Divina Commedia Venatoria

Bella Giovà, ma sta vena poeticovenatoria ce l'hai sempre avuta e la volevi esporre o avevi mangiato pesante e non digerivi?
I pensionati Usa, non vanno a guardare i cantieri stradali per passar tempo come quelli italiani? Scherzo eh! ciao da umarines
 
A Gia', saranno stati ssi pepeperoni ssa' che me so magnatu prrima de scrive. Li so' comprati a lu mercatu, e me sa che nun erano boni... 'U vinu nun e' stato perche' nun l'ero bevutu. So' astemiu... A la cantina 'e Teribili nun ce so' itu mai!
 
Volevo aggiunge che la patakka je puzzava de pesce, tanto pe' ffa' la lusiona piu' facile da capi', ma nun me veniva la rima co' pesce. Me rincresce. Si nun m'esce nun m'esce...
 
Ecco la parte che probabilmente devi aver saltato:


Batte' le mani ed ecco, da una grotta
Con ali nere e con pelliccia roscia
Sbuco' chimera con faccia da mig..tta
Venne da noi e ci mostro' la coscia.

"Questa," mi disse lo mio Cicerone,
"Odia la caccia e dice peste e corna
Dei cacciator. Ed in televisione
Regolarmente a blaterar ritorna.

Ma non aver timore, lei non morde.
Succhia soltanto, e se le dai il tuo perno
Del core suo tu tirerai le corde
Volar lei ti fara' sopra l'Inferno

Dunque:
pelo rosso, odia caccia e cacciatori, puzza di pesce... Dai, su' che e' facile!
 
Giovanni, i miei neuroni d'epoca non ce la faano. Non ho trovato neppure la citazione della chimera. Illuminami!

Il sommo Poeta ora riposa dalle fatiche dello componimento :mrgreen:! Se lo avessi letto con l'attentitudine che l'opera necessitava ora sapresti che l'immonda roscia albergava in una grotta dalle parti del 7° cantico dalla 2° alla 4° quartina [42]! Vabbè.....te sei guadagnato 'n posto nel girone dei cacciatori distratti: quelli che s'è scordeno de timbra' er tesserino, de raccoglie li bossoli ecc......potrebbero esse cazzzz amari 🙄.....dipende dalla magnanimità del sommo Poeta 🤣! Auguri cmq

P.s.....leggo ora che lo Sommo ti rispose : t'ha detto cul@ [Trilly-77-24.gif]
 
Giovanni toglimi una curiosità, la Divina Commedia faceva parte del piano di studio dei i tuoi studenti? Se sì immagino che il testo in inglese era la traduzione di Longfellow, ma tu che sensazioni provavi rispetto al testo originale?
 
No, non ho mai insegnato la Divina Commedia ne' in inglese ne' in italiano. E confiteor la mia ignorandita'. Non ho mai letto la traduzione di Longfellow. Io odio le traduzioni, e se posso preferisco leggere il linguaggio originale. Il che, naturalmente, preclude la lettura di tutto cio' che originariamente fu scritto in altre lingue se non inglese ed italiano. Allora mi devo rassegnare a leggere le traduzioni.
 
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Per evitare cancellazioni dovute al mio ricorrente peccato di offtopicismo (peccato simile all'onanismo perche' basato sulle pippe... mentali) adesso trasferiro' la mia Divina Commedia Venatoria in questa sezione del forum, sperando di non essere tormentato dal fantasa di Dante. Io ho sempre sostenuto che e' meglio essere un Dante che un Ricevente, specialmente oggi che di c..i per il c..o ne girano tanti, percio' nel mio piccolo di poetucolo, di "hack" del verso, senza pretese e senza illusioni artistiche voglio spartire con voi questa cagatina della mia mente contorta, sperando di far ridere qualcuno. Mi rendo conto che nella mia vita ho fatto ridere tanti--soprattutto tante--ma mai di proposito...

