X non dimenticare......

Che schifo! Sono veramente stanco!

Si hai ragione.....pero' "il fatto quotidiano" non ha dato lo stesso risalto al servizio di Di Pietro!!! io Report l'ho visto...devo dire che non mi ha totalmente convinto!!! I personaggi sono uniti da uno stesso comune denominatore, ma le lacune erano tante e non del tutto chiarite. Secondo me!!!!
 
Re: X non dimenticare......

Leggendo la storia contemporanea della sig.ra "Bramby" mi è venuto il volta stomaco, interessante lo spreco dei soldi dei contribuenti citati nell'ultima parte (d'altronde non è stata l'unica), ma comunque pensiamoci tra qualche mese.... l'elezione è vicina................
Saluti
 
Re: X non dimenticare......

Grande Vecio!!!!!!!!!!!
Sono notizie che vanno diffuse!!! ...e secondo me ce ne saranno ancora molte altre!!!
E gli amichetti suoi che dicono? ...tacciono perchè gli fa comodo!!! servi dei servi dei servi...........
 
Re: X non dimenticare......

Bravo Rudi, queste cose non vanno dimenticate....ancora qualche mese e si vota !


ah, perchè voi votereste? specialmente come si é svolta la gestione di questa stag venat in veneto??? delirioooooo

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Bravo Rudi, queste cose non vanno dimenticate....ancora qualche mese e si vota !


ah, perchè voi votereste? specialmente come si é svolta la gestione di questa stag venat in veneto??? delirioooooo

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Bravo Rudi, queste cose non vanno dimenticate....ancora qualche mese e si vota !


ah, perchè voi votereste? specialmente come si é svolta la gestione di questa stag venat in veneto??? delirioooooo
 
Un plurindagato responsabile dell'associazione della Brambilla

Un plurindagato responsabile dell'associazione della Brambilla.

18 Aprile 2013



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Ha avuto grande riscontro mediatico nei giorni scorsi la notizia, ancora visibile sul sito della Le.I.D.A.A. (Leidaa), l'associazione animalista presieduta da Michela Vittoria Brambilla, di uno "Sventato traffico di cuccioli dall'est grazie all'azione congiunta della Polizia di Stato e della Lega Italiana per la Difesa degli Animali dell’Ambiente (Le.I.D.A.A.), presieduta dall'on. Michela Vittoria Brambilla che ha partecipato personalmente alle operazioni".

Forse ne avra' meno, anche se certamente non perche' meno interessante, questa, riguardante il protagonista di tale operazione: "Antonio Colonna, Responsabile del Nucleo Bracconaggio e Maltrattamenti Le.I.D.A.A.", che risulterebbe "denunciato piu' volte e tuttora indagato in diverse Procure".

Questa la secca denuncia dell'Avv. Massimiliano Bacillieri, responsabile dell'Ufficio legale Nazionale di FederFauna, che da tempo ne segue le "imprese" ed e' autore di numerose di queste denunce.

"Prima di approdare in Le.I.D.A.A." , spiega Bacillieri, "Colonna ha militato in OIPA (altra associazione aderente alla federazione animalista dell'ex Ministro Brambilla) e ne ha combinate di tutti i colori. Tanto per citarne una: sul sito della stessa OIPA (OIPA) si legge che Colonna nel 2009 facesse capo ad un Nucleo Operativo antibracconaggio (NOA) interregionale dell'OIPA. L'OIPA, pero', e' solo una delle ormai tantissime associazioni animaliste presenti in Italia e percio' non ha nulla a che fare con il Nucleo Operativo Antibracconaggio (NOA), che e', invece, un Organo del Corpo Forestale dello Stato istituito con Decreto del Capo del Corpo nel dicembre 2005".

"Eppure non e' la prima volta che Colonna passa da eroe in TV: anche l'arcinoto fratello degli animali di Striscialanotizia, Edoardo Stoppa, ne ha decantato le imprese. Vi e' riscontro sul sito di Striscialanotizia (http://www.striscialanotizia.mediaset.it/)".

"E' da notare pero', che sullo stesso sito compaiono anche altri servizi, realizzati sempre dallo stesso inviato e sempre con lo stesso tono, che hanno come protagonista un'altra nota guardia zoofila, Saverio Mazzarella, che apprendiamo dalla piu' recente cronaca, risultare oggi indagato per i reati di falsita' in atto pubblico, sostituzione di persona, abuso di ufficio e minaccia".

Stoppa all'epoca non avra' saputo con chi aveva a che fare? E nemmeno la Brambilla ora lo sa? Certo che, ammesso anche che venga a conoscenza di queste notizie, potra' sempre negare, come avvenne per i fatti inerenti il suo canile, anche dopo che l'on Berlato, esponente del suo stesso partito, scrisse che "La situazione di precarieta' del canile era gia' nota, come note erano le pessime condizioni di detenzione dei cani, nonostante questo canile fosse gestito dall'associazione dell'ex Ministro in virtu' di un contratto con il Comune di Lecco che in 9 anni pare abbia stanziato ben 542 mila euro".

il tre dell'Avemaria.....Bramby,Mazzarella,e ora la New Entry......meritano una canzoncina.....


