Ispra. Bentornata perdix perdix italica!

Magnifico uccello, la starna! Io le ho cacciate (e ne ho prese tantissime) nel Montana, ma erano state importate dall'Ungheria al principio del Ventesimo Secolo, e nelle piane del Montana, i Dakotas, il Wyoming e l'Idaho e nel Washington orientale si sparsero a mcchia d'olio, ed in grandi popolazioni. Quelle italiche erano abbondanti nel Viterbese e nelle Piane di Leonessa, ma pare che ormai siano sparite. Troppa pressione venatoria. Ho assistito a dei "tritacarne" indecenti sulle piane di Leonessa, sotto San Clemente, da parte di cacciatori ternani che cacciavano a rastrello in gruppi di dieci o quindici, e non si salvava nulla, neanche starnotti poco piu' grossi di una quaglia. Si' e' vero, cambiamenti nel campo dell'agricoltura ed altri fattori hanno contribuito alla sua diminuzione e scomparsa, ma la caccia ad oltranza e' stata un fattore importantissimo e gravissimo. Dalle e dalle se scassano pur' 'e metalle. Automatici a cinque colpi, stagioni troppo lunghe, niente limiti di carniere per tanti anni, ed il numero di cacciatori a quei tempi, benessere che permetteva ai cacciatori di viaggiare in lungo ed in largo e ad ammassarsi nei luoghi anche piu' remoti sono stati la campana a morte della starna italica.

Quelle ungheresi del Montana erano molto piu' resistenti al freddo e alla neve, e sebbene gli inverni piu' duri ne uccidevano parecchie, la ricchezza di cibo vegetale ed animale (locuste e grilli--necessari per i pulcini) e tanto grano da tutte le parti, sia grano primaverile che invernale, ne assicuravano il ritorno in grandi branchi. Inoltre la gente locale le cacciava di rado, ed il limite di carniere, sebbene generoso (6 al giorno), era adeguato alla conservazione della specie.

Buona fortuna alle starne italiche!
 
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