Ad ogni modo, ecco qui la mia "creazione" (secrezione?)

Prego chi la legge di non interromperla con posts--soltanto commenti nell'apposito spazio dedicato a commenti, codicilli, cavilli, e recriminazioni--grazie!
 
"Sin da quando iniziai questa mia vita
La caccia e' sempre stata mia natura.
E per perseguitare preda ambita,
Mai ebbi esitazione, ne' paura.

Lodole, tordi, estive tortorelle
Donarono la vita allo mio schioppo,
Ma non mi limitai soltanto a quelle
Alate specie e non mi curai troppo

Di leggi venatorie e di divieti.
Percio' sparavo a tutto che passava
A tiro, da Nettuno a Rieti,
Dovunque la mia FIAT mi portava.

Da trampolieri a Maggio, in risalita,
A conigli selvatici insidiati
Dove la caccia da tempo era bandita,
Sapeste quanti capi io ho ammazzato

Che l'etica di caccia e la coscienza
M'avrebbero proibito di insidiare.
E con la piu' completa indifferenza
Andavo allegramente a trucidare

Persin specie protette, usando mezzi
Di certo non legali, ne' morali,
Catturando con ignobili attrezzi
Poveri ed innocenti animali

Scriccioli, cince, e graziosi pettirossi
E persino una rondine giuliva
Feci fuori, e mai io mi commossi
Ne' rimorso mai il cuore mi feriva.

Per tanti anni fu la stessa strage:
Pispole, cardellini, e ballerine
finivano nel frigo del garage
per poi condir polenta e fettuccine.

Ma quando poi, migrato ad altri suoli,
A conoscer costumi differenti
E leggi che puniscono i mariuoli
Che uccidon tutto da turpi incoscienti,

E soprattutto una grande abbondanza
Di selvaggina, non di uccellettini
Che intorno a una civetta fanno danza
E che pesano meno dei pallini

Della cartuccia a loro indirizzata,
Cominciai a comportarmi in altro modo
E a non voler piu' fare la cazzata
Di sforar limiti e cacciar di frodo.

Pervaso un giorno da cotal pensieri,
In una macchia fitta mi addentrai
Finche' non persi vista di sentieri
Finche' non piu alcun uomo incontrai.

Mi persi alfine in una fitta bruma
E quando l'aria si chiari' di nuovo
Vidi con gran terrore un grosso puma
Accucciato a due passi dal suo covo.

A morir fatto a pezzi e divorato
Gia' mi accingevo, e al Cielo mi rivolsi.
Pregai d'esser da tale fin salvato,
E Dio che fece? Mi mando' tre orsi.

Da tante bestie grame circondato
Pensai: Questa e' la legge del taglione.
Chi fa del male, dal male e' poi spacciato...
Ma morire cosi', come un cogglione?

(continua--se la musa non mi fa il muso...)
 
Capito, pensavo che essendoci un testo inglese della Commedia questo facesse parte del programma di letteratura, come da noi si fa con Shakespeare, oddio dovrei dire si faceva in effetti....
 
Se fare il bracconiere e' un gran peccato,
Che l'alma mia all'inferno ha condannata,
Fa, Signor, che il mio corpo sia salvato
Dal divenir di bestie una cagata.

Colui che tutto puote, intenerito
Diedemi di salvarmi un'occasione,
E insiem con gli orsi il puma era svanito
E al loro posto apparve un grosso omone.

"Chi sei,?" gli domandai. "Chi t'ha mandato?"
E lui rispose, "Ahime', giorno funesto!
Mi tocca far da guida a un imbranato...
Non mi conosci? Sono il Divo Ernesto!

Io scrissi di Parigi, e della Spagna.
Delle corride e della caccia grossa,
Della guerra in Italia, su in montagna,
Quando guidavo per la Croce Rossa.

