Buonasera a tutti, essendo nuovo del rigato ho ancora molti dubbi e curiosità. Ho tarato la mia Argo in 308 win a 50 metri con delle fiocchi da 165 grani, ora volendo usare a caccia anche delle power max bonded da 150 grani che mi sono state consigliate, dovrei tarare nuovamente l’arma? Tengo a precisare che sparo con mire metalliche e a distanze che vanno da 2 a massimo 30/40 metri.


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https://m.youtube.com/watch?v=LKNKy2DyMog

giusto per farti un idea...;)
 
Sarà come dice, io però la carabina la taro con almeno 3 cartucce. Il colpo più alto lo doveva confermare con almeno altre due cartucce. Comunque a 66 m. la differenza è praticamente nulla, ed è quella che interessa in questa discussione. Tutto il resto sono ipotesi.
 
Non si riesce a vedere le immagini, risultano sfocate mannaggia


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Allora fatti un giro su internet e guarda in diretta ... ce ne sono così tante ... qualcuna si vedrà meglio di così credo. :) L'ultima mi sembra confacente e chiara con quanto precedentemente ho scritto.
 
Non si riesce a vedere le immagini, risultano sfocate mannaggia


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Ciao Tramagau, anche se vedi le immagini, postate gentilmente da Pieffe, leggermente sfocate, associale a quanto scritto da Pieffe e Giovanni nei loro post sopra.....in pratica, avendo due punti di incontro tra la linea di mira e la traiettoria del proiettile e tarando la carabina a 40 metri avrai, a distanze inferiori (10, 20 metri... ), un'impatto leggermente piu' basso, oltre, diciamo a 100 metri un'impatto leggermente piu' alto, per poi ritornare nel centro approssimativamente intorno ai 150 metri...di certo non ti dovrai preoccupare di queste piccole differenze (ancor meno se parliamo di tiri intorno ai 20/30 metri), specialmente se parliamo di caccia in battuta, perche' non comprometteranno l'abbattimento...ad ogni modo ti consiglio di verificare di persona: tenendo "sempre" l'arma in appoggio stabile e dopo averla tarata a 40 metri, spara alcuni colpi (sempre con le stesse munizioni che deciderai di impiegare in battuta...) alle distanze sopra riportate e ti renderai meglio conto dei vari punti di impatto........
Altro consiglio che mi sento di darti e' quello di mirare, sempre se il selvatico te ne da' l' opportunita', nella parte anteriore testa/attaccatura del collo....

Un salutone
Alberto

NB- L'ultima immagine postata da Pieffe rende al meglio l'idea!
 
Ciao Tramagau, anche se vedi le immagini, postate gentilmente da Pieffe, leggermente sfocate, associale a quanto scritto da Pieffe e Giovanni nei loro post sopra.....in pratica, avendo due punti di incontro tra la linea di mira e la traiettoria del proiettile e tarando la carabina a 40 metri avrai, a distanze inferiori (10, 20 metri... ), un'impatto leggermente piu' basso, oltre, diciamo a 100 metri un'impatto leggermente piu' alto, per poi ritornare nel centro approssimativamente intorno ai 150 metri...di certo non ti dovrai preoccupare di queste piccole differenze (ancor meno se parliamo di tiri intorno ai 20/30 metri), specialmente se parliamo di caccia in battuta, perche' non comprometteranno l'abbattimento...ad ogni modo ti consiglio di verificare di persona: tenendo "sempre" l'arma in appoggio stabile e dopo averla tarata a 40 metri, spara alcuni colpi (sempre con le stesse munizioni che deciderai di impiegare in battuta...) alle distanze sopra riportate e ti renderai meglio conto dei vari impatti....cosi' facendo, sarai in grado di correggere, se ce ne fosse bisogno, l'eventuale correzione di puntamento per colpire nel punto voluto.
Altro consiglio che mi sento di darti e' quello di mirare, sempre se il selvatico te ne da' l' opportunita', nella parte anteriore testa/attaccatura del collo....

Un salutone
Alberto

NB- L'ultima immagine postata da Pieffe rende al meglio l'idea!

Grazie Alberto..mercoledì andrò in poligono e farò tutte le prove..poi vi dirò come è andata.


