Una barzelletta al giorno...toglie il medico di torno!!!

Questa non e' una barzelletta, ma una storia "vera" che lessi da qualche parte piu' di mezzo secolo fa e credo su Roma Venatoria, un giornale pubblicato da non so quale AV per il quale mio padre scriveva "Racconti dal Vero" quasi sempre completamente inventati. Ma questa storia, non scritta da lui, ha un non so che di vero. Puretroppo per i protagonisti.

Due cacciatori, sorpresi dal maltempo fra i monti Sabini, si rifugiano in una casupola di contadini, col pavimento di terra battuta e le pareti affumicate dal fumo del camino. Un ragazzotto di dodici o tredici anni li accoglie alla porta. "Si, endrate drento. Metteteve davanti lu focu, che siete tutti bagnati." I due entrano. Il ragazzotto prende un enorme ombrello da pecoraro, e dice loro: "Mo me ne vajo a la casa de mi madre e mi padre a magna' lu pranzu Qui ce abbita mi' nonna, che e' ita a Roma dar dottore co' la coriera e aritorna stassera. Io so' venutu quine pe' da' da magna' a la somara. Voiantri stateve puro comodi finacche' nun spiove. io poi arivengo piu' tardi" E se ne va.
Contando di cacciare soltanto fino a ora di pranzo e di tornare alla macchina per andare a mangiare in qualche "fraschetta," non s'erano portato niente da mangiare. Arriva mezzogiorno, e piove. Arriva l'una, e piove. I due cominciano ad avere quel tipo di fame che noi cacciatori ben conosciamo, quella fame che ti prende dopo una levataccia, troppo caffe' e una sgambata fra macchia e oliveti. Si guardano intorno. Ci sono degli scaffali in un angolo. Su uno scaffale c'e' un cesto con alcuni ortaggi freschi che il ragazzotto deve aver colto nell'orto e lasciato li' per sua nonna. Su uno scaffale piu' in alto c'e' una scodella sbreccata con un bel pezzo di cotenna di maiale con uno spesso strato di grasso. I due si guardano negli occhi, fanno si' con la testa, e tirato fuori il coltello da caccia fanno a pezzetti un po' degli ortaggi, tagliano la cotenna e il grasso a dadolini. e mettono il tutto in un tegame di ghisa che poi mettono sul fuoco a soffriggere. Poi aggiungono dell'acqua, e dopo aver bollito la zuppa per intenerire la cotenna, tolgono il tegame dal fuoco, versando la zuppa nella scodella dove avevano trovato la cotenna. Poi, trovate due scodelle e due cucchiai si siedono a tavola e si godono la zuppa. Passata la fame, i due prendono un po' di soldi dai loro portafogli, una cifra piu' che adeguata per cio' che hanno consumato, li mettono sulla mensola dove avevano trovato gli ingredienti per il semplice ma saporito pasto, si siedono davanti al fuoco e si assopiscono. Vengono risvegliati dal ragazzotto che, finita la pioggia, e' ritornato. Il ragazzotto vede la scodella dove c'era stata la cotenna nel mezzo della tavola, si guarda intorno, guarda sugli scaffali, e sbotta a piangere: " E mo' stassera quanno aritorna mi' nonna e nun trova la cotenna che se strufina su le moroide quanno che je brucieno, che je dico?"
 
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