Canna rigata. Caccia al cinghiale in battuta: La difficile scelta della palla

Alberto 69

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Tutte le volte che ho trattato di armi e di calibri mi sono sempre preoccupato di dare dei consigli sulle caratteristiche che dovevano avere le palle, in funzione del selvatico cacciato ed del tipo di territorio. Gli ho dedicato molto spazio perché, indipendentemente dal calibro utilizzato, è sempre la qualità del proiettile a determinare il buon esito della caccia. Per garantire un abbattimento netto, pulito e quindi eticamente corretto, le palle devono essere scelte con cura sia come peso sia come struttura.

Lo so che ai cacciatori più esperti potrebbe sembrare inutile, se non addirittura superfluo, ricordare un simile principio, ma tutte le volte che m’ero illuso che la gente avesse finalmente recepito il concetto, mi sono ritrovato ad accompagnare qualche cacciatore che usava delle palle Match per la Selezione e delle 308 W Round Nose da 220 grani per la caccia in battuta. E se chiedevo il motivo delle loro scelte, tutti immancabilmente rispondevano che soltanto con quelle munizioni le loro belle carabine sparavano bene e che più un proiettile è pesante e più la munizione è potente! Mi dispiace contraddire le loro convinzioni, ma io non la penso così.

A caccia è nostro dovere utilizzare sempre delle cartucce in grado di uccidere pulitamente, anche a parziale discapito della precisione dell’arma e del rispetto della spoglia. Non posso assolutamente pretendere di utilizzare un calibro di media potenza che non rovini il selvatico, in gioventù l’abbiamo cercata un po’ tutti la chimera della palla che uccidesse all’istante senza rovinare la carne, ma non mi risulta che qualcuno l’abbia finalmente trovata! Una delle regole principali della caccia a palla è quella di evitare inutili sofferenze al selvatico e che questi, dopo aver incassato il colpo, possa allontanarsi ferito. E’ auspicabile che l’animale colpito crolli sul posto o che, al limite, percorra pochissima strada prima di cadere, ma purtroppo non sempre è così. A volte dobbiamo corrergli dietro per finirlo o, peggio ancora, tentare il recupero parecchie ore dopo con un cane addestrato, e quando questo accade non possiamo certo essere orgogliosi del nostro operato.

Oggigiorno è esplosa la moda del cane da sangue, se lo stanno comperando un po’ tutti (ne ho preso uno addirittura anch’io!) e tutto sommato è una cosa positiva, ma non dimentichiamo che quando dobbiamo ricorrere alle eccezionali doti di quei tenaci ausiliari è perché abbiamo fatto qualche sbaglio. Gli errori a caccia andrebbero evitati, ma se proprio non ci riusciamo dobbiamo almeno cercare di ridurli al minimo. Spesso i nostri tiri non sono mai “chirurgici” come vorremmo e quindi per sopperire alle nostre piccole imperfezioni di mira è meglio utilizzare delle ottime palle che siano in grado di “lavorare” bene anche quando non colpiscono dove avremmo voluto.

Conosco dei cacciatori che hanno abbattuto all’aspetto dei cinghiali di media mole con calibri come il 222 Remington e il 5,6 x 50 R Magnum, ed anch’io ne ho “fulminati” una ventina con il ben più energico 243 Winchester, ma in battuta il tiro non è mai troppo accurato. In battuta non ci sono certezze ma soltanto delle incognite e nel novanta per cento dei casi si spara ad animali in movimento, messi male o parzialmente coperti dalla vegetazione. Inoltre, non sappiamo mai in anticipo se il cinghiale che ci sta spingendo contro la muta è di grossa o di piccola taglia. Se un determinato calibro (o una particolare palla) è in grado di svolgere un lavoro eccezionale sui primi, non crediate che necessariamente sia in grado di fare altrettanto anche con i secondi.

Quante volte mi è capitato di vedere dei grossi verri freddati da un colpo di 6,5 o di 270 W, come di veder andar via dei porcastroni feriti, dopo aver incassato un paio di colpi di 300 Winchester Magnum? Un cinghiale di media mole (50 – 70 Kg) è un selvatico forte e compatto, dotato di una struttura in grado di far “espandere” quasi tutte le normali palle Soft Point, ma provate un po’ a colpirne uno di trenta chili nella pancia oppure uno di centoventi sulla cotenna “corazzata” della spalla? E’ chiaro che per eseguire un abbattimento pulito e corretto, i proiettili dovrebbero avere delle caratteristiche specifiche per ogni singolo caso, ma allora con che cosa dobbiamo riempire il caricatore della nostra semiautomatica? Il famosissimo Professional Hunter Mark Sullivan carica sempre il suo Express calibro 600 Nitro con una palla espansiva nella prima canna ed una blindata nella seconda.