 
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Brambilla, tutte le tappe della carriera di un ‘Berlusconi in gonnella’


Giuliano Ferrara l’ha definita “un Berlusconi in gonnella”. Gonnella davvero corta, quella che Michela Vittoria Brambilla, 42 anni di Calolziocorte (Lecco), ama indossare. Come quando nel 2007 sulla poltrona bianca di Porta a Porta le è capitato di mettere in mostra un bel paio di autoreggenti. Lei che con le sue gambe perfette, le calze, le ha sempre sapute indossare: per quelle firmate Omsa ha fatto pure da modella, quando era al primo anno di università.
A 18 anni è in vacanza a Cesenatico e partecipa a un concorso di bellezza: diventa Miss Romagna e va a Salsomaggiore per le finali di Miss Italia. Il mondo dello spettacolo non è male. Tanto fa Michela Brambilla, che entra in Fininvest. All’inizio degli anni Novanta diventa giornalista e conduce i Misteri della notte, trasmissione trash in cui segue lo sballo in giro per i locali del mondo: stesse gonne inguinali di oggi, stessi tacchi alti, ma i capelli sono castani. Non di quel colore brillante che anni dopo le varranno il soprannome “rossa salmonata”. I maligni la chiamano così. Per i capelli. E per le attività nel commercio dei salmoni e dei gamberi di cui si occupa. Già, Michela Vittoria Brambilla, ha un passato da imprenditrice di successo.
Nel 1994 il padre, titolare delle Trafilerie Brambilla, compra un negozio a Milano, “Il Salumaio di Montenapoleone”, e coinvolge nella gestione la figlia. Che si appassiona agli affari e crea il gruppo Sal: importa prodotti ittici e li vende alla grande distribuzione. Poi allarga il business ai cibi per cani e gatti. Nel 2001 fonda la Sotra Coast International, un’altra azienda che commercia prodotti alimentari. Se qualcuno le fa notare che per un’animalista convinta come lei (“Da bambina pensavo che il Signore mi avesse messo al mondo per salvare tutti gli animali della Terra”, ha detto una volta) commerciare pesci morti non è il massimo della coerenza, lei si irrita: nel suo business “l’ittica rappresenta un’inezia, ma non è che posso rifiutarmi di commercializzarla, per lo stesso motivo per cui, se vendi la Coca Cola, devi prenderti anche la Fanta”, si giustifica. L’amore che non dimostra a pesci e crostacei, lo mette tutto per i cani, i gatti, i cavalli, le galline, gli asini e i piccioni che affollano la villa di Calolziocorte in cui Michela Brambilla è cresciuta. E dove ora cresce suo figlio Vittorio. Lo ha avuto dal suo compagno Eros Maggioni, l’odontotecnico con cui ha fondato il Centro medico lombardo di Cernusco Lombardone. E che due mesi fa ha aiutato nella corsa a una poltrona nel consiglio direttivo dell’Automobil club Milano.
La carriera pubblica di Michela Brambilla è veloce. Nel 2003 diventa presidente dei giovani di Confcommercio. Poi si dà alla politica, folgorata da Silvio Berlusconi. Quasi con una parafrasi delle parole del capo, spiega la sua scelta così: “Nasco imprenditrice e morirò imprenditrice, alla politica mi sono offerta in prestito”. Nel 2006 si candida alla Camera, ma è la prima dei non eletti di Forza Italia in Veneto: si arrabbia e fa ricorso contro Giustina Destra, la sua compagna di partito che in lista la precede di una posizione. È tutto vano, niente titolo di onorevole per questa volta. Ma il Cavaliere, con l’invidia di molti, va pazzo per lei e nello stesso anno la sceglie per organizzare i Circoli della Libertà, l’organizzazione territoriale legata a Forza Italia (antenata dei Promotori della Libertà di oggi, che è sempre lei a coordinare). Secondo Michela Brambilla il numero dei circoli sale in fretta a 5mila, secondo un’inchiesta di Diario quelli operativi sono solo una ventina.
Il 18 novembre 2007 Michela Brambilla è in piazza San Babila a Milano: accanto a Berlusconi che dal predellino di una Mercedes annuncia la nascita del Popolo della libertà c’è lei e c’è la “rivale” Mariastella Gelmini. Nel 2008 viene eletta alla Camera, diventa sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega al Turismo. Non ministro come vorrebbe lei. Per questo deve aspettare ancora un anno, fino a maggio 2009, quando la nomina al dicastero del Turismo arriva. Nel nuovo ruolo, spende oltre 8 milioni di euro per rilanciare il portale italia.it. Da animalista qual è, fa di tutto per convincere i sindaci dei comuni litoranei ad accettare i cani in spiaggia. E poi, con lo spot “magic Italy” che ha la voce del premier, cerca di rilanciare l’immagine turistica del nostro Paese. Ma fa arrabbiare il Trentino Alto Adige. Perché si dimentica che in Italia, oltre al mare, ci sono anche le montagne.


Brambilla, tutte le tappe della carriera di un ‘Berlusconi in gonnella’ - Il Fatto Quotidiano



Un sito internet da 8 milioni di euro, l’ultimo spreco del ministro Brambilla

Il budget per il ministero del Turismo inizialmente era stato fissato a 642.960 euro. Ha speso 15,5miloni di euro. Tra questi 8,6 per il portale italia.it


