A me piace!!!!! e se ne avessi la possibilità la metterei in fuciliera anche solo per il gusto di prenderla in mano una volta ogni tanto......

Secondo i miei gusti le S&W sono i migliori revolver del mercato

Ciao,Marco.
 
A chi ha un minimo di passione per le armi difficilmente non suscitera' un qualche interesse!Concordo: le S&W,insieme alle Colt,son tra i piu' belli e affidabili revolver...m'evocano vecchie reminiscenze western [11] !Certo....qualche perplessita' sul calibro rimane: qua' non abbiam grizzly in calendario :mrgreen: e cmq per la caccia (credo!?!) non sia ammessa!Per difesa....manco a pensarlo che ti levano il pda d'ufficio se solo esplodessi un colpo in aria heuuu.gif] !Resta,finche' dura, il poligono....per chi piace e puo' permetterselo !Un saluto
 
Sono sempre stato un appassionato di "armi", poi mi sono sempre domandato cosa ci fai con un "cannone" di questo tipo....??? Comunque è una bella pistola.
Saluti
 

axel69

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[h=2]È il più elegante della serie 500 di Smith & Wesson, grazie alla canna di 6,5 pollici con carenatura corta per l'estrattore[/h]


[h=2]di Ruggero Pettinelli[/h]
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Da quando, nell’ormai lontano 2003, si è affacciato sul mercato il nuovo telaio “X” di Smith & Wesson, appositamente progettato per la poderosa cartuccia .500 Smith & Wesson (ma utilizzato anche con l’altrettanto cattiva .460 S&W), sono stati sviluppati numerosi modelli di revolver, destinati al tiro sportivo, alla caccia e alla difesa dagli animali feroci (come il grizzly dell’Alaska). Al di là dell’utilità pratica più o meno reale per i potenziali acquirenti, il fatto che lo Smith & Wesson 500, nelle sue varie declinazioni, sia il revolver di grande serie più potente al momento disponibile sul mercato, lo ha ovviamente fatto diventare un oggetto di culto, come fu a suo tempo il modello 29 della stessa azienda in .44 magnum (reso immortale dai film dell’ispettore Callahan). I modelli attualmente nel catalogo dell’azienda sono ben 7 (senza considerare gli allestimenti speciali del Performance center), e vanno dallo snub nose (passateci il termine…) con canna di 4 pollici (standard o in edizione speciale Big rock sports exclusive con tamburo non scanalato e finitura peculiare), fino alla portaerei con canna di 10,5 pollici. In mezzo a questo “bengodi”, abbiamo scelto di provare per voi, in questa occasione, un allestimento atipico nel catalogo aziendale, cioè l’unica versione del “cannone” di Springfield ispirato, nelle soluzioni estetiche e nell’equilibrio delle forme, ai grandi classici del passato, primo fra tutti, appunto, il modello 29 di “Dirty Harry”.