Lui caccia leoni, bufali ed elefanti, ma credo che la sua scelta potrebbe andar bene anche per noi modesti cacciatori di cinghiali e vi spiego subito il perché. Il primo colpo è, o almeno dovrebbe essere quello risolutivo, il più accurato, quello che andrebbe sparato con freddezza, ben mirato e stando attenti che nella sua traiettoria non trovi grossa vegetazione. Il secondo, il terzo e così via vi serviranno invece per finire un animale preso male, per cercare di rimediare un colpo andato a vuoto, oppure per tirare ad altri capi che seguiranno il primo; ma state certi che quei tiri saranno meno precisi del primo ed anche le condizioni non saranno certo ideali.

Un conto è sparare ad un cinghiale che ti viene incontro al piccolo trotto di punta o leggermente sfiancato, mentre un altro è quando devi tirargli mentre attraversa “al volo” una cessa , se è di “culo” o parzialmente coperto da frasche e rami. Nel primo caso una buona palla abbastanza espansiva andrà più che bene, mentre nel secondo ci vorrà qualcosa di più robusto, che sappia farsi strada attraverso i rami e che raggiunga gli organi vitali del selvatico anche da strane angolazioni. Nel giro di qualche anno abbiamo assistito ad una vera e propria impennata nella progettazione di palle da caccia.

Con l’avvento della nuova tecnologia “Bonded o Bonding” con il piombo saldato alla camicia, delle palle monolitiche, di quelle a doppio nucleo o con la blindatura a sezione variabile, il munizionamento da caccia si è molto rimodernato, ma noi dobbiamo sempre risolvere il nostro problema: quali sono le migliori palle per la caccia al cinghiale in battuta? Per poter fare un bel discorso tecnico, serio e dettagliato, ci sarebbe da scrivere un libro intero, ma io, in base alla mia esperienza ed a quella di alcuni fidati amici “collaboratori”, sono giunto ad alcune conclusioni. Innanzi tutto desidero chiarire che per me i massimi calibri utilizzabili per la caccia al cinghiale sono il 30.06 Springfield in carabina e l’8 x 57 JRS in arma basculante.

Apprezzo chi usa il 270 W, il 280 R, il 284 W ed il 308 W, e un po’ meno chi scorrazza per i boschi con armi camerate in munizione Magnum o in calibri da safari. Non voglio convincere nessuno che io ho ragione e che gli altri hanno torto, ognuno faccia quel che vuole, è il bello della democrazia, ma poi non lamentiamoci se quando colpiamo un cinghialotto col nostro bel cannone questo s’allontana ferito con un foro d’uscita dietro la spalla grande come il pugno di una mano! Io, in una carabina camerata in uno dei suddetti calibri “non Magnum”, metterei nel caricatore, alternate, prima una palla ad espansione precoce di medio peso e poi una più dura ad espansione controllata e magari anche un tantino più pesante (nei calibri 30.06 e 308 W non ammetto pesi superiori ai 165 grani).

Nella prima categoria rientrano le splendide Nosler Accubond, Ballistic Tip e Solid Base, le RWS H-Mantel, T-Mantel e TIG, le Swift Scirocco, le Hornady Interlock e SST, le Remington Bronze Piont e Core Lokt, le Norma Alaska e SP, le Winchester Ballistic Silvertip e Power Point, ecc. Tutte queste palle sono in grado di “fungare” abbastanza bene anche quando non colpiscono ossa o grandi fasci muscolari, e garantiscono un ottimo potere d’arresto sia sui grossi capi sia su quelli di piccola mole.

Nella seconda categoria rientrano invece quei proiettili che sono stati progettati per avere una deformazione controllata e per mantenere una discreta massa dopo aver colpito il bersaglio e che sono in grado di grandi penetrazioni senza deformarsi eccessivamente. Sono decisamente ottime le Nosler Partition, le Swift A-Frame, le Norma Vulcan, Oryx e TXP, le Winchester Silvertip e Fail Safe, le Barnes X-Bullet, le Speer Grand Slam, le nuove RWS Evolution, DK, TUG e KS, le Woodleigh Weldcore, le Sierra SPBT Pro Hunter e Game King, le Lapua Mega, le Hornady Interbond, ecc. Queste palle per poter “lavorare” bene devono impattare contro bersagli di una certa consistenza, altrimenti non subiscono sostanziali modifiche del profilo a discapito del potere invalidante. “Sfondano” bene il bosco anche se non sono del tutto immuni a spiacevoli deviazioni. Permettetemi ancora un ultimo consiglio. Dopo che avrete scelto i vostri due tipi di palla consumatene qualcuna per allenarvi al tiro, poi quando avrete un faccia a faccia con il Re, saranno loro a farsi apprezzare per quello che valgono.

Marco Benecchi
 
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