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Con un calibro adeguato (lasciamo perdere i calibrini da capriolo e nocivi) una differenza di due o tre pollici in su o in giu' non sara' mai notata da un cinghiale. Una palla di .223 che colpisce l'apofis del collo lo stordira' temporaneamente, ma si rialzera' e correra' via. Una palla cal. 30 che colpisce nello stesso punto ha una maggiore probabilita' di provocare danni permanenti e gravi alla colonna vertebrale e fermare l'animale. Magari richiedera' un colpo di grazia, se e' paralizzato ma ancora vivo, ma non andra' da nessuna parte.
Giovanni, sempre la stessa storia, anche se la storia in alcune discussioni non centra niente. Un colpo di striscio rimane tale, anche con un calibro grosso, non è meno di striscio perché la palla è più grossa. A queste latitudini la maggior parte dei cinghiali viene ferita da armi camerate in 308, 270, 30.06, 7x64 e non recuperata.
 
Nel video tra la 150 e la 165 la differenza è veramente poca..


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Nel video tra la 150 e la 165 la differenza è veramente poca..a brevi distanze non dovrebbe incidere più di tanto. Naturalmente come ha detto nel video sparando a lunga distanza la cosa cambia parecchio.


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Giovanni, sempre la stessa storia, anche se la storia in alcune discussioni non centra niente. Un colpo di striscio rimane tale, anche con un calibro grosso, non è meno di striscio perché la palla è più grossa. A queste latitudini la maggior parte dei cinghiali viene ferita da armi camerate in 308, 270, 30.06, 7x64 e non recuperata.

Be', ti posso rispondere con tre casi che ho al mio attivo (o dovrei dire "passivo) di tre cervi presi di striscio nell'apofisi della spina dorsale al garrese. Due li ho colpiti col .338, uno con il cal. 50 a bacchetta e polvere nera. Tutti e tre sono rimasti paralizzati all'istante, due, ancora vivi ma paralizzati dalla spalla in giu' ,hanno richiesto il colpo di grazia, ma non sarebbero mai riusciti a rialzarsi e fuggire.. Uno e' crollato con la testa nell'acqua, e non so se sia annegato o morto per la ferita. In tutti e tre i casi la spina dorsale era stata seriamente compromessa dall'impatto. Una palla grossa con una superficie frontale grossa prima di espandersi quasi il doppio di quella di una palla di .223 espansa, e soprattutto la dose enorme di kilogrammetri rilasciata all'impatto significano tanto. La palla di .223, colpendo l'apofisi potrebbe farci un bel buco pulito e passarlo da parte a parte senza provocare danni permanenti o almeno temporaneamente incapacitare l'animale. Verissimo che Karamojo Bell ammazzava elefanti col 7x57. Prima di tutto era un tiratore eccezionale che conosceva l'anatomia del cranio pachidermico come il dorso della sua mano, e sapeva come mandare la palla nel cervello da qualsiasi angolo. Poi, e di questo si parla poco, ebbe diverse disavventure dalle quali si salvo' appena perche' una cosa e' sparare con comodo e riflessione ad un animale che pascola tranquillo, ed un'altra e' cercare di fermare un askari infuriato dalla morte del suo "boss" che ti carica quando in mano hai un fioretto invece di una durlindana. Bell usava anche calibri piu' adeguati, pero'. Tanti elefanti sono stati uccisi da coloni inglesi usando il .303 militare. E tanti cacciatori, Hemingway incluso, hanno ucciso bufali cafri con la vecchia ed umile .30-'06. Ma ci sara' anche una ragione perche' tanti stati africani dove ancora si caccia proibiscono calibri inferiori al .375 H&H e tante guide ed i loro clienti considerano il .375 come minimo necessario ed optano per i vari .416, .458, e persino i vetusti .577 e .600. La penetrazione del .223 e' indiscussa. Ma dal punto di vista del potere d'arresto... Non discuto che infilando la palla del .223 nel cranio di un cinghiale--o magari anche infilandoci una .22 LR--con precisione chirurgica lo abbattera' come se la bestia fosse stata colpita dal martello di Thor o un fulmine di Giove. Ma anche i chirurghi a volte sbagliano, a giudicare da tutti gli episodi di malasanita' dei quali leggo sui giornali... Non e' meglio usare qualcosa che ti da' un maggior margine di sicurezza se la palla dovesse colpire cinque o sei centimetri fuori dalla scatola cranica? Siete tutti Guglielmitelli, o Annie Oakleys che non sbagliano mai un colpo? Le vostre prede non voltano mai la testa o fanno un passetto in avanti mentre premete il grilletto? Non ci sara' mai un sottile ramoscello, invisibile nella penombra anche con un'ottica con obiettivo da 56 mm, a qualche cm. dal punto mirato? Perche' tentare la mala sorte?
Comunque la "sempre stessa storia" qui c'entra, perche' se non si conosce bene la traettoria della propria arma, si fanno sbagli che con un calibro inadeguato alla preda alla quale si spara comprometterebbero la "precisione chirurgica" (beati quelli che ne sono capaci!) del tiro ed un abbattimento pulito.
Statisticamente parlando, poi, se "la maggior parte dei cinghiali viene ferita da armi camerate in .308, .270, .30-06, 7x64 e non recuperata" e' semplicemente perche' la stragrande maggioranza dei cacciatori di cinghiali usa quei calibri, mentre l'elite che usa i gingilletti in .223 e' del tutto esigua. Inoltre i ferimenti di cui parli avvengono in battuta, dove non si tira a fermo, con appoggio, e con parecchio tempo a disposizione per eseguire correttamente la procedura di tiro. Un cinghiale impanciato con un .458 Lott non verra' fermato, e puo' non essere recuperato anche con l'ausilio dei cani da traccia, dal momento che gli animali impanciati quasi sempre cercano l'acqua, e l'acqua puo' far perderne le tracce.
 
