito: "Purtroppo la sperimentazione sugli animali è ancora indispensabile, anche se ovviamente vogliamo dimostrare a tutti che viene effettuata solo quando necessario e con rispetto per gli animali", ha sottolineato il ministro.
Secondo Garattini, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, "non solo siamo in ritardo rispetto a tutti gli altri Paesi che la direttiva Ue l'hanno approvata come tale, ma siamo anche in contrasto con l'articolo 2 della direttiva stessa - sottolinea - secondo cui non è possibile introdurre ulteriori misure restrittive da parte dei singoli Paesi. Noi invece l'abbiamo fatto, nel testo approvato in agosto, vietando in particolare gli xenotrapianti e la somministrazione di droghe agli animali da laboratorio. In questo modo si elimina la possibilità di ricerca in due aree molto importanti per il progresso delle conoscenze".
Il braccio di ferro tra pro e contro sperimentazione ha subito un'accelerazione quando la Federazione italiana diritti animali e ambiente ha dedicato un convegno ai metodi di ricerca senza l'uso di cavie, invitando anche il biochimico Marcel Leist, direttore del 'Center for alternative to animal testing'. List ha affermato che oggi esistono alternative alla sperimentazione sugli animali, come l'uso di cellule e modelli matematici.
Un punto di vista assolutamente non condiviso dalla Cattaneo: "Come scienziati lavoriamo con una tensione etica forte verso la sperimentazione animale e questo fa parte del nostro Dna. I metodi alternativi li sviluppiamo noi - precisa Cattaneo - li usiamo ogni giorno in laboratorio e sappiamo benissimo che non sono alternativi ma complementari. Passare da una cellula in vitro o da un computer ad un essere umano sarebbe irresponsabile. Per arrivare oggi a scoprire le cause di molte malattie non possiamo fare a meno della sperimentazione animale".
Una delle pagine più brutte scritte in questi mesi da chi guida la protesta contro la sperimentazione sugli animali è stata scritta quando via Facebook sono piovuti insulti contro Caterina Simonsen, studentessa di Veterinaria all'università di Bologna, vegetariana, colpita da 4 malattie genetiche rare, divenuta il bersaglio di estremisti animalisti sul social network dopo avere pubblicato una foto che la ritrae con il respiratore sulla bocca e un foglio in mano con una scritta: "Io, Caterina S. ho 25 anni grazie alla vera ricerca, che include la sperimentazione animale. Senza la ricerca sarei morta a 9 anni. Mi avete regalato un futuro". Dopo gli insulti è subito scattata una gara di solidarietà da parte del mondo politico e scientifico nei confronti della giovane
Attualmente l'Ue non vieta l'uso di animali nelle prove di innocuità o nella ricerca biomedica. Tuttavia, per proteggere gli animali e consentire alla ricerca di avanzare, l'Europa adotta misure volte a limitare la sperimentazione animale e a imporre requisiti minimi per la sistemazione e la cura degli animali.
La direttiva, ad esempio, estende il suo campo di applicazione agli animali utilizzati nella ricerca di base, nell'istruzione e nella formazione. Si applica a tutti gli animali vertebrati vivi non umani, nonché ad alcuni invertebrati che provano l'esperienza del dolore. L'uso di primati non umani è soggetto a restrizioni e il ricorso a scimmie antropomorfe (scimpanzé, bonobo, gorilla e oranghi) è vietato.
Le scimmie antropomorfe possono essere utilizzate solo in casi eccezionali per garantire la sopravvivenza della specie o, in caso di comparsa improvvisa di un'affezione potenzialmente letale o debilitante per gli esseri umani. Infine, gli animali utilizzati a fini sperimentali devono ricevere cure e terapie adeguate. Devono essere sistemati in gabbie di dimensioni sufficienti e in un ambiente adatto a ciascuna specie. I metodi di soppressione devono limitare il dolore, la sofferenza e l'angoscia provati dagli animali.
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Per approfondire visitaAdnkronos
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Roma, 22 gen. (Adnkronos Salute) - L'Italia è fanalino di coda in Europa quando si parla di attuazione delle nuove regole Ue sulla sperimentazione animale a fini scientifici.
Il nostro Paese, infatti, è l'unico tra gli Stati membri a non aver ancora recepito la direttiva 63, emanata il 22 settembre 2010 dal Parlamento europeo per regolamentare la protezione degli animali utilizzati a fini scientifici.
Il pericolo di incorrere in sanzioni economiche è solo l'ultimo dei segnali arrivati dalla Commissione europea per sollecitare il Governo ad approvare lo schema di decreto legislativo per l'attuazione della direttiva, ora fermo al Senato alla Commissione Igiene e Sanità. Uno stop dovuto al parere della Conferenza Stato-Regioni, vincolante per votarlo, che ancora deve arrivare.
Nel giugno scorso l'Europa aveva già bussato alla porta del Governo per sollecitare il recepimento della direttiva, ma ora la Commissione europea potrebbe denunciare l'Italia alla Corte di Giustizia dell'Unione e farci pagare 150mila euro di multa per ogni giorno ulteriore di violazione.
