Una prece, e condoglianze alla famiglia. Qualcuno, non so chi, una volta paragono' la vita alla guerra di trincea. Ogni tanto una fucilata dalla trincea opposta abbatte uno dei tuoi commilitoni, alcuni piu' lontani, alcuni piu' vicini, e piu' rimani in trincea, piu' ne vedi morire, sempre piu' vicini a te, finche' poi tocca a te prenderti la fucilata. All'eta' mia quanti amici, quanti familiari, ho visto morire! A volte mi pare di guardare dietro di me e vedere un interminabile filare di croci bianche su una piana brulla ed arida. Ma non importa quante croci vengono aggiunte al filare mentre ti avvii verso la tua, che non sai a che punto dell'orizzonte tu troverai, non ci si abitua mai, non ci si assuefa' al sorgere di sempre piu' croci. Fanno tutte ugualmente male.
Qualcun altro paragono' la vita (e la morte), piu' prosaicamente, ad una cipolla.:viene via strato a strato, e ad ogni strato che viene via ti vengono le lagrime agli occhi.
Io ho una convinzione tutta mia, che nel Medioevo mi avrebbe bollato come eretico e mi sarebbe potuta costare la vita nelle mani dell'Inquisizione: io credo che questa vita sia in realta' il Purgatorio, dove scontiamo i peccati commessi in una precedente esistenza. Come li sopportiamo, come viviamo questa vita determina se alla nostra morte andremo in Paradiso o all'Inferno. O forse, si spera, ci sara' data un'altra chance--come un esame di riparazione: un'altra vita purgatoriale nella quale il nostro libero arbitrio ci fara' scegliere la nostra destinazione finale. O su', o... giu'. In fondo non e' che cio' che credo sia molto dissimile da certe religioni orientali imperniate sulla metempsicosi.