È l’anno del turismo. Almeno per la Presidenza del Consiglio dei ministri che, nei mesi della crisi finanziaria internazionale, ha deciso l’8 maggio 2009 di creare un ministero ad hoc, farlo gestire a Michela Vittoria Brambilla, e rivedere le proprie previsioni di spesa: dagli iniziali 642.960 euro fissati con Tremonti, ai 15 milioni e mezzo finali, con un aumento di 14.892.052. Un vero e proprio successo per un ministro “senza portafoglio”. Tra le voci più interessanti per il solo “funzionamento” ci sono i 378.360 euro spesi per il solo trasporto in Italia e all’estero del ministro e dei responsabili del dicastero da maggio a dicembre (già più di metà del budget iniziale complessivo, e quattro volte gli 88.360 euro previsti), i 3 milioni di euro per “iniziative di rilancio dell’immagine dell’Italia” e i 2 milioni e 900mila susseguenti per la “struttura di missione per il rilancio dell’immagine dell’Italia”. A questi si aggiungono i 75mila euro per il funzionamento “della segreteria permanente del comitato mondiale per l’etica del turismo”, i 72.652,93 euro per uffici e interpreti, i 22mila euro per le “spese di rappresentanza” e gli 85mila per “esperti e incarichi speciali, ivi comprese le indennità e il rimborso spese di trasporto”.La cifra maggiore, però, parliamo di 8 milioni e 600mila euro, è quella pagata per la resurrezione del sito Italian Tourism Official Website, portale del Turismo, già inaugurato da Lucio Stanca con un investimento faraonico di 45 milioni di euro, e immediata pioggia di polemiche, e chiuso l’anno seguente da Francesco Rutelli (all’epoca ministro ai Beni Culturali), che pure aveva provato a rilanciarlo da par suo, per l’evidente scarso rapporto tra costo e benefici. La nuova e dispendiosa vita di italia.it, portale che la rete non ama, collocandolo al posto 4562 del rank italiano e al 184.594 di quello internazionale, ben al di sotto dei portali turistici degli altri paesi e anche, sia detto, del sito ENIT Agenzia Nazionale del Turismo, non sembra giustificarsi con il proprio contenuto. Anche perchè le quattro informazioni “turistiche” che fornisce si limitano a un “cosa vedere”, “cosa fare” e “cosa assaggiare”, senza dar conto, ad esempio, di “dove dormire” (sul sito dell’Enit ovviamente presente). A volte, inoltre, l’informazione si limita a qualcosa di meno che una cartolina. Imbarazzante, ad esempio, la voce dedicata allo “shopping in Italia”: dopo aver segnalato la presenza di via Condotti a Roma e via Montenapoleone a Milano, afferma, sprezzante del ridicolo “andare a fare shopping in Italia non significa soltanto negozi e boutique: esistono più di 3700 outlet e spacci aziendali”. E il sottotesto è: andateveli a cercare. Oltre al sito “fratello” dell’Enit (decisamente meglio costruito) , d’altronde, italia.it può contare anche su innumerevoli portali messi su da regioni, enti locali ed enti per il turismo territoriali. Il risultato è una inutile somma di informazioni che spesso non dialogano nemmeno tra loro. In fondo, però, non di soli siti internet si vive. Perché, se 15 milioni è la spesa per il solo funzionamento del dicastero, la spesa complessiva del ministero del Turismo quest’anno è costata alle casse dello Stato 189.611.361,56 euro, con una variazione complessiva rispetto alle previsioni di circa 113 milioni di euro.
La sproporzione dei conti è dovuta essenzialmente all’assistenza che il ministero ha dovuto dare a un settore che quest’anno ha dovuto fare i conti con la crisi. Oltre alla cifra fissa data all’Eni t (33.556.000 diventati 33.838.624), ci sono i 5.115.198 investiti per l’erogazione dei “buoni vacanze” e i 118 milioni investiti per “l’incentivazione dell’adeguamento dell’offerta delle imprese turistico-ricettive e della promozione di forme di turismo ecocompatibile”. La cifra prevista all’inizio per questo investimento in conto capitale era di 26.900.279 euro. Alla fine c’è stata una “leggera” variazione di 91.164.777 euro. Nel decreto di istituzione di questi fondi, si pensava al turismo montano, al turismo in bicicletta e al turismo legato all’attività sportiva e ricreativa del golf. Che si sia speso un po’ troppo?


Un sito internet da 8 milioni di euro, l’ultimo spreco del ministro Brambilla - Il Fatto Quotidiano

 
Re: X non dimenticare......

ah, perchè voi votereste? specialmente come si é svolta la gestione di questa stag venat in veneto??? delirioooooo

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ah, perchè voi votereste? specialmente come si é svolta la gestione di questa stag venat in veneto??? delirioooooo

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ah, perchè voi votereste? specialmente come si é svolta la gestione di questa stag venat in veneto??? delirioooooo


Bisogna turarsi il naso...e votare il meno peggio......dove stazionano Brambilla, Rubini , Zanoni.......la caccia chiude. Non vado sullo specificifico della regione Veneto, perchè non conosco la situazione, ma a livello nazionale la comunitaria ed i paletti imposti ( parere ispra, oltre ai limiti per ragioni turistiche con stagioni che partono dal 1 sett. e finiscono al 10 feb. ) sono figli del pdl. Manco Pecoraro è riuscito a fare sti danni. Quel parere ispra, vincolante o meno, ha generato ricorsi e molte regioni pur di vedersi i calendari bloccati hanno seguito le linee anticaccia dettate dall'istituto, solo la buona volontà di alcune goverrnance ha permesso con motivazioni scentificamente inamovibili di scavalcare i vincoli imposti....ma quanta fatica e mai una certezza !
Personalmente non so a chi darò la mia preferenza, ma in componso so benissimo a chi non la darò più !!!!
 
Re: X non dimenticare......

bravo rudi a trovarne sempre di nuove sulla rossa........ma questa non si fermerà mai???


si si solo quando sara' all'inferno..............

