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In un’interessante intervista al Corriere della sera, Enrico Costa (nella foto), responsabile per gli Affari regionali e le Autonomie: «Si può sparare al ladro se dentro casa ci sono dei bambini»
Non capita spesso che un membro del governo renda pubblica una posizione a favore, anche se parzialmente, della legittima difesa. A farlo è stato Enrico Costa, parlamentare di area popolare, da poche settimane ministro per gli Affari regionali e delle Autonomie del governo Renzi. Intervistato da Dino Martirano del Corriere della sera, il ministro apre alla possibilità di difendersi, anche con armi da fuoco, nella propria abitazione, in presenza di precise circostanze, in particolare, se nell’abitazione vi sono bambini o se a subire una rapina sia una famiglia già coinvolta in episodi simili. «Non voglio il Far West, ma servono più tutele per chi difende i propri cari all’interno dell’abitazione».
Costa, probabilmente anche grazie al precedente incarico di viceministro alla Giustizia, conosce piuttosto bene i dati: calano sì i furti in appartamento, ma sono allarmanti quelli dell’aumento delle rapine violente ai danni di famiglie e anziani all’interno delle abitazioni e dei luoghi di lavoro.
«Non ho il porto d’armi», continua Costa, «ma sono un papà e capisco bene come in questi anni la percezione del pericolo sia cambiata per un capo famiglia che si trovi costretto a dover difendere i propri cari da un’aggressione, in casa. Per questo dico che la legge in discussione alla camera va migliorata, circoscrivendo le condizioni soggettive in cui va sempre riconosciuta la legittima difesa. E tra queste, certamente, c’è la “minorata difesa”, dovuta alla presenza in casa dei bambini».
In parlamento, tiene banco la proposta della Lega Nord di modificare l’articolo 52 del codice penale, proposta alla quale si oppone David Ermini, responsabile Giustizia del Pd, partito di maggioranza relativa e del primo ministro Renzi.
«La Lega», è la posizione di Costa, «sostiene la presunzione assoluta di legittima difesa se l’aggressione avviene in casa. La mia proposta, invece, tende proprio ad arginare le derive demagogiche che teorizzano di poter sparare anche a chi scavalca il muro di un giardino. Lo schema dell’articolo 52, frutto delle modifiche del 2006, ed è la Cassazione a dirlo, ha generato un’interpretazione restrittiva da parte dei giudici. E poi c’è anche il problema dell’interpretazione difforme nelle diverse aree del Paese. Citando il procuratore Carlo Nordio, la domanda da porsi non è “Qual è il limite della legittima difesa”, bensì “Fino a che punto lo Stato ha diritto di punire un cittadino che si è difeso da un’aggressione che lo Stato stesso non ha saputo impedire”».
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Non capita spesso che un membro del governo renda pubblica una posizione a favore, anche se parzialmente, della legittima difesa. A farlo è stato Enrico Costa, parlamentare di area popolare, da poche settimane ministro per gli Affari regionali e delle Autonomie del governo Renzi. Intervistato da Dino Martirano del Corriere della sera, il ministro apre alla possibilità di difendersi, anche con armi da fuoco, nella propria abitazione, in presenza di precise circostanze, in particolare, se nell’abitazione vi sono bambini o se a subire una rapina sia una famiglia già coinvolta in episodi simili. «Non voglio il Far West, ma servono più tutele per chi difende i propri cari all’interno dell’abitazione».
Costa, probabilmente anche grazie al precedente incarico di viceministro alla Giustizia, conosce piuttosto bene i dati: calano sì i furti in appartamento, ma sono allarmanti quelli dell’aumento delle rapine violente ai danni di famiglie e anziani all’interno delle abitazioni e dei luoghi di lavoro.
«Non ho il porto d’armi», continua Costa, «ma sono un papà e capisco bene come in questi anni la percezione del pericolo sia cambiata per un capo famiglia che si trovi costretto a dover difendere i propri cari da un’aggressione, in casa. Per questo dico che la legge in discussione alla camera va migliorata, circoscrivendo le condizioni soggettive in cui va sempre riconosciuta la legittima difesa. E tra queste, certamente, c’è la “minorata difesa”, dovuta alla presenza in casa dei bambini».
In parlamento, tiene banco la proposta della Lega Nord di modificare l’articolo 52 del codice penale, proposta alla quale si oppone David Ermini, responsabile Giustizia del Pd, partito di maggioranza relativa e del primo ministro Renzi.
«La Lega», è la posizione di Costa, «sostiene la presunzione assoluta di legittima difesa se l’aggressione avviene in casa. La mia proposta, invece, tende proprio ad arginare le derive demagogiche che teorizzano di poter sparare anche a chi scavalca il muro di un giardino. Lo schema dell’articolo 52, frutto delle modifiche del 2006, ed è la Cassazione a dirlo, ha generato un’interpretazione restrittiva da parte dei giudici. E poi c’è anche il problema dell’interpretazione difforme nelle diverse aree del Paese. Citando il procuratore Carlo Nordio, la domanda da porsi non è “Qual è il limite della legittima difesa”, bensì “Fino a che punto lo Stato ha diritto di punire un cittadino che si è difeso da un’aggressione che lo Stato stesso non ha saputo impedire”».