Io nacqui Americano, purosangue,
Non come te, importato d'oltremare.
Dio mio, come mia sorte adesso langue
Un tal kretino da dover guidare!"

"Ma, veramente, proprio non saprei
Chi siete, ne' la vostra provenienza..."
"Gran ****, sono Hemingway
E gia' son stanco della tua scemenza!"



(continua)
 
Stupendo Giovanni! Complimenti vivissimi.
Spero che tu riesca a dedicare una terzina a Fernanda Pivano, la "traditrice" del Maestro. E' quella che definì "cartuccera oblonga" il caricarore della Lewis.
 
La Lewis con "cartuccera oblonga"? Madonna! Penso che sia una fetentissima traduzione da "For Whom the Bell Tolls," in quanto tale arma e' menzionata in quel bellissimo romanzo. Io non l'ho letto in traduzione, ma in lingua originale (almeno tre volte).Scommetto che la "cartuccera oblonga" sia stata una delle cause del suicidio di Hemingway, che dopo aver letto tale oscenita' ne fu talmente disgustato da voler porre fine ai suoi giorni terreni...
 
Mentre il Maestro cosi' mi insultava,
Li' fra i cespugli ed i rovi intricati
Un portale la bocca spalancava,
Con un cartello, "Cacciator Dannati."

"Andiamo, su', non esitare ancora,
Scendiamo quelle scale, facciam presto,
Di osservar quell'Inferno e' giunta l'ora..."
Cosi' mi esortave il Divo Ernesto.

Scendemmo, io con qualche esitazione
Seguii il Divo dai motti assai severi
A vedere qual grave punizione
Aspetta chi ha illegittimi carnieri.

Nel mezzo di una squallida pianura
A bocca aperta stavan cacciatori
Guardando in cielo mentre la lordura
Che usciva dallo cu10 di avvoltori

Pioveva in bocca ad ogni sfortunato.
"Costor son quelli che ad animal protetti
Senza esitar avean sempre sparato,
E adesso a mangiar **** son costretti."

Cosi' mi disse lo magistro mio
Mentr'io tremavo che' per tal peccato
Forse cosi' sarei finito anch'io:
Lercio di **** ed in bocca cacato...
 
Aspetta chi ha illegittimi carnieri.

Ummmmmhhhh : "nel mezzo del cammin di nostra vita....mi ritrovai in una selva oscura.......che la diritta via era smarrita"
A forza de quartine "dantesche" semo arrivati al girone dannato.
E qua'....so' cazzzzzz ahahahahahhh.....la vedo dura....soprattutto per la dannazione comminata!
Vabbe'....coraggio....annamo avanti.....vedemo che altro t'aspetta
 
"Magistro mio, soffermati un momento!
Vorrei parlar con uno dei dannati
E addimandargli se mai pentimento
Fosse soggiunto, in vita, dei peccati

Commessi contro specie ben protette.
Forse per me ancora c'e' speranza.
Forse quell'addannato non credette
Nell'amor di Divina Provvidenza

E mai chiese perdon, mai rinuncio'
Al suo peccar quando ancor era vivo
Ma io, che sono vivo, cessero'
Di peccar pria che mia morte sia in arrivo."

"Quanto sei strontzo," rispose il Divo Ernesto,
"A pensar che una vita di peccato
Tu possa cancellar con un sol gesto
Ed essere alla fine perdonato."

"Annamo, Erne', puro te te ce metti!"
Risposi io alquanto scoraggiato.
"Ma ecco, uno di questi poveretti
Vuole parlarmi, e sembra un po' agitato."

Siccome un cesso da feci otturato
Gorgoglia e poi erutta sputacchiando,
Cosi' il dannato, a noi appropinquato,
Mi disse: "Blashputtglubmushflupptando!"

Il viso ripulendomi dai spruzzi,
Dissi: "Magistro mio, che ca22o dice?"
"Ha detto che di **** anche tu puzzi
Perche' a te lo perdono non s'addice!"
 
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