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LEGGENDO IL PRIMO ARTICOLO, MI PONGO ANCHE UNA DOMANDA MI CHI LA ASSUNTA FARE LA MODELLA [sconvolto.gif]????
MAMMA MIA....................
 
Re: X non dimenticare......

Interessante, se hai anche qualche nuova del nostro (si fa per dire) onorevole Zanoni potrebbe completare i quadro di questi grandissimi animalisti-anticaccia!
 
Re: X non dimenticare......

Turismo, i nuovi incarichi d’oro ordinatidalla Brambilla vengono bloccati al fotofinish

Fermato da una fronda interna al ministero il blitz per dare altri 130 mila euro al direttore dell'Enit Paolo Rubini, che sarebbe diventato consigliere di Convention Bureau, un carrozzone dotato di 7 milioni, finito in rosso in tre mesi.

Stava diventando un manager pubblico da guinness dei primati. Uno capace di raddoppiare le sue entrate in appena due anni, da quasi 190 mila euro a oltre 400 mila, in barba alla crisi e alle promesse del governo di contenere gli emolumenti dei dirigenti. Paolo Rubini, 49 anni, direttore dell’Ente per il turismo (Enit) non ha raggiunto il traguardo per un soffio. È stato bloccato in extremis da una specie di fronda interna al ministero del Turismo guidato dal capo del Dipartimento per lo sviluppo, Caterina Cittadino, che non se l’è sentita di dare pedissequamente seguito alle disposizioni del ministro uscente, Michela Vittoria Brambilla, perentoriamente impartite attraverso il capo di gabinetto, Claudio Varrone. In base a quell’ordine a Rubini e a Mario Resca, amicissimo di vecchia data di Silvio Berlusconi, consigliere Mondadori e direttore dei Beni culturali, dovevano essere versati 130 mila euro all’anno ciascuno per i loro incarichi rispettivamente di consigliere delegato e presidente di Convention Bureau, società voluta a tutti i costi dalla Brambilla ufficialmente per incrementare il turismo dei convegni, ma che in pratica si è rivelata un’inutile costola dell’Enit, una specie di carrozzone in fasce, nato con la bella dotazione di circa 7 milioni, ma capace di accumulare 567 mila euro di passivo in appena 3 mesi di vita.Se avesse avuto anche i quattrini di Convention Bureau, Rubini avrebbe fatto Bingo cumulando questa somma ai circa 190 mila euro di direttore dell’Ente del turismo, onnicomprensivi secondo il contratto, ma che poi si sono gonfiati con altri 5. 639 euro al mese che lo stesso Rubini si è assegnato per la reggenza della sede turistica di Tokyo, più 2. 639 per quella di Francoforte, più 406 euro per la reggenza della Direzione informatica. Senza contare i 16. 558 euro disposti e incassati dallo stesso Rubini a titolo di una tantum per la gestione dell’ufficio di Pechino dal 6 maggio al 24 agosto. Le storie intrecciate di Rubini e Convention Bureau sono esemplari. Prima di diventare direttore dell’Enit, Rubini era stato uno dei più stretti collaboratori della Brambilla in quell’avventura dei Circoli della Libertà berlusconiani passati come una meteora tra un rifrullo di quattrini e mille polemiche. Da dirigente dell’ente turistico si è messo in luce, tra l’altro, per l’ambizioso progetto di portare in mostra in giro per il mondo le opere di Michelangelo.
Un tentativo abortito e sostituito da un programma assai più sobrio, basato sull’esposizione dei lavori di un certo Roberto Bertazzon, “pittore, scultore e conceptual design”, un artista nato a Pro-secco a Pieve di Soligo, in provincia di Treviso, che ama dipingere e scolpire rane. Rubini si è distinto anche per il progetto Magic Italy in Tour, un programma studiato per rilanciare l’immagine dell’Italia in 19 città di 12 paesi europei attraverso una mostra su un camion in cui era presentato il meglio della cucina e della produzione agricola nazionale. Costo oltre 3 milioni di euro e organizzazione incerta, stando almeno a quel che ha raccontato alcuni giorni fa Laura Garavini del Pd in un’interrogazione alla Brambilla. Secondo la Garavini, per esempio, a Madrid in pieno luglio il camion è rimasto aperto nelle ore del solleone micidiale e delle piazze deserte, dalle 2 alle 8, per di più nel quartiere periferico di Madrid Rio.
Nelle intenzioni della Brambilla, Rubini avrebbe dovuto essere la colonna portante anche di Convention Bureau. La nascita di questa società ha seguito un percorso tortuoso. Il primo atto è una lettera dello stesso ministro Brambilla con cui si stabilisce che la nuova azienda sia finanziata con i soldi del ministero, ma sia formalmente costituita e partecipata da Promuovi Italia, altra società pubblica dipendente da Enit che di fatto, però, si occupa in prevalenza di faccende lontane dal turismo. Il passaggio chiave è del 26 gennaio e porta la firma del capo di gabinetto del ministro, Varrone, il quale impone in sostanza al Dipartimento del Turismo di derogare ai propri poteri di controllo su Enit e controllate. In questo modo da quel momento in poi sarà la stessa Enit, cioè Rubini, a vigilare sulla gestazione della nuova società relegando in un scomoda posizione subalterna Promuovi Italia.
Quest’ultima, però, prende la cosa seriamente: mette in campo un’ipotesi di piano aziendale e studia la forma societaria più appropriata. Anche se volesse, del resto, non potrebbe prendere la faccenda sottogamba, visto che per ottemperare alla volontà del ministro è costretta a una variazione di statuto e a un aumento di capitale impegnativo: da 120 mila euro a 1 milione e 120 mila. L’atteggiamento cauto dei vertici di Promuovi Italia irrita però i vertici del ministero, i quali alla fine impongono lo statuto di Convention Bureau e nominano un consiglio di amministrazione composto in prevalenza da fedelissimi del ministro. Siamo tra febbraio e marzo di quest’anno e la situazione è già talmente compromessa e pasticciata che il consiglio di amministrazione non resta in carica che per il tempo necessario a insediarsi. A maggio il vecchio consiglio viene azzerato e in quello nuovo entrano Resca e Severino Lepore, proprietario dell’Harry’s Bar di via Veneto a Roma. E subito la società comincia a spendere soldi. Tanto che, siamo in luglio, Resca convoca un’assemblea straordinaria dei soci per un aumento del capitale sociale da 500 mila euro a 1 milione e per chiedere all’azionista Promuovi Italia nuovi soldi per ripianare i debiti. Da Promuovi Italia esce così un altro milione e 500 mila euro per rimettere in corsa la società.
L’ultima stranezza arriva proprio nei giorni della caduta di Berlusconi. Poco dopo che il tabellone elettronico della Camera certifica la fine del governo, dal ministero parte la richiesta di aggiungere un altro milione alla dotazione di Convention Bureau, soldi che dovrebbero essere sottratti proprio alla dotazione di funzionamento di Promuovi Italia. Per i dirigenti di quest’ultima società è la goccia che fa traboccare il vaso, tanto che ora stanno prendendo in considerazione l’ipotesi di liquidare Convention Bureau o di cedere la partecipazione, anche gratis. Per sottrarsi a un abbraccio non voluto e soffocante.
di Fabio Amato e Daniele Martini

