Hai detto un sacco di cose generiche,pressapochiste, una dietro l altra.
Le cartucce commerciali,sn fatte in teoria per adattarsi ad ogni periodo,ma nella pratica sn molto scadenti.
Il commercio da tempo a questa parte usa inneschi forti per consumare poca polvere e spendere poco guadagnando tanto.
Esistono cartucce tutto anno,come esistono cacciatori che fanno tutta caccia,ma sono mediocri,la specializzazione nella caccia da risultati,se no si porta a spasso il fucile come fanno molti cacciatori,così le cartucce,bisogna usare cartucce confezionate a dovere e polveri adatte, grammature specifiche ed assetti specifici,solo cosi gli abbattimenti saranno puliti.
Fin quando si parlerà nei modi pressapochisti, sarà tutto una grossa mediocrità ed ahi voglia a lamentarsi.
Specializzazione,come nel lavoro,anche nella caccia ed in altre cose,paga,sempre.
QUALITÀ!
Eh, no, guaglio', contraddire Centro e' la mia missione, non la tua, lo scopo della mia vita, non della tua!
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Pero' stavolta gli devo dare ragione. Te lo dice uno che comincio' a ricaricare (malissimo) con la prima licenza, allora conseguibile a 16 anni. La prima volta, grazie ad un armiere stron2o che di proposito mi diede dosi sbagliate perche' voleva scoraggiarmi e finire col dover comprare le sue cartucce fatte, caricai una cinquantina di vere e proprie bombe che mi massacrarono la spalla e contribuirono al prematuro "scatenamento del mio sovrapposto e al dissaldamento delle bindelle laterali. Meno male che non mi scoppio' il fucile. Poi piano piano imparai, e ricaricai fino ai 27 anni di eta', quando emigrai negli U.S. Diventai un pignolo assoluto. Selezionavo i bossoli secondo la forma interna del fondello, usando quelli conici la mattina presto, col freddo umido, e quelli piatti quando riscaldava e la guazza si asciugava. Portavo a caccia un carico di cartucce da far paura, con cariche diverse per tutte le occasioni. Ma naturalmente usavo bossoli di cartone e chiusura fatta con l'orlatrice, non stellare, e cartoncino, e borre di sughero o feltro o ambedue. Certe cariche di polvere erano pressate di piu', altre di meno. Ma devo dire che dopo i primi fallimenti le mie cartucce diventarono eccellenti. Fin qui ti do' ragione. Poi emigrai. Qui tutto era differente, polveri differenti, borre differenti, i bossoli di cartone li trovavi solo al museo e non erano in vendita, climi differenti ed estremi, selvaggina differente (niente uccelletti--a parte gli storni, considerati nocivi--gli uccelli piu' piccoli cacciabili sono la tortora americana, grossa come una cesena, e beccaccini). Non ci provai nemmeno a ricaricare, e cominciai a comprare cartucce di fabbrica. Le cartucce qui sono tutte col bossolo di plastica, la chiusiura stellare e' saldata, e molte delle marche delle cartucce per le anatre hanno anche l'innesco sigillato col coppale o qualche altra sostanza intorno al foro, come le cartucce a palla militari. L'umidita' dentro la cartuccia non ci arriva. Nel Montana usavo le stesse cartucce (in genere Federal) a 20 sopra zero o a 40 sotto zero, col secco o con la pioggia. Se colpivo bene l'animale cadeva morto, se scarseggiavo o "scellavo" cadeva vivo. Trasferitomi nella fredda e umidissima Kodiak (in Alaska) lo stesso avveniva con le cartucce che compravo per le anatre, le "Hevi-Shot." Pensa che a volte le tascone del parka impermeabile che usavo nelle quali stipavo una decina di cartucce a destra e una a sinistra mi si riempivano d''acqua, e le cartucce erano a mollo per ore. Le ripescavo, le sgrullavo e le infilavo nel serbatoio. E se ci coglievo le anatre o i beccaccini cadevano, altrimenti se ne andavano. I ferimenti erano sempre dovuti ad un colpo affrettato o male indirizzato. Qui in Alabama, clima subtropicale (fino a 40 all'ombra quando apre alle tortore e umidita' del 90%) d'estate e fino a 3 o 4 sottozero (raramente--in genere e' 5 o 6 sopra zero) ma sempre umidissimo d'inverno. Le cartucce? Sempre le stesse.
Non so come siano le cartucce di fabbrica in Italia adesso, ma la ragione per cui cominciai a ricaricare in Italia fu perche' volevo ottenere prestazioni ottimali dalle mie cartucce. Qui negli States mi sono reso conto che non sarei nemmeno stato capace di uguagliare le prestazioni delle cartucce commerciali. Forse (e dico forse) da voi la pignoleria nella ricarica e' necessaria perche' si spara ad uccelletti con piombo minuto ed il piombo minuto e' piu' sensibile a variazioni di balistica interna. Qui, dove il piombo piu' piccolo usato (per le tortore) e' l'8 o il 7 1/2, il 9 e' pressoche' introvabile, e il 10 e l'11 non esistono affatto, le cartucce commerciali sia da uccelli che da piattello, da anatre o da conigli e lepri, da starne o da fagiani vanno bene sempre, non importa in che condizioni climatiche. Colpisci e muoiono. Padella e vanno via illesi. Scarseggia sia per imprecisione di tiro che per strozzatura inadeguata o perche' il tiro era impreciso e solo un pallino o due ai margini della rosata hanno colpito in punti non vitali o rotto un'ala, e l'uccello cade vivo o il coniglio continua a correre benche' "scartellato." Tornando a Centro, stavolta a malincuore gli do' ragione, sebbene col caveat che non conosco bene le prestazioni delle cartucce italiane di oggi perche' io uso le Rio Made in USA, o le Remington, o le Federal. E anche quelle della Fiocchi comprate qui sono fatte negli U.S. con licenza della fabbrica italiana e possibilmente anche con componenti provenienti dall'Italia. Le ho usate a tortore quest'anno e quelle che ho colpito le ho portate a casa. Le altre ancora volano. Percio' sono (quasi) sicuro che Centro stavolta (accade di rado, ma accade) ha ragione.
Ciao, e speriamo che questa discussione diventi lunga come quella sulla lunghezza delle canne (quelle di metallo, non quelle "caricate" a casa a mano o con l'apposita macchinetta).
Statt' buo'
Giovanni 'o Merecano