Fino agli anni '40, la disciplina di tiro più in voga era il tiro al volatile, particolarmente al piccione, e la maggior parte delle armi utilizzate era ancora costituita da doppiette. Molti tra i tiratori più accreditati a livello mondiale utilizzavano doppiette inglesi di costruttori prestigiosi (Purdey, Greener ed altri) e talvolta armi di produzione belga (Lebeau & Courally).
Le armi italiane stentavano un pò ad inserirsi in un mercato di armi da tiro di fascia alta. Ditte come la Beretta, già dagli anni '30 avevano in catalogo armi nate per il tiro al piccione. La Beretta, negli anni '30, proponeva il modello "50" (successivamente "350") con batterie H-H, appositamente per il tiro al piccione. Accanto a tale modello, proponeva modelli più economici, con batterie AD e finte piastrine (mod."11", successivamente "311") denominati "piccione extra" in quanto destinati a tale attività sportiva. Questi AD erano caratterizzati da materiali eccellenti (canne in acciaio della migliore qualità, spesso inossidabile "Poldi anticorro" o "Excelsior"), struttura molto robusta ed una cura particolare nelle finiture e nelle forature. L'aspetto delle finiture di livello medio-alto rivestiva molta importanza in quelle armi, considerando che avevano la "pretesa" di confrontarsi con nomi altisonanti di costruttori esteri e che persino il modello di punta H-H di Beretta ("50") veniva presentato come una "alternativa molto più economica alle armi estere".
Le armi AD per il tiro al piccione venivano contrassegnate con un piccione sulla chiave di apertura, prima d'oro ad ali chiuse, successivamente in argento ad ali aperte. Al contrario, i modelli H-H non riportavano questo simbolo, quasi fosse superfluo specificare la destinazione dell'arma. Il piccione sulla chiave veniva riportato anche su modelli ancora più economici utilizzabili per il tiro (mod."10", poi "310"), senza finte piastrine, antenati del successivo "410".
Nei periodi successivi, Il simbolo del piccione d'argento è stato mantenuto sui modelli della serie AD più rifiniti (410, 426, ecc.), pur trattandosi di armi con caratteristiche meccaniche e materiali talvolta identici a quelli dei modelli più semplici.
Per i sovrapposti, il piccine d'argento è stato presentato prima sul modello "S.2" e sul modello "ASE", quando effettivamente potevano essere considerate armi adatte, con canne e piegature specifiche, al tiro al piccione, successivamente su tutti imodelli meglio rifiniti della serie "S" (S57E, S57EL, S687).
Anche altre ditte, fino agli anni '70, avevano l'abitudine di collocare un piccione argentato sulla chiave di apertura.
Personalmente, credo che le motivazioni commerciali d'origine non abbiano più motivo di esistere, quindi resta solo un simbolo che ditte come la Beretta ha continuato ad apporre per "tradizione" su alcuni modelli.
Scusate se mi sono dilungato.