Turismo, i nuovi incarichi d’oro ordinatidalla Brambilla vengono bloccati al fotofinish - Il Fatto Quotidiano


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Brambilla: al Turismo collaboratori senza stipendio. Falso: contratti da 152mila euro


Il ministro del governo Berlusconi prima dell'estate ha querelato il Fatto per il racconto degli ultrà del Pdl nel suo dicastero. Ecco tutte le cifre che la smentiscono

Altro che “prestatori d’attività a titolo gratuito”, come voleva fare credere il ministro Brambilla. I suoi consiglieri costano, eccome. E le parole del ministro sono falsità pagate due volte dai cittadini. Prima, con i contratti stipulati sotto il controllo del dicastero del Turismo. Poi, nella causa da un milione di euro intentata a questo giornale dall’Avvocatura dello Stato. Falsità rese evidenti dalle carte dello stesso ministero.
La Corte dei conti
Per capire bisogna fare un passo indietro. Siamo nel novembre 2010: il Fatto denuncia la sovrapposizione evidente tra lo staff delle iniziative movimentiste del ministro – Tv della Libertà (chiusa con 14,5 milioni di euro di debiti), Giornale della Libertà (cessato), Circoli della libertà, Promotori della libertà – e quello del dicastero da lei diretto. Una decina di persone passate dai movimenti pidiellini al ministero tra cui spiccano i due consulenti del ministro: Edoardo Colombo, animatore del blog iper-berlusconiano “Il giulivo”, e soprattutto Luca Moschini, già vice della Brambilla in Confcommercio giovani, già responsabile regionale dei Circoli, oggi curatore tanto dei siti politici del ministro (sono almeno quattro) che di quelli a iniziativa pubblica (turistia4zampe.it, yidalinihao.com, italia.it). Un mese più avanti, a metà dicembre, la Corte dei conti decide di aprire un’istruttoria per verificare la natura, la durata e l’oggetto di quelle consulenze e appurare le reali competenze dei beneficiari. Il dubbio dei magistrati contabili è che alcuni tra i collaboratori del ministero siano pagati con soldi pubblici per fare attività di natura politica, con conseguente danno erariale. Il ministro insorge di fronte alla possibile accusa e di lì a poco annuncia querela contro questo giornale. Alla fine di citazioni ne arriveranno due: una a titolo personale (500 mila euro), l’altra per il “danno d’immagine” causato alla Struttura di missione per il rilancio dell’immagine dell’Italia (1 milione).
Qui cominciano le bugie ministeriali. Sdegnata, alla vigilia del Natale 2010 la rossa di Calolziocorte detta alle agenzie una nota durissima, che tra i suoi passaggi reca anche la seguente affermazione: “Quanto, infine, ai signori Luca Moschini ed Edoardo Colombo, appare sufficiente evidenziare che gli stessi prestano la loro collaborazione in favore degli Uffici, facenti capo al Ministro del Turismo, a titolo totalmente gratuito, e non hanno, perciò, percepito, né percepiscono, alcun compenso a carico dei predetti Uffici”. La frase riappare otto mesi più tardi nella citazione che l’Avvocatura dello Stato recapita al Fatto giusto in tempo per le vacanze estive. Si legge infatti a pagina 26 dell’atto che “i due menzionati collaboratori del ministro (Moschini e Colombo) prestano la propria attività a titolo assolutamente gratuito (salvo ovviamente un rimborso spese)”.
Le filiere dell’Enit
Spiacerà all’Avvocatura dello Stato sapere che si è prestata a scrivere falsità: Edoardo Colombo e Luca Moschini risultano infatti essere sotto contratto con Promuovi Italia Spa, controllata dell’Enit (l’Ente del Turismo). Non proprio un rimborso spese: 152 mila euro a testa in tre anni per il lavoro di consulenza sul portale italia.it. Contratti di collaborazione stipulati nel marzo 2010, scadenza 21 marzo 2013.
Il ministro poteva non sapere? No: Promuovi Italia è una società per azioni a capitale pubblico, ma non per questo ha il diritto di fare ciò che vuole. I contratti non fanno eccezione: sono l’emanazione diretta di una convenzione tra la società – che normalmente si occupa di strumenti per il lavoro nel settore turistico – e il Dipartimento del ministero. Convenzione sollecitata dallo stesso ministro Brambilla nel gennaio dello stesso anno.
Si chiama “delegazione interorganica”. Tradotto: il ministero trasferisce a Promuovi Italia – dietro rimborso – il peso burocratico della gestione dei contratti. Ma se ne prende i benefici – cioè il lavoro – perché, si legge tanto nella convenzione che nei contratti, i collaboratori risponderanno direttamente al dipartimento. Dalla firma in poi, in sostanza, Promuovi Italia non sa niente e nessun potere può esercitare, se non l’adempimento degli obblighi formali.
Questa formula non vale solo per Moschini e Colombo: tra marzo e luglio la Guardia di finanza fa la spola tra ministero e Promuovi Italia per portare avanti l’istruttoria della Corte dei conti. Ne esce con i contratti di sei persone, tutte nominate dagli articoli del Fatto dello scorso novembre: Nicola Fortugno, Roberta Bottino, Loredana Maritato, Diletta Grella, Valentina Zofrea e Nadia Baldi.
Tv e Promotori Libertà
Tutti hanno in comune la provenienza: Tv o promotori della Libertà. Tutti nel 2010 hanno avuto contratti con Promuovi Italia, ma hanno lavorato, in base alle convenzioni, alle dirette dipendenze del dipartimento del Turismo o delle sue strutture. Di questi, Diletta Grella ha ancora un contratto con Promuovi Italia: 171 mila euro in tre anni, firmato il 22 marzo 2010. In quel periodo ha già due incarichi: è referente dei Promotori della Libertà – il suo cellulare appare ad hoc su Facebook tre giorni prima, in vista di una manifestazione pro Pdl – ed è sotto contratto con il ministero: 18 mila euro per il periodo settembre 2009-agosto 2010.
Del resto, nemmeno si può dire che l’inchiesta della Corte dei conti abbia a oggi sortito qualche effetto sulla gestione dei collaboratori del ministro Brambilla. A scorrere l’ultima lista disponibile sul sito della Presidenza del Consiglio, a giugno di quest’anno i fedelissimi della Libertà erano ancora tutti al lavoro al ministero del Turismo. Anzi, rispetto a novembre ce n’era qualcuno in più.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/06/ministro-bramballa/162421/
 