La meccanica
La struttura portante è ovviamente immutata, cioè quel telaio “X” concepito da Smith & Wesson per gestire una cartuccia come il .500 S&W (ma anche il .460 S&W) che, oltre al diametro importante, ha anche (anzi, soprattutto) una lunghezza totale impossibile da gestire con i telai convenzionali (anche quelli idonei al .454 Casull, come il Ruger Super Redhawk). Fatte salve le proporzioni, la concezione meccanica è, però, imparentata con il progetto tradizionale di Smith & Wesson e prevede, quindi, una cartella laterale per l’accesso alla meccanica, un cane esterno con scatto ad Azione mista facoltativa, una molla principale (quella del cane) a lamina e una molla di ritorno del grilletto separata e a spirale, guidata da un’apposita slitta orizzontale che supporta anche l’astina della sicura automatica. Questo dispositivo, come è noto, ha un funzionamento per così dire opposto rispetto alla transfer bar utilizzata da Ruger e Taurus, nel senso che si interpone tra il cane e il percussore impedendo qualsiasi contatto tra i due elementi anche in caso di urti o cadute di forte entità, per “levarsi di mezzo”, sollevandosi fino a coincidere con una apposita sede nel cane, solo quando il grilletto è completamente e volontariamente premuto. Rilasciando il grilletto, dopo lo sparo, la slitta porta molla di ritorno scorre e con un apposito dente sporgente costringe il cane a ristaccarsi di circa 2 millimetri dal percussore vero e proprio (a grano inserito nel fusto, dotato di propria molla di recupero) e fa nuovamente scorrere l’astina della sicura automatica tra i due elementi, ripristinando la “sorveglianza speciale”. Una seconda sicura, ad attivazione manuale, è comandata da un’apposita chiavetta (tipo quella delle manette) che si inserisce in una “toppa” al di sopra del cursore di apertura del tamburo, impedendo l’apertura del cilindro e l’armamento del cane. Quando la sicura manuale è attivata, si solleva una apposita piastrina tra il lato sinistro del cane e il telaio, per mettere sull’avviso il tiratore. Questa è una misura ritenuta obbligatoria in alcuni Stati americani, da noi è abbastanza inutile nella misura in cui è molto più importante provvedere a una adeguata custodia dell’arma per impedirne l’agevole impossessamento da parte di minori o persone non autorizzate.
Il tamburo ha una capacità di 5 colpi, è dotato di unghiature anteriori di alleggerimento ed è basculante sul lato sinistro per il caricamento. Il vincolo con il telaio è determinato dal classico pistoncino a molla che protrude dal centro della dentiera di rotazione, inserendosi in una sede al centro dello scudo di rinculo, e da una sferetta caricata a molla presente nella parte anteriore inferiore del telaio, che impegna il giogo. In effetti, una chiusura anteriore di tipo tradizionale, cioè posta all’estremità anteriore dell’astina di espulsione dei bossoli, avrebbe comportato eccessive flessioni considerando una massa così rilevante del tamburo, per annullare le quali sarebbe stato necessario surdimensionare l’astina medesima fino a diametri incompatibili con il normale concetto di “portabilità” dell’arma. Data la situazione, invece, l’astina di espulsione è sottile e snella (che non significa debole), con il surdimensionamento della sola testina (zigrinata) per agevolare la manovra. Spingendola all’indietro, l’astina fa protrudere la stella di rotazione del tamburo che provvede allo scollamento e all’espulsione dei cinque bossoli, per poi scattare nuovamente a posto spinta da una molla.

Il pezzo forte
La canna è il pezzo forte, l’elemento che condiziona di più esteticamente questo modello: a dire il vero, parlare genericamente di canna non è corretto, perché in realtà ciò che sporge dalla parte anteriore del telaio è un sistema complesso, costituito da più elementi. Partendo dall’interno, c’è ovviamente la canna vera e propria, cilindrica, avvitata al telaio. Sulla canna si investe la “camicia” esterna, bloccata in posizione per mezzo di una boccola filettata, che porta nella parte inferiore la carenatura per l’astina dell’espulsore, di tipo corto (non full lug, quindi), nella parte superiore la bindella, la rampa del mirino e il sistema di compensazione del rinculo. Quest’ultimo è costituito da due serie di tre fori, che fanno capolino dai due lati della rampa, e a cui corrispondono altrettanti fori ricavati nella superficie degli ultimi centimetri di canna. La cosa curiosa è che la canna vera e propria, in realtà, porta sull’intera circonferenza dell’ultima porzione, vicino alla volata, ben otto serie di tre fori. In sostanza, la canna viene forata prima, poi viene avvitata nel telaio, quindi si applica il manicotto, i cui fori esterni di compensazione coincideranno con due delle otto file di fori presenti sulla canna. Evidentemente, a dispetto delle apparenze, è la soluzione più semplice dal punto di vista costruttivo…
 
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