Tutte le carabine vanno tarate in modo che la parabola ideale di tiro ti permetta di colpire bene un selvatico a tutte le distanze canoniche (vedi quella che i tedeschi chiamano GEE e gli inglesi MRD) salvo tarature per distanze normalmente + lunghe. Questi dati li trovate su tutte le cartucce RWS; dati indicativi e sempre da controllare comunque.
La parabola sarà perfettamente coincidente in due distanze (quelle che intersecano la linea di mira): quella più vicina (35/50 ml) e la più distante (150/200 ml) ; il tutto a seconda del calibro, velocità, coefficiente balistico e/o peso del proiettile e/o altezza della linea di mira.
Anche palle dello stesso peso , ma di diversa marca o struttura , impattano sul bersaglio in maniera diversa (pur mantenendo la stessa rosata) altre (cartucce non idonee) sfarfallano alla meno peggio...
PERCIO' NON RESTA CHE PROVARE !
I "san tommaso" come me lo fanno sempre ... :) ad ogli ricarica e cambio polvere/palla/innesco.
Waidmannsheil !
 
Tutte le carabine vanno tarate in modo che la parabola ideale di tiro ti permetta di colpire bene un selvatico a tutte le distanze canoniche (vedi quella che i tedeschi chiamano GEE e gli inglesi MRD) salvo tarature per distanze normalmente + lunghe. Questi dati li trovate su tutte le cartucce RWS; dati indicativi e sempre da controllare comunque.
La parabola sarà perfettamente coincidente in due distanze (quelle che intersecano la linea di mira): quella più vicina (35/50 ml) e la più distante (150/200 ml) ; il tutto a seconda del calibro, velocità, coefficiente balistico e/o peso del proiettile e/o altezza della linea di mira.
Anche palle dello stesso peso , ma di diversa marca o struttura , impattano sul bersaglio in maniera diversa (pur mantenendo la stessa rosata) altre (cartucce non idonee) sfarfallano alla meno peggio...
PERCIO' NON RESTA CHE PROVARE !
I "san tommaso" come me lo fanno sempre ... :) ad ogli ricarica e cambio polvere/palla/innesco.
Waidmannsheil !

.Quoto! Nel Montana, dove i tiri lunghi erano comunissimi, io taravo la mia .30-06 in modo che colpisse 3 pollici piu' in alto del punto mirato a 100 yarde. Fino a 300 yarde non dovevo preoccuparmi di alzo , sparando dietro la spalla.
 
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