Re: X non dimenticare......

Con la Brambilla l’Aci diventa ‘Amichetti Club d’Italia’.



Nel cda il fidanzato Eros Maggioni, il figlio di un amico di B. e Geronimo, pargolo di La Russa (la cui famiglia è sistemata).


Firme fotocopia per chiudere le liste e correre a testa bassa verso le elezioni. Politica ai limiti di legge quella del Pdl in Lombardia. Spregiudicata certo. Clientelare a dir poco. Più giusto sarebbe familistica. Sì perché quando non c’è da brigare in qualche tornata elettorale, si fa sponda nei consigli d’amministrazione per piazzare i vari rampolli dei notabili azzurri. Succede spesso. L’ultimo caso è quello delle nomine del nuovo Consiglio direttivo dell’Automobile club di Milano. Un presidente e due vice. Tra questi Geronimo La Russa, figlio del ministro della Difesa, socio in affari con Salvatore Ligresti. Il dato conferma la linea di una famiglia, quella dei La Russa, ormai vero potentato nel capoluogo lombardo. Per capire basta spulciare il Cda di Aler (Azienda lombarda per l’edilizia residenziale), oppure i componenti del Comitato scientifico per la sicurezza urbana dove spicca il nome del consigliere comunale Marco Osnato, sponda azzurra, ovviamente, ma soprattutto genero di Romano La Russa. Senza contare il comparto sanità. Dal Pio Albergo Trivulzio fino all’ospedale San Paolo nel cui collegio sindacale compare il nome di Vincenzo La Russa, altro fratello di Ignazio.
L’Aci dunque. Scorrendo l’elenco dei nuovi consiglieri, ecco il nome di Massimilano Ermolli, figlio di Bruno, ex uomo Mediaset, fine lobbista, ascoltatissimo da Berlusconi, di cui è ospite fisso ogni lunedì sera ad Arcore. Poco piu in là, in ordine alfabetico, ecco la emme di Maggioni. Di nome Eros, Maggioni è noto (soprattutto) per essere il fidanzato del ministro del Turismo Michela Brambilla. Farebbe l’imprenditore, ma in questa vicenda di nomine in stile cricca conta poco. La storia inizia nell’inverno del 2009, quando sul tavolo del Cda di Aci atterrano cinque lettere di dimissioni di altrettanti consiglieri. Cinque su nove significa commissariamento. A questo punto il pallino finisce in mano al governo e al ministero del Turismo di Michela Brambilla. È in questo momento che l’ex miss Romagna decide di nominare un commissario. Scelta difficile che ricade sul nome più probabile: Massimiliano Ermolli. Il quale prende subito una decisione “scomoda”: elimina dalla corsa al nuovo Cda una delle due cordate, tra le cui fila, guarda caso, stanno i nomi dei consiglieri dimissionari. Scatta il ricorso al Tar (si attende ancora il giudizio), che ha il merito di squadernare i componenti dell’altra lista. Tra i nomi quello di Geronimo La Russa, Eros Maggioni e lo stesso Massimilano Ermolli che si presenta sotto la doppia veste di candidato-commissario. Un conflitto d’interessi che si allarga. Sì, perché Ermolli junior, all’epoca del commissariamento di Aci, è anche consigliere di Sinergetica. La società si occupa di consulenze e a partire dal 2008 “ha rapporti contrattuali di natura commerciale con l’Aci”. Due gli incarichi: il primo da 150 mila euro per attività di accertamento nei confronti di Sara Assicurazioni (controllata al 51% da Aci). Il secondo da 100 mila, iscritto a bilancio sotto la voce promozione istituzionale.
La storia poi, si fa surreale leggendo l’esposto al Tar nel punto in cui si affronta la nomina del fidanzato della Brambilla. “Maggioni – scrivono gli esclusi – si associa alla sezione milanese dell’Aci 48 ore prima dell’indizione delle elezioni, anche se risede a Lecco”. Insomma, le ombre non sono poche. Ma questo non conta. I diretti interessati si difendono, sostenendo la “legittimità della candidatura”. A fine luglio, nel silenzio prevacanziero, il pasticcio si compie: le candidature si trasformano in nomine effettive.


