Auguri a tutti i Giovanni = dono del Signore, (dall'ebraico ) una figura molto importante San Giovanni Bosco perchè con l'amore e la persuasione ha praticato la semina più bella, infatti è il patrono degli scolari, dei giovani, degli apprendisti in genere e anche degli educatori.
Con orizzonte medio il sole sorge alle 7 e 32 e tramonta alle 17 e 26, il giorno si è allungato di 56 minuti dal 21 dicembre.
 
Oggi è la giornata della vita consacrata conosciuta come Candelora, il giorno in cui si benedicono le candele che rappresentano il simbolo di Cristo " la luce che illumina le genti "
un detto:
Per la santa Candelora-
o la neve o la bora.
 
Dalle mie parti il detto e' questo: "dalla Candelora dell'inviernu simu fora....ma ci chiovi e tira jentu, dell'inviernu simu dentru"
oggi nella mia zona ha piovuto e tirato vento ed ha fatto molto freddo....quindi i detti non sbagliano. ciaooo
 
Mi scuserà Francesco, ieri era San Biagio auguri a tutti i Biagio un nome molto diffuso. Il santo era anche medico e ritenuto protettore dei mal di gola il male di stagione, uno dei tanti martiri della persecuzione tra oriente ed occidente fu per questo a quel tempo decapitato.
Festa dei canapai e pettinai.
 
Oggi è 06 febbraio 2015 ed è l'onomastico di:

San Paolo Miki e Compagni - Martiri

Auguri a tutti quelli che si chiamano così!

Capiamo chi era..


Paolo Miki (in giapponese: パウロ三木, Pauro Miki; Osaka, 1556 circa – Nagasaki, 5 febbraio 1597) fu un membro della Compagnia di Gesù; è venerato dalla Chiesa cattolica come santo e martire.


Morì crocifisso durante una persecuzione anticristiana in Giappone: è stato proclamato santo da papa Pio IX insieme ai 25 compagni di martirio.


Nato nei pressi di Kyōto da una nobile famiglia giapponese, ricevette il battesimo a 5 anni e a 22 entrò nei gesuiti come novizio: studiò presso i collegi dell'ordine di Azuchi e Takatsuki e divenne un missionario; non poté essere ordinato sacerdote a causa dell'assenza di un vescovo in Giappone.


La diffusione del Cristianesimo fu inizialmente tollerata dalle autorità locali, ma nel 1587 lo shogun, Toyotomi Hideyoshi, mutò il suo atteggiamento nei confronti degli occidentali ed emanò un decreto di espulsione dei missionari stranieri.


L'ostilità antieuropea raggiunse il suo culmine nel 1596, quando si scatenò una persecuzione contro gli occidentali, quasi tutti religiosi, e i cristiani, considerati traditori. Nel dicembre di quell'anno, Paolo Miki venne arrestato insieme ad altri due compagni giapponesi del suo ordine, sei frati missionari spagnoli e i loro diciassette discepoli locali, terziari francescani.


Vennero crocifissi sulla collina di Tateyama, nei pressi di Nagasaki. Secondo la passio, Paolo continuò a predicare anche sulla croce, fino alla morte.
 
Oggi è 07 febbraio 2015 ed è l'onomastico di:

Santa Giuliana - Vedova
San Teodoro di Amasea - Generale e Martire

Auguri a tutti quelli che si chiamano così!

Capiamo chi era..


Teodoro di Amasea, noto anche come Teodoro Tiro (dal greco Tyron = soldato) (III secolo – Amasea, 17 febbraio 306), era un soldato dell'esercito romano nel Ponto, che subì il martirio per la fede in Cristo. Considerato santo dalla Chiesa cattolica e dalle Chiese orientali, ebbe nel Medioevo un culto assai vasto, legato a un noto panegirico pronunciato da Gregorio di Nissa e poi al suo patronato sui militari, soldati e reclute. Venezia lo ebbe come santo protettore, poi soppiantato da san Marco quando le reliquie del martire furono trasportate dall'Oriente a Brindisi (città di cui è tuttora patrono). In conseguenza di questo, probabilmente, a Venezia fu creato un altro santo Teodoro, questo generale e non soldato, e conosciuto come Teodoro di Eraclea o anche come Teodoro Stratelate (dal greco Stratelátes = portatore di lancia).