L'attuazione della diretta ha diviso, come spesso accade in Italia, l'opinione pubblica, la politica e gli addetti ai lavori, tra favorevoli (il mondo della ricerca al completo) e contrari (animalisti e gli antivivisezionisti della Lav). Ad esperimersi sulla questione anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, la senatrice a vita Elena Catteneo e il farmacologo Silvio Garattini, che per questo ha ricevuto minacce di morte da parte di gruppi animalisti.
Tra i più fermi nel volere recepire il testo originale della direttiva, senza nessun cambiamento più restrittivo per chi fa ricerca, c'è Paolo De Girolamo, presidente dell'Associazione italiana per le scienze degli animali da laboratorio (Aisal): "Il tempo è ormai scaduto e ora rischiamo 150mila euro di multa al giorno dalla Commissione europea. E' chiaro - precisa - che c'è la volontà di una parte politica di rallentare il percorso di approvazione da parte del Governo, che dovrebbe recepire il testo originale. Un testo già garantista per quanto riguarda il benessere degli animali usati in laboratorio e nel controllare le modalità con cui sono svolti i test".
Il clima del confronto si è inasprito quando dal mondo animalista sono arrivate minacce di morte nei confronti di alcuni scienziati, tra cui Silvio Garattini, che si sono sempre spesi a favore dei test sugli animali come passaggio determinante per raccogliere successi nel campo medico e farmacologico.
Anche il ministro Lorenzin, con un messaggio inviato alla senatrice a vita e scienziata Elena Cattaneo, tra i paladini della difesa della sperimentazione con gli animali come indispensabile strumento per la ricerca, si è espressa sul dibattito: "Purtroppo la sperimentazione sugli animali è ancora indispensabile, anche se ovviamente vogliamo dimostrare a tutti che viene effettuata solo quando necessario e con rispetto per gli animali", ha sottolineato il ministro.
Secondo Garattini, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, "non solo siamo in ritardo rispetto a tutti gli altri Paesi che la direttiva Ue l'hanno approvata come tale, ma siamo anche in contrasto con l'articolo 2 della direttiva stessa - sottolinea - secondo cui non è possibile introdurre ulteriori misure restrittive da parte dei singoli Paesi. Noi invece l'abbiamo fatto, nel testo approvato in agosto, vietando in particolare gli xenotrapianti e la somministrazione di droghe agli animali da laboratorio. In questo modo si elimina la possibilità di ricerca in due aree molto importanti per il progresso delle conoscenze".
Il braccio di ferro tra pro e contro sperimentazione ha subito un'accelerazione quando la Federazione italiana diritti animali e ambiente ha dedicato un convegno ai metodi di ricerca senza l'uso di cavie, invitando anche il biochimico Marcel Leist, direttore del 'Center for alternative to animal testing'. List ha affermato che oggi esistono alternative alla sperimentazione sugli animali, come l'uso di cellule e modelli matematici.
Un punto di vista assolutamente non condiviso dalla Cattaneo: "Come scienziati lavoriamo con una tensione etica forte verso la sperimentazione animale e questo fa parte del nostro Dna. I metodi alternativi li sviluppiamo noi - precisa Cattaneo - li usiamo ogni giorno in laboratorio e sappiamo benissimo che non sono alternativi ma complementari. Passare da una cellula in vitro o da un computer ad un essere umano sarebbe irresponsabile. Per arrivare oggi a scoprire le cause di molte malattie non possiamo fare a meno della sperimentazione animale".
Una delle pagine più brutte scritte in questi mesi da chi guida la protesta contro la sperimentazione sugli animali è stata scritta quando via Facebook sono piovuti insulti contro Caterina Simonsen, studentessa di Veterinaria all'università di Bologna, vegetariana, colpita da 4 malattie genetiche rare, divenuta il bersaglio di estremisti animalisti sul social network dopo avere pubblicato una foto che la ritrae con il respiratore sulla bocca e un foglio in mano con una scritta: "Io, Caterina S. ho 25 anni grazie alla vera ricerca, che include la sperimentazione animale. Senza la ricerca sarei morta a 9 anni. Mi avete regalato un futuro". Dopo gli insulti è subito scattata una gara di solidarietà da parte del mondo politico e scientifico nei confronti della giovane
Attualmente l'Ue non vieta l'uso di animali nelle prove di innocuità o nella ricerca biomedica. Tuttavia, per proteggere gli animali e consentire alla ricerca di avanzare, l'Europa adotta misure volte a limitare la sperimentazione animale e a imporre requisiti minimi per la sistemazione e la cura degli animali.
La direttiva, ad esempio, estende il suo campo di applicazione agli animali utilizzati nella ricerca di base, nell'istruzione e nella formazione. Si applica a tutti gli animali vertebrati vivi non umani, nonché ad alcuni invertebrati che provano l'esperienza del dolore. L'uso di primati non umani è soggetto a restrizioni e il ricorso a scimmie antropomorfe (scimpanzé, bonobo, gorilla e oranghi) è vietato.
Le scimmie antropomorfe possono essere utilizzate solo in casi eccezionali per garantire la sopravvivenza della specie o, in caso di comparsa improvvisa di un'affezione potenzialmente letale o debilitante per gli esseri umani. Infine, gli animali utilizzati a fini sperimentali devono ricevere cure e terapie adeguate. Devono essere sistemati in gabbie di dimensioni sufficienti e in un ambiente adatto a ciascuna specie. I metodi di soppressione devono limitare il dolore, la sofferenza e l'angoscia provati dagli animali.
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