Con la Brambilla l




Se la Merita!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 
Re: X non dimenticare......

Beh! A quanto pare l'assimilitudine di berlusconi in gonnella è dovuta in primis al servirsi della politica quasi esclusivamente per scopi personali, patetica la difesa della sua attività nella vendità di pescato, bisognerebbe vedere per quale motivo i pesci non sono animali degni di attenzione, in genere quelle come lei non fanno differenze tra uccelli e pesci.
 
Re: X non dimenticare......

io quest'anno a babbo natale ho chiesto che nel 2013 i cacciatori non vorranno più sentir parlare ne della brambilla e ne di zanoni, cosa dite gli ho chiesto troppo?
 
Re: X non dimenticare......

Altra Chicca Fresca fresca..... :

Bpm, ecco tutti gli aiuti di Ponzellini ai politici. Milione per milione

Nell'inchiesta sulla Banca popolare di Milano tutti i crediti concessi alla destra. Santanchè, Brambilla, La Russa, Romani: un enorme flusso di soldi, fatture non pagate e uno sconfinamento di 400mila euro.



Per i politici del Pdl e i loro parenti alla Banca Popolare di Milano l’aria è cambiata dopo la rimozione dell’ex presidente Massimo Ponzellini, finito poi agli arresti domiciliari nel maggio del 2012. Dopo la pubblicazione delle intercettazionidell’indagine sui fidi facili della Bpm, nelle quali si svelavano le raccomandazioni di Daniela Santanché, Ignazio La Russa, Paolo Romani e le pressioni per le pratiche di Paolo Berlusconi e Michela Vittoria Brambilla, nessuno ha verificato cosa sia successo ai crediti di politici, amici e familiari. La posizione di Paolo Berlusconi per esempio è rimasto un caso singolare. Il fratello dell’ex premier vanta una concessione personale di un milione di euro per cassa e gode sulla sua holding Pbf Srl di una linea di credito di ben 5 milioni di euro, interamente utilizzati, il cui rientro scade solo il 30 settembre del 2013. Una posizione generosa da parte di Bpm che si è garantita solo con una fideiussione personale di Paolo Berlusconi e con l’impegno della società di Paolo Berlusocni a usare i soldi che le deriveranno da un incasso futuro per un’operazione immobiliare: la Cascinazza. Solo il 26 settembre scorso, visto il protrarsi dei termini per la chiusura dell’operazione Cascinazza, Pbf ha rilasciato una garanzia ulteriore a Bpm. Nessuna ipoteca però ma solo un’altra lettera di Paolo Berlusconi che stavolta si impegna a cedere non solo i proventi dell’operazione Cascinazza, se mai si chiuderà, ma anche gli utili o i proventi della cessione delle quote sociali.

“Sistemate la roba o sono sfracelli”
Secondo le intercettazioni telefoniche Massimo Ponzellini minacciava sfracelli con i suoi se “non sistemavano la roba della Brambilla”. Effettivamente il gruppo della famiglia dell’ex ministro Michela Vittoria Brambilla, composto dalla Sal che si occupa di commercio di prodotti ittici e dalla Trafilerie Brambilla può contare sulla Bpm. Il consiglio di gestione del 23 ottobre scorso ha analizzato la situazione e ha revocato la linea capital market da un milione di euro della Trafilerie Brambilla. Ma ancora oggi il rischio di Bpm verso il gruppo resta notevole: 4 milioni e 400 mila euro di affidamento che è stato già utilizzato per 3,8 milioni di euro. Anche la Alphabet S.c.r.l. una società che si occupa di trasmissioni tv sul digitale terrestre e che è di Ilaria Sbressa, moglie del manager Mediaset Andrea Ambrogetti, era stata raccomandata da un personaggio importante: l’allora ministro Paolo Romani. Nell’agosto del 2011 Alphabet, riferibile al 70 per cento alla Sbressa che la controlla tramite Interattiva SRL, ottiene 300 mila euro per anticipo fatture grazie solo a una fideiussione generica rilasciata dalla stessa Sbressa. Nel dicembre del 2011 la posizione passa a incaglio. Nel marzo 2012 veniva concordato un piano di rientro per 5 mila euro mensili mediante la firma di pagherò con avallo della stessa Sbressa. Però il piano non è stato rispettato. A oggi l’esposizione è pari a 321 mila euro con 20 mila euro di rate in mora.