Non si conosce la città natale di Teodoro: secondo alcuni sarebbe nato in Cilicia, secondo altri in Armenia. Secondo la tradizione fu arruolato nell'esercito romano e, al tempo del Caesar Galerio (293-305), trasferito con la sua legione, denominata Marmarica (ovvero la Cohorte terza Valeria) nei quartieri invernali di Amasea (l'odierna Amasya nel Ponto, a ridosso del Mar Nero). Era allora in atto la persecuzione contro i cristiani già avviata da Diocleziano (284-305) e reiterata da Galerio, imperatore dal 305, con una serie di editti che prescrivevano a tutti di fare sacrifici e libagioni agli dei.

Teodoro rifiutò di sacrificare agli dei, nonostante le sollecitazioni dei compagni. Venne accusato di essere cristiano e deferito al giudizio del tribuno. Durante l'interrogatorio, nonostante l'alternanza di minacce e promesse, rifiutò nuovamente di sacrificare agli dei. È nota la riluttanza dei governatori a mandare a morte gli accusati, ancor di più in questo caso trattandosi di un legionario: essi preferivano ricorrere alla tortura per piegarne la resistenza e far loro salva la vita. Il prefetto Brinca, comandante della Legione Marmarica, vista anche la giovane età e l'intelligenza di Teodoro, si limitò a minacciarlo e gli concesse una breve dilazione temporale per permettergli di riflettere. Teodoro invece ne approfittò per continuare l'opera di proselitismo e, per dimostrare che non aveva alcuna intenzione di abiurare la religione cristiana, incendiò il tempio della gran madre degli dei Cibele che sorgeva al centro di Amasea, presso il fiume Iris. Venne così nuovamente arrestato e il giudice del luogo, tale Publio, ordinò che venisse flagellato, rinchiuso in carcere e lasciato morire di fame. Ma questa punizione sembrava non avere nessun effetto su Teodoro, che anzi rifiutò persino il bicchiere d'acqua e l'oncia di pane al giorno, che i suoi carcerieri gli porgevano.

Scampato miracolosamente alla morte per fame, Teodoro venne infine tolto dal carcere e ricondotto in giudizio. I magistrati gli fecero grandi promesse, lo sollecitarono vivamente di accondiscendere alla volontà degli imperatori anche solo in apparenza, promettendo che lo avrebbero lasciato libero. Gli offrirono perfino la carica di pontefice. Teodoro rifiutò sdegnosamente e tenne testa al tribunale, non riconoscendo i loro dei, beffandosi delle proposte che gli venivano fatte e testimoniando che non gli avrebbero strappato una sola parola né un solo gesto contro la fedeltà che doveva al Signore. Il giudice, vedendo l'ostinazione di Teodoro, ordinò allora che venisse torturato con uncini di ferro, fino a mettere a nudo le costole, e lo condannò ad essere bruciato vivo.

Subì il martirio il 17 febbraio del 306 (oppure tra il 306 e il 311). I carnefici lo condussero nel luogo stabilito e presero la legna da mercanti addetti ai bagni. Teodoro depose i suoi vestiti e i numerosi fedeli accorsi si agitavano per poterlo toccare, respinti dai carnefici. A costoro il martire disse: «Lasciatemi così (vivo n.d.r.) perché chi mi diede sopportazione nei supplizi mi aiuterà affinché sostenga illeso l'impeto del fuoco». I carnefici lo legarono, accesero il rogo e si allontanarono. La leggenda racconta che Teodoro non subì l'offesa delle fiamme, morì senza dolore e rese l'anima glorificando Dio. Una donna di nome Eusebia chiese il corpo di Teodoro, lo cosparse di vino e altri unguenti, lo avvolse in un sudario ponendolo poi in una cassa e lo portò, da Amasea, in un suo possedimento ad Euchaita, l'attuale Aukhat, distante un giorno di cammino, dove venne sepolto.

