Tubercolosi, trovate carcasse di cinghiali La Lega anti caccia: c'è rischio contagio

quesi per ogni scoreggia vorrebbero chiudere la caccia...e fatalità l'aviaria e altre malattie escono solo in prissimità della stagione venatoria.....

Certo che fa pensare che sia la LAC a portare alla ribalta tali notizie! Quello che questi buffoni non capiscono, o meglio fanno finta di non capire, è che quando c'è una concentrazione molto elevata di animali (cinghiali, caprioli, cervi) è molto facile l'insorgere di epidemie di malattie infettive. Ora se si potesse cacciare il cinghiale, il capriolo e i cervo per almeno 6 mesi l'anno la popolazione di tali animali diminuirebbe e così il rischio di epidemie. Si avrebbero sicuramente vari benefici non ultimo quello di ridurre i danni alle colture e animali più sani in quanto non sono più concentrati in numero elevato in zone limitate con maggior facilità nel procacciarsi cibo senza dover necessariamente avvicinarsi alle colture. Pensate cosa succederebbe se questi anticaccia riuscissero nel loro intento: nel giro di pochi anni si arriverebbe probabilmente all'estinzione di molte specie che dato il gran numero di capi sarebbero falcidiate da epidemie. Ma ai vari LAC questo non interessa, quello che conta è "chiudere la caccia".
 
Allora secondo questi ani-malati,se c'è l epidemia non di possono abbattere,se non c'è ma si rischia neppure,ma che c..zzo bisogna fare?..qualche idea l'avrei_____
 

Alberto 69

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28/08/2013

Discarica abusiva sull'Esino tra Matelica e Cerreto «Se carne venduta ai ristoranti: pericolo infezione».


MATELICA Gli agenti del Corpo Forestale di Matelica, a seguito di una segnalazione, hanno scoperto e denunciato alle autorità sanitarie competenti una discarica abusiva di cinghiali morti nel fiume Esino. La discarica - ne dà notizia la Lega per l'abolizione della caccia sezione di Cerreto d'Esi - si trova nei pressi di localitàIncrocca, al confine tra i Comuni di Matelica e Cerreto d'Esi.

Le carcasse degli animali erano contenute alcune in sacchi di plastica, mentre altre si trovavano direttamente immerse nel corso d'acqua, con le membra scarnificate dai pesci e dagli altri animali selvatici. Secondo le prime ipotesi degli inquirenti, si tratterebbe di cinghiali abbattuti dai bracconieri a seguito di battute di caccia clandestine, i quali, una volta resisi conto che gli animali erano affetti dalla tubercolosi, hanno pensato bene - informa ancora la Lega per l'abolizione della caccia - di disfarsene gettandoli nel fiume Esino, invece di bruciarli o sotterrarli come da prassi. Gli ambienti venatori, infatti, sono al corrente da tempo come nella popolazione marchigiana dei cinghiali, specie nelle zone del San Vicino e del fabrianese, si sia notevolmente diffusa la tubercolosi e che gli animali selvatici stanno poi contagiando con questa temibile malattia anche il bestiame al pascolo sulle stesse montagne. I cittadini sono stati però tenuti finora volutamente all'oscuro di questa grave situazione, sia per evitare probabili restrizioni alla pratica della caccia al cinghiale, ma anche per prevenire un prevedibile crollo dei consumi di carne da parte dei consumatori.

«Sappiamo per certo, però, - prosegue la nota della Lega per l'abolizione della caccia - che nei mesi scorsi sono state effettuate, fuori stagione, delle battute di caccia al cinghiale sotto controllo sanitario, che hanno evidenziato come i capi abbattuti fossero tutti affetti da tubercolosi. Come pure si hanno notizie di abbattimenti di capi di bestiame nella zona del San Vicino, probabilmente contagiati dalla stessa malattia che, lo ricordiamo, può essere trasmessa anche all'uomo, in seguito al consumo di carne infetta. Il rischio di contagio per l'uomo è infatti molto alto, anche perché, come dimostra il caso della discarica nel fiume Esino, grazie proprio al bracconaggio, nelle Marche esiste un florido commercio clandestino di carne di cinghiale, venduta poi illegalmente a ristoranti specializzati in cacciagione, che ovviamente - prosegue la nota - non viene sottoposta ad alcun tipo di controllo sanitario. Per questi gravi motivi, la LAC chiede ufficialmente all'assessore regionale alla caccia Paola Giorgi la sospensione della caccia al cinghiale in tutte le Marche, perlomeno per questa imminente stagione 2013 – 14. Si richiede inoltre un monitoraggio a tappeto sullo stato di salute di tutta la popolazione marchigiana del cinghiale, per verificare la diffusione della tubercolosi, ed approntare poi le decisioni da prendere, sia per tutelare la salute dei cittadini, che il lavoro degli allevatori di bestiame»

fonte:
ilmessaggero.it
 
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