Habitat Naturale e progressismo, preferisco il primo.

Caccia96

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HABITAT NATURALE E PROGRESSO, IO STO CON IL PRIMO.
Purtroppo da un bel pó di anni, assistiamo all'avanzare del progresso, fatto di costruzioni, culture intensive, allevamenti intensivi, tutto spinto dalla globalizzazione da un mondo progressista sfrenato che si dice ambientalista ma non lo è, anzi tutto il contrario. Mentre scrivo questo pezzo mi viene in mente un vecchio film Western, dove dei cawboy "scappavano" sempre di più dal progresso perché lede il loro modo di essere e il loro modo di fare, fatto di idee morali e non materialiste, però ahimè una volta arrivati in riva al mare, voltandosi si accorsero di non avere più scampo, alle loro spalle c'era una città "stile progressista". Ho voluto citare questo episodio perché molti dicono che ormai è inevitabile un declino, un declino morale e concreto di quella che fu una civiltà, la nostra civiltà, fatta di boschi, fiumi, laghi, radure e molto altro, quello che non dobbiamo far succedere è che l'urbanizzazione violenta intacchi l'ecosistema, non devono apparire come mosche bianche i boschi agli occhi dei ragazzi e la passeggiata in natura non deve riguardare solo le visite eccezionali ai parchi naturali o nazionali. Ognuno di noi ha il diritto di affacciarsi alla finestra, vedendo davanti a se alberi e civiltà verdi, che contrastano il cemento armato gettato senza cognizione di causa. Sia chiaro, io non voglio affermare, che la costruzione di nuove tecnologie o nuove infrastrutture sia il male assoluto, ci mancherebbe, però sono a favore delle giuste infrastrutture, delle infrastrutture che necessitano alla popolazione come il mose e la tav, due opere importanti che hanno la loro straordinaria utilità. Al contrario però, dobbiamo stare attenti alle cementificazioni inutili, quelle dannose, indiscriminate e subdole, guardando a 360 gradi anche a delle forme di energia rinnovabile come le pale eoliche, che uccidono letteralmente molti volatili e interrompono cambiando la traiettoria degli uccelli migratori creando problemi anche alla biodiversità di un territorio, come dimostrato con degli studi. In queste discussioni il cacciatore non può restare in silenzio, ma deve assolutamente dire la sua anche se tutto ciò può causare polemiche, si deve avere il coraggio di affermare che le culture intensive, alcuni pesticidi e altre cose rovinano l'esistenza di diversi selvatici, creando terreno fertile per altri che magari erano stati presenti in maniera limitata in quel territorio. Questo per dire che la ruralità va ritrovata da principio, bisogna aiutare e supportare tutti quegli agricoltori che scelgono le colture biologiche, coltivando si con metodi moderni, ma mantenendo stabile un determinato habitat, questo è un ragionamento che il cacciatore deve fare, insieme ad agricoltori, ambientalisti, allevatori, pescatori, fungaioli, tartufi e tutti coloro che amano la terra su cui camminiamo. Ho più volte affermato che c'è bisogno di un tavolo tecnico con tutte le categorie prima citate, sia per stabilire una corretta gestione e preservazione dell'ambiente naturale, pensando anche ad una filiera alimentare che veda protagoniste tutte quelle aziende di allevamento e agricoltura che non hanno mai smesso di praticare ciò che gli hanno insegnato i loro avi, lottando contro la concorrenza del multinazionale, portando avanti il buon mangiare italiano, creando un connubio perfetto per un made in Italy tutto nuovo. Cari amici cacciatori, iniziamo a parlare di ciò che ci compete.
Vittorio Venditti
 
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