Patrono di: Brindisi e altri comuni (vedi Patronati), dei militari, delle reclute, dei ladri
 
Oggi è 08 febbraio 2015 ed è l'onomastico di:

San Girolamo Emiliani (Miani)

Auguri a tutti quelli che si chiamano così!

Capiamo chi era..

Girolamo Emiliani (più propriamente Miani; Venezia, 1486 – Somasca, 8 febbraio 1537) è stato un religioso italiano, fondatore dell'ordine dei Chierici Regolari di Somasca; è venerato come santo dalla Chiesa cattolica, da cui è considerato "patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata" (Pio XI, 1928).

Vive in uno dei periodi più tormentati della storia della Chiesa: quello della Riforma protestante seguito dalla Controriforma cattolica, di cui fu esponente. Riflette nella sua personalità, anche senza averne una chiara coscienza, le caratteristiche dell'uomo rinascimentale.

Le differenti tappe della sua vita, prima e dopo la conversione, rivelano alcuni tratti salienti che hanno segnato quell'epoca della storia. Da una parte una rinascita del paganesimo, che penetra e contagia perfino alcuni importanti settori e membri della comunità cristiana; dall'altra parte l'affermarsi e l'espandersi, in seno alla stessa comunità, per convinzione o reazione, di forze nuove, con il proposito di riformare la Chiesa, dal di dentro e dal di fuori: come affermò lo stesso Emiliani, "riportando in vita lo stato di santità dei tempi apostolici".

Ultimo dei quattro figli di Angelo e di Eleonora Morosini, nacque in una famiglia del patriziato veneziano, i Miani del ramo di San Vitale. Il cognome si presenta diffusamente con la variante "Emiliani", ma è in realtà impropria e deriva dal tentativo di ricollegare la casata alla romana gens Emilia; Gerolamo e i suoi parenti utilizzarono sempre la forma originale "Miani".

Nonostante la nobiltà di origini, le condizioni economiche della famiglia non erano buone. Della sua giovinezza non si sa molto; è noto che, nel 1496, perse il padre, impiccatosi per motivi non chiari. Nel 1506, al compimento dei diciott'anni, partecipò con successo al sorteggio per l'ammissione anticipata al Maggior Consiglio.

Nel 1509 cominciò la carriera militare, prendendo parte alla guerra della Lega di Cambrai. All'inizio del 1511 sostituì il fratello Angelo, rimasto invalido durante il conflitto, nel ruolo di castellano del Castelnuovo di Quero, fortezza localizzata in posizione strategica lungo il Piave, al confine tra il Feltrino e il Trevigiano. Fu affiancato dal capitano Andrea Rimondi e da una guarnigione di trecento fanti, in seguito rinforzata con truppe inviate dal podestà di Belluno e dalle milizie di Lodovico Battaglia.

Il 27 agosto 1511 Castelnuovo fu raggiunta da tremila fanti francesi agli ordini di Jacques de La Palice, con l'appoggio dell'artiglieria di Mercurio Bua. Rimondi e Battaglia fuggirono prima ancora che cominciasse l'attacco; Girolamo, invece, sostenne strenuamente l'assedio, ma di fronte alle soverchianti forze nemiche dovette capitolare dopo un solo giorno di combattimenti.