Le telefonate di Ignazio
Anche la Quintogest è divenuta famosa grazie alla telefonata intercettata di Ignazio La Russa che il 27 luglio del 2011 sollecitava Ponzellini perché “si trova in difficoltà perché non ha i soldi sufficienti a dare ai propri clienti”. Poi La Russa chiede una risposta per “chiudere in un modo o nell’altro … perché mi dicono che anche all’esito della tua risposta loro … potrebbero anche decidere di vendere”. La Russa ha tante ragioni per raccomandare questa società che allora era presieduta da Filippo Milone, oggi sottosegretario alla difesa, e che era partecipata con il 49 per cento dalla Fondiaria Sai dei Ligresti (legati alla famiglia La Russa) e che soprattutto era partecipata indirettamente al 34 per cento dalla società Idi Consulting, controllata da Laura De Cicco, moglie dell’ex ministro del Pdl. Quintogest ora ha cambiato compagine e la moglie di La Russa ha ceduto le sue quote in Idi Consulting per 11 mila euro (il valore nominale) il 6 febbraio del 2012. Ma quando l’allora ministro della difesa chiama l’allora presidente di Bpm Ponzellini, l’interesse è fortissimo. La società, come dice il suo nome, eroga credito in cambio della cessione del quinto dello stipendio. Ma Quintogest, come dice La Russa ha bisogno di cash perché non presta soldi suoi ma quelli di Bpm e anche Ubi banca. Oggi Bpm è esposta per 44 milioni verso Quintogest. Il 27 luglio poco prima della telefonata di La Russa a Ponzellini, Antonio Giordano, socio forte della Quintogest dice ad Antonio Cannalire che aveva parlato con La Russa. E quando lui gli aveva detto “Vedi che non sono cose facili” il ministro aveva risposto “allora chiamo io Massimo (Ponzellini Ndr)…vedrai che è facile”. La Russa nel luglio 2011 non poteva immaginare che Ponzellini sarebbe stato fatto fuori: l’aumento di 6 milioni di euro rispetto ai 44 milioni di plafond esistenti allora, non è mai stato accordato. E la moglie ha ceduto le quote, come previsto da La Russa. Il Fatto ha letto le carte della Banca d’Italia e della Procura di Milano e anche quelle interne della stessa Bpm, utilizzate dagli ispettori per ricostruire la storia delle aperture di credito milionarie a politici, amici e familiari. Le cose in Bpm stanno lentamente cambiando con l’insediamento dei nuovi vertici ma le carte sulle pratiche vip rendono evidente che in Italia l’accesso al credito per i potenti è un gioco da ragazzi. della magistratura.

Visibilia, miracoli a sei zeri
La storia della società di raccolta pubblicitaria di Daniela Santanché, la Visibilia Srl è davvero istruttiva. Visibilia Srl vende spazi pubblicitari sui giornali, inizialmente quelli della famiglia Angelucci (Libero e il Riformista ) poi prevalentemente su Il Giornale di Paolo Berlusconi e della Mondadori. La società ha bisogno di credito ma Daniela Santanché non presenta garanzie personali (come una fideiussione) o reali (come un’ipoteca sull’appartamento milanese di via Soresina) ma presenta le fatture da incassare. Dall’istruttoria dell’agenzia della Bpm si scopre che Daniela Santanché dipende fortemente dai contratti con Il Giornale dei Berlusconi: “Il contratto stipulato con Il Giornale prevede minimi fissi garantiti per (…) un milione e 200 mila euro mensili per tutto il 2010”, scrive la Bpm. Nel maggio del 2011 i nodi vengono al pettine: “dal febbraio 2011 al maggio 2011 la percentuale degli insoluti è del 79,6 per cento”. Nel settembre 2011 il Servizio Crediti della Bpm esprime un “giudizio fortemente critico”. A dicembre 2011 Daniela Santanché promette un doppio contratto con Eni ed Enel, mai arrivato. Il 2 dicembre telefona all’allora direttore generale Enzo Chiesa: “Ma ce la sbloccano quella cosa? Perché per noi è importante”. Chiesa replica: “direi di sì. Santanché incalza: “quando mi dà questa bella notizia?” E Chiesa risponde “O domani o lunedì. La chiamo io”. Proprio a dicembre del 2011 il servizio crediti di Bpm non prende provvedimenti drastici pur riducendo le linee di credito a 3,5 milioni di euro, dai 6 milioni e 250 mila euro (dei quali 4 milioni circa erano utilizzati) accordati nei tempi d’oro di Massimo Ponzellini. Poi il nuovo management guidato dal presidente Andrea Bonomi taglia l’affidamento a 1,7 milioni. Un tetto che però sta stretto all’imprenditrice-politica che infatti lo sfonda per 450 mila euro arrivando a un’utilizzazione effettiva che sfiora i 2 milioni e 200 mila euro. Lo sconfinamento della società dell’ex sottosegretario già a luglio scorso è stato segnalato da Bpm alla Centrale Rischi della Banca d’Italia.

da Il Fatto Quotidiano del 17 novembre 2012


http://www.ilfattoquotidiano.it/201...llini-ai-politici-milione-per-milione/417842/
 
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