Il CEO di una grossa banca ogni mattina si fa lustrare le scarpe da un lustrascarpe "abbronzato." Mentre le scarpe vengono lucidate a specchio, il finanziere fuma un sigaro e legge diversi giornali finanziari. Un giorno il lustrascarpe gli chiede: "Mi scusi, ma visto che lei lavora nel campo delle finanze, mi potrebbe suggerire come investire qualche milione di Euro? Sa, ho un conto corrente nella sua banca."
Il finanziere, trattenendo a stento una risata, gli risponde: "Be', cosi' all'improvviso non le potrei rispondere. Mi lasci andare in ufficio, dove faro' qualche indagine. Poi domani le faro' sapere. Mi dica, lei come si chiama?"
"Mi chiamo Antonio Giuseppe Rossi."
Il banchiere, tanto per curiosita' domanda ad uno dei suoi cassieri: "Abbiamo per caso un cliente di nome Antonio Giuseppe Rossi?"
Il cassiere va al computer e un minuto dopo gli dice: "Certo, ed e' uno dei nostri migliori clienti. Nel suo conto corrente ci sono 12,6 milioni di Euro."
Il banchiere, stupito, corre fuori, e dice al lustrascarpe: " Signor Rossi, prima di tutto la ringrazio di essere uno dei migliori clienti della mia banca e mi complimento con lei per la sua capacita' di guadagnare e di risparmiare. Lei deve esserre un vero genio di finanza. Facciamo cosi', Martedi' prossimo la invito, alle nove di mattina, a venire alla nostra banca e raccontare al consiglio d'amministrazione come ha fatto ad accumulare una fortuna cosi' grande."
Il Martedi' successivo, Rossi si presenta alla riunione del consiglio d'amministrazione, vestito dei suoi soliti abiti da lavoro sporchi di lucido da scarpe, e comincia a raccontare:
"io sono venuto in Italia da un remoto paesino dell'Africa tropicale. Mi vanto di essere venuto legalmente, da vero rifugiato da un paese tormentato da guerra civile e persecuzioni, non sui barconi pieni di profittatori che vengono solo per mangiare, vestirsi, e dormire a sbafo dei contribuenti italiani. Arrivato in Italia non avevo piu' di una decina di Euro, che se ne andarono quasi subito. Avevo un nome impronunciabile, Ekmarik Ekwerekon. La prima cosa che feci me lo feci cambiare a Antonio Giuseppe Rossi e quello e' il nome che ho sulla mia carta d'identita'. Un giorno camminavo sconsolato ed affamato, quando vidi una monetina sul marciapiede. La raccolsi e ci comprai una mela. Stavo per morderla, quando mi venne un'idea: invece di mangiarla, l'avrei venduta. Un povero pensionato italiano che come me faceva la fame se la compro' per il doppio di quanto l'avevo pagata. Ne comprai altre due che poi vendetti. E cosi' via, fino ad accumulare un piccolo gruzzoletto, col quale comprai un paio di spazzole usate e due barattoli di lucido, uno nero, e uno marrone, e cominciai a lustrare scarpe a gente seduta sui gradini delle chiese, o sulle panchine di qualche parco. Dopo qualche tempo racimolai abbastanza soldi da comprare spazzole nuove, diversi tipi di lucido, e una panca da lustrascarpe. Durante tutto quasto tempo non spendevo quasi mai niente. Non mangiavo che pane e formaggio, dormivo sotto i ponti, e mi vestivo con abiti comprati da un rigattiere o trovati in un cassonetto. Risparmiavo quasi tutti i soldi che guadagnavo. Due anni fa, il lustrascarpe che lavorava qui vicino alla banca smise di lavorare perche' ormai vecchio e cadente e mi vendette il suo sito, completo di tettoia e poltrona imbottita per i clienti, dove lavoro tuttora e dove ho conosciuto il vostro CEO. E' da allora, cinque anni or sono che continuo a lavorare sempre nello stesso posto, lustrando le scarpe di ricchi finanzieri e banchieri, e intascando belle mance che ho continuato a non sprecare per spese inutili.
Poi l'anno scorso mia sorella, che era venuta in Italia insime a me ma che non avevo visto piu' da poco dopo il nostro arrivo, e che faceva la mign0tta a Torino, mori', e mi lascio' 12,6 milioni di Euro.