Fatto prigioniero, venne rinchiuso nei sotterranei dello stesso castello, con ceppi ai piedi e alle mani e al collo una catena fissata a una pesante palla di marmo. In una situazione simile a quella di Ignazio di Loyola, ebbe tempo di meditare a lungo sulla caducità della "potenza" secondo la sola accezione militare: nei giorni passati nella solitudine della prigione si avvicinò alla preghiera, trovandosi, secondo la leggenda devozionale, improvvisamente libero. Di questo avvenimento (al di là della data, il 27 settembre 1511) non si seppe mai nulla con esattezza: l'unica cosa certa è che Girolamo attribuì sempre la sua liberazione all'intervento speciale e personale della Madonna.

Fuggì quindi a Treviso e, giunto di fronte alla miracolosa immagine venerata nella chiesa di Santa Maria Maggiore, sciolse il voto ponendo sull'altare le catene che lo avevano tenuto prigioniero.

Nel mese successivo partecipò alla difesa di Treviso che vide la sconfitta di Massimiliano I d'Asburgo. Dopo aver tentato di essere eletto provveditore a Romano, nel 1514 affiancò il generale Giovanni Vitturi che stava appoggiando le popolazioni friulane insorte contro gli occupanti imperiali.

Terminata la guerra, nel 1516, a Girolamo viene rinnovato l'incarico di governatore a Quero, che terrà fino al 1527: in seguito ritorna a Venezia.

In questo periodo la sua vita subì una svolta radicale: nuove amicizie, recupero della pratica religiosa, lettura e meditazione della Bibbia. Si affidò inoltre alla guida spirituale di un sacerdote, che arriverà ad affermare: «...la dedizione offerta fino allora agli affari della Repubblica, si orienta ora alla riforma dell'anima e ai desideri della patria celeste.»

Nel 1528 in Italia si diffuse una grave carestia che provoca migliaia di vittime. Nella regione veneta la popolazione della terraferma, informata che a Venezia vi erano migliori condizioni, si riversò in massa nella città. Per contribuire ad alleviare tale situazione, aggravata dal diffondersi della peste, Emiliani si unì ai volontari per prestare soccorso alla popolazione. In pochi giorni spese tutto il denaro che possedeva, giungendo fino a vendere indumenti, tappeti, mobili e altre attrezzature di casa, destinando il ricavato a questa opera; fornì cibo, alloggio e sostegno morale ai popolani.

Contagiato dalla peste, con rassegnazione accetta la situazione interpretandola come volontà di Dio e preparandosi alla morte. Inaspettatamente si rimette e torna alle sue attività.

Per Girolamo è fondamentale mantenersi in relazione con i rappresentanti della Chiesa, tra cui Gaetano di Thiene e il vescovo Gian Pietro Carafa, suo confessore e futuro Papa Paolo IV. Il rapporto con loro segnerà in modo notevole la sua vita spirituale, convincendolo a proseguire nella carità.

Il 6 febbraio 1531 lascia definitivamente la casa paterna, sostituisce gli indumenti patrizi con un saio grossolano e va a vivere a San Rocco, in un pianterreno d'affitto, con un gruppo di trenta ragazzi di strada cui impartisce istruzione di base e formazione cristiana.

Assume maestri artigiani creando una scuola di arti e mestieri per insegnare ai ragazzi diversi tipi di lavoro per guadagnarsi il pane. Il suo principio pedagogico è "preghiera, carità e lavoro", partecipazione e responsabilità, affinché ognuno prenda in mano le redini della propria vita e non sia un parassita nella società.

Patrono di: orfani, gioventù abbandonata
 
Auguri a Giuliana ... mia antica fiamma dell'epoca scolastica ... 2 tette da paura per i suoi giovani 16 anni .... quante pippe !!

Lo vedi?!? Nun sei divetato cieco dalle pippe....ma mezzo sordo dalle fucilate heuuu.gif]!!!!Vatte a fida' dei preti e der catechismo [Trilly-77-24.gif]!!!!Ciao Fabione

P.s. ritrova Giuliana su facebook e fai outing:raccontaglie de tutte le pippe che gl'hai dedicato,magari e' ancora bona, gle fai tenerezza........ e te la da' :mrgreen:

Ari P.s. ........cancella [3]!!!!
 
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